Zuppa di fagioli

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La zuppa di fagioli è una tipica ricetta povera tradizionale italiana a base di fagioli. Esistono diverse varianti di questo piatto, che variano di regione in regione. Per esempio la zuppa di farro e fagioli è un piatto tipico toscano, mentre la zuppa di fagioli con cotiche fa parte della cucina tradizionale romana. La zuppa di fagioli neri, spesso accompagnata dalle tortillas, è una pietanza cucinata nel Centro America e soprattutto in Messico.

Storia

Il mondo greco e romano era grande consumatore di legumi, ma tra i fagioli conosceva solo quelli chiamati comunemente fagioli dall'occhio o le vigne. Solo con la scoperta dell'America vennero massicciamente introdotte le varietà ora coltivate. La loro diffusione in Europa fu rapidissima. Già nei primi anni del Cinquecento è attestata nel Veneto, in Francia, in Germania e in Ungheria. Annibale Carracci nel 1585, per fare un quadro di genere scelse il tema del mangiafagioli, già allora uno dei piatti popolari più diffusi.
La zuppa di fagioli nasce come piatto povero contadino, preparato al mattino prima di uscire di casa per il lavoro nei campi, mettendo sul fuoco, in una pentola di terracotta, i fagioli con acqua piovana e lasciati a cuocere a fuoco lento senza la necessità di controlli durante la cottura.
Un'abbondante mangiata di zuppa di pasta e fagioli ordinata dalla coppia Alberto Sordi a Anna Longhi in un elegante ristorante, venne usata come espediente umoristico in contrasto col menu gastronomico sofisticato, nell'episodio "Vacanze intelligenti" del film Dove vai in vacanza?.

Piscialandrea

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La Piscialandrea o Pizza d'Andrea è una specialità della cucina ligure, diffusa nella provincia di Imperia; è una focaccia, filetti di acciughe sotto sale dissalati, olive e aglio; successivamente all'importazione in Europa di nuovi alimenti dopo la scoperta dell'America, alla ricetta originale è stato aggiunto il pomodoro.
In Costa Azzurra una versione senza pomodoro ma con cipolle prende il nome francese di pissaladière (pissaladiera in nizzardo) ed è uno stuzzichino tipico della cucina nizzarda.
Nonostante il nome, non ha nessuna affinità con la celebre pizza napoletana, trattandosi di una focaccia alta e soffice.

Origini

Questa focaccia sarebbe stata preparata per la prima volta intorno alla fine del Quattrocento e la tradizione vuole che sia stata chiamata "pizza d'Andrea" in onore del più celebre degli onegliesi, l'ammiraglio Andrea Doria, a quel tempo principale artefice della politica della Repubblica di Genova. A questa etimologia se ne contrappone un'altra che fa derivare il nome dall'analoga preparazione provenzale, la pissaladière(o pissaladiero in nizzardo derivato da peis salat, pesce salato), che a sua volta sarebbe stata introdotta in Francia dai cuochi romani al seguito del papa ai tempi della cattività avignonese.

Le ricette

La preparazione originaria prevedeva per l'impasto farina, acqua, sale, olio e lievito, per la farcitura un battuto di cipolla e acciughe salate (macchettu).
A differenza di quella francese dopo la loro introduzione in Europa, alla fine del Cinquecento, la versione ligure si arricchì dei pomodori che furono aggiunti alle olive rivierasche, alle cipolle, ad un formaggio molle ligure quasi liquefatto simile allo squacquerone, ed alle acciughe sotto sale, uno dei pesci tipici della tradizione ligure. Una antica variante, tipica della città di Sanremo, è la Sardenaira, cioè la pizza con le sardine, in cui le acciughe dissalate sono sostituite appunto dalle sardine.
Altre varianti locali nei diversi paesi della Riviera dei Fiori:
  • Apricale: figassun o machetusa
  • Bordighera e Vallecrosia: pisciarà
  • Buggio: pisciarada
  • Pigna: vojun
  • Taggia: figassa
  • Ventimiglia: pisciadela

