Bhatura

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La Bhatura ((HI) भटूरा bhaṭūrā) è un tipo di pane indiano fritto per immersione, tipico della cucina della regione del Punjab, compresa tra Pakistan e India.

Preparazione

La preparazione tipica include la farina maida, lo yogurt, burro ghee o olio e lievito. Una volta impastata la si lascia riposare per permetterne la lievitazione per poi essere tirata con il mattarello. La bhatura viene poi immersa nell'olio caldo permettendone la frittura, ottenendo un pane elastico e gommoso.
Dallo stesso impasto viene preparata anche una variante della bhatura, la kulcha, che viene però cotta su piastra e guarnita con foglie di coriandolo.
La bhatura viene solitamente consumata assieme al Chana masala, condimento a base curry e ceci, per formare il tipico antipasto Chole bhature.

Davvero la gente cucina la pasta ed il sugo separatamente e poi mettono quest'ultimo direttamente sopra la pasta?

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Benvenuti in America, la terra degli spaghetti (o qualsia pasta) in bianco con una "cacata" di sugo sopra! ?



Dovrei anche precisare che nella pasta NON c'è burro o olio d'oliva; inoltre, in America la gente adora lasciare il cibo nella tavola per ore (fanno e brigano durante i pasti, iniziano a mangiare e poi magari si ricordano di qualcosa, lasciando lì tutto)… poi però ritornano a tavola e si gustano il cibo freddo senza fare una piega. Nel caso degli spaghetti, anche tutti incollati insieme… immaginate che bel "tacone"??


Alcuni dei prodotti italiani fatti con ingredienti discutibili

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Il pani câ meusa, lo street food siciliano per eccellenza. É un panino di sesamo con dentro milza (meusa) e fegato di bovino cotto e soffritto, con aggiunta di caciocavallo siciliano o succo di limone. Non é esattamente un cibo dietetico ma a detta di chi l'ha provato é ottimo.



I turcinieddi, frattaglie miste di capretto e agnello avvolte nel loro stesso budello e aromatizzate con: alloro, prezzemolo, finocchio e carosello, anche se in alcune zone non si disdegnano il peperoncino e l'aglio. Sono molto diffusi e apprezzati in Puglia ma anche in centro e Sud Italia con nomi diversi.


Il lampredotto toscano, lo street food di Firenze e non solo. É fatto con uno dei 4 stomaci della mucca fatto bollire con cipolla, aglio e sedano. Viene poi messo in un panino e ricoperto di salsa verde. É in pratica una variante della trippa alla romana e del 'o pere e 'o musso napoletano. Anticamente invece dello stomaco di mucca erano usate le lamprede, da cui il nome lampredotto, dei pesci primitivi diffusi nei fiumi toscani.



La pajata, forse il piatto romano per eccellenza ma fatto con ingredienti che molti non esitano a definire disgustosi. Si prepara partendo dall'intestino di vitello o di bue anche se i puristi usano le rigaglie di pollo.



La coratella, piatto umbro a base di frattaglie. É uno spezzatino fatto con: cuore, fegato, budella, milza e polmoni d'agnello.



Il cibreo toscano. Ok, questo é davvero strano. É una zuppa di carne toscana a base di creste, bargigli e fegatini di gallo ma si aggiungono anche quelli di gallina. Inoltre l'ingrediente principale sono i testicoli del gallo!


La torta al sangue di maiale. Dal nome sembra un piatto dei Klingon di Star Trek ma in realtà é una ricetta toscana. É una torta salata fatta con: parmigiano, pangrattato, uova e pancetta, ma ovviamente l'ingrediente principale é il sangue di maiale.



La zuppa di soffritto. É una zuppa napoletana fatta con frattaglie di mucca tra cui: fegato, polmone, cuore, milza e intestino con aggiunta di peperoni e tanto peperoncino. É molto piccante, al punto che si preferisce metterla sul pane secco invece che sugli spaghetti per assorbire un po' del piccante. La sua storia é singolare; si narra che i soldati spagnoli di stanza a Napoli durante il dominio aragonese della città macellassero le mucche fuori dalle loro caserme, buttando le frattaglie. I napoletani le raccoglievano, le pulivano e preparavano questa zuppa di carne che vendevano proprio ai soldati spagnoli!



