La storia della cucina cinese e della ristorazione milanese

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La cucina cinese ha una lunga storia che si sviluppa su migliaia di anni. L'arte culinaria cinese è stata influenzata da diverse regioni e stili di cucina, dalle ricette imperiali agli alimenti delle popolazioni locali. Inoltre, la cucina cinese è diventata sempre più popolare in tutto il mondo grazie alla globalizzazione e all'emigrazione di molti cinesi.

In Italia, la ristorazione cinese è diventata presente a partire dagli anni '80. Milano è stata una delle prime città italiane ad accogliere i primi ristoranti cinesi, che si sono poi diffusi in tutta Italia. La cucina cinese a Milano si è evoluta negli ultimi decenni, passando dalla proposta di piatti tradizionali come il riso saltato, il pollo fritto al limone o i gamberi in salsa agrodolce, a proposte più sofisticate e innovative di alta cucina.

Oggi i ristoranti cinesi a Milano offrono piatti gourmet realizzati con ingredienti di prima qualità, serviti in un ambiente elegante e raffinato. Inoltre, la cucina cinese a Milano si sta evolvendo anche verso l'inclusione di piatti regionali meno conosciuti al grande pubblico, ma altamente apprezzati dai cinesi stessi e dagli appassionati della cultura culinaria orientale.

In sintesi, la cucina cinese e la ristorazione milanese hanno una lunga storia e una forte evoluzione nel tempo, con una crescente attenzione verso la qualità degli ingredienti e la ricerca di una proposta culinaria sempre più raffinata e innovativa.




Com'era mangiare al ristorante a Milano negli anni Novanta

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Sfogliare una raccolta di menù dei ristoranti milanesi del 1996 è come fare un salto indietro nel tempo: cosa si mangiava e quanto si spendeva?

Si andava a mangiare fuori molto meno rispetto a quanto si faccia oggi che è diventata abitudine consolidata, si usciva solo per le occasioni speciali.

L'altro giorno, passeggiando per Milano, mi sono imbattuto in un mucchio di libri abbandonati per strada, tra cui uno, molto vintage, chiamato ‘Menù di Milano & dintorni - 150 menù completi di portate, prezzi e specialità così come li trovate al ristorante’.
È diventato un mio mezzo in un secondo momento che mi ha aperto una finestra sulla ristorazione milanese del 1996 attraverso scansioni di menù di alcuni dei ristoranti del tempo.

Allora ho deciso di fare una riflessione insieme a un esperto di cucina milanese e giornalista, e di un ristoratore dell’epoca ancora in attività, per capire come sono cambiate le cose del mangiare fuori a Milano dagli anni Novanta a oggi.

Quanto costava uscire a cena a Milano nel 1996.

Per fare dei calcoli approssimativi mi sono rivolto a varie questa piattaforme, e ho scoperto, senza troppe sorprese, che andare al ristorante a Milano nel 1996 costava di meno in rapporto ad oggi.

Al Boeucc Antico Ristorante (uno dei più antichi d’Europa, aperto da oltre 300 anni, ndr), gli “Gnocchetti di patate ai 4 formaggi con fiori di zucca” costavano 15mila lire, l’equivalente di circa 11 euro oggi. Nello stesso ristorante, gli “Gnocchetti di patate con porri e salmone” nel 2019 costavano 18 euro. Ok, se consideriamo gli ingredienti utilizzati è giusto che costi un po’ di più, ma comunque il prezzo è decisamente più alto.

Al defunto ristorante L’Assassino di via Amedei 8, un risotto alla milanese costava 13mila lire, che oggi sarebbero circa 9,50 euro.

Sono considerazioni imprecise che non tengono conto anche del livello del ristorante, fondamentale per capire le oscillazioni di prezzo. Purtroppo, però, la stragrande maggioranza dei menù presenti nel libro appartengono ad attività non più esistenti, il che, ovviamente, mi fa pensare a come il settore della ristorazione abbia subito delle grandi batoste in questi, nonostante Milano sia diventata la seconda città con attività ristorative dopo Roma.

Gianni Bridda, del superstite ristorante Al Bronzetti, è convinto che i prezzi dei menù siano cresciuti per una questione di aumento dei costi derivante dalla liberalizzazione delle licenze dopo il Decreto Bersani-Visco del 2008.

“La ristorazione è cambiata perché all’inizio del nuovo millennio hanno liberalizzato le licenze, per cui hanno iniziato ad aprire troppe attività,” spiega. “I costi della gestione sono cambiati in maniera per noi sfavorevole: per esempio il costo del lavoro, che è aumentato drammaticamente. In più, oggi è difficile che la gente riesca ad andare fuori ogni domenica sera, anche solo una pizza e birra, cosa invece assolutamente comune negli anni Novanta”.

La penso un po’ diversamente: “Io credo che per i prezzi si debba fare un rapporto con gli stipendi di allora,” “che anche con la lira erano più bassi di oggi. In linea di massima direi che ai tempi già spendere 20, 25mila lire (il corrispettivo di 14-18 euro oggi) era considerato una specie di lusso, quindi noi ragazzi ci accontentavamo di pizza e Coca-Cola per 10mila lire.”

“Di sicuro si andava a mangiare fuori molto meno rispetto a quanto si faccia oggi che è diventata abitudine consolidata, si usciva solo per le occasioni speciali. Le prime fidanzate, quando le portavo fuori a cena, dovevo risparmiare per un mese.”

Ma come si mangiava negli anni ‘90 a Milano? Nei menù milanesi del 1996 sono completamente assenti voci che facciano intendere un’attenzione alla stagionalità o al localismo.

