Con l'espressione cucina piacentina
s'intende l'insieme dei piatti della tradizione culinaria della
provincia italiana di Piacenza. È una gastronomia forte di piatti
noti e apprezzati fuori dal territorio, non solo al giorno d'oggi, ma
anche nei secoli scorsi. Un tempo si utilizzava infatti l'espressione
“roba de Piasensa” per descrivere la prelibatezza di certi
piatti, specialmente formaggi e salumi. È inoltre risaputo che nel
XVIII secolo il cardinale piacentino Giulio Alberoni, primo ministro
di Spagna al servizio di Filippo V, rifornisse la corte di prodotti
provenienti dal Piacentino, particolarmente apprezzati dalla regina
Elisabetta Farnese.
Pur essendo una cucina fortemente
vincolata alla terra come tante della Pianura padana, risulta però
molto ricca e variegata, unendo una gastronomia della campagna ad
un'altra che caratterizzava le famiglie nobiliari di Piacenza.
Inoltre, diverse possono essere le varianti locali di uno stesso
piatto. Una sua caratteristica è quella dell'utilizzo di carni
equine (cavallo ed asino), essendo sempre stata Piacenza un
importante avamposto militare dove erano facilmente reperibili i
suddetti animali.
Vista la posizione geografica occupata
dalla provincia di Piacenza, lembo occidentale d'Emilia incuneata tra
Lombardia e Liguria e per un breve tratto confinante anche con il
Piemonte, la tradizione culinaria piacentina è il risultato di varie
componenti. Si distinguono quella emiliana del salume e della pasta;
quella lombarda del riso (che è anche piemontese), della "büṡéca"
o trippa di vitello, dei pesci del Po e della "lüganga"
(la salsiccia lombardo-veneta); e quella ligure che fa grande uso
della verdura. Vi è poi una base comune in tutto il nord Italia che
è quella della polenta, piatto povero per eccellenza, e delle paste
ripiene (di cui si fa un gran consumo in Emilia). Come nelle altre
cucine del Settentrione, anche in quella piacentina si utilizzano
tradizionalmente il burro e lo strutto, al posto degli olii vegetali,
per friggere gli alimenti.
Al momento la provincia di Piacenza è
l'unica in Italia, oltre che l'unico distretto amministrativo
europeo, ad annoverare tre salumi tipici protetti con il marchio
D.O.P. (coppa, pancetta e salame piacentini). Inoltre i vini D.O.C.
contrassegnati dal marchio Colli piacentini sono ventuno.
Antipasti
Il tradizionale antipasto piacentino è
composto da salumi. Oltre ai già citati prodotti D.O.P.
coppa piacentina
pancetta piacentina
salame piacentino
sono diffusi
il salame gentile
la mariola (mariöla),
un salame a grossa pezzatura, tozzo e corto o dalla forma a palla; è
presidio di Slow Food.
il culatello piacentino,
affine a quello D.O.P. parmense di Zibello, viene prodotto nella
pianura orientale piacentina
la pistä d' gras o
gras pist, lardo di maiale pestato o tritato con
aglio, prezzemolo e carota
i ciccioli o graséi,
pezzi di carne e grasso di maiale cotti, salati ed essiccati.
L'abitudine di servire i salumi con
riccioli di burro, così come di presentarli insieme a prodotti
sott'olio ha origini piuttosto recenti ed è stata introdotta dai
ristoratori della zona.
Accompagnano o sostituiscono i salumi
la torta di patate, torta
salata tipica dell'Appennino piacentino dove è riconosciuta con il
marchio De.Co. (Denominazione comunale d'origine) nel comune di
Farini; è costituita da una base di pasta sfoglia sulla quale si
pone un impasto composto da patate schiacciate, burro, grana,
cipolla, sale e, secondo alcune varianti famigliari, spennellata con
salsa di pomodoro
i funghi sott'olio
sull'Appennino
gli stric' in carpion,
lasche del Po in carpione
la bortellina (burtlëina),
una sorta di frittella da accompagnare con salumi o formaggi
preparata secondo varie ricette:
rivergarese, composta da farina,
acqua, uova, mela e latte
bettolese (burtlena),
pagnotta vuota all'interno, il cui impasto è composto
esclusivamente da farina, acqua e sale (De.co. a Bettola)
della Val Luretta, preparata con
l'aggiunta di uova e cipollotto (bavaron)
batarö focaccine
composte da un misto di farine di grano e mais, da farcire con i
salumi, tipiche della Val Tidone e della Val Luretta
chisöla, focaccia
con i ciccioli tipica della Val Tidone, riconosciuta con la De.Co a
Borgonovo Val Tidone
Nella Bassa padana al confine con il
Parmense ed il Cremonese è tradizionale la preparazione del chisulén
(italianizzato in chisolino), conosciuto come gnocco fritto
o torta fritta in altre zone dell'Emilia. È valorizzato con
il marchio De.Co dall'amministrazione comunale di Fiorenzuola d'Arda.