I rigatoni al sugo di coda. Tutti conoscono la coda alla vaccinara romana ma pochi la pasta al sugo di coda. Si tratta della coda di mucca fatta soffriggere con cipolla, aglio, prezzemolo e carota e sfumata col vino. É il piatto principe della famosa cucina romana del quinto quarto e contende alla pajata il titolo di piatto romano per eccellenza.



Il casu frazigu o casu marzu. Qui andiamo sul pesante, dato che l'UE ne ha proibito la vendita anche se l'Italia ha posto una deroga in merito. Si tratta di un formaggio pecorino o caprino sardo in cui sono presenti i vermi o per meglio dire le larve della mosca casearia. La mosca depone le uova nelle forme fresche di formaggio, le quali diventando larve mangiano parte del formaggio, e rilasciano enzimi che ne cambiano il sapore e lo rendono cremoso. Com'é ovvio bisogna aspettare che le larve diventino mosche e volino via prima di assaggiarlo. Fa parte della categoria dei marcetti, un tipo di formaggi diffusi nelle Marche e in Puglia.

I peggiori tentativi di imitazione di cibo italiano che abbia mai assaggiato all’estero

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Non mangio quasi mai cibo italiano all'estero, tranne in caso di permanenze lunghe (ho vissuto un anno negli Emirati e ho avuto un appartamento con cucina per 9 mesi) o in caso di emergenza.

Penne ala arabiata:



penne scotte e sciape, con sugo crudo e formaggio al gusto piede d'atleta, il tutto accompagnato da una bruschetta burro e aglio, con il peperoncino pakistano più piccante mai assaggiato…

Certo, con un menù così, non mi aspettavo molto:


In Norvegia ho trovato questi:

Mentre negli Stati Uniti, questi:

Gli "Spaghetti-O" li ho anche assaggiati da un amico inglese, la cui figlia era appassionata da 'sta roba…

Negli Stati Uniti, per necessità, visto che era l'unico locale nel giro di 100km, ho provato Pizza Hut:



L'impasto non era nemmeno male, la farcitura funghi, formaggio e spinaci crudi rivedibile, la colata di glassa di aceto balsamico se la potevano risparmiare, ma la cosa orrenda è quello che secondo le intenzioni, dovevamo spargere sopra:



Quale singolo piatto può dirti se uno chef di un particolare ristorante ha talento?

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Mio marito è un cuoco italiano.



Quando intervista un futuro cuoco, oltre a chiedergli di fare alcune delle sue specialità, gli chiede di fare un semplice "Spaghetti Aglio Olio e Peperoncino". Gli ingredienti sono semplici:

  1. Spaghetti

  2. Aglio

  3. Olio d'oliva

  4. Peperoncini rossi, tritati o in scaglie, e naturalmente sale

Anche se la storia può essere apocrifa, mi ha detto che molti chef vengono giudicati per la loro abilità in questo, perché è una specie di cartina di tornasole per quanto sia eccellente la tecnica di uno chef.

Gli spaghetti devono essere perfettamente al dente, l'aglio cotto fino a un fragrante marrone dorato, e l'olio extravergine d'oliva della migliore qualità che ricopre la pasta per tenerla con una lucentezza scintillante. Poi, i peperoni rossi, specialmente quelli coltivati in Calabria. Si lascia al commensale il compito di aggiungere, a piacere, una giusta quantità di formaggio "Pecorino Romano" grattugiato.

Il piatto è originario di Napoli, nel sud dell'Italia, ma ovunque in Italia si può chiedere il piatto, anche se non è sul menu, perché è un punto fermo nel repertorio di ogni cuoco italiano.


Le persone in Italia mangiano effettivamente spaghetti e polpette o sono solo gli italiani americani?

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La pasta (non necessariamente spaghetti) con le polpette e' un classico della cucina meridionale.

A Lecce si usano le orecchiette con le polpettine al sugo.



Ma anche la variante spaghetti e' usatissima


Gli americani hanno inscatolato questo sugo e va beh……

Ma le polpette tradizionali fatte in casa, con il trito di carne, le uova, il pecorino e il pane ammollato nel latte e gli aromi, prima fritte e poi buttate nel sugo di pomodoro sono un poesia……


Cosa fanno i ristoranti con le bottiglie di vino mezzo aperte che lasciano i clienti? Vengono buttate? I dipendenti le portano a casa?

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Vengono riciclate.

