Focaccia con il formaggio

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La focaccia con il formaggio (a volte ma impropriamente focaccia al formaggio), in genovese a fugassa cö formaggio, è un tipo di focaccia farcita tipica della Liguria e dell'Oltregiogo.

Descrizione

La focaccia col formaggio esiste in numerose versioni, con farciture superficiali che comprendono sia solo formaggio (di vari tipi, a volte miscelati tra di loro), sia altri ingredienti (formaggio e prosciutto cotto, formaggio e würstel, speck e fontina, ecc...).
Gli ingredienti prevedono farina, olio extravergine di oliva e lievito di birra (ingredienti di base per la pasta uguali a quelli dell'altrettanto tipica focaccia genovese), oltre ovviamente al formaggio scelto che viene posto sopra alla pasta prima dell'inserimento in forno. Riguardo a quest'ultimo esistono varianti con fontina o altri formaggi morbidi simili, con formaggi meno densi come stracchino, mozzarella o gorgonzola e, come detto, misture di diversi formaggi.
Normalmente viene venduta al taglio fasciata in carta per alimenti, al pari della focaccia genovese tradizionale, essendo lo strato superficiale di formaggio dopo la cottura abbastanza denso ed aderente alla pasta da permetterne la degustazione tenendola in posizione verticale.

Focaccia di Recco col formaggio

Una tipologia di focaccia col formaggio molto nota è la Focaccia di Recco col formaggio (in dialetto genovese a fugassa de Réccu), di cui si trovano tracce storiche in letteratura fin dal XIX secolo. La focaccia, preparata inizialmente nei ristoranti e nei forni di Recco e dei comuni limitrofi, si è rapidamente diffusa prima nel Tigullio e nel genovesato e poi in tutta la Liguria, spesso con piccole variazioni sul tipo di formaggi impiegati.
Questo ha portato i ristoratori della zona a cercare di tutelare il prodotto da possibili imitazioni ritenute di qualità inferiore, prima, nel 1997, registrando il marchio "Autentica Focaccia col Formaggio di Recco" come Consorzio Recco Gastronomica e poi, nei primi anni del XXI secolo, come Consorzio Focaccia col formaggio di Recco, richiedendo la tutela dell'Indicazione geografica protetta. Dall'estate del 2011 la Focaccia di Recco col formaggio si fregia del marchio dell'IGP, certificazione presentata il 14 luglio (decreto pubblicato in G.U. n 51 del 1º marzo 2012) negli uffici della Regione Liguria dal Ministero delle politiche agricole alimentari e forestali inizialmente su territorio nazionale e, a partire dal 2015, a livello europeo. Prodotti simili, commercializzati al di fuori dell'area di Recco, Sori, Camogli e Avegno, pur continuando ad essere cucinati e venduti, non possono quindi più legalmente fregiarsi di nomi che contengano riferimenti a "Recco", che sovente erano presenti prima dell'ottenimento dell'IGP (es "focaccia tipo Recco").
Al contrario della versione "normale", la focaccia di Recco, secondo la ricetta originale, si compone di due strati sottilissimi di pasta a base di farina e olio di oliva (senza lievito, anche se questo viene elencato in alcuni ricettari), farciti internamente (e non nella parte superiore) con lo stracchino, che ha ormai quasi totalmente surrogato le originarie prescinsêua (ritenuta troppo liquida e acida) e formaggetta. Il formaggio fuso rimane così molto liquido e a volte può fuoriuscire da fessure che con la cottura si vengono a creare nel sottile strato superiore di pasta. La fluidità del formaggio fuso e il poco spessore della pasta rendono molto scomodo mangiarla fasciata nella carta e più pratico servirla in piatti.
A causa della ridotta produzione casearia ligure, e della conseguente provenienza extraregionale del formaggio stracchino, la focaccia con il formaggio prevede ora crescenza di origine ligure (prodotta a Masone, in valle Stura in provincia di Genova) al posto dello stesso stracchino, per rientrare nelle regole della classificazione di Indicazione Geografica Protetta europea.
Il 2 marzo 2012 è diventato un prodotto IGP italiano e il 3 giugno 2013 ha ricevuto il riconoscimento da parte dell'Unione europea la focaccia di Recco col formaggio prodotta nei comuni di Recco, Avegno, Sori e Camogli.