“La cultura gastronomica negli ultimi anni è aumentata a dismisura. Abbiamo detto più cose su sapori e tecniche dei piatti in questi due decenni che nel secolo precedente. La ricerca sulla qualità e la provenienza di oggi ce la sognavamo nel secolo scorso: oggi si parla sempre di stagionalità, non solo di frutta e verdura ma anche dei pesci, della carne, mentre ai tempi a nessuno importava. La vera rivoluzione è che oggi il mangiare bene è sempre più di pertinenza anche delle fasce meno abbienti, è in corso una democratizzazione del concetto di alta cucina”. “Oggi puoi mangiare bene tutto sommato anche a cifre accessibili, e sarà sempre così, perché abbiamo capito che la gastronomia è una scienza e come tale procede per tentativi ed errori e siamo destinati ad una qualità sempre superiore.”

Perché sono sopravvissuti così pochi ristoranti di questo libro del 1996?

Ho provato a cercare, uno ad uno, decine e decine di ristoranti presenti sul libro dei menù: la grande maggioranza di loro oggi è chiusa. Ho provato a immaginarne i motivi: da un lato, la diffusione dei fast food iniziata negli anni Ottanta ha sicuramente messo a dura prova un modello tradizionale di fruizione della ristorazione; dall’altro, le famose gestioni famigliari all’italiana hanno ceduto il passo a imprese più strutturate e franchising, senza contare il fattore anagrafico che ha portato alla morte o pensionamento dei vecchi proprietari delle insegne della città.

Oltre alla liberalizzazione delle licenze, uno dei fattori chiave per comprendere questa strage di ristoranti sta nella clientela che oggi è molto più mordi-e-fuggi: “il cliente non è più fidelizzato, è di passaggio, in genere i ristoranti aprono e chiudono a un ritmo impensabile per questo motivo.”

“Milano è sempre stato un porto di mare, i milanesi bravissimi ad accogliere ma anche a cacciare.” Però, anche la qualità della vita e l’aria che respiri incidono sulla mortalità dei ristoranti. Infatti, chi decide di venire a cucinare a Milano ha spesso anche poi voglia di andarsene. “Ci sono tante cause per la mortalità media dei ristoranti, che negli ultimi anni è elevata ed è diventata un dibattito importante della cucina di oggi. Un ristorante oggi chiude perché chi lo apre sono i cuochi, più dei ristoratori: i cuochi hanno una visione parziale del ristorante, a volte si dimenticano che far stare bene una persona è centrale, ancor più del piatto.”

“Poi c’è stato il Covid, che ha determinato un bagno di sangue nel rapporto aperture/chiusure 2020-2021. Ma ci sono tantissimi altri motivi: i ristoranti stanno chiudendo perché la vita del ristorante è dura, fatta di sacrifici e inoltre sono assenti normative della figura giuridica del cuoco, che è nello stesso quadro dei commessi e dei metalmeccanici. Negli ultimi vent’anni la cultura gastronomica e la cultura tecnica è cresciuta enormemente, ma non altrettanto le norme che la regolano né la cultura aziendale: ad esempio, chi apre un ristorante l’ultima cosa che fa è un business plan. Quanti ristoratori aprono senza calcolare bilanci, break even point, il quadro normativo? Tutti devono fare la loro parte: politici, gli imprenditori, i giovani cuochi”.

Cosa si mangiava davvero nei ristoranti di Milano negli anni Novanta

Facendo una raccolta dati dai menù milanesi della seconda metà degli anni Novanta, è facile individuare dei trend che caratterizzavano fortemente la cucina di allora. Trend che è un bene siano scomparsi o, nel migliore dei casi, relegati a bar-ristoranti di periferia che ancora li esibiscono con orgoglio. 

Come la rucola, protagonista della cucina anni Ottanta ma presente nel decennio successivo in quasi tutti i menù. Le pizzerie mettono la “Pizza alla rucola” al secondo posto dei loro menù, subito dopo la Margherita, i ristoranti schierano “Gamberetti e rucola” come un piatto jolly per affermare che sono al corrente con le mode. Anche in versione risotto.

Onnipresenti anche le varie ‘Tagliata di manzo con rucola e pomodorini’ e il più chic “Straccetti di filetto con aceto balsamico e rucola,” dove mi chiedo che tipo di aceto balsamico venisse usato, prima dell’esordio della glassa alla gomma di Xantan.

Nella seconda metà degli anni Novanta, invece, i cibi e gli ingredienti asiatici sembrano impazzare. L’idea della cucina orientale si impossessa anche di tante cucine insospettabili, che si vedono obbligate a sperimentare, con ingredienti che dureranno quanto meteore. Tra questi, il cuore di palma, (chiamato palmito), l’orrendo surimi e la polpa di granchio. Li vedo negli abbinamenti più azzardati, come nell’"Insalatona Esotica” del ristorante Il Cerchio, che sfoggia il palmito insieme a lattuga, uova, mais, peperoni, ravanelli e e Emmenthal; e nell’“Insalata Di Quadri’ del ristorante Fame da Lupi, dove palmito e surimi cercano di legare con gamberetti, mais e funghi champignon.

Gli anni Novanta erano anni di sperimentazione, anche con il curry—nella sua scorretta interpretazione di mix di spezie— che compare in quasi tutti i menu di Milano, anche in quelli delle trattorie famigliari. “Petto di pollo al curry” all’Hostaria Pizza Pazza; “Pappardelle fresche al curry e pancetta” al Prospero di via Luigi Dell’Orto; “Pennette all’Orientale” con panna, prosciutto e curry al Bronzetti di via Fratelli Bronzetti. A questo proposito, ho chiesto al proprietario Gianni, che dal 1993 gestisce questo ristorante, perché questa voce sia sparita dal menù: “Le pennette all’orientale non le facciamo più, allora si faceva così per sfoggiare esotismo. Faceva molto figo. Ora non ce n’è più bisogno.”

