Rosticceria

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La rosticceria è un esercizio commerciale pubblico dove è possibile acquistare e consumare in loco cibi caldi, soprattutto arrosti (da cui il nome) oppure acquistarle per l'asporto. Poiché di solito si tratta di pasti veloci, normalmente sono allestiti anche un bancone con sgabelli oltre ai tradizionali tavoli con sedie. I cibi vengono serviti con stoviglie di plastica ed il consumo è immediato, oppure in contenitori di alluminio per l'asporto.
Molto spesso le rosticcerie offrono anche pizza a taglio.
I tipici prodotti da rosticceria sono monoporzioni di pasta, con vari condimenti anche elaborati (ad esempio lasagne o cannelloni), polli al girarrosto, verdure cotte e saltate in padella, porzioni di carne come polpette o fettine panate, fritti vari a seconda del luogo (supplì, arancini ecc.).


Fast food

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Il fast food (espressione inglese, letteralmente "cibo veloce", in italiano è anche detta "ristorazione rapida") è un tipo di ristorazione originatasi nei Paesi anglosassoni, veloce da cucinare, consumare, economica e con servizio ridotto al minimo.

Caratteristiche
Si possono incontrare anche fast food ambulanti ovvero cibo di strada, che forniscono cibi rapidi economici e standardizzati. Il pasto veloce offerto con un sistema di ristorazione industriale a partire dagli anni ottanta ha registrato una vasta diffusione a livello mondiale. Il primo ristorante di fish & chips fu aperto nel 1860 in Inghilterra.
Questa cucina è costituita principalmente da hamburger, hot dog, cotolette, patate fritte e sandwich ma anche da altri cibi derivati da cucine etniche come la cipolla fritta, il kebab e la pizza e suggerisce l'uso massiccio di diverse salse come senape, maionese e ketchup. Il fast food è in genere caratterizzato da un costo relativamente modesto, dall'uniformità del servizio offerto e dall'ampia diffusione dei punti vendita.
Il modello alimentare proposto dai fast food coinvolge prevalentemente fasce più giovani ma anche una quota crescente di adulti per motivi essenzialmente legati ai ritmi lavorativi ed economici. Il fast food è spesso considerato sinonimo di cattiva alimentazione, sia perché costituito da pasti consumati in fretta, anche a piedi o in auto, sia per la ridotta varietà degli ingredienti e per l'abbondanza di elementi fritti, grassi, salati e zuccheri.
I cibi normalmente rientranti nel fast food, come burger, patatine fritte e pollo fritto, vengono classificati tra quelli ad elevato contenuto di grassi e/o zuccheri raffinati e/o con basso contenuto di fibre ed in quanto tali, specialmente se consumati frequentemente o in porzioni abbondanti, aumentano il rischio di obesità, che aumenta il rischio di cancro. Elevati consumi di fast food sono predittori di elevati livelli di colesterolo, importante fattore di rischio per infarto, ictus e malattie del sistema cardiocircolatorio.
Molti dei cibi proposti nei fast food, ed in particolare i burgers e le patate fritte, contengono elevate quantità di acidi grassi trans, i quali sono associati all'incremento del rischio di malattie cardiovascolari, alla riduzione della concentrazione di colesterolo HDL (il cosiddetto colesterolo buono), aumento delle lipoproteine a bassa densità, aumento dei trigliceridi, disturbo dell'equilibrio delle prostaglandine e promuovere insulino-resistenza, aumentando quindi il rischio di diabete. Nel tentativo di dare risposta a questi squilibri nutrizionali, i gestori di alcune delle più note catene propongono nei propri menu anche piatti con minore apporto calorico come insalate e macedonie.

Catene di fast food
Tra le molte catene di fast food, spesso a diffusione sovranazionale, possono essere citate a titolo di esempio: McDonald's, Burger King, Kentucky Fried Chicken, Quick, Old Wild West, Popeye's Louisiana Kitchen, Wendy's, Pizza Hut, Yoshinoya, Prête à Manger, Subway, Five Guys e Fuddruckers.


Kaiten-zushi

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Con il termine Kaiten-zushi (回転寿司) si indica un ristorante fast food che serve sushi su un nastro trasportatore.

