Bruscitti: Un Piatto Tradizionale della Cucina Lombarda

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I Bruscitti sono un piatto tradizionale della cucina lombarda, in particolare della zona di Busto Arsizio, nella provincia di Varese. Questo piatto, ricco di storia e di sapori, è un esempio eccellente della cucina rustica e genuina della Lombardia. Preparato con carne di manzo, spezie e vino rosso, i Bruscitti sono un comfort food che riscalda il cuore e soddisfa il palato. In questo articolo, esploreremo le origini, la preparazione e il modo migliore per gustare questo delizioso piatto.

Le origini dei Bruscitti risalgono a tempi antichi, quando la cucina contadina utilizzava ingredienti semplici e facilmente reperibili per creare piatti nutrienti e saporiti. Il nome "Bruscitti" deriva dal dialetto lombardo e si riferisce ai "bruschi", ossia i piccoli pezzi o le briciole di carne che caratterizzano il piatto.

Tradizionalmente, i Bruscitti erano preparati in occasione delle feste e delle ricorrenze familiari, rappresentando un momento di condivisione e convivialità. La ricetta si è tramandata di generazione in generazione, mantenendo intatti i sapori autentici e genuini della cucina lombarda.

Gli ingredienti per preparare i Bruscitti sono semplici, ma è fondamentale utilizzare materie prime di alta qualità per ottenere il miglior risultato. Ecco gli ingredienti principali:

Carne di Manzo: Preferibilmente la parte del collo o del petto, tagliata in piccoli pezzi.

Pancetta: Aggiunge sapore e ricchezza al piatto.

Semi di Finocchio: Conferiscono un aroma caratteristico e un leggero tocco di dolcezza.

Vino Rosso: Utilizzato per sfumare la carne e aggiungere profondità di sapore.

Aglio: Per un tocco di aromaticità.

Burro e Olio d'Oliva: Per la cottura.

Sale e Pepe: Per condire.

Brodo di Carne: Utilizzato per mantenere la carne umida durante la lunga cottura.


La preparazione dei Bruscitti richiede tempo e pazienza, ma il risultato finale ripaga ogni sforzo. Ecco una ricetta tradizionale per preparare questo piatto.

Preparazione degli Ingredienti

Inizia tagliando la carne di manzo a piccoli pezzi, simili a briciole. Trita finemente la pancetta e schiaccia leggermente i semi di finocchio per liberarne l'aroma. Trita anche l'aglio.

Rosolatura

In una casseruola grande, scalda un po' di burro e olio d'oliva. Aggiungi la pancetta e l'aglio, e lasciali rosolare a fuoco medio fino a quando diventano dorati e fragranti. Aggiungi quindi la carne di manzo e lasciala rosolare a fuoco alto fino a quando è ben dorata su tutti i lati.

Sfumatura

A questo punto, aggiungi i semi di finocchio e mescola bene. Sfumare con il vino rosso, lasciando evaporare l'alcol. Questo passaggio conferisce alla carne un sapore ricco e complesso.

Cottura Lenta

Abbassa il fuoco al minimo e aggiungi un mestolo di brodo di carne. Copri la casseruola con un coperchio e lascia cuocere a fuoco lento per almeno due ore. Durante la cottura, controlla di tanto in tanto e aggiungi altro brodo se necessario per evitare che la carne si asciughi.

Condimento

Verso la fine della cottura, aggiusta di sale e pepe a piacere. La carne deve risultare tenera e ben amalgamata con il condimento.


I Bruscitti sono tradizionalmente serviti con polenta, che rappresenta un abbinamento perfetto per assorbire il delizioso sugo della carne. Ecco alcuni modi per servire e gustare i Bruscitti:

Con Polenta

Prepara una polenta morbida seguendo la ricetta tradizionale. Servi i Bruscitti sopra una generosa porzione di polenta fumante. Questo piatto è ideale per una cena invernale, capace di riscaldare anche le giornate più fredde.

Con Patate

Un'alternativa alla polenta è servire i Bruscitti con patate bollite o purè di patate. La cremosità del purè si sposa perfettamente con la consistenza della carne.

Come Ripieno

I Bruscitti possono essere utilizzati anche come ripieno per panini o piadine, accompagnati da formaggi e verdure fresche per un pasto veloce e gustoso.


Sebbene la ricetta base dei Bruscitti rimanga abbastanza standard, esistono alcune varianti regionali e familiari. Alcuni aggiungono cipolla o carote per un tocco di dolcezza, mentre altri utilizzano diversi tipi di vino per sfumare la carne. Le spezie possono variare, con l'aggiunta di pepe nero in grani o altre erbe aromatiche a seconda delle preferenze.

I Bruscitti, essendo un piatto a base di carne, sono ricchi di proteine e forniscono energia duratura. La carne di manzo è una buona fonte di ferro, zinco e vitamine del gruppo B, essenziali per la salute del sangue e del sistema immunitario. Tuttavia, è importante consumare questo piatto con moderazione, soprattutto per chi deve controllare l'apporto di grassi e colesterolo.

I Bruscitti sono un esempio perfetto di come la cucina tradizionale possa trasformare ingredienti semplici in piatti straordinari. La loro preparazione lenta e amorevole, insieme ai sapori ricchi e profondi, fanno di questo piatto una vera e propria celebrazione della cucina lombarda. Che li serviate con polenta, patate o in un panino, i Bruscitti rappresentano un viaggio culinario nelle radici della gastronomia italiana, capace di soddisfare e sorprendere in ogni occasione.