Nessun cliente ti chiederà mai di poter portare a casa mezza bottiglia di vino scadente o mediocre, e nessun cliente o quasi nessuno lascerà sul tavolo mezza bottiglia di vino pregiato e molto buono (viene distribuito tra i presenti e si tracanna, o viene lasciato nei bicchieri).

La bottiglia di vino che resta al tavolo potrebbe essere usata per cucinare, per il calicetto al banco oppure in particolari situazioni* viene travasata dentro un’altra mezza bottiglia e servita nuovamente il giorno dopo.


Stai facendo un colloquio per un posto da chef in un nuovo ristorante di lusso. Devi cucinare il tuo piatto forte. Cosa cucini?

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Mi sono trovato molte volte in questa posizione. Non si cucina mai un solo piatto. In genere almeno cinque e una volta ho dovuto fare 16 piatti diversi in 90 minuti (metà a loro scelta e metà a mia scelta). La cottura non è mai difficile, ma l'impiattamento è difficile quando non c'è tempo - ma è quello che ti fa ottenere il lavoro. Anche un cuoco casalingo può fare la carbonara, ma non sarà così...



Io faccio sempre un pollo ripieno o una coscia d'anatra. Le cosce d'anatra sono molto più impegnative.


Anche una zuppa è meglio che sembri che tu abbia abilità in questi giorni, perché ci sono centinaia di candidati per qualsiasi lavoro da chef che valga la pena di avere.


In che modo i ristoranti di lusso giustificano il costo elevato di porzioni così piccole?

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Un ristorante di lusso non giustifica un bel niente.

Come un costruttore artigianale di orologi di classe non giustifica 50.000 euro per un orologio, o la Lamborghini non giustidica perche' un suo modello costa mezzo milione. Prendi o lasci. Punto.

Un ristorante di lusso allo stesso modo fornisce un prodotto esclusivo e di nicchia che costa quello che costa. E la valutazione la fa il prorietario. E la selezione il mercato. Se un ristorante che vuole 50 euro per 60 grammi di pasta rimane aperto e' evidente che c'e' chi ci va e alimenta quel tipo di mercato. Altrimenti chiude e amen.

Se hai i soldi per andarci e ti piace andarci ci vai. Altrimenti prendi pizza e birra all'angolo sotto casa. Nessuno ti giustifica o deve giustificare nulla. Ognuno vende le sue prestazioni al prezzo che autonomamente decide. Se non funziona chiude e va casa. Ma se funziona nessuno ha diritto di chiedere perche' costa cosi' tanto. O addirittura "giustificazioni". L'arte non ha prezzo.


Perché il casu marzu è chiamato il "formaggio più pericoloso del mondo"? Come è fatto?

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È una forma di pecorino volutamente infestata dai vermi. I vermi digeriscono ed espellono il formaggio, il che lo rende cremoso e piccante.

L'ho mangiato. Ecco una foto di me che lo mangio (tieni l'altra mano così in modo che i vermi non ti saltino nel naso o negli occhi).

È un formaggio tradizionale della Sardegna. Direi che risale a un'epoca in cui il cibo era scarso e le persone erano meno disposte a smaltire il cibo.

Ho pensato che fosse buono. Sono contento di averlo provato.

Se sei disgustato dall'idea di mangiare escrementi, stai lontano dall'alcol. Sono escrementi di lievito.

Davvero non assaggi i vermi perché il formaggio ha un sapore forte. Finché li mastichi completamente, non saranno vivi nel tuo stomaco.

EDIT: ho provato ad aggiungere un video che mostra i vermi dal vivo che si muovono e saltano, ma è solo pubblicato come immagine. Scusa, sono nuovo in questo.




Prima di metterlo a bollire, il riso andrebbe sciacquato sotto l’acqua?

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Certo, bisognerebbe sciacquarlo, perché è stato trattato con paraffina, talco od altro per migliorarne l'aspetto!

Questa operazione si chiama brillatura!



Esistono molti tipi di ristorante, sia in Italia che all'estero.

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Come fanno i ristoranti a preparare la pasta così velocemente?



  1. Un ristorante di classe non sa nemmeno cosa sia una pasta precotta.

  2. I grandi ristoranti ed ormai perfino quelli medi e le trattorie, adottano la pasta fresca, che prevede tempi di cottura brevissimi.

  3. Spaghetti e linguine, spesso usati nelle trattori di pesce (meno nei ristoranti), hanno tempi di cottura veramente brevi, 7 min circa.

