Alcuni dei miti alimentari più sciocchi in cui la gente crede ancora

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Che è necessario bere latte per ottenere la dose giornaliera di calcio. Il latte contiene calcio, ma l'uomo non assorbe il calcio dai latticini in modo efficiente come ci è stato insegnato a credere. La vitamina D dalla luce solare è essenziale per l'assorbimento del calcio dai latticini. Puoi bere abbondanti quantità di latte ma se non hai quantità adeguate di vitamina D non puoi assorbire il calcio nel latte.
Se beviamo tè o caffè con latte, non assorbiamo nemmeno il calcio dal latte. La capacità del nostro corpo di assorbire il calcio diminuisce se sono presenti tannini o caffeina. Le bevande contenenti caffeina riducono effettivamente l'assorbimento del calcio. Se mangiamo formaggio con vino rosso, il tannino nel vino riduce la nostra capacità di assorbire il calcio nel formaggio. Inoltre non assorbiamo il calcio nel cioccolato a causa dell'elevato contenuto di tannino nel cioccolato al latte. L'alcol compromette anche la capacità dello stomaco e del pancreas di assorbire correttamente il calcio e influisce anche sulla capacità del fegato di attivare la vitamina D, che è essenziale per l'assorbimento del calcio.
Il principale carboidrato nei latticini è il lattosio. I bambini producono un enzima digestivo chiamato lattasi, che scompone il lattosio dal latte materno. L'attività della lattasi è alta e vitale durante l'infanzia, ma nella maggior parte dei mammiferi, inclusa la maggior parte degli esseri umani, l'attività della lattasi diminuisce dopo la fase di svezzamento. Molte persone perdono la capacità di scomporre il lattosio in età adulta. Circa il 75% della popolazione adulta del mondo non è in grado di scindere il lattosio e presenta intolleranza al lattosio.
Prima della rivoluzione agricola, gli umani bevevano il latte della propria madre solo da piccoli. Gli umani non consumavano latticini da adulti. Da un punto di vista evolutivo, i prodotti lattiero-caseari non sono necessari per una salute ottimale.
Per ottenere la tua dose giornaliera di calcio puoi assumere integratori di calcio o consumare cibo e bevande arricchiti con calcio. Gli alimenti che contengono naturalmente buone quantità di calcio includono: verdure a foglia verde scura (cavolo verde, cavolo, libro, cavolo, broccoli), mandorle (attenzione alle allergie alle noci), semi (semi di papavero, semi di sesamo, semi di chia), fagioli, lenticchie, frutta secca (soprattutto fichi secchi) per citarne alcuni.







I grandi paradossi del settore ristorativo

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Forse non lo sapete, ma Volkswagen vende molti più wurstel che automobili. Il currywurst del colosso automobilistico è un vero e proprio must in Germania, tanto da spingere milioni di consumatori a cercare di accaparrarseli ogni settimana visitando i concessionari della Volkswagen.
Anche Ikea ha aperto un vero e proprio business parallelo nel settore ristorativo, basato soprattutto sulla vendita di hot dog e pizzette a bassissimo prezzo. Se vi capita di perdervi nei fine settimana dentro ai magazzini Ikea, avrete sicuramente notato come l'area ristoro è una delle più assaltate.
Ma c'è un caso in America che è decisamente fuori da ogni immaginazione.
Costco è una grande catena americana di ipermercati all'ingrosso. Dal 2015 è considerata la seconda catena commerciale americana e mondiale. Ebbene, dal 1985 Costco ha iniziato a vendere i suoi hot dog al prezzo di un dollaro. Un'operazione che è servita sicuramente per attrarre i consumatori all'interno dei centri commerciali e fare in modo che non scappassero a casa affamati offrendo un prodotto decisamente economico.


Un dollaro era nel 1985 e un dollaro è oggi. Aggiungi 50 centesimi per avere il menù comprensivo di bibita.
Tenetevi stretti: Costco vende oltre 100 milioni di hot dog all'anno. Nel 2015 quel numero ha raggiunto l'incredibile cifra di 128 milioni, quattro volte in più degli hot venduti in tutti gli stadi di baseball della Major League di baseball messi insieme. E se li paragoniamo al pur grandissimo risultato di Volkswagen, la casa tedesca si attesta intorno ai 7 milioni.
Sbalorditivo.


