In passato la pizza era conosciuta dagli italiani come "cibo dei poveri"

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È ancora cibo a buon mercato.

Puoi ottenere una pizza margherita nella maggior parte delle città d'Italia per 4-7 €, dove un pasto completo come pasta, carne, verdure costerà 8-10 €.

Una pizza normale sarà sufficiente per il pranzo e ci sono molte pizzerie economiche.

Recentemente i kebab sono ancora più economici, ma spesso i negozi di kebab offrono anche pizze al taglio.


Esiste una pizza più antica della Margherita?

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Sí, almeno sei. Le pizze piú antiche sono ovviamente quelle senza pomodoro che arrivò in Europa solo nel 1540 mentre la pizza era giá conosciuta da molto tempo. La pizza piú antica, quella che viene considerata la "nonna" di tutte le pizze é la mastunicola.





Questa pizza deve il suo nome all'ingrediente principale: il basilico, chiamato vasinicola in napoletano antico che rende questa pizza molto profumata. Altri ingredienti sono strutto, pepe e pezzetti di grasso aromatizzati del maiale detti cicoli. La sua origine é sconosciuta ma era nota giá nel '400 sebbene sia molto piú antica. É probabile che prima della mastunicola esistessero altri tipi di pizza le cui ricette purtroppo sono andate perdute.


La pizza coi cecinielli.



Questa pizza si diffuse dopo la mastunicola, é quindi anch'essa molto antica sebbene non come la prima. É fatta con i bianchetti di pesce, noti a Napoli col nome di cecinielli, ingredienti molto diffusi nella cucina partenopea. Insieme ai cecinielli gli altri ingredienti sono l'aglio vecchio utile per stornare l'odore forte del pesce, l'origano, sale, pepe ed olio d'oliva. P.S. il pomodoro che si vede nella foto é un'aggiunta recente.


La pizza con borragine.


Questa pizza ha origini semisconosciute, al punto che potrebbe essere anche piú antica della mastunicola e sembra sia originaria di Salerno. É fatta con borragine, aglio, sale ed olio. Un tempo era molto diffusa, anche se per gustarla occorreva aspettare i mesi invernali, il periodo in cui veniva colta la borragine. Oggi é poco nota ma ha comunque molti estimatori.


La pizza piena o "calzone".




Questa variante chiusa della pizza sembra sia la piú antica di tutte ma non é sicuro al 100%; di certo il suo ingrediente principale, la ricotta, lo conferma. Gli altri ingredienti sono: pepe, sale, salame, basilico ed i giá citati cicoli. Del calzone esistono a sua volta delle varianti come: la pizza fritta, con gli stessi ingredienti ma fritta nell'olio; la pizza con scarola, con scarola, aglio, olive, capperi e a volte acciughe. Non é chiaro se queste varianti siano antiche come il calzone stesso ma é molto probabile, specie per la versione con scarola.


La pizza marinara.




Questa fu la prima pizza ad avere il pomodoro come ingrediente. Nata all"inizio del '700 é stata la pizza piú nota prima dell'invenzione della Margherita. Oltre al pomodoro gli altri ingredienti sono l'origano e tanto aglio a fettine. Venne chiamata marinara perché era la pizza preferita dai marinai che tornavano a casa dopo aver passato la giornata a pescare.


La pizza fior di Margherita.



Anche se può sembrare una moderna rivisitazione della Margherita in realtà é di almeno cent'anni piú vecchia, dato che la regina Maria Carolina di Borbone, figlia di Francesco I delle due Sicilie ne era molto ghiotta e come lei gran parte della corte. Gli ingredienti sono gli stessi della Margherita classica ma invece di strisce la mozzarella é tagliata a fette sottili che vengono poste sulla pizza per formare i petali di un fiore.



Perché i ristoranti italiani hanno molto successo in tutto il mondo?

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Ristorante italiano a Londra


L'ho pensato tanto anche io, provo a dare la mia interpretazione:

  • è cibo economico;

  • è cibo che richiede ricette, ma non è eccessivamente complesso;

  • è fatto con prodotti che piacciono a tutti, pensiamo ai pomodori e alla pasta;

  • sa di casa, sa di famiglia;

  • la simpatia degli italiani nei ristoranti, questi, spesso, rimarcano l'essere italiani in tutto quello che fanno e questo diverte (anche se sono macchiette) il turista;

  • gli italiani sono emigrati in molti paesi del mondo, la cucina ha una forte connessione con le comunità di migranti;

  • l'Italia ed il Made in Italy sono simbolo di lusso e di qualità e quindi la cucina risente, giustamente, di questa nomea;

  • la pizza a livello di produzione ha un alto rapporto costi benefici.

