L'olio del frutto della palma e
l'olio di semi di palma (quest'ultimo detto anche olio di
palmisto) sono degli oli vegetali, prevalentemente costituiti da
trigliceridi con alte concentrazioni di acidi grassi saturi, ricavati
dalle palme da olio, principalmente Elaeis guineensis ma anche
da Elaeis oleifera e Attalea maripa.
L'uso dell'olio di palma è cresciuto
nel corso della seconda metà del XX secolo, tanto da farlo divenire
un ingrediente di uso diffuso dell'industria alimentare, nella quale
sono andati a sostituire, per il basso costo e per le sue
caratteristiche, altri grassi di uso tradizionale nei paesi a clima
temperato, quali Europa e Nord America. Costituenti spesso
fondamentali di molti prodotti alimentari, gli oli di palma, insieme
a farina e zuccheri semplici, possono essere uno dei tre ingredienti
prevalenti in molte creme, dolci e prodotti da forno di produzione
industriale nei paesi importatori del prodotto, mentre, in forma non
raffinata, è un tradizionale ingrediente di uso domestico nei paesi
dell'Africa occidentale subsahariana.
Sono materia prima nella formulazione
di molti saponi, polveri detergenti, prodotti per la cura della
persona; per questi utilizzi vengono spesso usati i saponi di sodio o
potassio e gli esteri semplici dei suoi acidi grassi come il
palmitato di isopropile. Hanno trovato un nuovo controverso uso come
combustibile di fonte agroenergetica.
Dal frutto della palma da olio si
ricavano olio di palma (ottenuto dal frutto) e olio di palmisto
(estratto dai suoi semi): entrambi sono solidi o semi-solidi a
temperatura ambiente, ma con un processo di frazionamento si possono
separare in componente liquida (olio di palma bifrazionato, usato per
la frittura) e solida.
Pur impegnando nel 2014 solo il 5,5%
dei terreni coltivati per la produzione olearia mondiale, gli oli
ricavati dalla palma rappresentano oltre il 32% della produzione
mondiale di oli e grassi.
La fornitura e distribuzione annua su scala mondiale (secondo dati
disponibili a febbraio 2016) si attesta su 66,22 milioni di
tonnellate per l'olio di palma e 7,33 milioni di tonnellate per
l'olio di palmisto.
Due
differenti prodotti
Olio
del frutto della palma
I frutti della palma, facilmente
deperibili, dopo il raccolto vengono sterilizzati tramite il vapore,
in seguito vengono snocciolati, cotti, pressati e filtrati. L'olio
che se ne ricava è di colore rossastro per via dell'alto contenuto
di beta-carotene, solido a temperatura ambiente e ha un odore
caratteristico; il sapore può essere dolciastro. Dopo un ulteriore
processo di raffinazione può assumere un colore bianco giallino. È
usato come olio alimentare, per farne margarina e come ingrediente di
molti cibi lavorati, specie nell'industria alimentare. È uno dei
pochi oli vegetali con un contenuto relativamente alto di grassi
saturi (come anche l'olio di cocco) e quindi semi-solido a
temperatura ambiente.
Olio di semi di palma (olio di palmisto)
I semi, una volta separati nella fase
di produzione dell'olio di palma, vengono essiccati e macinati.
Vengono poi pressati per ricavarne un blocco solido che contiene
un'elevata percentuale di acido laurico, in modo analogo all'olio di
cocco. Il prodotto non raffinato ha un colore giallo-brunastro che
dopo la raffinazione diventa bianco-giallastro. L'olio di palmisto
fonde ad una temperatura di 26°-28°C; da esso si ricavano dei
grassi particolari utilizzati nell'industria dolciaria per le glasse,
la canditura e le farciture a base di cacao.
Storia
L'olio di palma è sempre stato molto
usato nei paesi dell'Africa occidentale come olio alimentare. I
mercanti europei che commerciavano in quei luoghi talvolta lo
importavano in Europa, ma poiché l'olio era abbondante ed economico,
l'olio di palma rimase raro fuori dall'Africa occidentale. Nella
regione di Ashanti, schiavi di stato furono usati per impiantare
vaste piantagioni di palme da olio, mentre nel vicino Dahomey
(l'attuale Benin) re Ghezo, nel 1856, approvò una legge che vietava
ai suoi sudditi di tagliare palme da olio.