Storia ed economia
Il primo nastro trasportatore per servire sushi è stato inventato da Yoshiaki Shiraishi (1914-2001), che aveva problemi di organico nel suo piccolo ristorante e al contempo non era in grado di gestire il suo ristorante da solo. Dopo aver visto delle bottiglie di birra movimentate su di un nastro trasportatore in una birreria, gli venne l'idea di applicare lo stesso concetto ai piatti di sushi. Dopo cinque anni di sviluppo, tra cui la progettazione e la costruzione del nastro trasportatore, nel 1958 Shiraishi aprì a Osaka il "mawaru Genroku Sushi", il suo primo ristorante per sushi servito da nastro trasportatore. Immediatamente riuscì a creare una catena di 240 ristoranti in tutto il Giappone. Shiraishi creò successivamente un ristorante interamente servito da robot, questa idea però non ebbe nessun successo commerciale.
Inizialmente in un ristorante sushi dotato di nastro trasportatore, tutti i clienti erano seduti di fronte al nastro trasportatore, ma questo non permetteva ai gruppi numerosi di poter conversare naturalmente. Successivamente, sono stati aggiunti tavoli ad angolo retto rispetto al nastro trasportatore, consentendo a sei persone di potersi sedere ad un tavolo. Ciò ha inoltre ridotto la lunghezza del nastro trasportatore necessaria per servire un certo numero di persone.
Un primo boom del nastro trasportatore per sushi iniziò nel 1970, dopo che un ristorante con nastro trasportatore per sushi venne presentato all'Osaka World Expo. Un altro boom iniziò nel 1980, quando l'abitudine a mangiare fuori casa divenne più popolare, ed infine alla fine del 1990, quando i ristoranti economici divennero popolari a seguito dello scoppio della bolla economica giapponese. Il Sushi consumato su nastro trasportatore rappresenta un mercato di 240 miliardi di yen l'anno nel solo Giappone, con quasi 3.000 ristoranti (dati 2001).
Questo tipo particolare di ristorante si può trovare in altri luoghi nel mondo, dove ultimamente sta riscuotendo un grande successo. Tuttavia, alcuni tradizionalisti criticano aspramente tale modello di ristorazione in quanto distruggerebbe il rito di mangiare sushi, altri lamentano che in tale modo i ristoranti di sushi tradizionali sono esclusi dal mercato in regime di concorrenza.

Ristorante sushi con nastro trasportatore
La caratteristica più sorprendente di un sushi restaurant con nastro trasportatore è la quantità di vivande che esso può trasportare e proporre. La selezione di piatti offerti di solito non è limitata al sushi, ma può includere anche bibite in Tetra Pak, frutta, dessert, zuppe, e altri cibi.
Si possono ordinare ai camerieri birra e altre bevande, che sono spesso servite con un piatto vuoto per tenere traccia della consumazione.
Questi ristoranti praticano solitamente prezzi decisamente popolari; per questo vengono erroneamente ritenuti di qualità inferiore rispetto ai tradizionali ristoranti di sushi.
Solitamente i ristoranti sushi più frequentati sono in grado di servire una maggiore freschezza ed una migliore qualità di sushi infatti, avendo un continuo consumo, il sushi proposto non si seccherà durante la rotazione. Alcuni ristoranti sushi a basso costo possono invece imitare un piatto costoso utilizzando ingredienti meno pregiati ma comunque freschi e sicuri. Alcune grandi catene possono poi ottenere bassi costi in acquisto per prodotti alimentari di qualità da ordinare in grande quantità.
Alcuni ristoranti hanno integrato sistemi di tracciabilità RFID o altri sistemi in atto per rimuovere sushi che ha ruotato per troppo tempo.


Trippa alla fiorentina

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La trippa alla fiorentina è un secondo piatto tipico della cucina fiorentina, molto gustoso nonostante gli ingredienti "poveri".

Preparazione
Si prepara tagliando la trippa, già cotta e ben lavata, a striscioline e aggiungendola a un soffritto, già preparato, di cipolle. Alcuni preferiscono le cipolle bianche, altri rosse. Alcuni aggiungono anche carote, prezzemolo, sedani e uno spicchio di aglio tagliati a pezzetti. Si aggiungono poi, oltre al sale e peperoncino o pepe, dei pomodori pelati e si lascia cuocere a fuoco molto basso fino a far ritirare l'acqua della trippa e dei pomodori.
Si serve calda, spolverata, volendo, con parmigiano grattugiato e un filo d'olio di oliva.

Per dare maggior sapore, il piatto può essere preparato aggiungendo alla trippa anche il lampredotto, ed altre interiora.


Birra Tsingtao

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La Tsingtao (青岛啤, pinyin Qīngdǎo píjiǔ e Tsingtau-Brauerei in tedesco) è una birra lager prodotta in Cina, nella città di Tsingtao.
Il nome deriva proprio dalla romanizzazione del nome della città secondo la trascrizione postale o l'EFEO (un tempo molto più diffusi del pinyin).
Si tratta della birra cinese più conosciuta e popolare, esportata in più di 90 stati in tutto il mondo, conoscendo particolare diffusione nei paesi dove le comunità cinesi sono più consistenti e radicate. Rappresenta da sola più del 50% delle esportazioni di birra per la Cina.
Viene prodotta nelle varianti Tsingtao Lager e Tsingtao Pure Draft (con grado alcolico 4,7% vol).

