Parigi, inverno del 1870.
Parigi era assediata dall’esercito
prussiano: completamente circondata e tagliata fuori dal resto del
mondo. Mancando i rifornimenti, i prezzi delle scorte alimentari
andarono alle stelle e il
mercato nero
fece la sua scomparsa.
Nel giro di poche settimane, i negozi
erano completamente vuoti e gli abitanti di Parigi, avvezzi ai
manicaretti più raffinati, si videro costretti a consumare tutto ciò
che
capitava
loro a portata di mano.
Man mano che aumentava la penuria di
viveri, i parigini furono costretti a considerare nuove alternative
come i
cani
e i
gatti.
L’arte culinaria transalpina
reagì prontamente inventando nuove fantasiose ricette per tentare di
mascherare il sapore di quegli insoliti ingredienti. Con l’avanzare
dell’inverno e il proseguire dell’assedio, alla lista vennero ad
aggiungersi i
roditori.
Nel centro di Parigi sorse il mercato
dei topi e ratti e persino i
pesciolini rossi
furono ripescati dai laghetti dei
parchi della capitale. Alla fine dell’anno nemmeno lo zoo fu più
in grado di nutrire i suoi ospiti e gli animali furono messi in
vendita.
Un macellaio fece affari d’oro
vendendo bistecche di bufalo,
zebra e yak,
e si dice che sborsò 27.000
franchi per due elefanti. Le
proboscidi,
considerate una vera leccornia,
furono vendute a 80 franchi il chilo.
Un esempio di
menù
che le circostanze avevano imposto
prevedeva:
Sul finire del gennaio del 1871, il
nemico tolse l’assedio e i parigini tornarono alle vivande
tradizionali.