Prodotti similari

Simili per ingredienti e diffusione geografica alla focaccia di Recco sono le focaccette al formaggio, di dimensioni minori e con una cottura effettuata tramite frittura invece che in forno. Sempre simile alla focaccia d Recco è quella di Arenzano (cittadina costiera ligure posta a ponente di Genova), che prevede l'uso del lievito e, come farcitura tra i due strati di pasta, della panna inacidita e della fontina.

Festa della focaccia di Recco

Dal 1955 si svolge a Recco la "Festa della focaccia" che si tiene nell'ultima settimana del mese di Maggio.

Roux

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Il roux è una sostanza per salse e minestre, ottenuto mescolando farina, amido di mais (es. Maizena) e burro o altri grassi come margarina, olio o lardo sciolto.

Etimologia

È un termine francese il cui significato è "rosso, rossiccio"; solitamente viene utilizzato per indicare una persona dai capelli rossi o il colore stesso di questo tipo di capelli, che è appunto il colore che questa preparazione tende ad assumere.

Storia

François Pierre La Varenne, nel 1651, ha scritto nel suo libro di cucina ciò che si fa mescolando la farina e lo strutto. Egli chiamò questa miscela "ispessimento della farina", la quale in seguito divenne nota come farina fritta, o roux.
A metà del Settecento, la miscela fu chiamata roux de farine, fatta col lardo, che veniva cotto fino ad un colore chiaro e una consistenza cremosa.
Cento anni dopo, molti cuochi francesi pensavano che il roux fosse usato troppo, mentre altri, tra cui Antonin Carême, la pensavano diversamente. Carême credeva che il roux «...fosse indispensabile ai cuochi come l'inchiostro per gli scrittori».

Preparazione

Il roux si ottiene scaldando il burro in una padella, aggiungendo la farina e mescolando fino a quando la farina è completamente incorporata nel burro scaldato. Si ottiene un composto fluido di colore variabile a seconda del tempo di cottura:
  • roux bianco, è la base per addensare il ragù.
  • roux biondo, è la base per la salsa besciamella e le sue varianti salsa Mornay, salsa Villeroy e salsa Nantua.
  • roux bruno, è la base per una salsa per insaporire una pietanza.

Variazioni

Il roux è la base per numerose salse usate nella cucina francese, come le quattro salse madri francesi, la salsa vellutata, la salsa besciamella, il fondo bruno legato o salsa spagnola, la salsa di pomodoro, da cui derivano le salse di base, che sono la salsa alemanna o salsa parigina, la salsa suprema e la salsa al vino bianco, la salsa alla crema e la salsa demi-glace. Da queste salse di base derivano tutte le altre, le salse bianche composte e le salse brune composte.

