«L'avidità di tale
minestra è così generale che da tutti, e massime dai preti, si
fanno delle scommesse di chi ne mangia una maggior quantità, e si
arriva da alcuni fino al numero di 400 o 500»
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(così scriveva nel 1811 il
prefetto di Forlì)
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I cappelletti sono un formato di
pasta ripiena che si ottiene tagliando la sfoglia di pasta all'uovo
in quadrati o cerchi, al centro dei quali viene posto il ripieno; la
pasta viene poi piegata prima in due a triangolo, e poi unendo le
estremità intorno a un dito della mano. I cappelletti vengono poi
cotti in brodo di carne, preferibilmente di pollo.
Origini
Essendo una ricetta molto diffusa al giorno d'oggi su ampia base
territoriale, molte tradizioni locali reclamano la primogenitura di
questo piatto. Sicuramente l'area di origine, comunque, è l'Italia
centro-settentrionale probabilmente con lo sviluppo di tradizioni
parallele, che in parte sussistono ancora oggi.
In Emilia-Romagna
I cappelletti sono il piatto tipico
della Romagna (caplèt in romagnolo) e sono così chiamati
appunto per la loro forma caratteristica che ricorda quello di un
cappello.
In Romagna, dove è particolare anche
il modo di chiuderli, i cappelletti sono conosciuti in due versioni:
quella più conosciuta e apprezzata in brodo di cappone, e asciutti
con vari condimenti. I cappelletti in brodo costituiscono un piatto
natalizio d'obbligo in tutta la regione.
La tradizione più tipica è quella di
confezionare il ripieno dei cappelletti con formaggio e petto di
cappone. Tale ripieno in Romagna viene chiamato "compenso".
Pellegrino Artusi, nel suo La scienza in cucina e l'arte di
mangiar bene, descrive la particolare ricetta dei "Cappelletti
all'uso di Romagna" (ricetta n. 7), con ripieno a base di
ricotta (o ricotta e raviggiolo), petto di cappone o lombata di
maiale, da cuocere nel brodo di cappone. Artusi era originario di
Forlimpopoli. Nel faentino il cappelletto da sempre si fa con "batù"
di formaggi morbidi, parmigiano, noce moscata ma niente carne di
nessun tipo. Vanno assaggiati in brodo esclusivamente di pollo.
Sono diffusi anche in Emilia, essendo
un piatto tipico anche della provincia di Reggio Emilia; la loro
forma, che nell'Appennino reggiano è più minuta, tende ad aumentare
scendendo dal crinale alla pianura e ad al Po. Vengono cucinati in
brodo di cappone. Sono il piatto tipico anche nel Viadanese (parte
del Basso Mantovano al confine con la provincia di Reggio Emilia),
così come nel Ferrarese, dove il ripieno è costituito da carne di
manzo, pollo, goletta di maiale, salame da pentola, ed eventualmente
prosciutto e mortadella.
Nelle Marche
In tutte le Marche, da nord a sud, i
cappelletti sono considerati pasta tradizionale tipica e sono anche
per questo apprezzati. Mentre i tortellini in alcune aree marchigiane
sono giunti solo nel dopoguerra, i cappelletti sono da sempre
preparati in casa in tutta la regione. Anche nelle Marche alcune
ricorrenze annuali, come i grandi pranzi di Natale, prevedono come
primo piatto, quasi obbligatoriamente, i cappelletti in brodo. A
differenza della Romagna, dove il ripieno è confezionato con
formaggio e petto di cappone, la ricetta marchigiana prevede, oltre
al formaggio, anche carne mista: di vitello, di tacchino e lombo di
maiale.
I cappelletti asciutti, con ragù di carne o altra salsa, sono una
creazione recente.
Preparazione
I cappelletti si distinguono dai
tortellini (che in Emilia sono più comuni dei cappelletti) per il
modo di chiuderli: una volta messo il ripieno nella pasta, questa
viene piegata su se stessa, poi - tramite un attrezzo munito di lama
circolare - si tagliano dei fagottini.
Il ripieno dei
cappelletti è infatti diverso a seconda
delle zone:
Nelle ricette romagnole, il
ripieno è detto e' pin d'é caplèt o e' batù, ed è
a base di ricotta, a cui possono essere aggiunti altri formaggi
teneri (caciotta o raviggiolo), parmigiano-reggiano grattugiato,
noce moscata, uova crude e in alcune zone scorza di limone
grattugiata. La sfoglia viene tagliata in quadratini di circa 5 cm
di lato; in ciascuno di essi viene inserito un cucchiaio di ripieno.
I cappelletti romagnoli vanno gustati sempre in brodo: essi vanno
lessati in un ottimo brodo di carne. È buona norma non prelevarli
subito dalla pentola ma lasciarli a bagno per qualche minuto
affinché assorbano bene il brodo.
Nelle ricette marchigiane, il
ripieno è invece a base di carni stufate comprensive degli "odori"
sedano, carota e poca cipolla, passati al tritacarne, a cui vengono
aggiunti uova crude, formaggio stagionato grattugiato, noce moscata
e scorza di limone grattugiata.
Varianti
Se il cappelletto è generalmente di
taglia piccola e va consumato in brodo, la variante cappellaccio
o "tortello", di identica forma, ma di dimensione almeno
doppia, viene consumata asciutta; tipico di Ferrara e di Reggio
Emilia è il cappellaccio di zucca con ripieno a base di zucca,
tipico di Mantova il tortello ripieno di zucca e amaretto.
Commercializzazione
Al giorno d'oggi è possibile reperire cappelletti confezionati in
ogni parte del mondo, soprattutto dove le comunità italiane hanno
una certa importanza. I cappelletti confezionati "freschi"
hanno normalmente una durata di sette settimane.