«Non sa
Ella, signora Contessa, che Domineddio fece apposta il Lambrusco per
inaffiare dell'animale caro ad Antonio abate?
E io, per
glorificare Dio e benedire la sua provvidenza, mi fermai a Modena a
lungo a meditare la sapienza...»
(Giosuè Carducci, tratto
dalla corrispondenza intrattenuta con la contessa Lovatelli)
Il termine Lambrusco indica una
serie di vitigni differenti e il vino prodotto con questi. In Italia
esistono diverse DOC e IGT specifiche per il lambrusco.
Le uve del Lambrusco sono rosse,
coltivate maggiormente in Emilia-Romagna nelle province di Modena e
Reggio Emilia, in quantità minore nella Provincia di Parma ed in
Lombardia nella Provincia di Mantova. Vengono utilizzate per produrre
vini frizzanti e spumanti, sia rossi che rosati.
Il Lambrusco è il vino più venduto in
Italia.
Cenni storici
Le testimonianze relative all'esistenza
del Lambrusco ruotano attorno all'origine stessa del nome. Il
significato di pianta spontanea, selvatica, può essere ricondotto in
seguito al rinvenimento di semi di vite silvestre (selvatica) proprio
nelle zone di produzione attuale del Lambrusco. Testimonianze dirette
ci giungono dai latini e precisamente da Virgilio, nativo del
mantovano, altra preziosa zona di produzione attuale, il quale parla
dell'esistenza della vitis labrusca duemila anni fa, nella sua quinta
bucolica. Anche altri scritti di quell'epoca parlano di quel tipo di
vite, come il "De agri cultura" di Catone, il "De re
rustica" di Varrone e il "Naturalis Historia" in cui
Plinio il Vecchio dice: "la vitis vinifera le cui foglie, come
quelle della vite labrusca, diventano di colore sanguigno prima di
cadere". Non sono certe le origini della coltivazione di questa
vite, in un trattato di agricoltura del 1305 il bolognese Pietro de'
Crescenzi, suggerisce di prendere in considerazione l'allevamento
della vite labrusca.
Nel 1567 Andrea Bacci, medico del papa
Sisto V e botanico afferma che "sulle colline di fronte alla
città di Modena si coltivano lambrusche, uve rosse, che danno vini
speziati, odorosi, spumeggianti per auree bollicine, qualora si
versino nei bicchieri".
Nel 1700 circa, si ebbe un'importante
innovazione tecnica per la conservazione di questo vino frizzante:
l'introduzione di una particolare bottiglia denominata Borgognona,
caratterizzata da un vetro resistente e spesso e il relativo tappo di
sughero tenuto fermo con l'aiuto di uno spago che altrimenti
tenderebbe a saltare a causa della pressione dell'anidride carbonica
che si produce per rifermentazione degli zuccheri ancora presenti nel
vino.
Nel 1867 Francesco Aggazzotti, prezioso
descrittore anche dell'aceto balsamico, propone una prima
suddivisione esauriente delle tre tipologie prevalenti dei vitigni
coltivati: Il lambrusco della viola o di Sorbara, il lambrusco
Salamino, il lambrusco dai Graspi Rossi dai quali si ricaveranno
tutti i vari tipi di Lambrusco.
Nella prima metà del Novecento il
Lambrusco era un vino decisamente secco e la sua schiuma, proprio
come per lo Champagne, era prodotta mediante una seconda
fermentazione in bottiglia. Con l'avvento di nuove tecnologie nel
campo vinicolo la produzione del Lambrusco aumentò notevolmente dai
primi anni '60, con l'introduzione del metodo Charmat. Così nel
ventennio successivo il Lambrusco venne venduto notevolmente
all'estero in particolar modo negli Stati Uniti dove ebbe molto
successo tanto da rappresentare circa il 50% dei vini italiani
importati in America. In quel luogo infatti, venne promosso come una
specie di Coca Cola italiana. Ma negli anni '90 la produzione di
Lambrusco ebbe una svolta dal punto di vista qualitativo ai danni di
quello quantitativo. Si tentò così di ritornare alle origini del
lambrusco, più secco e consistente e meno dolce. Oggigiorno la
maggior parte dei Lambrusco migliori non vengono ancora esportati e
quelli venduti sui mercati esteri non sono DOC e solitamente di
qualità mediocre.
Etimologia
L'etimologia del nome è incerta,
esistono principalmente due ipotesi al proposito.
La prima vuole che il nome derivi da
labrum (margine dei campi) e ruscum (pianta spontanea):
la vite "la-brusca" sarebbe quella che cresce incolta ai
margini dei campi.
La seconda attribuisce l'origine alla
fusione dei termini labo (prendo) e ruscus (che punge
il palato), da qui anche l'origine della parola "brusco".
Questa parola infatti, è identificativo di quella caratteristica
tipica dei vini giovani, collegata ad una contenuta acidità e
tannicità vivaci e gradevoli.