La palma da olio fu introdotta nel 1848
dagli olandesi nell'isola di Giava, e nel 1910 in Malesia dallo
scozzese William Sime e dal banchiere inglese Henry Darby. Le prime
piantagioni furono istituite e gestite soprattutto da britannici come
Sime Darby. A partire dagli anni sessanta il governo promosse un
grande piano di coltivazione della palma da olio con lo scopo di
combattere la povertà. A ciascun colono venivano assegnati circa 4
ettari di terra da coltivare con palma da olio o gomma, e 20 anni per
ripagare il debito. Le grandi società di coltivazione rimasero
quotate nella Borsa di Londra finché il governo malese non promosse
la loro nazionalizzazione negli anni '60 e '70.
L'olio di palma in seguito divenne un
prodotto molto commerciato dai mercanti britannici per il suo uso
come lubrificante per le macchine della rivoluzione industriale, e
come materia prima per prodotti a base di sapone come il Sunlight
della Lever Brothers (a partire dal 1884) e il sapone statunitense
Palmolive.
In Malesia, paese dove si produce il
39% della produzione mondiale di olio di palma, ha sede uno dei più
importanti centri di ricerca sugli oli e grassi di palma al mondo, il
Palm Oil Research Institute of Malaysia (Porim), fondato da
B.C.Shekhar.
Chimica e
lavorazione
L'olio di palma e l'olio di palmisto
sono trigliceridi: acidi grassi esterificati con glicerolo. Entrambi
contengono un'alta quantità di acidi grassi saturi, circa il 50 e
80% rispettivamente. L'olio di palma dà il nome all'acido palmitico
(acido grasso saturo con 16 atomi di carbonio), suo principale
componente, ma contiene anche acido oleico monoinsaturo, mentre
l'olio di palmisto contiene soprattutto acido laurico.
Da questi oli per l'industria chimica
con processi di interesterificazione, idrolisi, saponificazione,
possono essere prodotti acidi grassi ed alcoli grassi, con glicerolo
come sottoprodotto. Gli acidi grassi più richiesti sono acido
laurico e miristico per l'industria dei tensioattivi.
Gli oli di palma e palmisto sono
prodotti nei mulini e mediante raffinazione; prima si procede al
frazionamento, con processi di cristallizzazione e separazione per
ottenere stearina solida e oleina liquida. Con un'ulteriore
raffinazione per liquefazione si rimuovono le impurità e si ottiene
l'olio filtrato. Quindi attraverso un processo di decolorazione (con
argilla smectica, carbone attivo o silice) eventualmente preceduta da
decerazione e neutralizzazione degli acidi grassi liberi, si toglie
il colore, prevalentemente dovuto ai carotenoidi. In un ulteriore
processo con vapore sotto vuoto viene deodorato formando olio di
palma sbiancato e deodorato (in inglese refined bleached
deodorized palm oil o RBDPO). Le sostanze estratte per
chemoassorbimento o stripping durante i processi di
decolorazione e deodorazione (carotenoidi, tocoli, squalene ecc.)
possono essere purificate e fornite all'industria alimentare,
cosmetica e farmaceutica. L'olio di palma sbiancato e deodorato è il
prodotto oleoso di base che può essere venduto nel mercato globale
delle materie prime, prevalentemente per la produzione di oli o
grassi alimentari o di sapone. Molte compagnie lo separano
ulteriormente in oleina e stearina di palma, per adeguarne la
viscosità e punto di fusione ai diversi utilizzi.
L'olio di palma e di palmisto possono
essere utilizzati come ingredienti cosmetici. I loro nomi INCI più
utilizzati sono rispettivamente: ELAEIS GUINEENSIS OIL e ELAEIS
GUINEENSIS KERNEL OIL.
Le frazioni ad alto punto di fusione,
le stearine, possono chiamarsi: ELAEIS GUINEENSIS BUTTER.
Nello sviluppo della cosmesi
industriale l'olio di palma ed i suoi derivati hanno avuto un ruolo
fondamentale per la produzione di saponi, tensioattivi ed emollienti.