Nel 1996 a Milano non si mangiano insalate, ma insalatone. È a Milano in pausa pranzo che si capisce l’importanza di rimanere leggeri, così ogni ristorante sfoggia una sezione dedicata alle combinazioni più creative in materia di verdura e proteine. Dovevano ancora scoprire che un’insalatona può essere anche più calorica di un piatto di spaghetti al pomodoro.

Al Café L’Atlantique in viale Umbria 42, si poteva gustare una “Insalata novella con gamberetti, mais e germogli di soia,” per dirne una. Al Carosello in via Pietro Custodi, per 14mila lire si mangia una “Insalata Zola e Noci’ con lattuga, avocadoS (con la s finale), prosciutto cotto, gorgonzola e noci: a occhio e croce, 1500 Calorie.

Il 1996 sembra essere anche il momento di gloria della pasta paglia e fieno con prosciutto, panna e piselli, mentre l’istituzione Peck offre la paglia e fieno al filo di pomodoro. E, sempre parlando di pasta, si nota un’inflazione di “pennette” e “sedanini.” La pasta corta è evidentemente molto amata, anche se gli spaghetti allo scoglio sono il fiore all’occhiello di molti ristoranti del periodo, insieme alla Paella spagnola. L’immaginario dell’estate anni Novanta è estremamente codificata, così come la cultura spagnola che irrompe sulla scena musicale.

Ogni cinque pagine del libro, più o meno, figura un ristorante toscano. Non è dato sapere perché, ma nel 1996 a Milano la cucina toscana è in assoluto la più amata tra le cucine regionali, seconda solo a quella lombarda. “Milano ha sempre accolto i toscani e i pugliesi, cioè i grandi ristoratori del secondo dopoguerra. Poi, dalla seconda metà degli anni Novanta, ha iniziato ad accogliere tutte le cucine internazionali, giapponesi e cinesi soprattutto.”

E sul cibo vegetariano come eravamo messi? Nel libro dei menù compaiono già tanti piatti vegetariani, ma raramente con questo appellativo. Eppure, il 1996 è un anno significativo per la cucina vegetariana in Italia: il Joia di Pietro Leeman guadagna la sua prima stella Michelin ed è il primo ristorante vegetariano in Europa a essere insignito del riconoscimento. Ancora oggi rimane l’unico ristorante stellato del genere in Italia. E nel libro c’è, ovviamente con piatti esotici.


Cosa c'è dentro gli spaghetti istantanei (noodles)? C'è da fidarsi dei Saikebon? Comodi, veloci, economici… mmmm

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Gli spaghetti istantanei Saikebon sono prodotti dalla Star in collaborazione con la multinazionale di origine giapponese Ajinomoto. Gli ingredienti principali dei noodles istantanei Saikebon sono: **farina di frumento**, **olio di palma**, **amido modificato**, **sale** e **agenti lievitanti**. Il condimento in polvere contiene sale, amido di patata, esaltatori di sapidità (E621 e E635), lattosio, zucchero, aroma, estratto di lievito e vegetali (carote, prezzemolo, sedano e porro).

Saikebon è un prodotto orientale che si può preparare in modo istantaneo o cucinare in padella. L'apporto calorico è pari al 14-19% del fabbisogno medio giornaliero (2.000 kcal), mentre la GDA per i grassi varia dal 17 al 26% a causa dell'abbondante condimento. Tieni presente che gli spaghetti istantanei possono contenere una quantità significativa di sodio.



Qual è la differenza tra il ragù e quello alla bolognese? Qual è quello più buono?

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Sono la stessa cosa, perché il bolognese è un ragù fatto a Bologna e dintorni.

Il ragù - ragù - è un modo di preparare un piatto, non un piatto in sé. Il ragù più famoso in Italia e all'estero, è quello di carne. Molti affermano di avere la ricetta originale e di solito non c'è molta differenza.

Gli ingredienti sono la cipolla tritata, carote e sedano, carne macinata di manzo e maiale, un po' di vino e salsa di pomodoro. Tutti sono concordi sul fatto che debba sobbollire a lungo. Alla fine l'aspetto sarà tipo questo:



Con manzo e maiale si può fare la varietà molto interessante detta ragù in bianco senza salsa di pomodoro.


Per farlo si possono usare diversi tipi di carne, lo decidi sul momento quando lo fai: esempio ragù di anatraragù di cinghiale solo per citarne alcuni. Qui sotto il ragù d'anatra.



Anche il pesce può essere usato per fare il ragù. Uno dei migliori è il ragù di pesce spada.



Esistono anche alcune versioni vegetariane del ragù. Solo con verdure semplici o con soia TVP. Non affatto male almeno da quanto sembra.



Solo un'altra cosa. La principale differenza tra l'Italia e il resto del mondo, per quanto riguarda il ragù, è come viene servito e mangiato. In Italia viene servito o mescolato con la pasta fresca cotta. Un paio di cucchiai di salsa per ogni porzione. A cui si aggiunge formaggio appena grattugiato.


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Conservazione del salame: tutti i metodi

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Esistono diversi metodi per conservare il salame a seconda delle circostanze. Ecco alcuni dei principali:

  1. Conservazione in frigorifero: il modo più comune e semplice per conservare il salame a breve termine è nel frigorifero. Il salame deve essere avvolto in carta o pellicola trasparente e conservato a una temperatura tra i 4 e i 8 gradi Celsius. In questo modo, può durare anche diverse settimane.