Cucina trapper

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La cucina trapper (o trappeur) è un metodo di cucina essenziale e semplice utilizzato solitamente quando ci si trova all'aperto e non si hanno a disposizione né utensili da cucina né fornelli. Si basa sulla cottura del cibo sulla brace, sfruttando oltre al coltello solamente utensili ricavati da ciò che offre la natura: rami, pietre, fogliame, ecc.

Storia

Tale metodo di cucina prende il nome dai trapper, esploratori nordamericani del XVIII e XIX secolo, che dovendo viaggiare con bagagli leggeri non portavano con sé utensili da cucina, e dovevano quindi farne a meno per cucinare quello che si procuravano nella natura.
Oggi tale tecnica viene utilizzata dagli scout (principalmente nell'età del reparto) nelle loro uscite.

Fuoco

Per evitare di bruciare il cibo o di cuocerlo solo all'esterno, quest'ultimo va cotto non sulla fiamma bensì in mezzo alle braci (per le quali sarebbe opportuno utilizzare legna grossa, che si consuma più lentamente).
Il fuoco dev'essere chiuso da grosse pietre, che oltre a delimitarlo hanno la funzione di riflettere il calore e di poterci appoggiare ciò che viene usato per cucinare. Per tale scopo possono essere usati anche dei pezzi di legno posti intorno al fuoco.
La brace dev'essere a una temperatura né troppo alta che rischi di cuocere i cibi solo all'esterno né troppo bassa che rischi di non cuocere a sufficienza; per avere un'idea del calore della brace si può fare affidamento sull'esperienza, evitando metodi empirici inconcludenti.

Utensili naturali

  • Bastoncino: un ramo di legno verde (altrimenti potrebbe prendere fuoco), robusto e lungo abbastanza da permettere la sua gestione senza pericolo di scottature; va appuntito per poter infilzare al meglio il cibo e scorticato nella parte che sarà a contatto con la brace, mentre la corteccia può essere lasciata nell'impugnatura per una presa più salda.
  • Spiedo: più lungo e più robusto del bastoncino, lo si utilizza fondamentalmente per due scopi: la cottura di grossi pezzi di cibo infilzati in esso (in tal caso necessita quindi di essere appuntito) o per sostenere dei bastoncini uncinati. Va fissato su due forcelle (rami biforcati) in modo che stia a una certa distanza dalle braci.
  • Forcella: è utile come sostegno di bastoncini e spiedi, nonché per creare griglie o utensili più complessi.
  • Piastra: sottile pietra piatta, che può essere posta ad una distanza minima direttamente sulla fiamma viva.
Benché il suo uso sia molto diffuso, non è ovviamente un utensile naturale la carta alluminio. Le alte temperature o il contatto con alcuni alimenti particolarmente acidi o salati potrebbero portare ad un rilascio di alluminio, tossico per l'uomo, nel cibo.

Ricette

Gli ingredienti usati tipicamente per la cucina trapper sono patate, carne, uova, pane, pesce, frutta, verdura, formaggio. Le ricette più diffuse sono:
  • Carne: al formaggio, al pomodoro, hamburger, petto di pollo alle erbe, salsiccia e patate
  • Frutta: mela ripiena di zucchero, banana split (al cioccolato), macedonia cotta
  • Pane: spiedino
  • Patate: all'uovo, alla brace
  • Uova: allo spiedo, sotto la cenere, alla piastra
  • Verdure: cipolle e zucchine ripiene, melanzane alla brace, peperonata

Tempi di cottura

I tempi di cottura dipendono dalla temperatura; per una temperatura medio-alta sono approssimativamente i seguenti:
  • Frutta: 10 minuti
  • Carne, pesce e verdure: 20 minuti
  • Pollo e patate: 30 minuti

La Carne Salada del Trentino: Un Tesoro Gastronomico Italiano

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La carne salada del Trentino è una delle specialità gastronomiche più apprezzate e antiche della regione trentina, nel nord Italia. Questa prelibatezza, derivante da una tradizione secolare, è un esempio perfetto di come la conservazione degli alimenti abbia dato vita a prodotti di altissima qualità, che continuano a essere celebrati per il loro gusto unico e le loro proprietà nutritive. In questo articolo, esploreremo le origini, il processo di produzione, i metodi di consumo e i benefici nutrizionali della carne salada, offrendo un approfondimento su questo autentico gioiello della cucina trentina.

Le origini della carne salada risalgono a diversi secoli fa, quando la necessità di conservare la carne per lunghi periodi era cruciale, soprattutto in montagna, dove gli inverni rigidi rendevano difficile l'approvvigionamento di alimenti freschi. La salatura della carne era una delle tecniche di conservazione più efficaci e diffuse, utilizzata non solo per preservare il cibo ma anche per arricchirlo di sapore.

La carne salada trova le sue radici principalmente nella Val di Non e nella Val di Sole, due valli situate nella provincia autonoma di Trento. Qui, i contadini iniziarono a salare la carne di manzo utilizzando una miscela di sale, erbe aromatiche e spezie, seguendo ricette tramandate di generazione in generazione. Questo metodo di conservazione permetteva di avere a disposizione carne nutriente durante tutto l'anno, particolarmente durante i freddi mesi invernali.

Il processo di produzione della carne salada è rimasto pressoché invariato nel corso dei secoli, mantenendo intatte le tradizioni e i segreti della lavorazione. La carne utilizzata è solitamente il girello di manzo, una parte magra e tenera che si presta perfettamente a questo tipo di preparazione.

Selezione e Preparazione della Carne

La produzione della carne salada inizia con la selezione della carne di manzo, preferibilmente proveniente da animali allevati localmente. La carne viene poi pulita e privata del grasso in eccesso, tagliata in grossi pezzi pronti per la salatura.