Il napalm prende nome dagli acidi
naftenico e palmitico.
Composizione
In tutti gli oli vegetali la
composizione può variare in funzione del coltivare, delle condizioni
ambientali, della raccolta e della lavorazione e del metodo di
analisi. Ci sono diversi oli di palma e palmisto con diversa
distribuzione di acidi grassi, ottenuti prevalentemente per
frazionamento. I principali sono:
PO: olio di palma, ottenuto
dai frutti della Elaeis guineensis,
PKO: olio ottenuto dal
nocciolo, seme, della palma,
POHO: oleina di palma,
ottenuta dall'olio di palma (PO) con un frazionamento che ne alza il
contenuto di acido oleico,
PKHO: oleina di palmisto,
ottenuta dall'olio di palmisto con un frazionamento che ne alza il
contenuto di acido oleico,
PKHS: stearina di palmisto,
ottenuta dall'olio di palmisto con un frazionamento che ne alza il
contenuto di acidi grassi saturi,
POS: stearina di palma,
chiamata stearina per il suo punto di fusione alto, nonostante sia
composta prevalentemente di acido palmitico. Ottenuta come resto del
frazionamento con cui vengono prodotte le oleine e le superoleine di
palma,
PSO superoleina di palma,
ottenuta dall'olio di palma, con uno o più frazionamento che ne
portino il numero di iodio sopra a 60. Conosciuto come olio di palma
bifrazionato.
Legenda: concentrazioni tipiche in %
w/w sul totale di acidi grassi, valori riportati nel Codex
Alimentarius
acido grasso
|
n° atomi di C:
n° doppi legami e
ω
|
PO
|
PKO
|
POHO
|
PKHO
|
PKHS
|
POS
|
PSO
|
acido laurico
|
12:0
|
0-0,5
|
45,0-55,0
|
0,1-0,5
|
39,7-47,0
|
52,0-59,7 |
0,1-0,5 |
0,1-0,5
|
acido miristico
|
14:0
|
0,5-2,0
|
14,0-18,0
|
0,5-1,5
|
11,5-15,5
|
20,0-25,0
|
1,0-2,0
|
0,5-1,5
|
acido palmitico
|
16:0
|
39,3-47,5
|
6,5-10,0
|
38,0-43,5
|
6,2-10,6
|
6,7-10,0
|
48,0-74,0
|
30,0-39,0
|
acido palmitoleico
|
16:1ω7
|
0-0,6
|
0-0,2
|
0-0,6
|
0-0,1
|
0
|
0-0,2
|
0-0,5
|
acido margarico
|
17:0
|
0-0,2
|
0
|
0-0,2
|
0
|
0
|
0-0,2
|
0-0,1
|
acido eptadecenoico
|
17:1ω8
|
0
|
0
|
0-0,1
|
0
|
0
|
0-0,1
|
0
|
acido stearico
|
18:0
|
3,5- 6,0
|
1,0-3,0
|
3,5-,5,0
|
1,7-3,0
|
1,0-3,0
|
3,9-6,0
|
2,8-4,5
|
acido oleico
|
18:1ω9
|
36,0-44,0
|
12,0-19,0
|
39,8-46,0
|
14,4-24,6
|
4,1-8,0
|
15,5-36,0 |
43,0-4
|
acido linoleico
|
18:2ω6
|
9,0-12,0
|
1,0-3,5 |
10,0-13,5 |
2,4-4,3
|
0,5-1,5
|
3,0-10,0
|
10,5-1
|
acido α-linolenico
|
18:3ω3
|
0-0,5
|
0-0,2
|
0-0,6
|
0-0,3
|
0-0,1
|
0-0,5
|
0,2-1,0
|
acido arachico
|
20:0
|
0-1,0
|
0-0,2
|
0-0,6
|
0-0,5
|
0-0,5
|
0-1,0
|
0-0,4
|
acido gadoleico
|
20:1ω9
|
0-0,4
|
0-0,2
|
0-0,4
|
0-0,2
|
0-0,1
|
0-0,4
|
0-0,2
|
acido beenico
|
22:0
|
0-0,2
|
0-0,2
|
0-0,2
|
0
|
0
|
0-0,2
|
0-0,2
|
Totale saturi
|
|
~55,6
|
~81,5
|
~46,8
|
~68,0
|
~89,3
|
~68,4
|
~39,8
|
Totale insaturi
|
|
~44,4
|
~18,4
|
~53,2
|
~32,0
|
~10,7
|
~31,6
|
~60,2
|
La distribuzione di acidi grassi
dell'olio di palmisto è relativamente simile a quella dell'olio di
cocco di cui può essere un surrogato visto il minor costo. La
distribuzione di acidi grassi ed il punto di fusione della stearina
di palmisto la rendono idonea come surrogato del burro di cacao.