Sono riflessioni personali… non vengono da studi o ricerche.


Chi di voi ha usato la passata 100% toscana della Petti ed invece era 100% made in Extra Uee ?

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È come se a Napoli facessero la pizza napoletana con ingredienti provenienti da paesi extra Uee e la spacciassero per prodotti locali. Questa volta questa truffa arriva dalla Toscana e vede protagonista un marchio storico di quella regione PETTI "since 1925" che si vantava di commercializzare un prodotto "100% toscano" o "100% italiano".


" Concentrato di pomodoro estero, proveniente da Paesi non appartenenti all'Unione Europea, miscelato a quello italiano e poi lavorato e venduto come "pomodoro 100% italiano" e "pomodoro 100% toscano". È questa l'accusa nei confronti dell'azienda italiana Petti al centro di un maxi sequestro da parte dei carabinieri per la Tutela Agroalimentare e di un'indagine della procura di Livorno che vede indagate sei persone riconducibili all'azienda per concorso in frode in commercio. Nel maxi blitz avvenuto da parte dei militari del Comando Carabinieri per la Tutela Agroalimentare, insieme con i militari delle Unità dell’Arma Territoriale e Forestale, sono stati sequestrati all'interno dello stabilimento produttivo e nel deposito della ITALIAN FOOD SPA – Gruppo Petti, un totale di 4.477 tonnellate per un valore commerciale di almeno 3 milioni di euro. Nello specifico i carabinieri hanno sequestrato come disposto dal procura della Repubblica di Livorno 3.500 tonnellate di conserve di pomodoro in bottiglie, vasi di vetro, barattoli, pacchi e bricks, già confezionate e etichettate come "pomodoro 100% italiano: e/o "pomodoro 100% toscano" pronte per la commercializzazione e 977 tonnellate circa di prodotto semilavorato e concentrato di pomodoro di provenienza estera (extra-UE), stipato in fusti e bidoni. Secondo quanto emerso dalle indagini iniziate lo scorso gennaio le sei persone indagate, che ricoprono diversi ruoli all'interno dell'azienda, sarebbero responsabili della "sistematica produzione e fraudolenta commercializzazione di conserve di pomodoro falsamente etichettate quale "pomodoro 100% italiano" e/o "pomodoro 100% toscano".



Destinate poi alla Grande Distribuzione Organizzata (GDO) per la vendita al dettaglio al consumatore finale sul territorio nazionale. Durante la perquisizione i carabinieri hanno colto in flagranza di reato gli addetti ai lavori che miscelavano il concentrato di pomodoro estero insieme al semilavorato di pomodoro italiano così da realizzare il prodotto da utilizzare per i prodotti finiti come conserve e passate di pomodoro. Durante il sequestro i carabinieri hanno sequestrato anche diversi documenti sia contabili, che amministrativi e di laboratorio, sia cartacei che su supporto informatico, al centro dell'indagine: nello specifico si tratta di schede di produzione ufficiose e manoscritte, nelle quali veniva appunto descritto il falso: il contenuto dei prodotti poi destinati alla vendita non riportavano la vera provenienza del pomodoro contenuto al loro interno ma quella falsificata, ovvero pomodoro italiano e toscano "

Il danno è doppio per i consumatori . Quello sul prezzo (un prodotto commercializzato 100% italiano e prodotto invece con pomodori di bassa qualità provenienti da paesi extra europei) e soprattutto il danno sul gusto fatto passare per 100% toscano e invece era "made in Marocco"

Chi dovrebbe difendere i consumatori da questo tipo di truffe, fatte da marchi noti che scrivono di tutto sulle etichette ,ma poi chi controlla che tutto quello scritto sia vero ? Un'azienda che si vanta di produrre al 100% un prodotto italiano addirittura in questo caso al 100% toscano non dovrebbe essere controllata minimo mensilmente per far sì che rispetti la filiera "pomodoro coltivato in Toscana con cui produciamo la migliore passata made in Toscana" ? E che dire di questi " titoli " di cui si vantano?