  2. Conservazione nell'olio: un altro modo per conservare il salame a lungo termine è immergerlo completamente nell'olio d'oliva. Questo metodo impedisce all'aria di entrare in contatto con il salame e quindi rallenta la crescita di batteri e muffe. Il salame può essere conservato in questo modo per mesi o addirittura anni.

  3. Conservazione sottovuoto: il sottovuoto è un metodo molto efficace per conservare il salame perché impedisce all'ossigeno di raggiungere il cibo, prevenendo così l'ossidazione e la crescita di batteri. Il salame viene posto in un sacchetto apposito per il sottovuoto che viene poi sigillato con l'ausilio di una macchina per il sottovuoto. Il salame può essere conservato in questo modo per diverse settimane o addirittura mesi.

  4. Essiccazione: l'essiccazione è un'antica tecnica di conservazione del salame che consiste nell'asciugare il cibo all'aria aperta. Il salame viene appeso in un luogo fresco e asciutto per diversi mesi, durante i quali l'umidità viene rimossa e il sapore del salame diventa più intenso. Questa tecnica richiede una certa esperienza e cura nel seguire le giuste procedure.

  5. Congelamento: è possibile congelare il salame per conservarlo a lungo termine, ma questo metodo può influire negativamente sulla qualità del prodotto. Il salame non sarà più croccante come quello fresco e potrebbe perdere parte del suo sapore. In ogni caso, il salame deve essere avvolto in modo ermetico per evitare la formazione di brina. Il salame può essere conservato in questo modo per diversi mesi.

È importante tenere presente che ogni tipo di salame richiede una particolare forma di conservazione, quindi bisogna sempre fare riferimento alle indicazioni specifiche del produttore.




Lo stracotto

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Lo stracotto è un piatto della tradizione culinaria italiana, originario del Nord Italia. Questo piatto ha radici antiche e la sua storia risale almeno al Rinascimento.

Lo stracotto era un piatto molto popolare nelle cucine dei nobili e delle famiglie benestanti dell'epoca. Si trattava di un piatto a base di carne, solitamente manzo o vitello, che veniva cotto a lungo in un tegame con vino rosso e spezie, fino a renderla tenera e succosa.

In genere, lo stracotto veniva servito come secondo piatto, accompagnato da contorni semplici come patate o verdure, ma anche come piatto unico, insieme a fette di pane tostato o polenta.

Con il passare degli anni, lo stracotto è diventato un piatto popolare anche tra le famiglie meno abbienti, grazie alla sua facilità di preparazione e al suo sapore semplice ma gustoso. Oggi, lo stracotto è ancora uno dei piatti più amati dagli italiani, e viene preparato in numerosi modi diversi, a seconda della regione e delle tradizioni locali.

Ecco la ricetta per lo stracotto:

Ingredienti:

  • 1 kg di carne di manzo (adatta per lo stufato)

  • 2 cipolle

  • 3 carote

  • 3 gambi di sedano

  • 2 spicchi d'aglio

  • 500 ml di brodo di carne

  • 1 bicchiere di vino rosso

  • 2 cucchiai di concentrato di pomodoro

  • 2 foglie di alloro

  • 2 rametti di rosmarino

  • olio d'oliva q.b

  • sale e pepe q.b.

Procedimento:

  1. Iniziate preparando le verdure: mondate le carote e tagliatele a fette, poi pelate le cipolle e tagliatele a cubetti, infine pulite i gambi di sedano e tagliateli a pezzetti. Tritate finemente gli spicchi d'aglio.

  2. Prendete una padella capiente e fatela scaldare a fuoco medio-alto con un po' di olio d'oliva. Aggiungete le verdure e l'aglio tritato e fate soffriggere per qualche minuto, finché saranno appassiti ma non bruciati.

  3. Nel frattempo, prendete la carne di manzo e tagliatela a cubetti grandi circa 3-4 cm. Salate e pepate abbondantemente ogni pezzo, poi adagiateli nella padella delle verdure. Fateli rosolare su tutti i lati, finché saranno ben dorati.

  4. Quando la carne sarà ben rosolata, versate il vino rosso nella padella e lasciatelo evaporare completamente. Aggiungete poi il concentrato di pomodoro, il brodo di carne, le foglie d'alloro e il rosmarino. Mescolate bene e portate a ebollizione.

  5. Una volta che il liquido sarà in ebollizione, abbassate la fiamma al minimo e coprite la padella con un coperchio. Lasciate cuocere lo stracotto per circa 3 ore, controllando ogni tanto che non si attacchi alla padella. Se necessario, aggiungete dell'altro brodo di carne.

  6. Quando lo stracotto sarà pronto, spegnete il fuoco e lasciate riposare per qualche minuto prima di servirlo.

Lo stracotto è perfetto accompagnato da polenta o purè di patate. Buon appetito!


Come togliere il sapore di peperoncino?

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Ci sono diversi modi per ridurre o eliminare il sapore del peperoncino in un piatto, a seconda di come è stato usato e della quantità di calore che si desidera rimuovere. Ecco alcuni suggerimenti:

  1. Diluire con altri ingredienti: se il peperoncino è stato aggiunto a una salsa o a un piatto, puoi cercare di diluirlo aggiungendo altri ingredienti, come pomodori maturi o succo di limone.

  2. Aggiungere latticini: i prodotti caseari, come latte intero, panna o yogurt, possono aiutare a neutralizzare il sapore piccante del peperoncino. Potresti provare ad aggiungere una spruzzata di crema fresca alla tua zuppa di pomodoro piccante, ad esempio.