Salatura

La salatura è il passaggio fondamentale nella preparazione della carne salada. La carne viene strofinata con una miscela di sale grosso, pepe, alloro, ginepro, aglio e altre erbe aromatiche, a seconda della ricetta specifica utilizzata dal produttore. Questa miscela non solo conserva la carne, ma le conferisce anche il suo caratteristico sapore.

Riposo e Maturazione

Dopo essere stata salata, la carne viene posta in contenitori, tradizionalmente di legno, dove viene lasciata a riposo per un periodo che varia da due a quattro settimane. Durante questo tempo, la carne viene girata e massaggiata regolarmente per assicurare una distribuzione uniforme del sale e delle spezie. Questo processo di maturazione è cruciale per sviluppare il sapore distintivo della carne salada.

Pronta per il Consumo

Al termine del periodo di maturazione, la carne salada è pronta per essere consumata. Può essere gustata cruda, tagliata a fette sottili come un carpaccio, oppure cotta in vari modi, spesso grigliata o utilizzata in zuppe e altri piatti tradizionali.


La carne salada è estremamente versatile e può essere consumata in diversi modi, ciascuno dei quali esalta le sue caratteristiche uniche.

Cruda

Una delle modalità più apprezzate per gustare la carne salada è cruda, affettata sottilmente. Questo metodo di consumo permette di apprezzare appieno la delicatezza e il sapore delle erbe aromatiche che permeano la carne. Viene spesso servita con un filo d'olio extravergine di oliva, pepe nero macinato fresco, scaglie di Parmigiano-Reggiano e rucola.

Cotta

La carne salada può essere anche cotta, solitamente alla griglia o in padella. La cottura esalta il sapore delle spezie e rende la carne più tenera. In Trentino, è tradizione accompagnarla con fagioli borlotti conditi con olio e cipolla, oppure con patate lesse o al forno.


Un altro metodo tradizionale di consumo è in zuppe o stufati. La carne salada può essere aggiunta a minestre di legumi o verdure, dove la sua sapidità arricchisce il sapore del piatto.

La carne salada non è solo deliziosa, ma offre anche numerosi benefici nutrizionali. Essendo preparata con tagli magri di manzo, è una buona fonte di proteine di alta qualità, essenziali per la costruzione e il mantenimento della massa muscolare. Inoltre, la carne salada è ricca di vitamine e minerali, tra cui ferro, zinco e vitamine del gruppo B, che supportano il metabolismo energetico e il sistema immunitario.

La presenza di sale nella carne salada, sebbene in quantità moderata rispetto ad altri salumi, significa che dovrebbe essere consumata con moderazione, specialmente da coloro che devono controllare l'assunzione di sodio. Tuttavia, se inserita in una dieta equilibrata, la carne salada può essere un'aggiunta gustosa e nutriente.

La carne salada del Trentino è un autentico tesoro della gastronomia italiana, rappresentando un perfetto connubio tra tradizione e qualità. La sua storia, il meticoloso processo di produzione e la versatilità nel consumo la rendono una specialità unica, capace di conquistare i palati di chiunque la provi. Se vi trovate in Trentino, non perdete l'occasione di assaporare questo straordinario prodotto, simbolo di una cultura culinaria che valorizza le risorse locali e le antiche tecniche di conservazione.

Cibo spazzatura

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Il termine cibo spazzatura è stato utilizzato per la prima volta nel 1951 da Michael F. Jacobson per indicare una tipologia di cibo considerato malsano a causa del suo bassissimo valore nutrizionale e all'elevato contenuto di grassi o zuccheri.
Sono riconducibili a questa tipologia di alimenti: hamburger, wurstel, hot dog, patate fritte, bibite, dolci elaborati.
Le malattie più comuni verso cui conduce l'uso dei cibi spazzatura sono l'obesità, il diabete, malattie cardiovascolari, alcuni tipi di cancro e la depressione.

Effetti sulla salute

Uno studio condotto da Paul Johnson e Paul Kenny dello Scripps Research Institute nel 2008 ha suggerito che il consumo di cibo spazzatura alteri l'attività cerebrale in modo simile a quello provocato dalle sostanze stupefacenti quali la cocaina o l'eroina.
Dopo molte settimane di uso abbondante di cibo spazzatura si è notato che la parte del cervello di ratto destinata alle stimolazioni del piacere è diventato insensibile richiedendo quantità sempre maggiori di cibo per ritornare sensibile. Nel 2000 il British Journal of Nutrition ha pubblicato uno studio secondo il quale le madri che mangiano cibo spazzatura durante la gravidanza aumentano la probabilità di malattie nei figli. Un articolo simile del 2008 suggerisce che le madri che mangiano cibo spazzatura durante la gravidanza o in allattamento hanno figli che sono più inclini all'obesità. I bambini sono anche più inclini a diabete, al colesterolo e problematiche riguardanti la circolazione.

Tassazione

Per ridurre il "cibo spazzatura", nel dicembre 2011 la Danimarca ha introdotto la prima tassa su questi cibi tassando quelli che hanno oltre il 2,3% di grassi saturi. Anche l'Ungheria ha messo una tassa sulle bevande non salutari che contengono oltre 20 mg di caffeina ogni 100 ml. Nell'agosto del 2012 il ministro della sanità del governo Monti Renato Balduzzi ha proposto per tre anni di tassare le bottigliette di aranciata, gassosa o altre bevande gassate e zuccherate da 33 cl.
In Svezia, Gran Bretagna e Corea del Sud è vietata la trasmissione televisiva di pubblicità di cibi spazzatura dannosi per la salute dei bambini.

