Caerphilly

0 commenti

Risultati immagini per Caerphilly (formaggio)

Il Caerphilly cheese è un tipo di formaggio a pasta dura, bianca, originario dell'area attorno alla città di Caerphilly nel Galles, sebbene oggi sia prodotto anche nel sud-ovest dell'Inghilterra e ai confini con il Galles.
È un formaggio friabile leggermente colorato, prodotto da latte di vacca, ha un contenuto di grasso attorno al 48%.
Ha un sapore di media intensità, però forse la sua caratteristica rilevante è la sua salinità. Si dice che il formaggio fu creato per i minatori di carbone della zona per rifornirli del sale perso durante il loro turno di 10 ore di lavoro nel sottosuolo, così fu nutrimento principale nella dieta dei minatori.
Il Caerphilly è stato uno dei molti formaggi menzionati nello sketch “Cheese Shop” dal film Monty Python negli anni '70.
La produzione di Caerphilly cessò nel corso della II guerra mondiale poiché tutto il latte doveva andare alle fabbriche del formaggio Cheddar. Dopo la guerra queste industrie iniziarono a produrre la loro versione di Caerphilly, che è quella maggiormente conosciuta oggi, secca e friabile. Comunque ci sono ancora due o tre aziende che producono l'originale Caerphilly, che è sodo nel mezzo e cremoso alle estremità. Nella città di Caerphilly si svolge annualmente un festival di tre giorni per festeggiare il formaggio, chiamato The Big Cheese/Y Caws Mawr.



Brovada

0 commenti

Risultati immagini per Brovada


La brovada (brovade o broade in friulano) è un piatto tipico della cucina friulana, usato per accompagnare carni arrosto o bollite, abbinabile con il vino. Dal 2011 è anche riconosciuto marchio DOP.
Si ottiene tagliando in piccole fettine (circa come i crauti) delle rape a colletto viola macerate nelle vinacce e cucinandole a lungo in pentola, con olio, alloro, e spesso un pezzo di carne di maiale (costa o musetto o altro taglio grasso del maiale).
Il processo d'ottenimento delle rape macerate nelle vinacce ha inizio con la fine del processo di vinificazione.
Le vinacce d'uva nera sgrondate dal vino sono lasciate in un contenitore da cui possa continuare il processo di sgocciolamento per parecchi giorni al fine di ottenere l'acidificazione delle vinacce medesime per opera anche dei moscerini dell'aceto. Il processo d'acidificazione può essere implementato con l'impiego del torchio, pressando le vinacce e lasciandole fermentare pressate uno o due giorni, si ottiene un aumento dell'acidità. Ottenute le vinacce acide s'implementano con gli scarti di vino, la morchia che si recupera dai travasi, ed acqua. A questo punto non resta che cogliere le rape, tagliare la parte verde e con l'uso di una roncola operare un taglio a forma di scodellino sulla parte alta della rapa ottenendone una sede dal quale entrerà l'aceto durante la macerazione.
Le rape vanno poste in un contenitore tipo tinozza a strati con la parte tagliata verso l'alto e tra uno e l'altro strato s'interpone della vinaccia in modo da evitare che le rape si muovano. Su ogni strato di vinaccia si aggiunge poco sale marino. Al completamento degli strati si aggiunge il liquido acido che deve raggiungere il livello dell'ultimo strato di vinaccia al fine di evitare che si formi della muffa.
Nei primi giorni di macerazione controllare il livello del liquido per evitare che scenda, e nel caso aggiungere o aceto o acqua o vino Il processo di macerazione dipende dalla temperatura e può variare da uno a due mesi dopo di che le rape si conservano ma con il giungere della primavera e quindi del caldo cominciano a degenerare. Pertanto la brovada è usualmente una pietanza invernale.
Le rape vengono lasciate a fermentare a contatto con vinacce, preferibilmente di uva nera, per circa un mese. Dopodiché vengono estratte, sbucciate e tagliate.
La brovada è di colore bianco, rosato o violetto, il profumo è consistente, mentre il sapore è acido e forte.
La brovada è utilizzata per accompagnare o guarnire altri cibi (principalmente carni). Tipicamente viene abbinata al musetto (muset), tipico insaccato friulano simile al cotechino.
Ha preso il nome dalla sorella friulana, ma originalmente veniva detta «rava garba», cioè rapa acida.

