Con il termine popolare "fraschetta"
si è soliti indicare un particolare tipo di osteria la cui
diffusione è limitata principalmente alla zona dei Castelli romani
nella regione Lazio.
Le peculiarità di questa tipologia di
ristorazione affondano le radici nella storia di questi luoghi, e con
essa si modificano nel corso dei secoli.
Le fraschette del passato
Cenni storici
Le fraschette hanno un'origine
antichissima, sicuramente medioevale, ma che in altre forme
addirittura risalgono all'antica Roma, quando i contadini delle
campagne romane in viaggio verso la capitale per vendere i propri
prodotti necessitavano di punti occasionali di ristoro durante il
tragitto.
Le origini della denominazione
“fraschetta” sono riconducibili all'antico borgo di Frascata
(l'odierna Frascati), chiamato così poiché in epoca medioevale i
boscaioli dell'allora Tusculum erano soliti costruire e vivere
in capanne di frasche, probabilmente per costruire ripari di
fortuna dopo la distruzione di Tusculum (Tuscolo) nel 1191.
Proprio in era medioevale nacque
l'usanza, per i viticoltori del tempo di apporre una frasca ben
carica di foglie sopra l'ingresso del locale (come avviene con le
moderne insegne) in modo tale da indicare agli avventori che il nuovo
vino era pronto da bere. In questo modo i vinai dell'epoca si
garantivano una fonte di profitto aggiuntiva, oltre ai normali
traffici commerciali dell'epoca, per rifarsi delle spese della
vendemmia.
Caratteristiche e peculiarità
L'arredamento di questi locali era
all'insegna della semplicità: Le botti di vino dominavano
l'ambiente, solitamente disposte su un lato, mentre a beneficio dei
clienti vi erano panche come sedili e tavolacci arrabattati, sparsi
nella stanza. Come scarni ornamenti lungo le pareti dei locali
solitamente erano esposte delle attrezzature tipiche per la
realizzazione del vino. Infine in fondo al locale, su un livello
interrato generalmente si trovava la cantina, dove i gestori
conservavano il vino.
Ciò che differenziava le fraschette
dalle normali osterie, era il fatto che questi posti fossero
sprovvisti di cucina, e non veniva offerto nulla, eccezion fatta per
il vino, del pane ed eventualmente di uova sode che servivano a
preparare il palato alla degustazione del nettare di Bacco. Per tutto
il resto bisognava recarvisi muniti di cibi propri, spesso raccolti
in fagotti di canapa: di qui il nomignolo dapprima neutro, poi
bonariamente ironico di "fagottari" per coloro che in un
locale pubblico usavano consumare cibi portati da casa. Si trattava
quindi di punti di vendita e di degustazione diretta del vino
prodotto in quell'annata.
Ben presto però si sparse l'abitudine
da parte degli abitanti più intraprendenti, di approntare dei banchi
vendita in prossimità delle fraschette con generi alimentari di
vario tipo in modo tale da fornire il companatico agli avventori
delle fraschette. Tra questi, un prodotto particolarmente diffuso, di
tradizione trimillenaria, era rappresentato dalla porchetta, il cui
connubio con questi locali ha reso, col trascorrere dei secoli,
inscindibile questo legame.
Le fraschette moderne
Solo in epoca moderna all'interno delle
fraschette stesse è possibile acquistare generi alimentari e quindi
effettuare un pasto completo. Con questa evoluzione si è persa
certamente la componente originale che avevano questi luoghi nel
passato e si è data origine alla loro commercializzazione, anche se
in alcuni casi è ancora possibile giovare dell'ospitalità di questi
locali alla vecchia maniera.
Ad ogni modo le fraschette ancora oggi
sono rivendite di antica origine dove ancora si può degustare il
vino “sciolto”, venduto in caraffe di varie dimensioni.
Tradizionalmente ogni caraffa aveva un suo nome: quella da 2 litri
"Boccale" o "Barzilai", dal nome di un uomo
politico romano di fine 800 uso a offrire vino in grandi quantità ai
suoi elettori; quella da un litro "Mezzo Boccale" o
"Tubbo"; quella da mezzo litro "Fojetta" e quella
da un quarto, naturalmente, "Quartino". Di particolare
tipicità e di rilevante diffusione è la "Romanella", un
vino rosso leggermente frizzante e beverino.
Il menu tipico
Oltre alla porchetta e al vino, gli
altri prodotti tipici offerti dalle moderne fraschette provengono
dall'enogastronomia del Lazio e sono principalmente costituiti da
salumi, formaggi freschi e stagionati ed antipasti vari, quali olive,
sott'olii e sott'aceti.
Questi antipasti, in genere, sono
serviti in quantità talmente abbondanti che difficilmente si riesce
ad ordinare un primo piatto (qualora disponibile) e ancor più
raramente si riesce ad arrivare ad un secondo piatto, una portata
peraltro molto scarsamente diffusa nelle fraschette.
Tutte queste portate evidentemente si
rifanno alla tradizione della cucina romana, pertanto è praticamente
d'obbligo da parte del fraschettaro proporre primi piatti
classici quali ad esempio: pasta alla ”carbonara”, alla
”amatriciana”, o all'”arrabbiata”.
Spesso (ma sempre più raramente) prive
di una cucina, attualmente le fraschette sono tra gli esercizi più
frequentati dagli abitanti della capitale (Roma) e dei suoi dintorni.
I suoi avventori sono costituiti prevalentemente da giovani, i quali
le affollano soprattutto nei fine settimana.
Le fraschette ad Ariccia
Il punto nevralgico del “fenomeno
fraschette” in chiave commerciale e moderna è rappresentato
dalla cittadina di Ariccia, nel cui centro storico sono presenti
alcune strade e una piazza dominate esclusivamente da questo tipo di
locali. Particolarmente forte qui è l'abbinamento con la porchetta,
la cui produzione in questi luoghi vanta una tradizione millenaria
risalente ad epoche pre-romaniche ed in particolare alla popolazione
dei Prisci Latini.