Fast food

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Il fast food (espressione inglese traducibile letteralmente come "cibo veloce") è un tipo di ristorazione di origine e principale diffusione nei Paesi anglosassoni, veloce da cucinare e consumare, economica e con servizio ridotto al minimo.

Caratteristiche

Si possono incontrare anche fast food ambulanti ovvero cibo di strada, che forniscono cibi rapidi economici e standardizzati. Il pasto veloce offerto con un sistema di ristorazione industriale a partire dagli anni ottanta ha registrato una vasta diffusione a livello mondiale. Il primo ristorante di fish and chips fu aperto nel 1860 in Inghilterra.
Questa cucina è costituita principalmente da hamburger, hot dog, cotolette, patate fritte, pizze, sandwich ma anche da altri cibi derivati da cucine etniche come la cipolla fritta e il kebab, e suggerisce l'uso massiccio di diverse salse come senape, maionese e ketchup. Il fast food è in genere caratterizzato da un costo relativamente modesto, dall'uniformità del servizio offerto e dall'ampia diffusione dei punti vendita.
Il modello alimentare proposto dai fast food coinvolge prevalentemente fasce più giovani ma anche una quota crescente di adulti per motivi essenzialmente legati ai ritmi lavorativi ed economici. Il fast food è spesso considerato sinonimo di cattiva alimentazione, sia perché costituito da pasti consumati in fretta, anche in piedi o in auto, sia per la cattiva qualità e varietà degli ingredienti e per l'abbondanza di elementi fritti, grassi, salati e zuccherati.
I cibi normalmente rientranti nel fast food, come burgers, patatine, pollo fritto, vengono classificati tra quelli ad elevato contenuto di grassi e/o zuccheri raffinati e/o con basso contenuto di fibre ed in quanto tali, specialmente se consumati frequentemente o in porzioni abbondanti, aumentano il rischio di obesità, che aumenta il rischio di cancro. Elevati consumi di fast food sono predittori di elevati livelli di colesterolo, importante fattore di rischio per infarto, ictus e malattie del sistema cardiocircolatorio.
I cibi proposti nei fast food, ed in particolare i burgers e le patate fritte, contengono elevate quantità di acidi grassi trans, i quali sono associati all'incremento del rischio di malattie cardiovascolari, alla riduzione della concentrazione di colesterolo HDL (il cosiddetto colesterolo buono), aumento delle lipoproteine a bassa densità, aumento dei trigliceridi, disturbo dell'equilibrio delle prostaglandine e promuovere insulino-resistenza, aumentando quindi il rischio di diabete. Nel tentativo di dare risposta a questi squilibri nutrizionali, i gestori delle più note catene propongono nei propri menu anche pasti con minore apporto calorico come insalate e macedonie.

Catene di fast food più famose

  • McDonald's
  • Burger King
  • Kentucky Fried Chicken
  • Taco Bell
  • Popeyes Louisiana Kitchen
  • Wendy's
  • Pizza Hut
  • Domino's Pizza
  • Papa John's Pizza
  • Long John Silver's

Cucina thailandese

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La cucina thailandese o cucina tailandese (อาหารไทย) è la cucina nazionale della Thailandia. Mischiando i diversi elementi delle tradizioni del sud-est asiatico, la cucina thailandese dà enfasi a piatti leggeri con forti componenti aromatiche.
Come in molte altre cucine asiatiche il dettaglio e la varietà sono di grande significato per gli chef thailandesi. Il cibo thailandese è conosciuto per il suo bilanciamento dei quattro sapori fondamentali per ogni piatto o per il pasto in generale: aspro, dolce, salato e amaro.

Cucine regionali e influenze regionali

La cucina thailandese è descritta più accuratamente come l'insieme di 4 cucine regionali che corrispondono alle 4 regioni del paese: Thailandia settentrionale, Thailandia nordorientale (Isan), Thailandia centrale, e Thailandia meridionale, ognuna di esse condivide pietanze similari o derivate dai paesi e regioni limitrofe: la Cucina birmana a nord-ovest, la Cucina dello Yunnan e del Laos a nord, la cucina vietnamita e la cucina cambogiana a est e la cucina malese a sud. In aggiunta ad esse c'è la cucina reale thailandese che trae origine dalla cucina di palazzo cosmopolita del regno di Ayutthaya 1351–1767 CE). Essa ha influenzato le tecniche di cucina e l'uso degli ingredienti della cucina della Thailandia centrale. Le influenze occidentali a partire dal XVII secolo hanno contribuito a creare piatti come il foi thong e il sangkhaya.

Frutta
La frutta thailandese è caratteristica dei climi tropicali. Tra la più nota in Occidente vi sono banane, ananas, manghi e cocchi ma si possono trovare diversi tipi di frutta meno conosciuta. Ecco un breve elenco della frutta thailandese che è più facile da trovare nelle bancarelle e nei mercati locali.
Pitaya
Generalmente la buccia di questo frutto, chiamato anche Dragon Fruit dall'inglese, è rossa o gialla. La polpa all'interno del frutto, di color bianco con numerosi e piccoli semi neri commestibili, è di consistenza morbida ed ha un gusto dolce, delicato e profumato. È un frutto ricco di sali minerali, ma di contenuto calorico molto basso: 100 g corrispondono solo a 36 calorie.