Arrosticini

0 commenti

Risultati immagini per Arrosticini


Gli arrosticini sono spiedini di carne di pecora, tipici della cucina abruzzese.
Gli arrosticini sono legati alla tradizione pastorale dell'Abruzzo e al conseguente consumo di carne ovina. Il loro luogo d'origine è da ricondurre alla fascia orientale del Gran Sasso d'Italia, per la precisione la zona che va dalla Piana del Voltigno (quindi inerente ai comuni di Villa Celiera, Civitella Casanova e Carpineto della Nora) fino a Penne.
Sono espressione culinaria della pastorizia stanziale e non della transumanza, come si è ritenuto in passato: leggenda narra che furono inventati negli anni '30 da due pastori del Voltigno che tagliarono carne di pecora vecchia difficilmente mangiabile in piccoli pezzi per non sprecare la carne, anche dalle zone vicine alle ossa dell’animale, i piccoli pezzettini di carne sarebbero diventati spiedini utilizzando un bastoncino di legno di “vingh”, una pianta che cresce spontanea lungo le rive del fiume Pescara, per poi cuocerli alla brace all’aperto.
Ovviamente quindi, come tradizione pastorizia, il vero arrosticino abruzzese è di carne ovina, idealmente con carne di pecora giovane chiamata in dialetto “ciavarra”.
Oggi gli arrosticini vengono consumati anche al di fuori dell'Abruzzo e in alcune zone d'Italia si stanno affermando nella vendita di grande distribuzione.
Gli arrosticini sono composti di carne ovina.
La preparazione consiste nel tagliare la carne in tocchetti e infilarli in spiedini (in dialetto detti «li cippe oppure li cippitill»). Gli arrosticini sono poi cotti alla brace, normalmente utilizzando un braciere dalla caratteristica forma allungata a canalina definito, in base al dialetto della zona, «fornacella», «furnacella», «rustillire» o «la canala».
Per la riuscita dell'arrosticino, molto dipende anche dalla cottura e dalla griglia utilizzata, dalla temperatura del fuoco, ma soprattutto dall'abilità del cuoco. A seconda delle preferenze, gli arrosticini possono avere diversi gradi di cottura e salatura. Sono disponibili anche fornacelle elettriche di piccolo e medio ingombro, tuttavia i risultati in termini di gusto e piacevolezza al palato non sono confrontabili con quelli ottenibili nella cottura alla brace.
Le tipologie di arrosticino sono principalmente due:
  • produzione in serie, caratterizzata da cubetti di carne di circa 1 cm di lato infilati su di uno spiedino di legno per una lunghezza di massima di 20 cm;
  • produzione manuale, in cui la carne è tagliata con il coltello a tocchetti irregolari di varia dimensione interponendo strati di carne molto magra a tocchettini di grasso, sempre di pecora, che li rende morbidi e profumati. Quest'ultimo tipo di arrosticini, a detta degli estimatori, è il più pregiato perché necessita di carne di ottima qualità per poter reggere bene una cottura più lunga.
Negli ultimi anni, soprattutto nella Val Pescara, si stanno diffondendo anche gli arrosticini di fecte (fegato). In questo caso si alterna un pezzo di carne con una foglia d'alloro. Un'altra variante prevede l'aggiunta di una piccola fetta di cipolla.
Gli arrosticini sono inseriti nell'elenco dei Prodotti agroalimentari tradizionali italiani (P.A.T.) del Ministero delle politiche agricole alimentari e forestali. Nell'elenco del 2016 sono iscritti al n. 9 per la Regione Abruzzo.
Gli arrosticini sono solitamente accompagnati da fette di pane casereccio cosparse di olio extravergine di oliva («pane 'onde»), gli si abbina egregiamente un Montepulciano d'Abruzzo o, come in uso ancora nei locali più tradizionali, un mix di vino rosso locale diluito con gassosa (tre quarti di litro di vino ed uno di gassosa). La quantità media adatta ad un adulto è di 10-15 unità, ed è importante che il pane non venga tostato né salato, in quanto già gli spiedini sono abbondantemente cosparsi di sale.
Data la facilità di preparazione ed essendo spiedini, gli arrosticini possono essere consumati ovunque ed infatti può essere considerato cibo di strada, sfilando uno ad uno i pezzetti di carne, tenendoli stretti tra i denti e tirando verso l'esterno il ceppo. Tradizione praticata è cuocere e consumare gli arrosticini all'aperto, immersi nella natura in scampagnate, arrampicate in montagna, gite al lago o situazioni simili. Molto presenti anche in sagre e feste di paese.