  3. Aggiungere carboidrati: se il tuo piatto è troppo piccante, potresti provare ad aggiungere carboidrati come riso o pasta per equilibrare il sapore.

  4. Rimuovere i semi e le membrane interne: se stai cucinando con peperoncini freschi, la maggior parte del calore si trova nei semi e nelle membrane bianche interne. Rimuovendoli, puoi ridurre il livello di speziatura.

  5. Aggiungere dolcezza: il dolce può aiutare a bilanciare il sapore piccante del peperoncino. Prova ad aggiungere un po' di zucchero o miele al tuo piatto per vedere se aiuta a ridurre il calore.

  6. Bere acqua: bere acqua può aiutare a rinfrescare la bocca dopo aver mangiato alimenti piccanti. Tuttavia, l'acqua non è in grado di rimuovere completamente il sapore del peperoncino dal piatto.

Ricorda che il sapore piccante varia da persona a persona e ciò che può sembrare speziato per una persona potrebbe essere troppo piccante per un'altra. Pertanto, questi suggerimenti possono aiutare a ridurre il calore, ma probabilmente non lo elimineranno completamente.




Marinatura del pollo

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La marinatura del pollo è una pratica culinaria che viene utilizzata da secoli per insaporire e ammorbidire questo tipo di carne. La marinatura consiste nel lasciare il pollo immerso in una miscela di ingredienti aromatizzanti, come spezie, erbe, acidi e oli, per un periodo di tempo variabile, al fine di migliorarne il sapore e la consistenza.

Le prime tracce storiche della marinatura risalgono all'antica Grecia e Roma, dove la carne veniva immersa in acqua salata e acido (ad esempio succo di limone) per conservarla più a lungo e renderla più morbida. In seguito, la marinatura ha assunto un ruolo sempre più importante nella cucina medievale europea, dove veniva utilizzata soprattutto per insaporire carni dure e poco appetitose.

Con l'avvento della colonizzazione delle Americhe, la marinatura si è diffusa anche nel Nuovo Mondo, dove gli indigeni utilizzavano le spezie locali per insaporire le carni. Nel corso dei secoli, la marinatura del pollo si è evoluta e arricchita di nuovi ingredienti e tecniche di cottura, diventando uno dei metodi preferiti per preparare questa carne in tutto il mondo.
La marinatura del pollo può essere fatta in diversi modi a seconda dei gusti personali e della ricetta che si intende preparare. In generale, la marinatura serve per insaporire e ammorbidire il pollo, rendendolo più succulento e gustoso una volta cotto.

Ecco alcuni ingredienti comuni per una marinatura di base per il pollo:

  • Olio d'oliva

  • Succo di limone o aceto di vino bianco

  • Sale e pepe nero

  • Aglio tritato o in polvere

  • Erbe aromatiche come rosmarino, timo, origano o salvia

  • Spezie come paprika, cumino, peperoncino o curry

Per marinarlo, è possibile mettere tutti gli ingredienti in una bacinella con il pollo tagliato a tocchetti o intero e lasciarlo riposare in frigorifero per almeno 30 minuti o fino a un massimo di 24 ore per una maggiore intensità di sapore. Tuttavia, assicurati sempre di seguire le istruzioni specifiche della tua ricetta per ottenere i migliori risultati.


Quale paese mangia il cibo più piccante?

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I paesi della cosiddetta "cintura di fuoco del peperoncino". Che inizia dal Pakistan/india, Bangladesh e ingloba il sud-est asiatico (Thailandia, Indonesia…) e parte del sud-ovest della Cina (Yunnan, Sichuan, Hunan).

In questa zona si mangia una quantità di spezie e peperoncino fuori da ogni comprensione umana. Con il peperoncino Non si va a più a unità,ma a peso. Immaginate valanghe di peperoncini freschi e secchi inzuppati in Olio al peperoncino bollente condito con spezie pungenti come il pepe e lo zenzero.

Credetemi che la cucina autentica di quei posti non ha nulla a che vedere con le imitazioni servite in occidente per compiacere il palato raffinato degli europei.

Guardare per credere:

La famosissima Hot pot Cinese


Piatto tipico di Singapore

La zuppa thailandese Tom yum

Curry Vindaloo Indiano

Pesce fritto in Olio bollente al peperoncino servito su un letto di peperoncino dal sud-est asiatico

Kua kling thailandese


Ma poi abbiamo anche locali sparsi per il mondo, specialmente negli USA,che offrono piatti ultra piccanti a modo di challenge.

Come il Phaal curry



Così piccante da essere cucinato con la maschera antigas.

O le "Suicide chicken wings" della Florida


Dove spesso vengono usati alcuni dei peperoncini più piccanti al mondo, come il Naga viper,il Trinidad Scorpion,il Carolina reaper o il Ghost pepper.

Ecco qua una lista dei 25 piatti più piccanti al mondo

Con piatti provenienti prevalentemente da Cina, India, Indonesia, Malesia, Singapore e Tailandia. Ma anche da Peru, Etiopia, Haiti, Jamaica, Corea del Sud e Stati Uniti.


Come fare una besciamella senza burro e senza latte

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Si può preparare una besciamella senza burro e senza latte usando degli ingredienti alternativi. Ecco una ricetta:

Ingredienti:

  • 4 cucchiai di olio d'oliva

  • 4 cucchiai di farina

  • 500 ml di brodo vegetale

  • Sale e pepe q.b.

  • Noce moscata q.b.