" il sapore autentico e genuino premiato dai consumatori "

Due sono le cose o i consumatori non ne capiscono di sapori oppure i pomodori extraeuropei sono perlomeno simili o addirittura superiori a quelli italiani o più precisamente a quelli toscani


Lemon curd

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Fruit curd o Lemon curd (letteralmente cagliata di limone) è una crema di origine anglosassone diffusa come dessert a base di limoni, limetta, arance o lamponi. Gli ingredienti sono:
  • tuorli d'uovo sbattuti
  • zucchero
  • succo di frutta
  • scorze di agrumi grattugiate
il tutto cotto a fuoco lento fino all'addensamento, quindi raffreddato per ottenere una crema morbida, soffice e dal gusto intenso. Alcune ricette includono anche bianchi d'uovo e/o burro[3], e in alcuni casi addirittura fecola o latte.
Tra il XIX e XX secolo in Inghilterra, il lemon curd fatto in casa era tradizionalmente servito con pane o scones all'ora pomeridiana del tè, in alternativa alla marmellata e come ripieno per torte, pasticcini e crostate. Solitamente veniva preparato in piccole quantità poiché non si mantiene bene come la marmellata, ma oggi è possibile prolungarne la conservazione grazie alla refrigerazione o all'aggiunta di conservanti e addensanti come nel caso di prodotti commerciali.
L'uso moderno più comune del Lemon curd è rimasto quello di consumarlo spalmato sul pane, sugli scones, i toast o i muffins. Può anche essere utilizzato come aromatizzante per dolci e yogurt. Fin dal XIX secolo il Lemon-meringue pie (torta meringa al limone), fatta con lemon curd e copertura di meringa, è stato il dolce preferito in Gran Bretagna e negli Stati Uniti. Il Lemon curd, rispetto alla crema e ad altri analoghi riempimenti per torte, contiene una maggiore proporzione di succo e scorze di agrumi che conferisce al dolce un aroma più intenso. Inoltre le preparazioni di Lemon curd contenenti burro hanno una consistenza più liscia e cremosa; creme e ripieni per torte contengono poco o per niente burro e usano amido di mais o farina per addensare. A differenza delle creme, il Lemon curd non è di solito consumato da solo.
Altre varianti utilizzano agrumi diversi come lime e mandarini, maracuglia, mango e frutti di bosco quali mirtilli o more. Centinaia di varianti commerciali sono vendute in tutto il mondo.

Boerenkool

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Boerenkool oppure boerenkoolstamppot è un piatto della cucina tradizionale olandese. La preparazione e gli ingredienti sono simili alla "stoemp" belga, ma il tipo di salsiccia che viene usata è diversa. Infatti si usa una salsiccia affumicata che viene bollita in acqua, mentre la stoemp usa una salsiccia non affumicata che viene grigliata.
Gli ingredienti principali sono patate, boerenkool (una specie di verza, letteralmente 'cavolo del contadino'), salsiccia affumicata, pancetta, sale, pepe e un po' di latte. Tradizionalmente, la boerenkool usata nel piatto, dato che è una verdura invernale, viene considerata pronta per essere colta dopo la prima notte di gelo.
Spesso il piatto viene mangiato anche con l'aggiunta di una salsa a base di carne chiamata jus, simile all'inglese gravy. In alternativa si può aggiungere il burro o anche della senape. Varianti moderne prevedono anche l'uso di cetriolini o cipolline in agrodolce nel piatto, per contrastarne la pesantezza causata dalla salsiccia e la pancetta in combinazione con le patate.
In altre parti dei Paesi Bassi il piatto può essere trovato anche sotto il nome mous (nella provincia settentrionale del Groningen) oppure moos (nella parte orientale vicino alla Germania). Come tipologia di piatto, la boerenkool fa parte dei vari tipi di stamppot.

Cappelletti

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«L'avidità di tale minestra è così generale che da tutti, e massime dai preti, si fanno delle scommesse di chi ne mangia una maggior quantità, e si arriva da alcuni fino al numero di 400 o 500»
(così scriveva nel 1811 il prefetto di Forlì)



I cappelletti sono un formato di pasta ripiena che si ottiene tagliando la sfoglia di pasta all'uovo in quadrati o cerchi, al centro dei quali viene posto il ripieno; la pasta viene poi piegata prima in due a triangolo, e poi unendo le estremità intorno a un dito della mano. I cappelletti vengono poi cotti in brodo di carne, preferibilmente di pollo.

Origini

Essendo una ricetta molto diffusa al giorno d'oggi su ampia base territoriale, molte tradizioni locali reclamano la primogenitura di questo piatto. Sicuramente l'area di origine, comunque, è l'Italia centro-settentrionale probabilmente con lo sviluppo di tradizioni parallele, che in parte sussistono ancora oggi.