  4. I formati di pasta necessitanti di lunghe cotture (la calamarata o le mezze maniche) sono rari, benchè presenti in qualche menù, i buoni ristoranti avvertono al tavolo di qualche minuto in più necessario, si butta giù appena arriva l'ordine e si forza un antipastino o uno spizzico.

  5. La precottura, con varie metodologie è usatissima nelle mense o nei self service.

  6. I ristorantacci di cucina italiana in terra straniera, spesso precuociono perchè l'abituine della pasta al dente è tutta e solo italiana, anche se l'uso si sta lentamente espandendo anche all'estero, e la pasta precotta non è mai al dente quindi il problema non si pone.



Quali furono degli ultimi pasti molto speciali?

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L'ultimo pasto di Riben Cantus. Giustiziato nel 1993 e dichiarato innocente nel 2010

Gli americani hanno un fascino inquietante per il concetto di ultimo pasto.

Dedicano interi libri, film, podcast, mostre d'arte e articoli accademici all'argomento.

La tradizione ha centinaia di anni, ma è solo una tradizione, non un diritto, e le regole variano da stato a stato.

In Oklahoma, le spese sono limitate a 25 dollari, in Florida a 40 dollari, e il cibo deve essere disponibile nel posto.



L'ultimo pasto di Claude Jones. Giustiziato nel 2000, la sua innocenza è stata provata nel 2010

Contrariamente alla credenza popolare che i condannati possano scegliere il loro ultimo pasto, questo non è possibile in Texas.

Questo a causa di un incidente avvenuto dieci anni fa, quando un uomo è incorso nell'ira del senatore sbagliato ordinando un pasto abbondante e non mangiandone niente.

Prima che Lawrence Russell Brewer fosse giustiziato il 21 settembre 2011, ha ordinato una bistecca, okra fritta, un triplo cheeseburger al bacon, tre fajitas, una frittata, una pizza, mezza pagnotta, gelato Blue Bell, caramello al burro di arachidi e tre root beer.



L'ultimo pasto di David Spence. Giustiziato nel 1997 e dichiarato innocente nel 2000

Quando Brewer rifiuto' il pasto, poteva sembrare un ultimo atto di sfida - ma l'ex portavoce della prigione Michelle Lyons racconto' dopo che era solo perché il detenuto era nervoso.

Aveva visto Brewer dire tremante al direttore: "Non credo che riuscirò a mangiare", ma il direttore si era offerto di portargli comunque del cibo.

Brewer non lo tocco' nemmeno, e dopo il senatore fu molto arrabbiato.

"È estremamente inappropriato concedere un tale privilegio a una persona condannata a morte", scrisse all'epoca al direttore della prigione.

Da allora, agli uomini e alle donne in attesa dell'esecuzione in Texas è stato permesso di mangiare solo ciò che è sul menu regolare per quel giorno - o niente del tutto.


L'ultimo pasto di Leo Jones. Giustiziato nel 1998. Presunto innocente dal 1993. provato.

Ma per alcuni uomini nel braccio della morte, l'idea di scegliere il pasto del boia è sempre stata oscena.

"Non mangio con i miei nemici", ha detto Ron Hamilton, che è stato nel braccio della morte per quasi due decenni. Avrebbe preferito ottenere qualcosa di simile a quello che aveva richiesto il suo compagno detenuto John Ramirez. La vicinanza umana.

"Essere in grado di abbracciare sua madre, sarebbe una cosa meravigliosa", ha detto Hamilton.

E questo era John Ramirez:


L'ultimo abbraccio l'ha avuto da sua madre e da un pastore battista che gli ha imposto le mani poco prima di morire.

Ramirez ha fatto un regalo al pastore. Questo era quello che poteva dare.




Il prete ha detto che i prigionieri sono sempre soli.

L'unico tocco che ricevono per molti anni è quando gli si mettono o gli si tolgono le manette.

Epilogo: Ho messo le foto degli ultimi pasti di persone innocenti. Ma con questo non voglio dire che di certo tutti siano innocenti.


Qual è la cosa più piccante del mondo?

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Il mietitore della Carolina ha lasciato a pezzi anche i più coraggiosi di noi, perché questa pianta, che è stata cresciuta grazie alle mani dell'uomo, è una vera e propria pianta piccante.

È in cima alla scala delle piante più piccanti del mondo.

È l'equivalente di mangiare 187 peperoncini.

La piccantezza è tale che solo il latte può calmarla, solo un po', ma ha un pò di effetto.