Noce di cocco
Il cocco in Thailandia (chiamato มะพร้าว, RTGS: mahphrao) quando è fresco ha parte della polpa particolarmente morbida e l'acqua di cocco naturale viene utilizzata per ottenere il “latte di cocco”. Le proprietà benefiche del cocco sono elevate, con il liquido all'interno ricco di vitamine e sali per reidratarsi dopo l'abbondante sudorazione causata dal caldo tropicale. Viene molto utilizzato per la preparazione di dolci e piatti salati. Il liquido di cocco da utilizzare nei curry e in altre pietanze si ottiene grattando la parte dura della polpa e lasciandola macerare in acqua per alcuni minuti. Si strizza il tutto e si usa la parte liquida per il curry, mentre la parte grattata che resta può essere usata per fare dolci.

Durian
Il durian è considerato da molti thailandesi il "re della frutta" per il suo caratteristico sapore estremamente dolce, ma per il suo odore forte e penetrante viene detestato da molti, specialmente dagli stranieri. A causa di tale pungente odore, è proibito introdurlo in molti locali pubblici e in tutti i mezzi pubblici malesi e thai. È diffuso principalmente nel sud e nell'est del paese, nonché nella vicina Malesia. Ha una buccia dura molto spessa e ricoperta di escrescenze appuntite. Le diverse parti commestibili all'interno sono separate fra loro da una polpa bianca che non si mangia. La polpa è morbida e cremosa, di colore giallo paglierino con grossi semi.
È un alimento particolarmente ricco di vitamine, proteine, fibre e antiossidanti che tendono ad equilibrare i liquidi nell'organismo, è benefico per il sistema cardiovascolare ed aumenta la libido sia degli uomini che delle donne. Viene di solito consumato al naturale, ma vi sono sul mercato anche polpa di durian disidratata, altra polpa confezionata fritta, caramelle al durian, semi di durian tostati ecc. Anche in Thailandia viene chiamato durian.

Guava
Ha la forma variabile (sferica, ellittica, piriforme), buccia di colore giallo o verde-giallo, liscia o rugosa, con polpa bianca o bianco-gialla o rosa o rossa, dolce, agrodolce o acido, con numerosi semi, piccoli e bianchi. Il peso varia tra 130 e 800 g circa, con un peso medio di 390 g/frutto.. Ricco di vitamina C, viene consumato dai Thai in molti modi, ma il più comune è mangiarlo crudo assieme al peperoncino. Viene anche consumato a fette sottili zuccherate, con i piccoli semi che si incastrano tra i denti. Il nome con cui è chiamato in Thailandia questo frutto (ฝรั่ง, RTGS: farang) è lo stesso utilizzato volgarmente per definire le persone di razza caucasica.

Jackfruit
Ricorda il durian, anche se è più imponente: può superare i 40 cm di diametro e i 30 kg di peso. Di colore verde scuro, la spessa corteccia è ricca di punte arrotondate e i frutti sono di sapore dolciastro. Vengono consumati freschi, ma anche fatti seccare. Il suo nome in Thailandia è ขนุน, RTGS: khanun.

Mangostano
Ha l'aspetto ed il colore di una piccola melanzana tonda con una buccia molto spessa. Si apre facendo un'incisione non troppo profonda col coltello lungo la circonferenza aprendolo in due. Si tratta di un arillo (polpa staccata dalla buccia ma aderente al seme) simile ad una grossa testa d'aglio sia nella forma che nel colore. I semi non sono grandi e talvolta anche molto teneri da lasciarsi mangiare. È uno dei frutti thai più caratteristici, viene prodotto nel Paese in abbondanza e, a differenza di molti frutti importati dalla Cina in Thailandia, difficilmente si trova in versione OGM. I thai lo considerano un frutto rinfrescante e spesso lo consumano insieme al durian, del quale smorza il consistente apporto calorico. Il nome locale è มังคุด, RTGS: mangkhut.

Litchi
Il Litchi è tra i frutti maggiormente esportati dalla Thailandia, che è tra i principali esportatori al mondo di questo frutto. Si coltiva soprattutto nel nord-ovest del Paese, cresce a grappoli ed ha una buccia legnosa ruvida di colore rossiccio. Il frutto all'interno assomiglia ad un grosso acino d'uva senza pelle con un seme abbastanza grosso. Il nome locale è ลิ้นจี่, RTGS: linchi.

Longan
Si presenta a grappoli sotto forma di acini sferici delle dimensioni di una ciliegia, hanno una buccia marrone legnosa che si apre molto facilmente con le dita e per questo molto semplici da mangiare senza sporcarsi troppo. Anche questo frutto sembra un grosso acino d'uva con un grosso seme. Il nome thai è ลำไย, RTGS: lamyai.
Papaya
Molto facile da coltivare, la papaya è tra la frutta thailandese più popolare. Viene infatti utilizzata ancora acerba per l'insalata di papaya, chiamata in Thailandia Som Tam, una delle pietanze più apprezzate nel nord-est, ma in generale in tutto il Paese e anche in Laos. Il frutto è colpito a livello globale dal virus papaya ringspot e la Thailandia è all'avanguardia nella sperimentazione di papaya OGM. Il nome locale è มะละกอ, RTGS: malako.

Mango
Molto conosciuto anche in Occidente, il frutto si presenta in diverse varietà e viene consumato in diversi modi. Uno dei più popolari è consumarlo maturo insieme al riso glutinoso cotto nel latte di cocco e dolcificato. Il mango maturo è molto dolce e gustoso, ma viene consumato anche acerbo a pezzi intinto nel peperoncino oppure in strisce per insalate. Il nome locale è มะม่วง, RTGS: mahmuang.



Pomelo
Il pomelo è un enorme agrume che cela sotto una spessa scorza degli spicchi giganti simili a quelli del pompelmo. La differenza è il sapore che, in questo frutto tropicale, è dolce e dissetante. Il nome thai è ส้มโอ, RTGS: som ou.
Rambutan
Di gusto e dimensioni simili al litchi, ha una buccia rossa coperta da escrescenze filiformi. Rambut è il termine malese per capello, riferito a tali escrescenze che dunque danno il nome al frutto. La polpa è traslucida e dolce, con un duro nocciolo centrale. Il nome locale è เงาะ, RTGS: ngoh.