Attenti la CIA (critica indipendente e anonima) vi spia

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Qualunque critico che si rispetti riceve regali. Volete che ora mi stupisca per gli inviti a cena che mi vengono offerti in qualità di critico gastronomico?
Via, siate seri: mi ci vedete travestito con baffi e naso finto per non farmi riconoscere dai cuochi?
Con un abbondante trucco e parrucco, dovrei presentarmi in incognito nei ristoranti manco fossi una spia dell’intelligence: solo così potrei garantire la correttezza dell’informazione, quest'ultima la recito per i moralisti di turno, che mi raccomandano di pagare il conto!
Ma davvero siamo convinti che un buon ispettore delle guide debba recensire il lavoro di un cuoco in incognito e senza conoscerlo di persona? Maddai!
Personalmente sono più affezionato al modello del cattivissimo Anton Ego: ingresso teatrale nel ristorante e allo chef tremano anche le mutande. Uno duro, arcigno fino al primo boccone di proustiana Ratatouille, che provoca in lui lacrime di nostalgia. Tornato umano e bambino vuole conoscere il cuoco e si ritrova davanti un sorcio.
“Si ma così facendo lo chef tenterà di compiacere l'”Anton Ego” di turno portando in tavola il meglio” Direte voi. Se ce la fa, rispondo io. Se il cuoco è una schiappa e i gamberi surgelati, non c’è carineria che tenga: il critico bravo lo capisce. E se il critico è bravo, non basterà una cena a fargli cambiare idea.
Ecco il motivo per cui non credo vi interessi sapere se pago la cena, come letto in un commento.
“Non credo che interessi sapere se il tale libro di cui ho disquisito in questa o quella occasione sia stato da me regolarmente acquistato… .”
Non so come la pensiate voi ma io la vedo così.
Perfino Ruth Reichl, direttrice della rivista americana Gourmet, che si è resa irriconoscibile con decine di travestimenti quando era critico gastronomico del New York Times, oggi ironizza sul suo passato.

Buzzonaglia

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La buzzonaglia (o busonaglia) è una particolare conserva del tonno che fa uso del taglio meno pregiato del pesce, di norma confezionato sott'olio. È un prodotto tipico della Sicilia e della Sardegna.
Il colore è rosso scuro, quasi marrone-nero. La buzzonaglia di tonno è costituita dalle parti di filetto a contatto con la lisca centrale che risultano molto scure perché abbondantemente irrorate di sangue. È costituita dalle parti più piccole e meno pregiate che non sono state usate per gli altri prodotti (ventresca, filetti, bottarga, musciame, lattume, cuore ecc.). È venduta a un prezzo inferiore rispetto ai tagli più pregiati.

Uso in cucina
Apprezzata per la sua morbidezza, viene anche usata per condire la pasta, a volte insieme a pomodorini secchi. Ha un sapore più intenso di quello del comune tonno sott'olio. Avendo quindi un sapore più acceso, la buzzonaglia, sotto forma di antipasto, viene spesso servita con i fagioli cannellini, la cipolla di Tropea, un po' di olio di oliva, un pizzico di sale.


Burrito

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Il burrito taco de harina è una pietanza che appartiene alla cucina tex-mex e consiste in una tortilla di farina riempita con carne di bovino, pollo o maiale, che è poi chiusa ottenendo una forma sottile.
Negli Stati Uniti il ripieno include anche altri ingredienti come riso, fagioli, lattuga, pomodori, salsa, guacamole e formaggio, quindi lo spessore del burrito aumenta considerevolmente. La tortilla di farina è solitamente grigliata leggermente, in modo da renderla più morbida e flessibile. Una versione industriale americana è a base di farina di mais.
I burritos possono essere farciti in vario modo e sono differenti dai tacos messicani perché sono preparati con tortillas di farina invece che di mais.

Origini
La parola burrito deriva dallo spagnolo "piccolo asino". La pietanza ha origine durante la Rivoluzione Messicana quando un venditore di cibo, Juan Méndez, per conservare il cibo al caldo cominciò ad avvolgerlo in una grande tortilla. Quest'idea fu un successo al punto che Méndez comprò un "burro", cioè un asino, e andò oltre i confini del Messico per vendere la sua invenzione. 
Oggi il burrito è molto conosciuto negli Stati Uniti e in Canada, probabilmente grazie alla disponibilità elevata di tortilla di farina di grano, ma è raro da trovare in Messico nonostante sia percepito come un piatto della cucina messicana.



Buristo

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Il buristo (o buristio burischio buricco) o mallegato (pisano) è un insaccato di carne e sangue di maiale diffuso in Toscana.

Etimologia
La parola è probabilmente di origine germanica, ma le circostanze esatte della sua diffusione restano oscure. Battisti e Alessio ipotizzano che derivi dal trentino, o da brust, adattamento del tedesco Wurst, "salsiccia, salume", o da una riduzione locale di Blutwurst "sanguinaccio" (cfr. roveretese probùs da Bratwurst); Devoto propende per un'origine diretta dal tedesco.