Primi piatti
La gastronomia della provincia di
Piacenza è particolarmente ricca di primi piatti. Si tratta per lo
più di preparazioni di pasta, di riso o di paste ripiene, in linea
con la tradizione dell'Emilia e delle regioni confinanti. Tra i più
popolari risultano
Pisarei e faśö
Pisarei e faśö,
primo piatto di gnocchetti e fagioli borlotti lessati. Gli
gnocchetti sono di farina, pangrattato e acqua, che può essere
sostituita dal latte; il sugo è costituito da passata di pomodoro,
fagioli borlotti, lardo o pancetta piacentina per insaporire. Il
comune di Piacenza ha attribuito il marchio De.Co. al piatto;
anolini (anvëin o
anven), pasta all'uovo ripiena di stracotto di manzo, pane
grattugiato, Grana Padano e noce moscata, cotti poi nel brodo di
carne, tipicamente nel brodo cosiddetto di terza cioè
ottenuto da tre differenti carni diverse (cappone o pollo, vitello o
manzo e maiale);
anolini della Val d'Arda
(anven), variante della ricetta precedente, il cui ripieno è
costituito da Grana, pangrattato e noce moscata. Sono riconosciuti
prodotto De.co. dal comune di Fiorenzuola d'Arda;
marubini (marüben),
altra variante degli anolini, diffusa nella pianura piacentina
nord-orientale e nel Cremonese con ripieno di manzo brasato, arrosto
di vitello e maiale, e Grana;
Anolini in brodo
tortelli alla piacentina,
con ripieno di magro composto da ricotta, spinaci e Grana, hanno
ottenuto il marchio De.Co. nel comune di Vigolzone;
tortelli di zucca
diversamente da quelli di altre province limitrofe, la variante
piacentina non prevede mostarda e amaretti nel ripieno;
panzerotti alla piacentina
cilindretti di pasta, da cuocere al forno, ripieni di ricotta,
spinaci e Grana (lo stesso dei tortelli alla piacentina);
maccheroni alla bobbiese
(macaron cun l'agùcia, macaron cun l'angùcia), pasta
forata con un ferro da calza che ricorda un antico piatto del
Medioevo, tradizionalmente condita con sugo di stracotto;
malfatti, gnocchetti
composti da ricotta e bietole e cotti al forno; altro piatto
proveniente da Bobbio
pinoli (pìn),
panetti risultati dall'amalgama di farina, patate, ricotta, erbette
o biete, uova, formaggio Grana o parmigiano o formaggio di pecora;
conditi con sugo di carne o nella variante moderna con sugo di
funghi o di salsa, è una ricetta tipica dell'Alta Val Trebbia;
meś mànag dal frà,
pasta "mezze maniche" ripiene e cotte in brodo. Il ripieno
è lo stesso degli anolini e quindi può essere costituito da
stracotto, pangrattato e Grana e noce moscata; è un piatto della
Bassa piacentina;
trofie con salsa di noci (ajà),
piatto tipicamente ligure ma consumato anche sull'Appennino
piacentino, dove è forte l'influenza della cucina ligure di cui le
trofie sono forse la pasta più nota
tagliatelle con salsa di noci,
altro piatto che risente dell'influenza ligure;
bomba di riso, pasticcio di
riso e carne di piccioni tipica del paese di Bobbio;
torta di riso alla bobbiese,
torta di riso, verdure, uova e grana dell'alta Val Trebbia, la cui
preparazione è influenzata dalla cucina della vicina Liguria;
tortelli di farina di
castagne, piatto dell'Appennino dove un tempo le castagne, usate
per il ripieno, erano uno dei pochi alimenti sempre disponibili (la
farina di castagne è De.co a Ferriere);
- lasagna alla bobbiese (laśàgn ad Nadèl),
cena tipica della vigilia del Natale, come primo di magro, composta
la lasagnette di forma triangolare condite semplicemente con
besciamella e sugo di funghi.