Che caratteristiche ha l'olio per friggere? E perché è diverso dagli altri?

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Ogni olio e ogni grasso é adatto per friggere. Si può friggere nell'olio di oliva come in qualsiasi altro olio di semi, nel burro come nello strutto… é sufficiente portare il grasso ad ebollizione ed immergervi il prodotto che si vuole friggere.

Molte ricette tipiche nostrane richiedono metodi di frittura specifici. Ad esempio, lo gnocco fritto emiliano andrebbe cotto esclusivamente nello strutto.

Piú un grasso é di qualità (come olio EVO, burro e strutto), piú la frittura risulterà gustosa.


Gnocco fritto emiliano


Ma allora perché é sconsigliato friggere utilizzando proprio questi tre prodotti, e si consigliano altri oli di semi non misti?

La risposta é che oli e grassi, portati a ebollizione, perdono parte delle loro caratteristiche nutrizionali benefiche, sviluppando invece sostanze cancerogene.

Tanto piú é alta la temperatura di ebollizione di un grasso, tanto piú si sviluppano sostanze cancerogene. I grassi piú densi come olio EVO burro e strutto richiedono temperature superiori, per questo é bene friggere il meno possibile utilizzandi. Gli oli di semi singoli, invece, friggono a temperature piú basse, perciò sono maggiormente indicatiper friggere 1 massimo 2 volte a settimana, frequenza che salvo particolari problemi di salute già presenti non influisce in maniera sensibile sul nostro benessere fisico.

In particolare c'é un olio che in assoluto bolle alla temperatura piú bassa: l'olio di arachidi. Per questo infatti é in assoluto il piú adatto per friggere. In piú, é un olio di sapore migliore rispetto ad altri oli semi e le produzioni sono solitamente di qualità.

Da evitare sono invece gli oli con etichrtte tipo "per friggere" "da frittura" ecc. Sono oli di semi misti, che oltre ad essere di scarsa qualità e di poco sapore, portati a ebollizione sviluppano sosranze dannose tipiche di tutti i semi con i quali sono stati prodotti, anziché uno soltanto. Vengono venduti "per friggere" visto il basso prezzo, dovuto però ad una questione di qualità inferiore.

Acquistando olio di arachidi si spende un po' di piú ma si fa una buona scelta per qualità e salute.



È sconsigliabile mangiare la pizza direttamente dal cartone

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Il cartone della pizza può rilasciare delle sostanze nocive all’interno. Per valutare la qualità del cartone, guarda se ci sono segni di ammaccature, macchie di sporco o simili: possono essere dovute ad una cattiva gestione che può comportare rischi di contaminazione degli alimenti. Puoi controllare anche il fondo del cartone: anche se non è obbligatorio, spesso è apposto un simbolo (bicchiere e forchetta) che dimostra che il cartone è idoneo al contatto con gli alimenti e non rilascia sostanze nocive nella pizza.


Quali sono gli ingredienti indispensabili nella cucina emiliana

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In Emilia Romagna abbiamo una ricchissima varietà di piatti, per di più caratterizzati da forti denotazioni locali, cosa che rende difficile una sintesi convincente e che accontenti tutti.


Tuttavia provo a lanciarmi.
  1. cipolla, carota, sedano e pomodoro: la base del ragù. E il ragù abbonda in molti piatti emiliani.
  2. il Parmigiano Reggiano che si accompagna a moltissimi piatti, soprattutto primi.
  3. la pasta a base di ingredienti poveri come acqua, sale, farina, lievito e a volte uova. La pasta è alla base sia della sfoglia che viene usata per moltissimi primi, che per piatti unici come crescentine, tigelle, borlenghi, gnocco.
Ma soprattutto lui, sua maestà il maiale. Sono pochi i piatti emiliano - romagnoli in cui non sia presente in una delle sue forme il maiale. Pensate che in dialetto reggiano, maiale si dice nimeel che tradotto vuol dire “animale”, ossia si identifica nel suino l’animale per eccellenza. Nel dialetto parmigiano esistono addirittura due termini per riferirsi al maiale, dove il termine nimeel identifica il maiale morto, mentre gozèn identifica quello vivo.