Perché la pizza fatta in casa non ha mai lo stesso sapore di quella del ristorante?

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La cosa più importante quando si prepara una pizza in casa è il calore. Vuoi cuocere la tua pizza il più velocemente possibile.

I ristoranti che servono una buona pizza hanno forni speciali. Una pizza tradizionale, ad esempio, viene preparata nel forno a legna cotta su pietra. A casa si possono ottenere risultati simili utilizzando una speciale pietra per pizza da posizionare al centro di un forno elettrico. Quando preparo le mie pizze con il mio impasto, il risultato è buono. Ma purtroppo non la stessa qualità del ristorante.

Un mio amico ha un giardino con un forno per pizza in pietra. Che brucia con carbone e alcuni ceppi di legna. I suoi risultati sono meravigliosi.

Ho a che fare con questo.



Pizza alle verdure cotta su pietra lavica.


Il ristorante più casareccio di New York?

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Joe Scaravella, ristoratore di origini italiane, ha aperto a New York, a Staten Island, un ristorante davvero speciale dove a cucinare non sono grandi chef ma solo nonne. Dopo la morte della madre, Joe ha deciso di vendere la casa di famiglia a Brooklyn, e di aprire un ristorante dove nonne, provenienti da varie parti del mondo, cucinano “i cibi di una volta”, preparando piatti di cui si era persa cognizione. Da allora sono passati sette anni e ogni sera una nonna diversa cucina le sue specialità. Le cuoche sono diventate delle vere stars, elogiate anche sul New York Time e e i newyorkesi fanno la fila per mangiare all’Enoteca Maria.





Anticucho

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L'anticucho è un piatto della cucina criolla del Perù.

Caratteristiche

È uno spiedino in bamboo o in metallo sul quale vengono infilzate delle fette di cuore di mucca, cucinate alla brace o in un tegame.
La ricetta è originaria dei paesi sudamericani appartenenti all'Impero Inca e successivamente al Vicereame del Perù.
È considerato uno dei piatti più popolari e tipici di questo continente, particolarmente nella cucina peruviana e boliviana. Nel Perù è un piatto tradizionale risalente all'epoca coloniale ed è collegato alla processione del Signore dei Miracoli
Il contorno che accompagna usualmente gli anticuchos sono patate passate alla piastra o bollite oppure pannocchie di mais intere o tagliate a fette.

Bevr'in vin

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Il bevr'in vin (dal dialetto mantovano bevr'in ven = bere nel vino) è una minestra che costituisce l'aperitivo e l'antipasto tipico della cucina mantovana.
Secondo la tradizione della terra gonzaghesca, i pasti invernali debbono essere preceduti dal bevr'in vin, sempre servito in scodella preriscaldata, che viene preparato in tre differenti modi, in funzione del successivo primo piatto.
  • Nel caso il primo piatto sia costituito da agnolini o da cappelletti, in brodo o asciutti, il bevr'in vin viene composto da un mestolo di brodo bollente, contenente alcuni agnoli o cappelletti. La temperatura verrà diminuita dal commensale aggiungendo a piacere vino rosso di forte corpo. Tale operazione viene anche definita «negàr i caplét in d'l'acqua scura», ovvero «annegare i cappelletti nell'acqua scura». Nei ristoranti, per favorire la comprensibilità dei menu ai turisti, questa versione del bevr'in vin viene spesso denominata sorbir d'agnoli.
  • Nel caso il primo piatto sia costituito da tortelli di zucca, il bevr'in vin viene composto da cinque o sei tortelli appena cotti, ai quali vengono aggiunti un goccio d'acqua di cottura e mezzo bicchiere di vino. Questa versione del bevr'in vin viene anche definita turtèi sguasaròcc, ovvero «tortelli sguazzanti», sottolineando la stranezza dei tortelli di zucca in minestra, differentemente sempre serviti asciutti.
  • Per tutti gli altri primi piatti, il bevr'in vin è semplicemente preparato con brodo di carne e mezzo bicchiere di vino.
Le varianti a queste tre versioni consistono esclusivamente nelle diverse tipologie e quantità di vino utilizzate, solitamente Lambrusco, Ancellotta, Clinto o Merlot, e nell'aggiunta (facoltativa) di formaggio grana grattugiato.
È antica credenza popolare che questo tipo di aperitivo-antipasto costituisca una sorta d'elisir di lunga vita e, a tale riguardo, un antichissimo proverbio mantovano, tuttora molto in uso, recita: «Al bevr'in vin l'è la salut ad l'omm», ovvero «il bere nel vino è la salute dell'uomo».