Procedimento:

  1. In una pentola, scaldare l'olio d'oliva a fuoco medio-basso.

  2. Aggiungere la farina e mescolare bene fino a formare un composto omogeneo.

  3. Gradualmente aggiungere il brodo vegetale, continuando a mescolare per evitare la formazione di grumi.

  4. Continuare a cuocere la besciamella a fuoco medio-basso, mescolando costantemente, finché non raggiunge la consistenza desiderata.

  5. Aggiungere sale, pepe e noce moscata a piacere.

Questa besciamella sarà perfetta per chi segue una dieta vegana o per chi vuole ridurre l'apporto di grassi e calorie.



Riso mantecato

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Il riso mantecato è un piatto tradizionale italiano tipicamente realizzato con riso Arborio. Il riso viene cotto finché non è tenero, quindi viene mescolato con burro, formaggio e altri ingredienti per conferirgli una consistenza cremosa e ricca. Alcune versioni del riso mantecato prevedono anche carne o verdure.

Per fare il riso mantecato, dovrete iniziare cuocendo il riso in una pentola sul fornello. Una volta che il riso è cotto, aggiungerai burro, formaggio e altri aromi nella pentola e mescolerai tutto insieme fino a quando non sarà ben combinato e cremoso.

Esistono molte varianti di riso mantecato, quindi puoi sperimentare diversi ingredienti per trovare la combinazione che ti piace di più. Alcune aggiunte popolari includono funghi, salsiccia e piselli.


Quali sono i tempi di cottura più giusti per un arrosto

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Il tempo di cottura perfetto per un arrosto dipende dal tipo di carne, dal peso e dal metodo di cottura che si sceglie. In generale, si consiglia di cuocere un arrosto a 180-200°C nel forno per circa 20 minuti ogni 500 grammi di carne. Tuttavia, questi sono solo dei suggerimenti generali e il tempo effettivo può variare in base alla preferenza personale di cottura della carne. È importante controllare la temperatura interna della carne con un termometro da cucina per assicurarsi che sia stata cotta a sufficienza. Ad esempio, per un arrosto di manzo, la temperatura interna dovrebbe essere di almeno 60°C per una cottura al sangue, 65°C per una cottura media e 70°C per una cottura ben cotta.  


Il segreto per non far sgonfiare un soufflé

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Il segreto per non far sgonfiare un soufflé è assicurarsi di cuocerlo abbastanza a lungo affinché l'interno si rassodi. Ci sono alcune cose da tenere a mente durante la cottura di un soufflé per evitare che si sgonfi.

Innanzitutto, è importante avere tutti gli ingredienti pronti prima di iniziare a montare le uova. In secondo luogo, assicurati di montare le uova fino a quando non diventano chiare e spumose. Inoltre, mescola delicatamente gli altri ingredienti nella miscela di uova montate, facendo attenzione a non smontare le uova.

Quando metti il soufflé nel forno, assicurati che sia cotto completamente attraverso. Se lo togli dal forno troppo presto, potrebbe collassare. Una volta fuori dal forno, servi immediatamente il soufflé, poiché tende a sgonfiarsi man mano che si raffredda.

Infine, ricorda che preparare un soufflé richiede pratica e pazienza. Non scoraggiarti se ci vuole un po' di tempo per ottenere il risultato perfetto!



Perché gli chef indossano degli strani cappelli?

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I cappelli sono di diverse dimensioni che indicano una gerarchia. Il più alto è il toque blanche, che lo chef usa.

Ogni piega indica una competenza nella preparazione delle uova. Ci sono fino a 100 pieghe.

Incredibilmente, non è facile fare le uova alla perfezione e padroneggiare le tecniche è un'arte.




Qual è il vero nome italiano di "Spaghetti alla Bolognese"? Perché si chiama così in altri paesi?

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Il punto è che gli 'spaghetti (alla) bolognese' non fanno parte della vera cucina italiana. Se esistessero, il loro nome sarebbe probabilmente spaghetti al ragù.

'Bolognese' è la forma abbreviata, usata all'estero, del ragù alla bolognese, una salsa di pomodoro con carne macinata, originaria di Bologna. Gli italiani usano piuttosto il ragù, nonostante ne esistano altre varianti, come il famoso napoletano (dove la carne viene cotta con il sugo, ma poi tolta da esso).

Ci sono due motivi per cui gli 'spaghetti alla bolognese' non fanno parte della cucina tradizionale italiana: la pasta a Bologna è pasta fresca all'uovo, non pasta secca come sono tipicamente gli spaghetti. Inoltre, la carne macinata nel sugo viene catturata meglio da un formato di pasta più largo: ecco perché a Bologna sono piuttosto tagliatelle al ragù.



Perché la bistecca ha un sapore molto migliore alla steakhouse rispetto a casa?

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Le steakhouse sono specializzate per fare bistecche. Mentre c'è sicuramente un aspetto psicologico (...), ci sono alcune esperienze di steakhouse, che non sono psicologiche.

Soprattutto: la fonte del calore e il livello di calore.

Molte steakhouse hanno griglie da carne. Non la tua griglia da forno. Potresti comprare questi tipi di griglia da carne, ma non sono economici:



Guarda, niente è paragonabile a queste griglie da carne ad alta temperatura. Sì, probabilmente può farlo anche una griglia a carbone caldo, ma in realtà questo calore è molto diverso da qualsiasi altra cosa e cambierà davvero la tua esperienza di degustazione.

A parte questo, poiché paghi prezzi premium, di solito tutto è anche di buona qualità. Le steakhouse usano il wagyu e le migliori bistecche di Black Angus. Ovviamente c'è anche il livello di competenza nel grigliare la carne, che non otterrai molto presto. Una steakhouse sforna un centinaio di bistecche ogni giorno, a volte anche molto di più. Ciò fa in media forse 1000 bistecche a settimana (i fine settimana sono più affollati con doppi posti a sedere) e 52000 bistecche all'anno.

