La pizza di Chicago è davvero una "pizza a piatto profondo"?

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Ci sono TRE stili di "pizza in stile Chicago".

Gli abitanti di Chicago di solito mangiano la "tavern-style pizza", con una crosta molto sottile (molto più sottile di una tipica fetta di pizza di New York). Queste pizze sono tradizionalmente tagliate quadrate (ma la pizzeria la taglierà come preferisci) e la pizzeria in genere saprà cosa intendi se chiedi che la pizza sia ben cotta (formaggio rosolato). Il mio preferito è Aurelio's, e hanno diversi ristoranti fuori dall'area di Chicago. Il loro slogan è "Tell 'Em Joe Sent Ya", ma sia Joe Aurelio che Mama Aurelio sono purtroppo ormai chiusi. Da quello che posso dire, il ristorante originale almeno rimane fedele a quello che ho mangiato molti anni fa.

Poi ci sono il piatto fondo e il ripieno, che sono diversi. Il piatto fondo ha una crosta spessa; è così denso che il formaggio è sotto i condimenti e la salsa per non bruciare, ma il tutto è cotto insieme. Questo è quello che ottieni all'originale Pizzeria Uno e Pizzeria Due, ma non quello che ottieni alla catena Pizzeria Uno. Mi piace il piatto profondo, ma l'ho mangiato solo una mezza dozzina di volte; Uno e Due sono sempre affollati, ed è una pizza molto volutamente pesante. Ecco come appare:



Quando dici "pizza in stile Chicago", ciò a cui pensa la maggior parte delle persone al di fuori di Chicagoland è la pizza farcita. Potrebbero esserci altri posti dove averla, ma per me è associato a Giordano's, una catena di Chicago. La crosta è strutturata come una vera e propria crosta di torta e deve essere per lo più cotta prima di essere farcita. L'ho mangiata forse un paio di volte. So che alcune persone lo adorano, ma è solo una massa appiccicosa di mozzarella insapore secondo me. Giordano's fa altri tipi di pizze, quindi preferisco quelle. Ecco una pizza farcita:




Come vengono coltivate le angurie quadrate?

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Le angurie quadrate sono un bel trucco di marketing (in passato costavano quasi $ 50) e la loro forma consentiva un trasporto più facile.



Le angurie quadrate sono trasformati meccanicamente , inserite in scatole che danno al frutto che sta crescendo la forma di un cubo perfetto. Quindi non si tratta OGM e di altre modificazioni genetiche. Le deformazioni che ne derivano non influenzano i valori nutrizionali, il colore, l'odore o il sapore finali del frutto.

Se vuoi, c'è anche quella a forma di cuore.




Quali sono gli effetti negativi del consumo di bistecche poco cotte?

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Dipende da COME è cruda e se la carne è stata avariata.



Vedi, anche se la bistecca fosse servita BLU, essenzialmente una bistecca che è stata appena scottata all'esterno lasciando la carne all'interno praticamente cruda, sarebbe al sicuro.

I batteri non riescono a penetrare la superficie di una bistecca di manzo (è leggermente diverso con alcune altre carni). In quanto tale, fintanto che la rosolatura fosse abbastanza a lungo a una temperatura abbastanza calda, andrebbe bene.

Per quanto tempo? Bene, la rosolatura viene solitamente eseguita a 400 ° F / 204,4 ° C e oltre. La maggior parte dei ristoranti scotta a una temperatura di 500+ ° F.


Come puoi vedere dal grafico qui, bastano pochi secondi per uccidere i batteri a 167 ° F / 75 ° C. In quanto tale, è praticamente un'uccisione istantanea a 400+ ° F.

Quindi non me ne preoccuperei. Un piatto giapponese, Beef Tataki è proprio questo, carne di manzo scottata cruda. È fantastico perché lascia che sia la carne a parlare da sola.




Birra Rosian

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La Birra Rosian è stata la birra prodotta dalla Fabbrica di Birra Rosian, fondata nel 1852 da Luigi Rosian, nel comune di Faido, nel Canton Ticino. Fu la prima fabbrica della bevanda tra Airolo e il Nord Italia. Divenne molto conosciuta per la qualità della birra prodotta, la quale vinse molti premi. La birreria si occupava pure della produzione del ghiaccio e dello spirito di birra. A causa della forte concorrenza l'azienda venne venduta alla Birra Bellinzona nel 1972.