Secondi piatti
Una peculiarità della cucina
piacentina, che la contraddistingue nel panorama delle cucine locali
italiane, è il consumo di carni equine. Sono tre i piatti di questo
tipo:
pìcula 'd caval,
ricetta a base di carne di cavallo tritata finemente. Può essere
accompagnata alla polenta
stracotto d'asinina,
ganassino di giovane asina cotto per parecchie ore nel vino rosso
(Barbera o Gutturnio), passata di pomodoro, lardo, burro, carote,
sedano, alloro, aglio e cipolla; ha ottenuto il riconoscimento
De.Co. del comune di Rottofreno
faldìa,
sottilissima cotoletta ricavata dal diaframma del cavallo.
Tra le ricette a base di altre carni si citano:
Faraona ripiena al forno
faraona arrosto
anatra arrosto
trippa alla piacentina
(büṡéca), interiora di manzo tagliate a listarelle e
cotte per parecchie ore insieme a sedano, carota, cipolla, aglio,
aromi, sale, pepe, salsa di pomodoro, brodo e fagioli bianchi di
Spagna
salame cotto (salam da
cota, salam cot), servito con abbondante polenta o purea
di patate, viene preparato anche in crosta di pane, ed una volta
affettato e fatto saltare sulla piastra. Può essere servito anche
come antipasto
brachettone (u bracton),
salume da cuocere realizzato con la spalla del maiale conciata,
cucita nella cotenna e fatta stagionare fra due fascette di legno.
Ormai rarissimo, è originario di Bobbio e del suo circondario,
dov'è ancora preparato in alcuni ristoranti. Un tempo tipico del
Carnevale, si serve con polenta o purea, oppure con legumi vari
cucinati in casseruola, come fagioli o lenticchie.
Cima alla genovese
Anche altri secondi piatti, per lo più
a base di verdura, lasciano scoperti i legami con la cucina ligure. È
il caso delle
Come in altre zone dell'Italia
Settentrionale, dove sono presenti ambienti umidi e boschi, non
mancano i modi per cucinare le rane, specialmente fritte,
e le lumache. Queste ultime sono note come
lumache alla bobbiese (e
lümàś), lumache lessate alle quali si aggiungono sedano,
cipolla e alloro prima di essere infornate con vino bianco, chiodi
di garofano, aglio, salsa di pomodoro, brodo e sale. Sono tipiche
della vigilia di Natale come piatto di magro.
Piatti
della consuetudine
Si tratta di piatti che non sono legati
ad alcuna ricorrenza particolare e che in passato venivano per lo più
preparati con ingredienti poveri o facilmente reperibili, molto
frequentemente recuperando gli avanzi del pasto precedente. Ricette
simili sono comuni o simili, almeno negli ingredienti, a quelle di
altri territori della Pianura padana.
Il più noto è la polenta, che
compare sulle tavole del Piacentino prevalentemente nei mesi
autunnali ed invernali non solo come accompagnamento alla pìcula 'd
caval. Due sono le preparazioni più popolari:
polenta coi ciccioli
(pulëinta e graséi) nella quale all'impasto di farina di
mais si accompagnano i ciccioli, pezzi di grasso e carne di maiale
cotti, salati ed essiccati. È stata denominata prodotto De.co. dal
comune di Rottofreno;
pulëinta consa
(polenta concia), consistente in strati sottili di polenta ricoperti
di sugo e alternati con un'abbondante spolverata di Grana Padano.
A lungo è stato il riso, più che la
pasta, l'elemento principale dei primi piatti:
risotto con codini di
maiale
riso e cotenne (riś
e cudagh, riś e cudghi)
risotto coi funghi
riso e zucca
risotto con verze
e costine di maiale, piatto consumato nei mesi invernali, che
condivide le radici della più conosciuta cassoeula lombarda
riso e latte, riso bollito
nel latte con un'eventuale aggiunta di cannella per insaporire.
Veniva riutilizzato inoltre per la
preparazione dei
frittellini di riso, (i
burtlëin, i fritlëin), piccole frittelle risultanti
dall'amalgama di acqua, farina e riso avanzato (in alternativa anche
pasta di minestra) fritte in padella.
Tra le zuppe, le più note sono
senz'altro
Una minestra preparata per sfruttare
gli avanzi, la cui tradizione sopravvive ancora presso alcune
famiglie, è la panä o panada, ampiamente diffuse in varie
aree dell'Italia Settentrionale. È costituita da pane raffermo posto
nel brodo insieme a uova e formaggio grattugiato, olio e noce
moscata. Si serviva spesso ad anziani ed infermi.