Ampelografia
Esistono tre varietà principali di
vitigno lambrusco:
- Lambrusco salamino
- Lambrusco di Sorbara
- Lambrusco grasparossa
Altre varietà minori di vitigni sono:
Lambrusco a foglia frastagliata, Lambrusco Barghi, Lambrusco Maestri
(chiamato anche Grappello Maestri), Lambrusco Marani, Lambrusco
Montericco, Lambrusco Oliva e Lambrusco Viadanese (chiamato altresì
Grappello Ruberti).
Il vino, a seconda della varietà
enologica, può essere tagliato nella percentuale massima prevista
dal rispettivo disciplinare di produzione con altri lambruschi o
varietà di vitigni quali Ancellotta, Fogarina, Fortana (conosciuta
anche come Uva d'oro) e Malbo Gentile.
Varietà di vini
Esistono quattro tipi di Lambrusco DOC:
il Lambrusco rosso Salamino di Santa Croce secco o amabile; il
Lambrusco di Sorbara che può essere rosso o rosé, secco o amabile;
il Lambrusco Reggiano, rosato e dolce o rosso e secco e il Lambrusco
Grasparossa di Castelvetro secco o amabile. Il Lambrusco Salamino, il
cui nome trae origine dai grappoli che ricordano dei salami, possiede
un colore scuro con una intensa schiuma viola e un corpo medio. Il
Lambrusco di Sorbara rosso è forse il più pregiato e viene prodotto
nelle zone della provincia di Modena. È tipicamente un vino leggero
con aromi di fragole lamponi e ciliegie. Il Lambrusco Reggiano dalla
schiuma vivace ed evanescente possiede un gradevole profumo che varia
dal fruttato al floreale, con un gusto fresco e fragrante. Il
Lambrusco Grasparossa di Castelvetro fortemente aromatico si presenta
con una schiuma color ciliegia con aromi più ampi rispetto agli
altri tre tipi di Lambrusco.
Il Lambrusco viene prodotto anche nella
Lombardia orientale dove si produce un altro DOC, il Lambrusco
Mantovano, il quale però porta in etichetta il riferimento alla
sottodenominazione di origine, non rientrando nei quattro vini DOC
prima citati. Questo vino, tipicamente leggero e dall'aroma fruttato,
può essere rosso o rosé ed è composto con differenti varietà di
Lambrusco.
I vitigni minori sono il Lambrusco
Marani, il Lambrusco Maestri, il Lambrusco Ancellotta, il Lambrusco
Montericco e il Lambrusco Viadanese o Grappello Ruberti.
Il Lambrusco è o frizzante o spumante
(e, in questo caso, può essere secco, amabile, dolce). Sia la
versione frizzante che spumante può essere anche rosé. Rarissimo è
il lambrusco tranquillo, prodotto a livello familiare: in pratica è
lambrusco vinificato ma senza essere stato poi fatto passare in
autoclave. Esiste anche qualche caso di lambrusco spumante metodo
classico (la tecnologia tradizionale, anche per il frizzante, è lo
Charmat). Infine, qualcuno vinifica in bianco il lambrusco ma la
diffusione di questa versione è assai scarsa.
Abbinamenti
Il lambrusco è spesso utilizzato
all'estero per la preparazione della sangria
Il Lambrusco è un vino che si sposa
con i prodotti della cucina emiliana, talvolta caratterizzata da
prodotti ricchi di grassi e aromi. Si abbina bene anche con cibi
robusti come la carne suina, le salsicce e l'agnello; è ottimo da
gustare con i formaggi tipici della zona: il parmigiano-reggiano ed
il grana padano.
Viene utilizzato in cucina anche nella
preparazione di piatti, specialmente tipici emiliani, come lo zampone
e il cotechino, o primi piatti come il risotto al Lambrusco e la
pasta al Lambrusco. Questo tipo di vino viene inoltre utilizzato
nella preparazione di cocktail, quindi miscelato ad altri alcolici e
frutta e servito come aperitivo. È anche utilizzato nella
vinoterapia per le sue proprietà di conservazione della pelle.
Ultimamente il Lambrusco viene
utilizzato anche nella produzione di cocktail particolari come la
"spuma di Lambaroni" vincitore del premio Barman Day del
2010 svoltosi al salone del lingotto a Torino nella rassegna della
manifestazione dello "slow food".
Luoghi di produzione
I vini di lambrusco DOC si trovano nel
Modenese, nel Reggiano, e nel Mantovano:
- Colli di Scandiano e di Canossa Lambrusco Montericco rosato frizzante
- Lambrusco di Sorbara
- Lambrusco Grasparossa di Castelvetro
- Lambrusco Modena
- Lambrusco Salamino di Santa Croce
- Lambrusco Reggiano
- Lambrusco Grasparossa Colli di Scandiano e Canossa
- Lambrusco Mantovano
Poi, esistono i Lambruschi IGT
(Indicazione Geografica Tipica):
- IGT della Provincia di Mantova
- IGT di Quistello
- IGT Emilia che partono da Piacenza fino a Forlì e Cesena passando da Ravenna
Infine, molto vino lambrusco è
prodotto fuori dalle denominazioni/indicazioni (vino comune).
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