Il bevr'in vin (dal
dialetto mantovano bevr'in ven = bere nel vino) è una
minestra che costituisce l'aperitivo e l'antipasto tipico della
cucina mantovana.
Secondo la tradizione della terra
gonzaghesca, i pasti invernali debbono essere preceduti dal bevr'in
vin, sempre servito in scodella preriscaldata, che viene
preparato in tre differenti modi, in funzione del successivo primo
piatto.
- Nel caso il primo piatto sia costituito da agnolini o da cappelletti, in brodo o asciutti, il bevr'in vin viene composto da un mestolo di brodo bollente, contenente alcuni agnoli o cappelletti. La temperatura verrà diminuita dal commensale aggiungendo a piacere vino rosso di forte corpo. Tale operazione viene anche definita «negàr i caplét in d'l'acqua scura», ovvero «annegare i cappelletti nell'acqua scura». Nei ristoranti, per favorire la comprensibilità dei menu ai turisti, questa versione del bevr'in vin viene spesso denominata sorbir d'agnoli.
- Nel caso il primo piatto sia costituito da tortelli di zucca, il bevr'in vin viene composto da cinque o sei tortelli appena cotti, ai quali vengono aggiunti un goccio d'acqua di cottura e mezzo bicchiere di vino. Questa versione del bevr'in vin viene anche definita turtèi sguasaròcc, ovvero «tortelli sguazzanti», sottolineando la stranezza dei tortelli di zucca in minestra, differentemente sempre serviti asciutti.
- Per tutti gli altri primi piatti, il bevr'in vin è semplicemente preparato con brodo di carne e mezzo bicchiere di vino.
Le varianti a queste tre versioni
consistono esclusivamente nelle diverse tipologie e quantità di vino
utilizzate, solitamente Lambrusco, Ancellotta, Clinto o Merlot, e
nell'aggiunta (facoltativa) di formaggio grana grattugiato.
È antica credenza popolare che questo
tipo di aperitivo-antipasto costituisca una sorta d'elisir di lunga
vita e, a tale riguardo, un antichissimo proverbio mantovano, tuttora
molto in uso, recita: «Al bevr'in vin l'è la salut ad l'omm»,
ovvero «il bere nel vino è la salute dell'uomo».
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