Mela cannella
Ha l'aspetto di una pigna verde ancora chiusa. Si apre facilmente quando è ben maturo facendo una leggera pressione con i polpastrelli sulla scorza. All'interno, la polpa dolce e cremosa circonda i molteplici semi dalle dimensioni di una ciliegia. Chiamato in inglese Sugar Apple, il frutto in Thailandia ha il nome noi na.

Banane
Le banane sono presenti ormai in tutto il mondo, e in Thailandia si trova ovunque in una vasta gamma di varietà. Viene usata anche per la preparazione di diversi dolci, fra cui spicca la banana fritta in pastella.

Ananas
Questo frutto è particolarmente saporito in Thailandia. Ne esiste una varietà piccola molto dolce e gustosa. Il nome thai è saparot.

Piatti rappresentativi

Colazione

  • Jok (โจ๊ก): porridge di riso
  • Khao tom: minestra di riso
  • Pathongko: (ปาท่องโก๋: pane fritto)
  • Nam tahu (น้ำเต้าหู้: latte di soia caldo)

Piatti individuali


  • Khanom chin nam ngiao
  • Khanom chin namya
  • Khao khluk kapi
  • Khao man kai
  • Khao phat
  • Khao phat American
  • Khao phat kai
  • Khao phat mu
  • Khao phat pu
  • Khao phat kung
  • Khao phat naem
  • Khao soi
  • Kuai-tiao nam
  • Mi Krop
  • Phat khi mao
  • Phat si-io
  • Pad thai
  • Kuai-tiao rat na

Piatti condivisi della Thailandia centrale

  • Chuchi pla kaphong
  • Ho mok pla
  • Kai phat khing
  • Kaeng khiao wan .
  • Kaeng phanaeng
  • Kaeng phet
  • Kaeng som (Thai: แกงส้ม)
  • Kai phat met mamuang himmaphan
  • Miang kham
  • Phak bung fai daeng
  • Phat khana mu krop
  • Phat kraphao
  • Phat phak ruam
  • Phat phrik
  • Pla nueng manao
  • Pla sam rot
  • Pu cha
  • Suki
  • Thot man
  • Tom chuet wun sen o Kaeng chuet wunsen
  • Tom kha kai
  • Tom yam
  • Yam
  • Yam pla duk fu



Sushi

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Il sushi (寿司) è un insieme di piatti tipico della cucina giapponese a base di riso insieme ad altri ingredienti come pesce, alghe, vegetali o uova. Il ripieno può essere crudo, cotto o marinato e può essere servito appoggiato sul riso, arrotolato in una striscia di alga, disposto in rotoli di riso o inserito in una piccola tasca di tofu.

Etimologia

In Giappone la parola sushi significa letteralmente "aspro" e si riferisce a una vasta gamma di cibi preparati con riso. Al di fuori del Giappone viene spesso inteso come pesce crudo o come riferimento a un ristretto genere di cibi giapponesi, come il maki o anche il nigiri e il sashimi (che in Giappone non è considerato sushi perché composto di solo pesce fresco).