L'olio di palma è una delle principali fonti naturali di carotenoidi
e tocotrienolo, un membro della famiglia della vitamina E; contiene
inoltre quantità elevate di vitamina K e magnesio.
Olio di
palma combustibile
La palma è usata anche nella
produzione di biodiesel, o come olio di palma poco raffinato
miscelato con gasolio convenzionale, oppure lavorato mediante
transesterificazione per produrre un estere di metile dell'olio di
palma che rispetta le norme EN 14214, con glicerolo come
sottoprodotto. Il procedimento usato varia a seconda della nazione e
delle esigenze dei mercati di esportazione. Si stanno anche
sperimentando, anche se in piccole quantità, processi produttivi di
biocarburante di seconda generazione.
Olio di
palma e ambiente
Pur essendo in teoria una fonte di
energia rinnovabile, il carburante da olio di palma è osteggiato da
diverse associazioni ambientaliste (per esempio Greenpeace e Friends
of the Earth) a causa degli effetti collaterali della sua produzione,
che includono la necessità di convertire alla coltivazione di palme
aree ecologicamente importanti come zone di foresta pluviale o aree
precedentemente adibite alla produzione alimentare. Inoltre, la
monocoltura di palme da olio può produrre considerevoli emissioni di
carbonio; in Indonesia e Papua Nuova Guinea, per esempio, il terreno
per la coltivazione è stato preparato spesso drenando e dando alle
fiamme aree di foresta palustre e torbiera, con un conseguente
rilevante danno ambientale, ed è stato valutato che anche in seguito
a questi fenomeni l'Indonesia sia diventata il terzo emettitore
mondiale di gas serra; inoltre la deforestazione minaccia
d'estinzione gli oranghi, diffusi solo in quelle aree. Secondo il
rapporto congiunto della Banca Mondiale e del Governo britannico], il
solo settore forestale indonesiano sarebbe responsabile del rilascio
in atmosfera di 2,563 MtCO2e (Metric Tonne (ton) Carbon Dioxide
Equivalent). Secondo il Rapporto quinquennale FAO sulle foreste
del 2007, la sola Indonesia perde un milione di ettari all'anno di
foreste pluviali. La United States Environmental Protection Agency
(EPA) ha escluso il biodiesel da olio di palma dai combustibili
ecologici, proprio perché l'impronta di carbonio derivante dalla sua
produzione non permette la riduzione del 20% richiesta per le
emissioni dei biocarburanti: l'olio di palma ha costi ambientali
elevatissimi alla produzione.
Anche in Africa la palma da olio
inizia ad espandersi nelle regioni forestali, minacciando importanti
ecosistemi; questo è il caso per esempio della Costa d'Avorio,
dell'Uganda e del Camerun.
Olio di
palma e salute
Gli oli di palma e di palmisto sono
ingredienti alimentari molto comuni nelle regioni di produzione. In
Europa e Nord America progressivamente dalla seconda metà del XX
secolo, per motivi commerciali, si sono diffusi nell'industria
alimentare come succedanei di altri ingredienti più costosi. La
sostituzione è stata resa possibile da un analogo comportamento
organolettico e produttivo. In particolare, pur se comparabili ad
altri grassi per alcuni parametri, come il grado di saturazione
(analogo ad esempi al burro con circa il 50% di saturazione), sono
differenti per altri, come la lunghezza delle catene degli acidi
grassi (differente ad esempio dal burro, che è ricco di volatili a
corta catena da cui il termine butirrico, C4), o la posizione
sostituente sul glicerolo, parametri che ne modificano il percorso
metabolico nell'uso alimentare. Gli acidi grassi a corta e media
catena, solubili in acqua, si assorbono infatti a livello intestinale
per proseguire nel fegato il processo metabolico, senza passare dalla
fase di chilomicroni e dalle vie linfatiche dei grassi più pesanti.