Immagino che nessun cuoco casalingo cucinerà nemmeno lo 0,01% di questi numeri enormi!


Quali sono le cose che i bravi chef sanno e che gli altri non sanno?

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I funghi sono costituiti per il 90% da acqua e non devono essere lavati: il loro sapore sarebbe acquoso. Puliteli con un tovagliolo di carta, tagliate le parti sporche, sbucciateli in casi estremi... ma non lavateli.

La pasta non deve essere risciacquata dopo la cottura: la si annega. Non solo avrà un sapore acquoso, ma la patina d'acqua che la ricopre renderà difficile l'adesione del sugo. Mettetela in uno scolapasta e lasciatela scolare. Utilizzatela subito e non lasciatela riposare, per evitare che si blocchi.

La lattuga non deve mai essere tagliata con il coltello, l'insalata risulterebbe inzuppata. È necessario strappare le foglie a mano.

I coltelli devono essere sempre affilati. Non c'è niente di più pericoloso di un coltello spuntato.

Le pentole e le padelle non devono mai passare direttamente dal fuoco all'acqua fredda del lavandino: si deformerebbero. Inoltre, devono essere strofinate accuratamente fino a farle brillare, dentro e fuori. Altrimenti, le minuscole particelle di cibo avanzato si accumulano nel tempo in uno strato di sporcizia impossibile da rimuovere. Le buone pentole e padelle sono costose e anche insostituibili: hanno una personalità e una pentola diversa non è mai la stessa. Vanno trattate con rispetto.

Gli americani cucinano meglio degli italiani?

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Gli americani se la cavano egregiamente con i barbecue, con le cotture lunghissime di pezzi di animale intero e con le tecniche volte a insaporire o affumicare la carne:




Hanno inoltre una ottima cultura e creatività nel fare i dolci e le torte, tanto che alcuni prodotti come i muffin, i doughnuts e le cheesecake sono diventate di moda anche qui in Italia:




Infine se la cavano molto bene anche nella panificazione, grazie alla grande varietà e qualità delle loro farine:


Le farine Manitoba e Kamut che usiamo anche qui in Italia vengono dell'America! ?

Tuttavia, per quanto riguarda il resto, non hanno mai sviluppato una vera e propria cultura culinaria né la tradizione di cenare tutti insieme in famiglia come noi europei.

Chi mangia in casa spesso si limita a riscaldare qualcosa di preconfezionato oppure a friggere pollo e patate in abbondanti quantità di olio con il rischio di incendiare la casa, tant'è che nelle cucine americane è obbligatorio per legge avere un estintore:



Last but not least il fatto che fino a pochi anni fa abitassero quasi tutti in case costruite in legno ha fatto in modo che la selezione naturale favorisse gli individui che si cibavano in giardino, fuori casa o in generale consumassero cibo da asporto.

Per riassumere, la cultura culinaria americana è estremamente specializzata nelle preparazioni a base di carne, fritture, sfarinati e dolci ma estremamente carente di fibre e verdure con un preferenza particolare per i cibi molto energetici, semplici da preparare e veloci da consumare.

Tutto questo spinge gli americani a ingerire più grassi e più calorie del necessario per raggiungere la soglia di sazietà, il che causa evidenti problemi di sovrappeso e ostruzione delle arterie aumentando il rischio di infarto.


Brodetto di pesce

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Il brodetto di pesce è una zuppa tipica delle regioni costiere dell'Italia, in particolare delle Marche e dell'Abruzzo. La sua origine risale al medioevo, quando i marinai tornavano a casa con il pesce non venduto e lo cucinavano insieme ad altri ingredienti disponibili.

La ricetta tradizionale prevede l'utilizzo di almeno cinque tipi diversi di pesce, tra cui spigole, triglie, scorfani, calamari e gamberi. Il tutto viene cotto insieme a pomodori freschi, aglio, olio d'oliva, prezzemolo e vino bianco.

Il segreto per un buon brodetto sta nella lunga cottura a fuoco lento, che permette ai sapori di amalgamarsi e diventare più intensi. Inoltre, è importante utilizzare solo pesce fresco e pulito accuratamente.

Il brodetto di pesce può essere servito come antipasto o come piatto principale, accompagnato da pane tostato e un bicchiere di vino bianco. È un piatto gustoso e nutriente, perfetto per le fredde giornate invernali o per una cena in compagnia di amici e familiari.


Brasato

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Lo stinco di maiale brasato è un piatto tradizionale della cucina italiana, originario delle regioni del nord come Lombardia e Piemonte.

Per preparare lo stinco di maiale brasato, si parte dalla scelta di un pezzo di carne con osso (lo stinco) che viene prima rosolato in padella per far dorare la superficie. Successivamente si aggiunge vino rosso, brodo vegetale, aromi come rosmarino, timo e alloro, e si lascia cuocere a fuoco lento per alcune ore finché la carne non diventa morbida e succulenta.

Il risultato è un piatto dal sapore intenso e gustoso, perfetto da accompagnare con polenta, patate o verdure cotte al forno. Lo stinco di maiale brasato è spesso servito nei pranzi delle festività e rappresenta una ricetta tipica della tradizione culinaria italiana.




Braciolette alla messinese

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Le braciolette alla messinese sono un piatto tradizionale della cucina siciliana, in particolare della città di Messina. Si tratta di involtini di carne ripieni di pangrattato, aglio, prezzemolo, caciocavallo e salame.

