Alcune curiosità sulla cucina italiana



La cucina italiana si è sviluppata attraverso secoli di cambiamenti sociali ed economici, con radici che si estendono fino all’antichità. I cambiamenti più significativi si sono verificati con la scoperta del Nuovo Mondo, grazie all’introduzione di patate, pomodori, peperoni, mais e barbabietole da zucchero. La cucina italiana è conosciuta per la sua diversità regionale, specialmente tra il nord e il sud della penisola, offre un’abbondanza di gusti ed è una delle più popolari e copiate cucine al mondo.

Curiosità sul cibo italiano
Una delle caratteristiche principali della cucina italiana è la semplicità: molti piatti, infatti, si preparano mescolando al massimo quattro ingredienti principali. I cuochi italiani si affidano principalmente alla qualità degli ingredienti piuttosto che ad una preparazione elaborata. Gli ingredienti e i piatti variano a seconda della regione e molti piatti che una volta erano regionali si sono rapidamente diffusi in tutto il Paese, spesso sono stati rielaborati fino a differenziarsi di regione in regione.
Il cibo italiano racchiude storia, tradizioni, spesso leggende riguardo la sua preparazione, ma anche riguardo il suo utilizzo. Vediamo ora delle curiosità che (forse) pochi conoscono sul cibo italiano.

Bere acqua prima del caffè


Alla stragrande maggioranza degli italiani piace iniziare la giornata con una fumante tazza di caffè: un’abitudine irrinunciabile, ormai diffusa anche fuori dei confini del Belpaese.
Ci sono molti studi che mostrano i benefìci del caffè, ma ci sono anche effetti collaterali negativi, in particolare se è il primo alimento che si assume al mattino. Questi effetti dannosi si accumulano nel tempo e possono causare problemi di salute in futuro. E’ opinione diffusa che esista un piccolo rimedio da mettere in pratica per “minimizzare” i danni: bere acqua prima del caffè.
Il nostro corpo è disidratato dopo aver digiunato tutta la notte e il caffè è un diuretico. Ciò significa che stimola i reni a espellere più sodio nelle urine. Quando i diuretici “sciacquano” il sodio, il corpo scarica anche l’acqua, quindi il caffè disidrata ulteriormente il corpo. Un bicchiere d’acqua appena svegliati permette di compensare la disidratazione notturna e, inoltre, di ripulire e rinfrescare il palato da altri gusti rimasti in bocca precedentemente, in modo tale da apprezzare al meglio una piccola tazzina di caffè fumante.

Mettere il sale nella pasta: prima o dopo che l’acqua bolle?


Cucinare la pasta è, apparentemente, molto semplice. Si fa bollire dell’acqua, poi si aggiunge la pasta, si imposta il timer per i minuti indicati sulla confezione, e quando il cicalino suona… voilà: la pasta è pronta! Semplice, no? Ci sono, però, alcune accortezze da seguire perché la cottura sia ottimale. Anzitutto evitare che la pasta si cucini troppo, scuocendosi.
La seconda: quando aggiungere il sale? Meglio prima o dopo che l’acqua bolle?
Sulla questione si è scatenato un vero e proprio dibattito: la scienza sconsiglia di salare l’acqua prima dell’ebollizione, perché l’acqua salata impiegherà più tempo a bollire. La “pratica” sostiene, invece, che aggiungere un pugno di sale grosso prima di accendere i fornelli sia una sana abitudine da seguire per evitare… di dimenticarsene! Che si opti per l’una o per l’altra opzione, il nostro consiglio è di non comportarsi come coloro che (ahinoi!) aggiungono il sale direttamente sulla pasta già scolata e impiattata!