Storia

La fabbrica venne fondata da Luigi Rosian, un uomo di origine bavarese giunto a Faido alcuni anni prima. La birra a quei tempi era ancora pressoché sconosciuta. Inizialmente la produzione era molto limitata, quanto bastava per dissetare gli abitanti della zona e per far conoscere la nuova bevanda. Il successo arrivò presto e la fabbrica si ingrandì. Si cominciò a vendere la Birra Rosian in tutto il Ticino.
Dopo la morte del fondatore prese in mano l'azienda il figlio Emilio Rosian, già birraio esperto grazie alle scuole specializzate frequentate nella Baviera. Molte furono le innovazioni portate dal nuovo dirigente: la costruzione di acquedotti per la fabbrica, la creazione di una centrale idroelettrica privata, l'impianto per la produzione e la conservazione del ghiaccio, e altro ancora. In quel periodo la birreria raggiunse i massimi storici, grazie anche ai lavori per la costruzione della Galleria ferroviaria del San Gottardo. Elevata fu la quantità di birra richiesta dai numerosi lavoratori.
Nel 1918 ci fu una crisi per la fabbrica, dovuta alla Prima guerra mondiale. L'impossibilità di procurarsi le materie prime necessarie hanno portato l'azienda sull'orlo del fallimento, ma grazie alle fatiche del successore Luigi Rosian Jr. la fabbrica rimase in vita.
Negli anni seguenti furono rinnovati molti impianti di produzione, si festeggiò il centesimo anniversario e la produzione continuò senza troppi problemi.
Negli ultimi dieci anni di vita la birreria di Faido produsse birra in quantità sempre minori di anno in anno, a causa della forte concorrenza creatasi dopo la liberalizzazione del mercato della birra.
Nel 1972 la birreria Rosian cessò la propria attività e venne acquistata dalla Birra Bellinzona, a sua volta assorbita dall'attuale Eichhof.


Curiosità

  • Buona parte del luppolo presente in Leventina è cresciuto a causa della coltivazione della birreria Rosian, attiva nei primi anni di fondazione dell'azienda.
  • Nella fabbrica era presente un piccolo bar con giardino, dal quale si poteva gustare la birra appena prodotta. Un'usanza degli abitanti di Faido era trovarsi la domenica pomeriggio nel giardino del bar.



Marche prodotte

  • Lagerbier
  • Spezial Hell
  • Starkbier
  • Bockbier

Birra Livorno

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La Birra Livorno è stata una fabbrica di birra italiana attiva fra il 1893 ed il 1939 fino alla definitiva chiusura nel 1979 dopo l'acquisizione della Birra Peroni.


Storia

Nel 1893 la famiglia De Giacomi, industriali birrai di Chiavenna, rilevò al tribunale fallimentare la piccola fabbrica di birra creata a metà dell'Ottocento da Ottavio Guglielmo Kieffer. Nel 1887 la birreria fondata da Ottavio Guglielmo era passata al figlio Emilio che insieme all'imprenditore Gino Del Moro avevano fondato la Società Kieffer-Del Moro.
Dopo l'acquisto, il direttore della fabbrica Giuseppe De Giacomi fece ampliare e modernizzare la birreria lanciando sul mercato nazionale il marchio Birra Livorno.
Negli anni trenta del Novecento raggiunse la produzione di 25.000 ettolitri e crebbe la presenza sul mercato dell'Africa Orientale Italiana.
Nel 1937 la Società Birra Peroni iniziò ad interessarsi alla Birra Livorno, le cui quote di mercato erano in aumento soprattutto in Toscana. Nel 1939 acquisì definitivamente l'impianto.
Fino al 1942 la produzione birraia non risentì degli eventi bellici. Il 10 aprile 1943 con decreto ministeriale fu cessata la vendita ai civili e la produzione fu dirottata verso le armate tedesche.
Fra maggio e giugno 1944 l'industria fu bombardata dagli Alleati e subì ingenti danni bloccando la produzione. Nell'aprile 1946 ripartì la produzione.
Nel 1979 cessò la produzione della birra e rimase solo l'impianto di confezione. Nel 1984 chiuse anche come deposito.
Negli anni successivi la storica fabbrica della birreria, ubicata nel cuore della Livorno ottocentesca, fu rasa al suolo per far posto ad un vasto complesso edilizio.
Nel 2010, dopo più di cento anni dalla nascita della Birra Livorno, il proprietario della Birreria Artigianale Brunz di Empoli, dopo aver registrato il marchio, ripropone e promuove questa birra, commercializzata in bottiglia nella città e provincia di Livorno.