Tipi di sushi

La varietà del piatto nasce dalla scelta dei ripieni e guarnizioni, nella scelta degli altri condimenti e nella maniera in cui vengono combinati. Gli stessi ingredienti possono essere assemblati in maniere completamente differenti per ottenere effetti differenti. Questa sezione elenca le maniere diverse di costruire il sushi, indipendentemente dal tipo di ripieni e guarnizioni.
  • Makizushi ("sushi arrotolato"). 巻き寿司. Una polpettina, cilindrica o conica, formata con l'aiuto di un tappeto di bambù detto makisu. Il Makizushi è il tipo di sushi più familiare alla maggior parte degli occidentali. Generalmente è avvolto nel nori, un foglio di alga seccato che racchiude il riso e il ripieno. In base alla forma e struttura prende il nome di:
    • Futomaki ("rotoli larghi"). 太巻き. Una polpetta cilindrica, con il nori all'esterno, tipicamente alta due o tre centimetri e larga quattro o cinque. È spesso fatta con due o tre ripieni scelti in modo da completarsi a vicenda in gusto e colore.
    • Hosomaki ("rotoli sottili"). 細巻き. Una polpettina cilindrica, con il nori all'esterno, tipicamente alta due centimetri e larga due. Generalmente ha un solo tipo di ripieno (salmone) ma può contenere anche il tonno o, più raramente, l'avocado.
    • Temaki ("rotoli mano"). 手巻き. Una polpetta a forma di cono, con il nori all'esterno e gli ingredienti che sporgono dall'estremità larga. Di maggiori dimensioni, tradizionalmente lungo dieci centimetri, va mangiato a morsi tenendolo con le dita, perché sarebbe troppo difficile da sollevare con i bastoncini.
    • Uramaki ("rotoli interno-esterno"). 裏巻き. Una polpetta cilindrica con il nori all'interno, di dimensioni medie e con due o più ripieni. Il ripieno è al centro circondato da un foglio di nori, quindi uno strato di riso e una guarnizione esterna di un altro ingrediente, come uova di pesce o semi di sesamo tostati.
  • Oshizushi ("sushi pressato"). 押し寿司. Un blocco formato usando una forma di legno detta oshibako. Il cuoco allinea il fondo dell'oshibako con la guarnizione, lo copre con riso sushi e preme il coperchio della forma per creare un blocco compatto e rettangolare. Il blocco viene rimosso dalla forma e tagliato in pezzi delle dimensioni di un boccone.
  • Nigirizushi ("sushi modellato a mano"). 握り寿司. Piccola polpettina di riso pressato a mano, spesso con una punta di wasabi, con una fettina sottile di guarnizione sopra. Difficile da preparare, è possibilmente legata con una striscia sottile di nori.
    • Gunkanzushi ("sushi nave da battaglia"). 軍艦寿司. Una polpettina di riso di forma ovale, circondata da una striscia di nori, con degli ingredienti, come uova di pesce, impilati sopra.
  • Inari / Inarizushi ("sushi ripieno"). 稲荷寿司. Una piccola tasca o cavità riempita con riso sushi e altri ingredienti. La tasca viene ricavata da un pezzo di tofu fritto (油揚げ o abura age), da una sottile frittata (帛紗寿司 o fukusazushi) o da foglie di cavolo (干瓢 o kanpyo).
  • Chirashizushi ("sushi sparpagliato"). 散らし寿司. Una ciotola di riso sushi con gli altri ingredienti mischiati. Detto anche barazushi. ばら寿司.
    • Edomae chirashizushi ("Sushi sparpagliato allo stile di Edo"). 江戸前散らし寿司. Gli ingredienti crudi sono miscelati con arte sopra al riso in una ciotola.
    • Gomokuzushi ("sushi nello stile del Kansai"). 五目寿司. Ingredienti cotti o crudi miscelati insieme al riso nella ciotola.
  • Narezushi (なれ鮨) una forma più antica di sushi. Si rimuovono gli organi interni e le squame dai pesci, quindi li si riempiono di sale, si mettono in un barile di legno, miscelati con sale e pressati con un pesante tsukemonoishi o una pietra. Vengono lasciati fermentare per un periodo da dieci giorni a un mese, quindi rimossi e immersi in acqua per un tempo da quindici minuti a un'ora. Infine vengono piazzati in un altro barile a strati con riso bollito freddo e pesce. Ancora una volta vengono sigillati con un'otosibuta e una pickling stone. Con il passare dei giorni l'acqua fermentata filtra all'esterno e viene rimossa. Dopo sei mesi questi narezushi sono pronti per essere mangiati, ma si possono attendere anche altri sei mesi o più.
  • Funazushi (鮒寿司) comporta la fermentazione lattica anaerobica di un pesce d'acqua dolce, funa (, carassius carassius). È un piatto regionale della Prefettura di Shiga ed è considerato una "chinmi", una prelibatezza della cucina giapponese.
  • Come altri piatti anche il Sushi ha dovuto adattarsi ai gusti alimentari dei paesi in cui si è diffuso, per cui oggi si trovano, in giro per il mondo, tipi di sushi sconosciuti in Giappone, composti con "scallops" (capasanta), tonno piccante, carne di manzo o di pollo, verdure varie, ocra (Abelmoschus esculentus) e anche formaggi. Ad esempio, il California Roll, nato negli Stati Uniti per far accettare l'idea del pesce crudo; si tratta di un maki con avocado, surimi e cetriolo nel quale lo strato esterno di riso è cosparso di semi di sesamo tostati oppure tobiko (飛び子, uova di pesce volante, di colore rosso-arancione, molto croccanti).

Ingredienti

Riso sushi

Il riso sushi (sushi-meshi / Sumeshi) viene preparato con un riso bianco, dolce a grano corto, viene lavato e cotto seguendo una particolare tecnica e successivamente bagnato con aceto di riso nel quale vengono disciolti zucchero e sale e leggermente scaldato, kombu e sake. Viene raffreddato alla temperatura del corpo prima di essere usato.
Il riso usato è la qualità Japonica che ha una consistenza diversa da quelle normalmente mangiate al di fuori del Giappone. Il requisito essenziale è la coesione dei chicchi. Se è troppo appiccicoso il gusto è eccessivamente dolciastro, ma se non lo è sufficientemente ha un gusto secco. Il riso raccolto di fresco (shinmai) contiene normalmente troppa acqua e richiede del tempo ulteriore per essere asciugato dopo esser stato lavato.
Ci sono varianti regionali nel riso sushi e naturalmente chef individuali hanno metodi personali. La maggior parte delle varianti sono nel condimento di aceto: la versione di Tokyo usa tipicamente più sale, quella di Osaka ha più zucchero.
Il riso sushi deve tipicamente essere mangiato poco dopo esser stato preparato.

Nori

L'avvolgimento vegetale usato nel maki e nel temaki è detto nori (海苔). È un'alga commestibile tradizionalmente coltivata nei porti del Giappone. Originariamente le piante venivano raschiate dai pali del porto, pressate in fogli e seccate al sole, con un procedimento simile a quello usato per la carta. Il Nori viene tostato prima di essere usato nei cibi.
Oggi il prodotto commerciale viene coltivato, prodotto, tostato, impacchettato e venduto in fogli di dimensioni standard: circa 18 cm per 21 cm. Il nori di qualità migliore è spesso, liscio, luminoso e privo di buchi.

Frittata

Per produrre il fukusazushi, viene usata come avvolgimento una frittatina spessa come un foglio al posto del nori. La frittata viene tradizionalmente preparata con una padella rettangolare (makiyakinabe) e usata per formare una tasca per il riso e il ripieno.