La storia di questo piatto risale al periodo dell'invasione spagnola in Sicilia, quando i soldati spagnoli introdussero il concetto di "involtini" nella cucina locale. Tuttavia, la versione messinese delle braciolette ha subito alcune modifiche nel tempo, adattandosi ai gusti locali e utilizzando gli ingredienti disponibili nella zona.

Oggi, le braciolette alla messinese sono considerate un'importante specialità culinaria della città di Messina e sono molto apprezzate dai turisti e dagli abitanti locali. Solitamente vengono servite come piatto principale durante le feste tradizionali, come la festa di Sant'Agata, patrona della città.


Che cosa trovano di strano gli americani in Europa?

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Quando si è in Italia, gli americani tendono ad essere scioccati dal fatto che la cucina italiana non ha il sapore di quella a cui sono abituati.

Le differenze non sono solo nel sapore (le verdure di qualità superiore dell'Italia fanno sì che i nostri piatti abbiano un sapore molto più forte delle loro insipide controparti che ho mangiato in America), ma nel menu stesso. Pizza rolls, fettuccine Alfredo, pane all'aglio, spaghetti con polpette, parmigiano sono tutti piatti inventati da italo-americani che non troverete da nessuna parte d'Italia. La cosa più sconvolgente sembra essere l'assenza del "condimento italiano" per le insalate. Lo manteniamo semplice e utilizziamo solo olio d'oliva, aceto e sale.

Se davvero vi manca la cucina insipida e di bassa qualità dell'Olive Garden perché non riuscite a gestire il vero affare italiano, allora immagino che potete scegliere qualsiasi ristorante turistico che si assicurerà di servirvi qualcosa che un italiano non mangerebbe mai.


Al posto degli spaghetti con le polpette, provate la pasta fresca all'uovo fatta in casa con il ragù.


Non troverete pane all'aglio in Italia, ma abbiamo la bruschetta, pane leggermente tostato e condito con pomodori freschi, basilico, origano e aglio.


La parmigiana in Italia viene fatta solamente con melanzane e altri tipi di verdure. Nella ricetta originale non è presente la carne


Boscaiola

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La boscaiola è una tradizione culinaria italiana che ha origini antiche, risalenti ai tempi in cui i contadini del centro e del sud Italia lavoravano principalmente come boscaioli e trascorrevano gran parte del loro tempo in mezzo alla natura.

La cucina boscaiola si basa principalmente su ingredienti semplici e genuini, come funghi porcini, castagne, verdure di stagione e carne di maiale, che venivano cucinati in modo semplice e rustico.

Uno dei piatti più tipici della cucina boscaiola è la polenta con i funghi, un piatto caldo e sostanzioso che viene preparato con farina di mais, funghi porcini, aglio, olio e prezzemolo. Un altro piatto famoso è la cacciatora, un piatto a base di carne di pollo o coniglio, cotto con olive, pomodori e peperoni.

Durante i mesi invernali, la cucina boscaiola si arricchisce di piatti a base di castagne, come la polenta taragna con le castagne e la zuppa di castagne.

Oggi la cucina boscaiola è ancora molto popolare in molte regioni d'Italia, soprattutto nelle zone montane e rurali, dove le tradizioni culinarie sono ancora molto radicate nella cultura locale.







Bollito misto

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Il bollito misto è un piatto tipico della cucina italiana, che ha origini antiche e che è diventato popolare in molte regioni del paese.

La sua storia risale almeno al Rinascimento, quando in alcune parti dell'Italia il bollito era un piatto riservato alle famiglie nobili e benestanti, che poteva permettersi di acquistare carne di alta qualità.

In seguito, con l'aumento della produzione di carne e con l'espansione del commercio, il bollito misto è diventato sempre più diffuso e popolare tra le classi meno abbienti.

Il piatto consiste in una miscela di diversi tipi di carne bollita, solitamente accompagnata da una varietà di verdure e salse. Tra le carni utilizzate nel bollito misto si possono trovare il manzo, la gallina, il cappone, il maiale e la lingua. Le verdure possono essere diverse a seconda delle regioni e dei gusti personali, ma spesso includono patate, carote, cipolle, sedano e pomodori.

Il bollito misto è solitamente servito come piatto unico, accompagnato da salse come la mostarda di Cremona o la salsa verde. Può essere consumato caldo o freddo, a seconda delle preferenze.

Oggi, il bollito misto è considerato uno dei piatti più tipici della cucina italiana e continua ad essere amato e apprezzato in molte regioni del paese.




Baccalà mantecato

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Il baccalà mantecato è un piatto tradizionale della cucina veneta, in particolare della città di Venezia. La sua storia risale al periodo della Serenissima Repubblica di Venezia, quando i marinai partivano per lunghi viaggi verso i mari del nord e dell'Atlantico alla ricerca di pesce fresco.

Il baccalà (o merluzzo secco salato) era uno dei pochi tipi di pesce che poteva resistere alla lunga durata del viaggio e alla mancanza di refrigerazione. Quando i marinai tornavano a casa, il baccalà era uno degli ingredienti principali della loro dieta.

Per rendere il baccalà commestibile, era necessario ammollarlo in acqua per diversi giorni, cambiando l'acqua ogni tanto per eliminare la vendita in eccesso. Poi venne bollito o cotto al vapore e poi frullato con olio d'oliva e aglio per creare una crema liscia e vellutata.

Il baccalà mantecato veniva servito come antipasto o come piatto principale accompagnato da polenta, verdure o pane. Oggi, il baccalà mantecato è ancora un piatto molto popolare nella cucina veneziana e viene servito nei ristoranti e nelle trattorie di tutta la regione del Veneto.




 
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