Descrizione
È simile a prodotti tradizionali consumati in Spagna (morcilla), in Olanda (bloedworst), in Francia (boudin noir), in Gran Bretagna (Black pudding), in Austria (Blunzen) e in Germania (Blutwurst, Rotwurst e Schwarzwurst).
Il buristo è insaccato nello stomaco del suino, per questo ha una forma irregolare per un peso che supera normalmente il chilo e mezzo. Si ottiene disossando tutte le parti della testa del maiale messe a bollire in un gran pentolone con limoni, bucce d'arancia, salvia, aglio, sale e pepe. Alle parti disossate e macinate vengono aggiunti dei lardelli di grasso tagliati a cubetti ed il sangue filtrato. Il tutto vien di nuovo insaccato e bollito di nuovo per compattare il sangue e il grasso con il resto.
Il buristo viene consumato fresco, a volte ancora tiepido.

Storia
Ci sono testimonianze di prodotti simili addirittura nell'Odissea di Omero,dove il premio per le lotte di Ulisse al suo ritorno a Itaca era uno stomaco di capra riempito di sangue e grasso.
Nell'antica Roma veniva mangiato in onore di Fauno, dio della fertilità e dei boschi in occasione della festa dei Lupercalia.
Nel primo medioevo venne vietato più volte a causa del suo rapporto con le tradizioni pagane.

Reperibilità
Prodotto in esigue quantità, diventa sempre più difficile da trovare; può essere ancora reperito nel sud della Toscana, durante i mesi invernali.
Il buristo si può trovare più facilmente tra le provincie di Firenze e Siena.

Riconoscimenti
Il termine buristo compare nell'elenco dei prodotti agroalimentari tradizionali italiani riferito, però come altra denominazione del Biroldo di Lucca.


Buridda

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Sotto il nome di buridda, buridda di pesce, sono compresi diversi piatti a base di pesce, tipici della cucina ligure e provenzale, dalla ricetta variabile a seconda delle zone e del periodo storico. È un piatto considerato facente parte delle zuppe di pesce, da tempo elencato tra le più tradizionali in Italia insieme al cacciucco di Livorno e al brodetto delle Marche. Il nome è simile sia a quello che designa una zuppa di pesce provenzale (bourride), sia una preparazione sarda per condire i pesci lessati come palombo e gattuccio (detta burrida), ma il tipo di preparazione è differente.
Nota in genovese anche come "pesce in tocchetto".

Ingredienti e varianti
La buridda tradizionale era un misto di pesce tagliato a piccoli pezzi (stoccafisso, grongo, palombo, ecc...), cucinato in umido con olio di oliva, pinoli, funghi, capperi, prezzemolo e/o altri aromi. Ricette più recenti propongono anche l'uso di triglie, seppie e moscardini, coda di rospo, oltre all'uso di cipolle, pomodori e vino bianco al posto o in aggiunta agli ingredienti vegetali classici.
Esistono poi varianti con il solo stoccafisso come pesce presente (buridda di stoccafisso) o di seppie (buridda di seppie, nota in italiano anche come "seppie con i piselli") con piselli, patate e pomodori oppure con seppie e carciofi e pomodori. L'uso dei piselli o dei carciofi in passato dipendeva anche dalla diversa disponibilità delle due verdure durante i periodi dell'anno. Nella provincia di Savona in passato era riportata dai ricettari la sostituzione di funghi, cipolle e carote con bietole, olive ed acciughe, differenziando quindi la buridda di stoccafisso savonese da quella genovese.
In alcune versioni della ricetta viene aggiunta una piccola quantità di acciughe da far soffriggere insieme agli aromi (aglio, cipolla, prezzemolo, carota, ecc...).
A seconda delle varianti e degli ingredienti impiegati il tempo di preparazione può andare dall'ora alle due ore abbondanti.
Simile alla buridda di stoccafisso è lo stoccafisso in umido alla genovese, che prevede la presenza di olive e patate.



 
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