San Basilio e il “pesto alla genovese”


L’ingrediente principale per il pesto è il basilico. Chiamato “baxaicò” nel dialetto genovese, il suo nome botanico è “Ocimum basilicum”, che deriva dal greco e significa erba regale. Le varietà di basilico che crescono in Liguria sono il Basilico Genovese Gigante, il Basilico Genovese Comune e il Basilico Genovese Nano.
La leggenda narra che sulle alture di Prà, vicino a Genova, un frate del convento di San Basilio abbia raccolto le caratteristiche erbe e spezie che spontaneamente crescevano in quella zona e le abbia mescolate con altri ingredienti, come pinoli, noci e formaggio, donati dai fedeli, e così abbia inventato la primissima versione del pesto. Le storie tradizionali affermano, inoltre, che il basilico ligure dovrebbe essere coltivato all’interno di una lattina posta su un davanzale con vista sul mare, per assorbire tutto il calore del sole e del sale marino. Nella vita reale le piante di basilico crescono nei campi da aprile a settembre, o durante tutto l’anno nelle serre industriali riscaldate, così come su balconcini comuni.

Mozzarella: perché si chiama così?


Il nome mozzarella nasce dal dialetto napoletano e si riferisce alla stessa forma del prodotto, diminutivo di mozza (“taglio”), o mozzare (“tagliare”) derivata, appunto, dal metodo di lavorazione. Il termine è stato menzionato per la prima volta nel 1570, citato in un libro di cucina di Bartolomeo Scappi, che recita “latte crema, burro fresco, ricotta, mozzarella fresca e latte”. Lo storico Monsignor Alicandri, nella “Chiesa Metropolitana di Capua”, afferma che nel XII secolo il Monastero di San Lorenzo, a Capua, offriva ai pellegrini un pezzo di pane con “mozza” o “provatura”.
Sono circa 100.000, le tonnellate di mozzarella esportate solo nel 2017, ovvero il 10 per cento in più rispetto all’anno precedente. I principali mercati di export di uno tra i formaggi italiani più conosciuti ed apprezzati al mondo, sono Gran Bretagna, Francia, Svizzera, Belgio, Germania.

L’incredibile storia delle Fettuccine Alfredo


Le Fettuccine Alfredo sono fettuccine condite con parmigiano e burro. Al calore della pasta appena cotta il formaggio si scioglie, mescolandosi al burro, e forma una salsa densa e saporita. La pietanza deve il proprio nome ad Alfredo di Lelio, ristoratore romano che, si dice, l’abbia inventata all’inizio del secolo scorso come piatto rinvigorente per la propria moglie, debilitata dopo la nascita del figlio primogenito.
Il successo del ristorante permise alle fettuccine Alfredo di diventare presto popolari. Grazie ai turisti, esse si diffusero rapidamente all’estero, in particolare negli Stati Uniti, dove, a tutt’oggi, risultano essere uno dei piatti tipici italiani più apprezzati. Il paradosso è che nel nostro Paese questo piatto non solo non è considerato tipico, ma è… praticamente sconosciuto!
All’estero la ricetta si è addirittura evoluta, e accanto a burro e parmigiano è possibile trovare anche panna, erbe e altri ingredienti; negli Stati Uniti questo piatto è spesso guarnito con pollo, e costituisce un pasto completo.

Sapevate che si parla degli spaghetti in un documento del 1154? Il geografo arabo Al-Idrin, descrive il tryha, un cibo prodotto a Palermo, come un particolare alimento in forma di fili a base di farina

Il termine pasta trae le sue origini dal greco πάστα (pàsta), traducibile con farina con salsa, e forma sostantivata del verbo pàssein, ovvero impastare.

La pizza ha dato origine a un fenomeno sociologico. In sociologia infatti si parla di effetto pizza quando un fenomeno locale ha successo prima all'estero che nel paese d'origine, dove torna da protagonista in un secondo momento.

Un uovo di struzzo pesa fino a 1,5 kg: l'equivalente di 25 uova di gallina. Si potrebbe fare una frittata per 12 persone!

La pizza è il piatto italiano più conosciuto al mondo.

Il dolce italiano più amato nel mondo è il Tiramisù

A proposito del Tiramisù, sapevate che ne esistono ben 40 ricette? Da quella vegana a quella con la frutta.

Le lasagne erano conosciute già nel I secolo a.C. sembra che ne abbiano parlato già Orazio e Cicerone


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