Lo stellato Scabin non paga l'affitto al Castello di Rivoli, ma nessuno lo sfratta




Nel Paese che taglia i finanziamenti alla cultura ci sono regioni che non riscuotono gli affitti di chi, con i sui ristoranti, alloggia nei più bei musei del mondo.

Per il magazine Usa Food&Wine il Combal Zero di Scabin è uno dei dieci ristoranti al mondo in cui «mangiare ti cambia la vita». Un gran bel riconoscimento, peccato che il ristorante deve al Castello (patrimonio dell'umanità per l'Unesco) che lo ospita e lo rende così ambito, l'affitto, ovvero 230 mila euro. E' possibile che il grande chef non trovi i soldi per saldare il debito, se una cena, a persona, costa 200 euro? Su [url"La Stampa"]http://www.lastampa.it/2015/10/21/italia/cronache/scabin-moroso-stellato-contenzioso-di-mila-euro-con-il-castello-di-rivoli-oOXjYkA0aTpFw0C0cUCihL/pagina.html[/url] a firma di Emanuela Minucci (leggi sotto) viene raccontata questa storia assurda, abmbientata in un Paese come l'Italia in cui la cultura viene sfruttata dai potenti, invece che essere valorizzata per il bene dei cittadini. Forse sarebbe meglio fermare i tagli alla cultura ma farsi pagare gli affitti. Cosa ne dite?
«Da Scabin si mangia a ufo». Ecco il titolo dell’interpellanza che il Movimento 5 Stelle ha presentato ieri in municipio a Torino. Essì magari, penserà qualcuno, essendo che l’inventore del cyber-egg è certamente fra i più talentuosi del pianeta e una cena al suo Combal Zero (menu Up&Down) costa 200 euro a testa. Peccato che i grillini si riferissero a un altro servizio a secco di pagamenti, vale a dire l’affitto che il ristorante doppio stellato non paga ormai da anni al Castello di Rivoli ex residenza sabauda dichiarata dall’Unesco patrimonio dell’Umanità. «Lo chef deve al Museo circa 230 mila euro - ha dichiarato ieri l’assessore regionale alla Cultura e al Turismo Antonella Parigi - e visto che questo contenzioso risale a parecchi anni fa non c’è dubbio che vada sanato con urgenza: non si tratta di una residenza qualunque, sono soldi pubblici, della questione si stanno occupando i legali del castello che cercheranno di arrivare a una soluzione bonaria».

Sfratto escluso
Che la Regione e il Castello di Rivoli non abbiano alcuna intenzione di sfrattare il «Combal Zero» uno dei dieci ristoranti al mondo in cui secondo il magazine statunitense «Food&Wine», «mangiare ti cambia la vita». «Il ristorante ci dà un evidente prestigio - ha spiegato ieri la presidente dell’Associazione culturale Castello di Rivoli Daniela Fornero - ma è altrettanto chiaro che non ci possiamo permettere, di fronte a un simile debito, di non pretenderne una ridefinizione: magari attraverso una rateazione o una riduzione ex post che si deve al fatto che il ristorante non è più aperto a pranzo come all’inizio. Alla fine però quell’ammanco dovrà tornare nelle casse del Castello». E ora che la consigliera grillina Chiara Appendino ha messo nero su bianco il «caso Scabin» spiegando che «gli utili derivanti da tale contratto di locazione contribuiscono alle spese del museo di arte contemporanea e dunque alla fruizione della cultura» la questione è diventata politica.

I tagli alla cultura
In un momento in cui gli enti locali - a Torino come in mezza Italia - riducono i fondi destinati alla cultura per salvare welfare e servizi, la questione che un ristorante di lusso finisca per fare utili alle spalle della cultura non passerebbe inosservata. Il contratto siglato da Scabin con il Castello di Rivoli nel 2002 era di 55 mila euro l’anno. Ma, in virtù del fatto che il ristorante non è più aperto a pranzo lo chef ha chiesto al Museo di rivedere il contratto. Secondo i padroni di casa però l’ha fatto a suo modo: smettendo di pagare l’affitto. E aggiungendo che gli infiniti lavori di ristrutturazione del Castello hanno costretto per troppo tempo i suoi clienti a entrare dal retro. Insomma, la guerra del canone si compone di mille aspetti. Ma ora prima che la questione possa suscitare l’interesse della Corte dei Conti, il padrone di casa, che è pubblico, ha deciso di mettere lo chef di fronte alle sue responsabilità.

«Io resto al castello»
Ieri l’inventore dell’ostrica virtuale e del tataki di melanzane era in Irlanda e ha reagito così alla domanda sulla sua morosità: «Quando non hanno nulla da fare a Torino si inventano delle storie su Scabin. Se pago o no l’affitto? Parlate con la dottoressa Formento io parlo di cucina». L’ultima domanda riguarda le voci che lo danno per desideroso di cercare una sede alternativa magari a Milano. Ma lì Scabin è tranchant: «Io mi trovo bene al Castello, il ristorante funziona e non ho alcuna intenzione di spostarmi».


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