Gli «scrigni» con le mozzarelline

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Gli «scrigni» con le mozzarelline Ottimi come antipasto o secondo


Gli ingredienti sono facilmente reperibili nel frigorifero di tutte le famiglie. Per la preparazione ci vuole un po’ di tempo: un’ora in frigo dopo la preparazione degli «scrigni» e poi un quarto d’ora in forno. I costi sono contenuti.
Ecco l’elenco degli ingredienti per 4 scrigni:
- 4 fette di pancarré
- un etto di prosciutto cotto
- 4 mozzarelline
- farina 00
- due uova
- pangrattato qb
- sale qb

Servono inoltre i seguenti accessori:
- mattarello
- pellicola trasparente

Ed ecco la procedura per la preparazione:
Per prima cosa assottigliate con il mattarello le fette di pancarré, dopo averle collocate al centro di un pezzo di pellicola trasparente. Poi piazzateci sopra una fetta di prosciutto e, al centro, una mozzarellina.


Il pancarré va assottigliato con il mattarello e poi ci vanno collocati sopra il prosciutto e la mozzarellina
Dopodiché richiudete il pancarré, dandogli una forma rotonda e avvolgendolo con la pellicola. A questo punto fate riposare per un’ora in frigo gli «scrigni».
Inzuppate quindi gli «scrigni» nella farina 00, nell’uovo sbattuto (che va leggermente salato) e nel pangrattato. Infine fate cuocere per 15 minuti a 180 gradi nel forno preriscaldato (su una teglia con cartaforno) e servite.

Ecco come appare lo «scrigno» poco prima di essere messo a cuocere nel forno




Ecco come appare lo «scrigno» poco prima di essere messo a cuocere nel forno.  

Birra Metzger

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Birra Metzger fu una fabbrica di birra italiana di Torino, attiva fra il 1848 ed il 1975.


Storia

Fu fondata nel 1848 a Torino, da Carlo Metzger (originario dell'Alsazia) la Società Perla Crova & Co. La piccola fabbrica sorgeva nel rione Valdocco, nella zona chiamata il Fortino.
Nel 1859 la birreria cambiò denominazione in Società Perla Crova & Co.-Luigi Vigna e nel 1862 fu trasferita nella nuova sede di Via San Donato, 68 angolo Via Bogetto.
Nel 1878 Carlo Metzger divenne l'unico proprietario. Nel 1888, dopo un duro tirocinio nelle fabbriche tedesche, il figlio Francesco Giuseppe prese le redini della birreria.
La qualità della birra nel frattempo migliorava e nell'Esposizione dell'Industria Italiana del 1898 a Torino fu riconosciuta con la medaglia d'oro.
Nel 1903 si trasformò in Società in Accomandita Semplice Birra Metzger-Torino di Carlo Dorna & C..
Negli Anni '30 complice il divieto di importare birra straniera a seguito del regime autarchico, la produzione della birra aumentò notevolemte riuscendo a conquistare anche i mercati coloniali dell'Africa Orientale.
Nel 1952 a Milano nasceva la Holding Mobiliare Industriale Cisalpina proprietaria della SPAM, questa assunse il controllo della Birra Metzger e della Birra Cervisia di Genova.
Nel 1970 sparì il marchio Birra Metzger dal mercato ed il giro di vendite fu assorbito dalla Birra Dreher di Trieste ormai promossa a marchio nazionale. Nel 1975 chiusero gli stabilimenti della birreria.
Nel Dicembre 2014 il marchio Metzger viene ceduto ad un imprenditore torinese per il rilancio del brand. Nel 2015 la birra Metzger viene rimessa in commercio utilizzando marchio e ricetta originale.


Cronologia societaria

Questo il cambio cronologico della società di capitali secondo la Guida scritta da Luciano Cossu:
1848 - 1859 Società Perla Crova & Co. (Torino)
1859 - 1871 Società Perla Crova & Co. - Luigi Vigna (Torino)
1871 - 1898 Birra Vigna Metzger (Torino)
1890 - 1930 Birra Fratelli Metzger (Asti)
1898 - 1914 Birra Francesco Giuseppe Metzger (Torino)
1900 - 1905 Birra Fratelli Metzger (Pinerolo)
1914 - 1952 Birra Metzger S.P.A. (Torino)
1952 - 1969 S.P.A.M. (Società Per Azioni Metzger) (Torino)
1952 - 1969 S.P.A.M. S.P.A (Società Per Azioni Metzger) (Genova)
1969 - 1975 Dreher S.P.A.- Fabbrica di Torino (Torino)




Cacioricotta di capra cilentana

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Il cacioricotta di capra cilentana (dial.: casorecotta re crapa) è un prodotto caseario della regione del Cilento, la cui lavorazione avviene dal latte caprino, con una tecnica che si pone a metà strada tra la produzione della ricotta e quella del formaggio. Infatti essa è ottenuta attraverso la coagulazione in parte presamica (caratteristica del formaggio) e in parte termica (caratteristica della ricotta).
Tutto il ciclo produttivo avviene con mezzi manuali.
È inserito con il nome di cacioricotta caprino del Cilento nell'elenco dei prodotti tipici campani.