Uno degli ingredienti di base
nell'alimentazione del Nord Italia sono state a lungo le patate, la
cui coltivazione nel Piacentino è ancora radicata nelle aree
appenniniche. Venivano comunemente impiegate per:
gli gnocchi di patate, che
il comune di Farini valorizza con la De.co., pur essendo diffusi in
molte zone dell'Italia Settentrionale (sono accompagnati dal sugo di
funghi)
le polpette di patate (il
canìf, il pulpët ad patät, il pulpët cun i pum da
tera)
le patate mescé, una sorta
di poco elaborata purea di patate dell'alto Appennino (note come
perbugion nel Genovese) costituita da patate lessate e
ridotte in poltiglia con uno schiacciapatate, alla quale si
aggiungevano latte e formaggio.
Soprattutto in epoche di minor
benessere economico, le polpette potevano essere anche a base di
carne di vitello lessata e avanzata, che veniva tritata con la
mezzaluna con un'aggiunta di prezzemolo, uova ed eventualmente pane,
formaggio Grana e patate. Il pane secco veniva abitualmente
riutilizzato non solo nelle polpette, ma anche in diversi tipi di
ripieno, tra i quali quello dei
- verzolini, involtini di carne lessa avanzata ripieni
di pane e formaggio. Con questo nome si identificano anche gli
involtini di verza.
Dolci
La tradizione dolciaria piacentina non è altrettanto ricca come
quella dei primi e dei secondi piatti. Si tratta di preparazioni
semplici, realizzate con prodotti genuini e delle quali si ricordano
tuttavia:
turtlìt o turtei
ad San Giüṡep, i tortelli dolci preparati in occasione
del Carnevale e per la ricorrenza di San Giuseppe, il cui ripieno,
che varia a seconda delle tradizioni locali o delle usanze
famigliari, può prevedere amaretti, marmellate di vario tipo o
mostarda. Possono essere cotti al forno a legna o fritti.
farsö, frittelle
tipiche della Val Trebbia, preparate in occasione del Carnevale e
soprattutto in occasione della festa di San Giuseppe attorno ai falò
serali (ra fuiè), composti da pasta molto lievitata di forma
tondeggiante e fritti in olio o strutto.
croccante (crucànt),
dolce di mandorle tostate intere e a pezzi, miele e zucchero
caramellato. La tradizione del croccante realizzato in forma di
cestino è ancora viva a Bobbio e nell'Alta Val Trebbia
latte in piedi (lat in
pé), versione delicata del crème caramel; è fatto con latte,
zucchero e uova, ingredienti facilmente reperibili nelle campagne
buslàn, la
tradizionale ciambella
Buslanëin fatti in casa
buslanëin, le
ciambelline dure, talvolta legate a particolari ricorrenze
religiose, riconosciute De.Co. a Rottofreno
spongata una torta dalla
probabile origine ebraica diffusa nella Bassa Val d'Arda e
tradizionale anche nel Parmigiano e nel Reggiano
torta di fichi, basata su
una ricetta del XVIII secolo di Albarola, frazione del comune di
Vigolzone, riconosciuta con la De.Co.
torta di mandorle, tipica
ricetta medievale bobbiese, a base di farina di mandorle e mandorle
tritate, tuorli d'uovo e albumi con zucchero, nelle varianti
morbida, ripiena e secca.
canestrelli, biscotti di
farina bianca tipici del Piemonte e della Liguria, che per
prossimità fanno parte della tradizione gastronomica dell'Alta Val
Trebbia e della Val d'Aveto
Come in altre zone della Pianura padana
è abitualmente consumata la
Vini
Il vino piacentino più conosciuto è
il Gutturnio, ma vi sono molti altri vini della zona, marchiati Colli
piacentini, derivati dalle uve coltivate in collina.
Liquori
Bargnolino (bargnulëin,
bargnulen), liquore dolce fatto con le bacche del prugnolo
(localmente chiamato bargnö o brügnö). Una volta prodotto, deve
riposare almeno tre anni prima della consumazione; a seconda delle
preparazioni può avere una gradazione alcolica tra i venticinque ed
i trenta gradi. È un ottimo digestivo;
nocino liquore diffuso in
Emilia e fatto con le noci verdi raccolte il giorno di San Giovanni
Battista (24 giugno). Deve riposare alcuni anni prima della
consumazione per poterlo apprezzare. In alcune zone del piacentino è
tradizione conservare alcune bottiglie di nocino prodotte nell'anno
di nascita dei figli, per poi aprirle nelle varie occasioni di
festa, quali Prima comunione, cresima, festa di laurea e matrimonio.