In Emilia-Romagna

I cappelletti sono il piatto tipico della Romagna (caplèt in romagnolo) e sono così chiamati appunto per la loro forma caratteristica che ricorda quello di un cappello.
In Romagna, dove è particolare anche il modo di chiuderli, i cappelletti sono conosciuti in due versioni: quella più conosciuta e apprezzata in brodo di cappone, e asciutti con vari condimenti. I cappelletti in brodo costituiscono un piatto natalizio d'obbligo in tutta la regione.
La tradizione più tipica è quella di confezionare il ripieno dei cappelletti con formaggio e petto di cappone. Tale ripieno in Romagna viene chiamato "compenso". Pellegrino Artusi, nel suo La scienza in cucina e l'arte di mangiar bene, descrive la particolare ricetta dei "Cappelletti all'uso di Romagna" (ricetta n. 7), con ripieno a base di ricotta (o ricotta e raviggiolo), petto di cappone o lombata di maiale, da cuocere nel brodo di cappone. Artusi era originario di Forlimpopoli. Nel faentino il cappelletto da sempre si fa con "batù" di formaggi morbidi, parmigiano, noce moscata ma niente carne di nessun tipo. Vanno assaggiati in brodo esclusivamente di pollo.
Sono diffusi anche in Emilia, essendo un piatto tipico anche della provincia di Reggio Emilia; la loro forma, che nell'Appennino reggiano è più minuta, tende ad aumentare scendendo dal crinale alla pianura e ad al Po. Vengono cucinati in brodo di cappone. Sono il piatto tipico anche nel Viadanese (parte del Basso Mantovano al confine con la provincia di Reggio Emilia), così come nel Ferrarese, dove il ripieno è costituito da carne di manzo, pollo, goletta di maiale, salame da pentola, ed eventualmente prosciutto e mortadella.

Nelle Marche

In tutte le Marche, da nord a sud, i cappelletti sono considerati pasta tradizionale tipica e sono anche per questo apprezzati. Mentre i tortellini in alcune aree marchigiane sono giunti solo nel dopoguerra, i cappelletti sono da sempre preparati in casa in tutta la regione. Anche nelle Marche alcune ricorrenze annuali, come i grandi pranzi di Natale, prevedono come primo piatto, quasi obbligatoriamente, i cappelletti in brodo. A differenza della Romagna, dove il ripieno è confezionato con formaggio e petto di cappone, la ricetta marchigiana prevede, oltre al formaggio, anche carne mista: di vitello, di tacchino e lombo di maiale.
I cappelletti asciutti, con ragù di carne o altra salsa, sono una creazione recente.



Preparazione

I cappelletti si distinguono dai tortellini (che in Emilia sono più comuni dei cappelletti) per il modo di chiuderli: una volta messo il ripieno nella pasta, questa viene piegata su se stessa, poi - tramite un attrezzo munito di lama circolare - si tagliano dei fagottini.
Il ripieno dei cappelletti è infatti diverso a seconda delle zone:
  • Nelle ricette romagnole, il ripieno è detto e' pin d'é caplèt o e' batù, ed è a base di ricotta, a cui possono essere aggiunti altri formaggi teneri (caciotta o raviggiolo), parmigiano-reggiano grattugiato, noce moscata, uova crude e in alcune zone scorza di limone grattugiata. La sfoglia viene tagliata in quadratini di circa 5 cm di lato; in ciascuno di essi viene inserito un cucchiaio di ripieno. I cappelletti romagnoli vanno gustati sempre in brodo: essi vanno lessati in un ottimo brodo di carne. È buona norma non prelevarli subito dalla pentola ma lasciarli a bagno per qualche minuto affinché assorbano bene il brodo.
  • Nelle ricette marchigiane, il ripieno è invece a base di carni stufate comprensive degli "odori" sedano, carota e poca cipolla, passati al tritacarne, a cui vengono aggiunti uova crude, formaggio stagionato grattugiato, noce moscata e scorza di limone grattugiata.

Varianti

Se il cappelletto è generalmente di taglia piccola e va consumato in brodo, la variante cappellaccio o "tortello", di identica forma, ma di dimensione almeno doppia, viene consumata asciutta; tipico di Ferrara e di Reggio Emilia è il cappellaccio di zucca con ripieno a base di zucca, tipico di Mantova il tortello ripieno di zucca e amaretto.

Commercializzazione

Al giorno d'oggi è possibile reperire cappelletti confezionati in ogni parte del mondo, soprattutto dove le comunità italiane hanno una certa importanza. I cappelletti confezionati "freschi" hanno normalmente una durata di sette settimane.

 
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