Ripieni e guarnizioni

Pesce
Non si può utilizzare pesce fresco crudo, se non trattato preventivamente con un abbattitore di temperatura. I pesci di acqua dolce sono tra quelli consumati cotti. I pesci comunemente usati sono tonno, salmone, snapper, sarde e sugarello. L'ingrediente considerato di miglior qualità è detto toro (in Giappone spesso chiamato anche o-toro), un taglio grasso e marmorizzato della parte più grassa del tonno, la ventresca. Il toro di ventresca di tonno rosso è il più pregiato ed è usato solo dai ristoranti più lussuosi del Giappone.

Crostacei, molluschi e frutti di mare
Altri ingredienti marini sono polpo, gamberetti, anguilla, uova di pesce, riccio di mare e vari tipi di conchiglie.

Verdura, frutta e ortaggi
Rafano, semi di soia fermentati (natto), avocado, cetrioli, tofu, prugne sottaceto.

Carne rossa

Manzo e prosciutto.

Altri ingredienti
Uova (nella forma di sottili frittate dolci), uova di quaglia.

Condimenti

  • Shō-yu. しょうゆ, o 醤油, 正油. Salsa di soia.
  • Wasabi. (sostituito spesso da pasta di rafano verde)
  • Gari. Zenzero dolce sott'aceto
  • Shiso
  • Mirin (vino di riso dolce, noto come "sake dolce")

Storia

Le origini del sushi sono molto incerte quanto all'epoca. L'opinione più diffusa è che sia stato portato dai monaci buddhisti tornati dalla Cina nel VII secolo.
Molto simile al sushi fu una preparazione che comparve in Giappone già con l'introduzione della coltivazione del riso, intorno al IV secolo a.C., variante di un antico metodo per conservare il pesce molto diffuso in Asia sud-orientale e in Cina: il pesce crudo veniva disposto a strati con il sale alternato al riso e tenuto pressato per qualche settimana; in seguito veniva lasciato fermentare per mesi. Questo tipo di sushi si chiama narezushi, ancora molto apprezzato nella zona di Tokyo. Nel XVII secolo si cominciò ad aggiungere aceto di riso per abbreviare i tempi di fermentazione del riso e il pesce veniva marinato o cotto.
Fu soltanto intorno al 1820 che comparve a Edo (l'odierna Tokyo) la ricetta più vicina al sushi. Hanaya Yohei è l'ideatore del nigirizushi; fu il primo a servire sul suo banco bocconcini di riso aromatizzati all'aceto con sopra fettine di pesce crudo. Da allora la vendita del sushi per strada diventò un uso diffuso. Una cosa curiosa era la tenda bianca fissata alle bancarelle sulla quale i clienti si pulivano le mani dopo aver consumato il sushi. Un sistema infallibile per individuare il miglior rivenditore era quello di guardare la tenda: più era sporca, più il posto era frequentato e quindi, probabilmente, migliore il sushi.
Da allora, il sushi si è diffuso in tutto il Giappone e in tutto il mondo dando vita a tantissime varianti. Numerose anche le iniziative e gli eventi, come il "Découverte du Sushi", il Campionato Europeo per la preparazione del sushi fondato nel 2003.

Maestro di sushi in Giappone

Durante i primi due anni, un apprendista può soltanto osservare il proprio Shokunin e inoltre svolgere mansioni di lavapiatti o pulizia di pavimenti. In seguito imparerà la tecnica di cottura del riso e solo dopo quattro anni potrà apprendere l'arte del taglio del pesce e della composizione del sushi. In questo stesso periodo imparerà anche ad acquistare il pesce al mercato, cosa che richiede molta esperienza.
Quello dello chef di sushi è un mestiere originariamente precluso alle donne: si riteneva infatti che le mani femminili avessero una temperatura più alta di quelle maschili, e che quindi potessero rovinare il pesce durante la manipolazione.
Sedendosi al bancone si può ammirare, disposti in bella mostra, varietà di pesce e di verdure per verificarne la freschezza.

Sushi bar

Vi sono principalmente due tipi diversi di sushi bar: quelli in cui si ha un classico menu con il quale ordinare di volta in volta le portate che vengono preparate al momento dallo chef. Vi sono poi i kaiten-zushi, dove su un nastro trasportatore passano tutti i piatti già preparati pochi minuti prima e si possono prendere direttamente senza chiedere allo chef. In molti kaiten-zushi il costo è identico per ogni piattino, mentre in altri, soprattutto quelli situati fuori dal Giappone, il colore del piattino indica il relativo costo.

Rischi per la salute

Tossine

Alcune forme di sushi, specialmente quelle contenenti il pesce palla fugu e certi tipi di molluschi possono causare avvelenamento da tossine nel caso la preparazione non sia adeguata. In particolare il fugu possiede, all'interno dei propri organi, una dose letale di tetrodotossina; per questo, in Giappone, deve essere preparato da chef provvisti di una licenza rilasciata dal governo dopo il superamento di un esame specifico.

Parassitosi

Le parassitosi da pesce crudo coinvolgono soprattutto tre parassiti:
  • Anisakis, un nematode responsabile dell'anisakiasi;
  • Diphyllobothrium o botriocefalo, un cestode responsabile della difillobotriasi;
  • Clonorchis sinensis, un trematode responsabile della clonorchiasi.
Le infezioni vengono prevenute mediante cottura e congelamento del pesce a determinate temperature per un'adeguata quantità di tempo; la marinatura, la salatura e l'affumicatura possono ridurne il rischio, tuttavia non lo eliminano.

Ekiben

  • Yamabe-sakezushi (やまべ鮭寿し) - Stazione di Sapporo (Sapporo)
  • Sake no oshizushi (鮭の押寿司) - Stazione di Niigata (Niigata)
  • Masu no sushi (ますのすし一重) - Stazione di Toyama e Stazione di Takaoka (Prefettura di Toyama)

 
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