Il grande uso dell'olio di palma
nell'industria alimentare del resto del mondo si spiega quindi col
suo basso costo, che lo rende uno degli oli vegetali o alimentari più
economici sul mercato, e coi nuovi mercati emersi negli USA,
stimolati da una ricerca di alternative agli acidi grassi trans dopo
che la Food and Drug Administration ha imposto di mostrare la
quantità di acidi grassi trans contenuti in ogni porzione servita.
Alcuni stati, come il Belgio, alla fine
del 2013, hanno consigliato un uso limitato dell'olio di palma.
Con l'entrata in vigore del Regolamento
UE 1169/2011, dal 2015 è obbligatorio indicare in chiaro, nelle
etichette dei prodotti alimentari prodotti nell'Unione europea, la
specifica origine di oli e grassi vegetale e, di conseguenza,
dichiarare l'utilizzo anche dell'olio di palma.
L'olio di palma rosso è considerato
più sano dell'olio di palma raffinato (incolore), in quanto lo stato
grezzo preserva molte sostanze benefiche che esso contiene:
Di queste, le più significative sono i
carotenoidi, presenti anche allo 0,08% negli oli di palma rosso
rubino. Di questi oltre l'80% sono α e β carotene, quindi possono
svolgere una attività provitaminica verso la vitamina A. Molte
ricerche hanno riscontrato come l'assunzione alimentare di olio di
palma rosso possa contrastare la carenza di vitamina A.
L'olio di palma viene applicato, tra
l'altro, sulle ferite per facilitare la guarigione, grazie alle
caratteristiche dell'olio; inoltre, si ritiene che l'olio di palma
non raffinato, come anche l'olio di cocco, possa avere effetti
antimicrobici, ma le ricerche non lo confermano in modo chiaro.
Effetti su colesterolemia, ipertrigliceridemia e fattori di rischio
cardiovascolare, genotossico e cancerogeno
Il CSPI (Center for Science in the
Public Interest), citando ricerche e meta-analisi, afferma che l'olio
di palma aumenta i fattori di rischio cardiovascolare. Da molti anni
è stato accertato che i principali acidi grassi che alzano il
livello di colesterolo, aumentando i rischi di coronaropatia, sono
gli acidi grassi saturi con 12 atomi di carbonio (acido laurico), 14
atomi di carbonio (acido miristico) e 16 atomi di carbonio (acido
palmitico). Ricerche statunitensi ed europee confermano lo studio
dell'OMS; in particolare, l'associazione non-profit statunitense
American Heart Association elenca l'olio di palma fra i grassi saturi
dei quali consiglia di limitare l'uso a coloro che devono ridurre il
livello di colesterolo.
In risposta allo studio dell'OMS, il
Comitato di promozione dell'olio di palma malese (Malaysian Palm Oil
Promotion Council) ha sostenuto che non ci sono prove scientifiche
sufficienti per elaborare linee guida globali sul consumo di olio di
palma e ha citato uno studio cinese che avendo comparato lardo, olio
di palma, olio di soia e olio di arachidi, i primi due con un alto
contenuto di grassi saturi e generalmente considerati poco salutari,
sostenendo che l'olio di palma aumenti il livello di colesterolo
"buono" (HDL) riducendo il colesterolo "cattivo"
(LDL) e che l'olio di palma sia meglio dei grassi trans, grassi che
(nei paesi dove non sono regolamentati) sarebbero comunemente scelti
come suoi sostituti in diverse produzioni alimentari; queste
affermazioni sono sostenute da uno studio precedente su vari oli e
salute cardiovascolare.
