Il ragù napoletano è
probabilmente il condimento più conosciuto della cucina napoletana
nonostante la sua poca diffusione nell'uso quotidiano, ciò dovuto
all'elevata complessità di preparazione a causa anche dei tempi di
preparazione molto lunghi.
Per questi ed altri motivi, il ragù
napoletano risulta essere un piatto tipicamente festivo consistente
nell'unione di diversi tipi di carne tagliata a pezzi e non tritata,
bovina e suina, cotti in una salsa di pomodoro a fuoco molto lento.
La leggenda del ragù
Il ragù napoletano è decantato anche
da Eduardo De Filippo in una sua poesia dal titolo, appunto: 'O
rrau.
« 'O rraù ca me piace a
me
m' 'o ffaceva sulo mammà. A che m'aggio spusato a te, ne parlammo pè ne parlà. Io nun songo difficultuso; ma luvàmmel' 'a miezo st'uso Sì, va buono: comme vuò tu. Mò ce avéssem' appiccecà? Tu che dice? Chest'è rraù? E io m' 'o mmagno pè m' 'o mangià... M' 'a faje dicere 'na parola?... Chesta è carne c' 'a pummarola» |
(Eduardo, 'O rraù.) |
Secondo la leggenda, a Napoli alla fine
del Trecento esisteva la Compagnia dei Bianchi di giustizia che
percorreva la città a piedi invocando "misericordia e pace".
La compagnia giunse presso il "Palazzo dell'Imperatore"
tuttora esistente in via Tribunali, che fu dimora di Carlo,
imperatore di Costantinopoli e di Maria di Valois figlia di re Carlo
d'Angiò. All'epoca il palazzo era abitato da un signore nemico di
tutti, tanto scortese quanto crudele, e che tutti cercavano di
evitare. La predicazione della compagnia convinse la popolazione a
rappacificarsi con i propri nemici, ma solo il nobile che risiedeva
nel "Palazzo dell'Imperatore" decise di non accettare
l'invito dei bianchi nutrendo da sempre antichi e tenaci rancori. Non
cedette neanche quando il figliolo di tre mesi, in braccio alla balia
sfilò le manine dalle fasce ed incrociandole gridò tre volte:
"Misericordia e pace". Il nobile era accecato dall'ira,
serbava rancore e vendetta, ed un giorno la sua donna, per
intenerirlo gli preparò un piatto di maccheroni. La provvidenza
riempì il piatto di una salsa piena di sangue. Finalmente, commosso
dal prodigio, l'ostinato signore, si rappacificò con i suoi nemici e
vestì il bianco saio della Compagnia. Sua moglie in seguito
all'inaspettata decisione, preparò di nuovo i maccheroni, che anche
quella volta, come per magia, divennero rossi. Ma quel misterioso
intingolo aveva uno strano ed invitante profumo, molto buono ed il
Signore nell'assaggiarla trovò che era veramente buona e saporita.
La chiamo' così "raù" lo stesso nome del suo bambino.
In realtà il termine Ragù deriva dal
francese Ragout, che indica un tipo di cottura di carne e
verdure, simile allo spezzatino. Bisogna inoltre ricordare che il
pomodoro non arrivò in Italia prima della fine del XVI secolo.
Caratteristiche
Originariamente costituiva il piatto
unico della domenica, in quanto il sugo veniva utilizzato per condire
la pasta, e la carne consumata come seconda portata. I tipi di carne
impiegati nella preparazione del ragù sono numerosi, e possono
variare anche da quartiere a quartiere, ed inoltre, questa non è
macinata ma è cotta a pezzi grossi, da 500 g fino a un kg, tagliati
a mo' di grossa bistecca, farcita con ingredienti vari (uvetta,
pinoli, formaggio, salame o lardo, noce moscata, prezzemolo) e legata
con uno spago. Generalmente viene utilizzato un misto di carne di
manzo (tagli anteriori e poco pregiati, che necessitano di lunga
cottura) e di maiale. Troviamo il muscolo di manzo (gamboncello o
colarda), le spuntature di maiale (tracchie), l'involtino di cotenna
(cotica), la polpetta e la braciola, termine che viene usato però
per indicare un involtino di carne di manzo ripieno con aglio,
prezzemolo, pinoli, uva passa e dadini di formaggio.
Tradizionalmente, la preparazione del
ragù inizia di buon mattino, se non il sabato sera, in quanto la
salsa deve addensarsi molto, cuocendo a fuoco lento, fino a diventare
di una consistenza molto cremosa, prima di poter condire degnamente
una buona pastasciutta. In molte varianti del ragù napoletano viene
impiegato anche un cucchiaio di concentrato di pomodoro.
La ricetta
Il ragù non è la carne c' ‘a
pummarola, come recita la poesia di Eduardo. Non è di facile
realizzazione ed inoltre per essere saporito come quello della
mamma del de Filippo richiede una lunghissima cottura.
Attualmente si usa chiamare ragù un sugo di pomodoro nel quale si è
cotta della carne. Il ragù, come recita Eduardo, veniva cotto su di
una fornacella a carbone e doveva cuocere per almeno sei ore.
La pentola in cui si dovrebbe cuocere è
un tegame di rame, e per rimestarlo occorre la cucchiarella
(il cucchiaio di legno). Il ragù napoletano è il piatto tipico
domenicale e base per altre pietanze altrettanto saporite, come ad
esempio la tipica lasagna che a Napoli viene preparata con una grande
quantità di ingredienti durante il periodo di Carnevale.
Ingredienti
- 1 kg di spezzatino di vitello
- 2 cipolle medie
- 2 litri di passata di pomodoro
- un cucchiaio di concentrato di pomodoro
- 200 g. di olio d'oliva
- 6 tracchiulelle (costine di maiale)
- 1/4 di litro di vino rosso preferibilmente di Gragnano
- basilico
- sale q.b.
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