Materia prima

Viene utilizzato esclusivamente latte crudo, prodotto da una variante autoctona di capra, con caratteristiche specifiche, denominata cilentana. Il latte viene raccolto, poche ore prima della trasformazione, mediante mungitura a mano da esemplari non stabulati, bensì condotti al pascolo.


Preparazione del caglio

Il caglio viene prodotto dallo stesso allevatore, mediante essiccazione in aria dell'abomaso intero del capretto, in luogo coperto ed aerato, per 30-40 giorni. La pasta, di colore bruno, ottenuta dal pestaggio nel mortaio, è conservata in vasetto ricoperta da uno sottile strato d'olio d'oliva.


Trasformazione

Il latte viene riscaldato fino alla temperatura di circa 85-90° celsius, utilizzando, quale innesco della trasformazione, il siero acido proveniente dalla cagliata del giorno precedente.
Successivamente la mistura viene lasciata raffreddare fino a raggiungere una temperatura di 36°-40° Celsius per essere poi portata a cagliatura con l'aggiunta di caglio di capretto in pasta, nella misura di 40-50 grammi per quintale.


Lavorazione

La cagliata, ottenuta in circa 30 minuti, non viene rotta ma lasciata a rassodare per circa 30-40 minuti, prima di venire estratta e pressata, per circa 15 minuti, nei tipici stampi detti fiscelle (dial.: fuscedde), fino ad espungere la maggior parte del siero.
La stufatura si ottiene in maniera naturale esponendo per 24 ore le forme alla temperatura del locale di cagliatura.
La salatura viene effettuata poche ore dopo la formatura, o dopo la stufatura, a secco, mediante cospargimento con sale da cucina.
La stagionatura avviene generalmente su graticci, con una maturazione che, qualora si intenda avviare il prodotto al consumo da formaggio fresco, può avere durata brevissima, tipicamente 2 o 3 giorni (maturazione proteolitica). Nel caso del prodotto stagionato si prolunga invece per 3-4 mesi (maturazione proteolitico-lipolitica).



Varianti

In alcune zone del Cilento, come Montano Antilia e Laurito, la massa viene sottoposta a un ciclo termico più lungo (per circa 10-20 minuti in più), contenendo la temperatura con allontanamenti periodici dalla fiamma.
In altri casi la cagliata può subire, dopo il rassodamento, la rottura in piccoli fiocchi della dimensione di un chicco di mais, lasciati in sosta nel siero per ulteriori 10-20 minuti.


Aspetto e qualità organolettiche

Si presenta in forme di 13-24 centimetri di diametro e di 4–7 cm di altezza con una superficie increspata.
La pasta è bianca, morbida e priva di occhiatura nel prodotto fresco, secca, scagliosa e giallo paglierina, con occhiatura fine, nel prodotto maturo.
Il cacioricotta presenta una percepibile complessità aromatica, conferitagli anche dalle specie arbustive della macchia mediterranea e della gariga che entrano nell'alimentazione dell'animale. In virtù di esse la composizione aromatica presenta una notevole variabilità in funzione dei terreni di pascolo e del progredire della stagione di raccolta.


Uso alimentare

Il cacioricotta fresco è usato per condire primi piatti, entra nelle composizione di insalate o antipasti e come formaggio da tavola, anche in abbinamento col miele.
La varietà stagionata, grattugiata o a scaglie, si presta bene all'abbinamento a piatti tipici come i fusilli cilentani conditi con il ragù di castrato.


Riconoscimenti

Il cacioricotta di capra cilentana è stato ritenuto meritevole di tutela dall'Associazione Slow Food che lo ha classificato tra i suoi presidii.
È incluso inoltre nella classificazione ministeriale dei Prodotti agroalimentari tradizionali italiani.

Ciambota

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La ciambota cilentana (variante della Ciambotta) è un piatto tipico del sud della Campania.
Nasce come piatto povero ed è solitamente preparato con aglio, pomodori, melanzane, zucchine, patate, fiori di zucca e peperoni. Solitamente si accompagna con pane a tozzetti; tuttavia gli ingredienti possono variare da zona a zona o dai semplici gusti di chi la prepara.
Questo tradizionale piatto è tuttora ben radicato nel territorio.

 
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