Crema bavarese

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La crema bavarese, o più semplicemente bavarese, è un dessert che viene preparato a partire da una crema inglese cui si amalgama gelatina o colla di pesce e si aggiunge panna, che viene incorporata alla fine.

Il nome

Il dessert prende il nome dalla regione tedesca della Baviera. Va notato come comunemente si tenda ad utilizzare il nome bavarese preceduto dall'articolo femminile, magari sottintendendo la parola crema: la bavarese. Tuttavia il termine corretto sarebbe al maschile, in quanto deriva dal francese bavarois e perché potrebbe essere sottintesa la parola budino: budino bavarese. La bavarese vera e propria, però, non è un dolce, ma una bevanda di origine tedesca composta da tè, latte e liquore importata in Italia come bevanda all'inizio del 1700 dai cuochi francesi al servizio dei Wittelsbach, casa regnante di Baviera. Nel secolo successivo, in Francia, nacque il dolce bavarese, ispirato appunto alla bevanda bavarese.

La preparazione

Nei budini che derivano dalla famiglia dei bavaresi la base è costituita da crema inglese: si porta ad ebollizione il latte con lo zucchero e vi si scioglie la colla di pesce precedentemente ammollata, cioè ammorbidita. Si sbattono i tuorli e gli altri ingredienti, incorporando da ultimo il latte zuccherato. Quindi si mette in casseruola il composto e lo si cuoce senza far bollire, mescolando a lungo. Una volta cotto si lascia intiepidire mescolando di tanto in tanto, quindi si versa in uno stampo imburrato e si pone in frigo per ore, sino a che sia completamente freddo e ben rappreso. La preparazione segue le stagioni e vede l'aggiunta, a seconda di quanto è disponibile, di ingredienti diversi: frutta fresca o candita, confettura o marmellata, cioccolato o aromi diversi dalla vaniglia, caffè e così via.
Può essere servita come dolce al cucchiaio, essere usata come farcitura o fare da base per preparazioni più elaborate.




Chhurpi

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Il chhurpi (in nepalese: छुर्पी) è un formaggio a base di latte di yak o di chauri prodotto e consumato nella regione himalayana.

Varietà

Esistono due varietà di chhurpi - varietà fresca (tipo latticino) e la varietà stagionata detta "dura" che è spesso masticata per mantenere la salivazione soprattutto durante un escursionismo. Queste due varietà sono disponibili nei mercati in Nepal (denominato chhuga chhurpi o semplicemente chhurpi), in Bhutan (chiamato durukhowa o durukho), nel distretto di Darjeeling e nello stato di Sikkim in India. Nella varièta dura, sua forma è principalmente rettangolare con una lunghezza di circa 7-7,5 cm e tra 5,5 e 6,5 cm di larghezza e con uno spessore compreso tra 1 e 3,5 cm. Il suo peso medio è di circa 75 g.
In cucina, il chhurpi grattugiato è utilizzato come condimento nella minestra dove dà un sapore affumicato.

Bettarazuke

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Il bettarazuke (べったら漬) è un particolare tipo di tsukemono, sottaceto tipico della cucina giapponese. Si tratta di una specialità consumata soprattutto a Tokyo.

Preperazione

Si utilizza del daikon a cui si aggiunge zucchero o sale o sake senza il koji. Il suo sapore è fresco e dolce.

Nella cultura di massa

Ogni anno, alla sera del 19 ottobre vicino al santuario di Takarada si festeggia tipicamente nutrendosi di bettarazuke.

Annoia

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L'annoia, localmente nuje o annuje, è un salume insaccato che utilizza lo stomaco e le budella di maiale. È prodotto in tutto l'Abruzzo, ma la specialità è della provincia di Chieti.

Produzione

Lo stomaco e le budella di maiale vengono pulite con lavaggi in acqua e farina di mais e successivamente vengono bollite per due ore. La lavorazione successiva prevede il taglio di piccole strisce e messe sotto sale. Si aggiungono gli aromi: peperone piccante, aglio, seme di finocchio, bucce di arancia. Il sapore risulta più o meno aromatizzato a seconda della miscela di tali aromi. Di solito viene consumato dopo pochi giorni dalla preparazione come una salsiccia fresca.

 
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