Storia


Varie versioni delle bottiglie di Tsingtao.



Il birrificio trae le sue origini dalla The Anglo-German Brewery Co. Ltd, società per azioni anglo-tedesca con sede ad Hong Kong. Viene fondato il 15 agosto 1903 con il nome Germania-Brauerei con un capitale versato di 400.000 dollari messicani d'argento, divisi in 4000 azioni ciascuna del valore di 100 $. La prima birra ad opera del nuovo birrificio viene servita il 22 dicembre 1904.
Il 16 agosto 1916, un'assemblea generale straordinaria tenuta a Shangai sancisce la messa in liquidazione della società e la cessione al gruppo giapponese Dai-Nippon. Il passaggio viene approvato dall'amministrazione militare giapponese il 9 settembre successivo. Il pagamento del 70% delle quote ancora in mano ad azionisti tedeschi viene portato a termine, per tramite dei liquidatori, il 2 aprile 1921.
Negli anni '50 la birra inizia ad essere esportata all'estero, prevalentemente ad Hong Kong, Macao e negli stati del sud-est asiatico. A partire dal 1972 comincia ad essere venduta anche negli Stati Uniti d'America, dove diventa la birra cinese più diffusa.
Passata sotto il controllo del governo cinese dopo la seconda guerra mondiale, la compagnia viene privatizzata nei primi anni '90, cambiando nome in Tsingtao Brewery Company Limited nel 1993 dopo la fusione con altri tre birrifici della città di Qingdao. Nel 2005 il gruppo americano Anheuser-Busch, già detentore di una quota del 5% aumenta la sua partecipazione nella Tsingtao fino al 27%. Nel settembre 2008 la quota di proprietà di AB viene acquistata dal gruppo belga InBev.
Il 23 gennaio 2009 InBev annuncia la cessione del 19,9% delle azioni al gruppo giapponese Asahi Breweries per 667 milioni di dollari, Asahi diventa così il secondo maggior azionista della Tsingtao. Il 9 maggio 2009 le rimanenti quote di proprietà di inBev vengono vendute al magnate cinese Chen Fashu per 235 milioni di dollari.
Nel 2012 la Tsingtao firma un accordo con la giapponese Suntory per la creazione di due società in joint-venture con sede a Shangai per favorire la produzione della birra e la sua commercializzazione nella zona di Shangai e nella provincia di Jiangsu.



Trippa alla milanese

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La trippa alla milanese, o busecca (pronunciato by'zɛka in lingua lombarda, scritto come in italiano in ortografia classica), è un secondo piatto tipico della cucina popolare milanese e lombarda. È generalmente preparata durante la stagione invernale.

Storia
Un tempo cucinata in occasione delle festività e delle fiere paesane, la busecca era consumata tradizionalmente alla sera della Vigilia di Natale. Di origini milanesi, in seguito si è diffusa nelle zone limitrofe. Con il passare dei secoli, in ogni zona, e spesso in ogni famiglia, si è radicata una ricetta peculiare.
La busecca è una delle pietanze rappresentative della cucina milanese. Per tale motivo l'epiteto "busecconi", cioè "mangia-trippa", è diventato uno dei soprannomi con cui sono conosciuti i milanesi .
È a base di trippa, fagioli, passata di pomodoro, carote e sedano. Busecca (o Büsèca in ortografia unificata), in dialetto lombardo occidentale, significa infatti "trippa", cioè la frattaglia ricavata da diverse parti dello stomaco dei bovini e non, come generalmente creduto, dal loro intestino.



Gnocchi alla romana

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Gli gnocchi alla romana sono un piatto tipico della cucina romana.
Sono preparati con gnocchi fatti di semola, latte intero e burro, parmigiano e conditi con salsa e pepe. Gli gnocchi alla romana vengono cotti al forno dopo averli cosparsi con parmigiano. Gli gnocchi alla romana vengono tradizionalmente conditi con polpette di carne, con salsa di pomodoro e formaggio grana.

Varianti

  • Gli gnocchi alla romana senza glutine vengono realizzati sostituendo il semolino con la farina di mais.
  • Gli gnocchi alla romana vegani, prevedono la sostituzione del latte vaccino con del latte vegetale, con il brodo di verdura o con dell’acqua. Al posto del burro va utilizzato l’olio.

Zaalouk

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Lo zaalouk è un piatto marocchino che solitamente è a base di melanzane cotte sopra il fuoco, per dare il gusto affumicato.

 
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