Cos'è il Ramen?

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É un piatto giapponese molto noto anche al di fuori del paese. Consiste in un brodo di carne o pesce con tagliatelle di riso, salsa di soia, miso (salsa di soia gialla fermentata), cipollotti, kamaboko (panetti di pesce frullato), alghe e maiale a fette. Ne esistono 5 varietà anche se in pratica ogni ristorante ha la sua versione.

1) Il ramen shoyu con salsa di soia e brodo di manzo, pollo o verdure.

2) Il ramen miso a base di miso e brodo di pollo o manzo.

3) Il ramen tonkotsu con brodo ottenuto sobbollendo ossa di maiale.

4) Il ramen shio ottenuto con brodo di pesce, alghe, pesce secco e cipolle.

5) Il toripaitan ramen, simile al tonkotsu ma con ossa e pelle di pollo invece che di maiale e con aggiunta di verdure.

Ci sono anche delle combinazioni tra i 5 tipi. Una particolarità é che é molto difficile da preparare a casa per cui tutti lo gustano per strada come uno street food o nei ristoranti.


Com'è nato il ketchup?

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Uno dei simboli dell’alimentazione americana non è stato in realtà inventato negli Stati Uniti: si sta parlando del ketchup, la celebre salsa a base di pomodoro che accompagna idealmente hamburger e patatine fritte, la cui origine sarebbe invece orientale. In effetti, questa parola deriva da un termine utilizzato nel dialetto del Fujian, regione che si trova nella parte meridionale della Cina e che nei tempi antichi stava a indicare una salsa di pesce non molto diversa dal “garum” utilizzato dai Romani.


Marinai cinesi
Bisogna risalire a oltre cinque secoli fa per scoprire la nascita del ketchup. La regione cinese era probabilmente la più importante di tutta la Cina per quel che riguarda il commercio marittimo. I marinai locali riuscirono a scoprire questa salsa di pesce a base di acciughe salate e fermentate, una ricetta che ancora oggi può essere gustata in paesi asiatici come il Vietnam e la Thailandia. I marinai della regione furono capaci di esportare la salsa anche in Malesia, nelle Filippine e in Indonesia (in tali nazioni si usa la parola “kecap” per indicare la salsa).


La variante britannica
I cinesi che vissero negli altri paesi asiatici introdussero anche il riso rosso fermentato, utile per la produzione di un ottimo liquore, l’arrak. Col tempo, i marini britannici della Compagnia delle Indie Orientali si abituarono alla salsa e al liquore, con sapori così diversi da quelli a cui erano abituati. Nacquero diverse varianti di ketchup e la prima testimonianza scritta va fatta risalire al 1690, quando fu pubblicata la ricetta originaria: nel 1727, invece, Eliza Smith suggerì l’utilizzo di acciughe, scalogno, aceto, vino bianco, spezie, pepe e scorza di limone.


L’uso del pomodoro
Il pomodoro venne introdotto in Gran Bretagna, per la precisione nell’800. Bisogna infatti tornare indietro al lontano 1801 per scoprire la prima ricetta come forse oggi la conosciamo, grazie all’intuizione di Sandy Addison. Le acciughe furono rimpiazzate sempre più da altri ingredienti, fino a quando il “tomato ketchup” diventò la versione principale e più amata, soprattutto negli Stati Uniti. La prima persona che riuscì a produrre la salsa in bottiglia fu un certo Jonas Yerks nel 1837. La produzione da parte di Heinz (attualmente l’azienda più famosa e importante) cominciò nel 1876. Nel 1906, infine, l’ultimo cambiamento della ricetta, con il divieto di utilizzare il benzoato di sodio come conservante.




 
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