Bigoli con l'anatra

0 commenti

Risultati immagini per Bigoli con l'anatra


I bigoli con l'anatra (o bigoi co' l'arna in dialetto veneto) sono un tipico primo piatto della provincia di Vicenza.
I bigoli sono una pasta fresca preparata con farina, uovo, burro, sale e acqua. Hanno la forma di grossi spaghetti, non bucati, il cui diametro è di circa 3-4mm, tradizionalmente trafilati con un torchio di bronzo (chiamato torchietto bigolaro) che veniva girato a mano, mentre una ragazzina vi sedeva sopra per tenerlo fermo. Si tratta di una pasta tipicamente veneta, consumata con vari sughi particolarmente ricchi di grassi.
I bigoli con l'anitra erano inizialmente tipici della cittadina di Thiene, ma sono stati con il tempo apprezzati in tutta la provincia e possono essere gustati nelle trattorie fino a Padova e Treviso.
«Arna lesa e bigoło tondo, a ła sera contenta el mondo»
(Antico proverbio vicentino)
La ricetta tradizionale prevedeva che i bigoli fossero cotti nel grasso brodo in cui era stata fatta lessare un'anatra novella (nata 60-90 giorni prima) e che quindi si condissero con un sugo prodotto con burro aromatizzato e frattaglie della medesima anatra.
A Zanè la prima domenica di ottobre è tradizione servire questo piatto, seguito dall'anatra lessa.
Fino agli anni cinquanta si allevavano le anitre domestiche, derivate dal germano reale, in seguito sono state introdotte in Europa le anitre mute, una specie facile da allevare e piuttosto magra e muscolosa.
Attualmente le macellerie vicentine propongono un macinato di carne d'anatra muta per fare un ragù con un procedimento molto simile a quello con cui si produce il ragù comune, ma comunque senza pomodoro. La consuetudine odierna ha reso la ricetta estremamente magra, rispetto al passato, e di realizzazione più semplice.

Catupiry

0 commenti

Risultati immagini per Catupiry


La marca di formaggio Catupiry è stata creata, nel 1911, da Mário e Isaíra Silvestrini, una coppia di immigrati italiani residenti a Lambari, nello stato di Minas Gerais, Brasile.
La parola passò in seguito a designare formaggio molto cremoso, usato come complemento in varie ricette della cucina brasiliana, ivi compresa la pizza.

Qualcuno dei paesi del blocco orientale (più la Jugoslavia) aveva una specie di emulatore di McDonald's? Il fast food esisteva nel mondo comunista?

0 commenti

Copia di McDonalds? Oh ragazzi... Abbiamo avuto (in Serbia) McDonalds prima che emergesse negli USA.

Ti presento PLJESKAVICA



Era (ed è ancora) venduto in ogni città dell'ex Jugoslavia nei chioschi di strada. Infatti, la reazione della gente di queste parti quando ordinava un hamburger McDonalds per la prima volta era sempre "E' così piccolo?" Pljeskavica è circa due volte più grande e puoi dire che hai effettivamente mangiato qualcosa.

Dove c'è la pljeskavica, ci sono anche i ćevapi.


10 pezzi di pane a metà chiamati somun sono lo standard.

E naturalmente, al mattino c'è sua altezza BUREK. Mangiane uno con youghurt e sei pronto per una dura giornata di lavoro.


Il cibo di strada era abbondante nell'ex Jugoslavia e in tutti i paesi che hanno ottenuto l'indipendenza in seguito.

Il fast food, che è stato un ultimo arrivato, era in realtà la pizza. Solo negli anni ottanta ha cominciato a prendere piede. Gli hot dogs sono apparsi e scomparsi, ma pkjeskavica, ćevapi e burek sono qui per restare.


Si può estinguere un cibo?

0 commenti

Sì!


Potremmo pensare che solo gli animali o le specie vegetali, ovvero gli esseri “viventi” si possano estinguere.

Invece, in Lombardia, è successo a un formaggio.

Parlo del precursore del celebre “Grana Padano”: il Granone Lodigiano, considerato il primo formaggio di tipo “Grana” mai prodotto.

Il Granone Lodigiano presentava le occhiature (i buchi del formaggio) che, come si può valutare guardando un qualsiasi pezzo di grana, il grana moderno non ha.

Ma come ha fatto a estinguersi?

La risposta è: produttività.

Si è deciso di eliminare nel corso del tempo il gonfiore delle forme di grana. Inoltre, il granone non veniva creato come il grana attraverso l'inoculazione del siero e dei batteri per la fermentazione: si sfruttava la microflora già presente nel latte per creare il formaggio.

Questa microflora derivava dall’alimentazione delle mucche, a base di marcite: una coltura caratteristica della pianura padana. Oggi è cambiato anche il tipo di vacca utilizzato per produrre il latte.



 
  • 1437 International food © 2012 | Designed by Rumah Dijual, in collaboration with Web Hosting , Blogger Templates and WP Themes