Tuttavia, uno studio del dipartimento
di Scienza e Medicina agricola, alimentare e nutrizionale
dell'Università dell'Alberta ha mostrato che sebbene l'acido
palmitico non abbia effetti ipercolesterolemici qualora l'assunzione
di acido linoleico sia superiore al 4,5% dell'energia, se la dieta
contiene acidi grassi trans allora il colesterolo "cattivo"
(LDL) aumenta e quello "buono" (HDL) diminuisce; inoltre,
gli studi a sostegno del Comitato di promozione dell'olio di palma
malese sono limitati agli effetti dell'olio di palma sulla
colesterolemia e in parte sui trigliceridi.
L'industria dell'olio di palma
sottolinea che gli oli di palma contengano grandi quantità di acido
oleico (è il secondo, col 38,7%, nell'olio di oliva l'acido oleico è
il 55-83%), acido grasso protettivo, e, in contrapposizione a quanto
noto in medicina e dietetica, sostiene che l'acido palmitico
influisce sui livelli di colesterolo in modo molto simile all'acido
oleico; afferma, inoltre, che gli acidi monoinsaturi come l'acido
oleico sono tanto efficaci quanto gli acidi grassi polinsaturi (come
l'acido alfa-linoleico) nel ridurre il livello di colesterolo
"cattivo".
Nel 2013 Fattore e Fanelli
dell'Istituto Mario Negri pubblicano una rassegna sulla letteratura
scientifica inerente alle prove di correlazione tra olio di palma ed
effetti negativi sulla salute, evidenziando come ci siano pochi studi
che analizzino gli effetti negativi dell'olio in sé e che
principalmente gli effetti negativi delineati dagli studi esistenti
riguardino il relativamente alto livello di acidi grassi saturi
presenti nell'olio, in particolare l'acido palmitico, che sono stati
correlati all'aumento di problematiche coronariche e all'insorgenza
di alcuni tumori; tuttavia, indicano come alcuni recenti studi
sull'argomento riconsiderino il ruolo negativo degli acidi grassi
saturi nella dieta come fattore di rischio cardiovascolare,
individuando non solo il tipo di grasso, ma che anche la struttura
dei trigliceridi gioca un ruolo fondamentale nella colesterolemia.
Per quanto riguarda la possibile insorgenza di tumori a causa
dell'assunzione di olio di palma, gli studi sono scarsi e non vi sono
prove convincenti.
A settembre 2015 l'Istituto Superiore
di Sanità conclude un suo parere tecnico scientifico sull'olio di
palma affermando: "non ci sono evidenze dirette nella
letteratura scientifica che l'olio di palma, come fonte di acidi
grassi saturi, abbia un effetto diverso sul rischio cardiovascolare
rispetto agli altri grassi con simile composizione percentuale di
grassi saturi e mono/poliinsaturi, quali, ad esempio, il burro"
e aggiunge: "Il suo consumo non è correlato all'aumento di
fattori di rischio per malattie cardiovascolari nei soggetti
normo-colesterolemici, normopeso, giovani e che assumano
contemporaneamente le quantità adeguate di polinsaturi".
A maggio 2016 una nota dell'Autorità
europea per la sicurezza alimentare riporta che gli oli vegetali
raffinati ad alte temperature, come l'olio di palma, possono
contenere tre sostanze tossiche. Questo rapporto rileva come le
sostanze tossiche si formino nel processo di raffinazione ad alte
temperature (200 °C) degli oli vegetali. Le sostanze in
questione sono: estere glicidico degli acidi grassi (GE),
3-monocloropropandiolo (3-MCPD), 2-monocloropropandiolo (2-MCPD) e
loro esteri degli acidi grassi. Ci sono evidenze sufficienti che il
glicidolo, precursore del GE sia genotossico e cancerogeno. Il
problema riguarderebbe anche altri oli vegetali e margarine (in gran
parte derivate da olii di palma), ma l'olio di palma ne conterrebbe
di più. La disamina del gruppo ha messo in luce che i livelli di GE
negli oli e grassi di palma si sono dimezzati tra il 2010 e il 2015,
grazie alle misure volontarie adottate dai produttori. Ciò ha
contribuito a un calo importante dell'esposizione dei consumatori a
dette sostanze. Per i consumatori di tre anni di età e oltre,
margarine e 'dolci e torte' sono risultati essere le principali fonti
di esposizione a queste sostanze.