Al Cappello Rosso

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Al Cappello Rosso è il più antico luogo di accoglienza a Bologna, tuttora esistente.
Sito in Via de Fusari 9, a pochi metri da Piazza Maggiore, Al Cappello Rosso svolge ancora oggi la funzione di albergo e di osteria (nota quest'ultima come Osteria del Cappello).
Numerose leggende sono sorte circa l'origine della locanda del Cappello.
La prima attestazione risale al 1379, in un breve passaggio di un libro redatto dall'Ufficio delle Bollette in cui compare il nome del proprietario e del suo garante economico.
Nel Medioevo, il Cappello era un nome abbastanza diffuso tra le osterie europee essendo uno dei segni distintivi dei pellegrini e dei mercanti, così come la croce, la bilancia e il carro, etc.
L'insegna di questa locanda è tuttavia di chiara matrice ecclesiastica: i fiocchi che caratterizzano il cappello sono riconducibili al galero di un priore o di un vescovo, mentre il colore rosso ricordava ai ministri della fede che per la chiesa dovevano essere disposti a versare il proprio sangue.
Dal 1682, per oltre un secolo, Al Cappello Rosso viene indicato dai numerosi Bandi cittadini come l'unico luogo in cui potessero soggiornare gli ebrei in transito in città, rappresentando un ruolo decisivo nel dialogo tra le due religioni nello Stato Pontificio.
Nel 1712 l'incisore Giuseppe Maria Mitelli inserì l'osteria nel "Giuoco nuovo di tutte le osterie che sono in Bologna". In questo gioco la locanda è raffigurata nella casella 41 da quel caratteristico cappello rosso fioccato che, ancora oggi, ne rappresenta l'insegna, indicato come il luogo in cui si mangiano le migliori pernici. Insieme all'Osteria del Sole è l'unica presente nel gioco ad essere ancora attiva a Bologna.

Quali sono alcuni cibi potenzialmente pericolosi che bisognerebbe evitare assolutamente di mangiare

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Gli esseri umani girano su questo Pianeta da almeno 200.000 anni, ed in tutto questo tempo abbiamo ingerito quasi tutto ciò che credevamo commestibile. In tanti sono morti dopo aver mangiato piante o animali velenosi, solo per assicurarsi che altri non facessero la loro stessa fine.
Pensereste che nel XXI secolo la gente abbia una buona consapevolezza su cosa non dovrebbe mangiare; e ce l'abbiamo. Questo non significa che la gente in alcune parti del mondo non rischi la vita mangiando dei cibi potenzialmente letali.

#1 Anadara granosa


Si corre sempre un rischio quando si tratta di ingerire qualsiasi tipo di animale "filtrante" come le vongole, ma il pericolo aumenta quando si parla delle Anadare granose. In inglese sono anche conosciute con il nome di "Blood clams", a causa dell'alto contenuto di emoglobina nel loro sangue, che lo rende rosso scuro.
Il rischio nasce dal fatto che questi animali hanno la sorprendente abilità di filtrare 40 litri di acqua ogni giorno. Questo è il modo in cui si nutrono, ma allo stesso tempo ingeriscono una moltitudine di batteri e virus, che non sono mai sicuri da mangiare. In zone in cui l'acqua è particolarmente inquinata, mangiare un Anadara granosa può causarti un Epatite A, E, dissenteria e tifo. Si è stimato che il 15% delle persone che mangiano le Blood clams prendano almeno un infezione.

#2 Il Polpo vivo


Sicuramente, molti di voi non hanno in mente di mangiare un polpo ancora vivo, almeno che non siate dei fan sfegatati di Oldboy. In Corea invece è una pietanza molto diffusa, in realtà non viene mangiato ancora vivo ma subito dopo averlo ucciso. I tentacoli continuano a muoversi anche dopo la morte, e quando entrano in contatto con l'olio di sesamo, si dimenano energicamente, facendo sembrare che il polpo sia ancora vivo. è divertente da vedere ma incredibilmente pericoloso da mangiare.
Il problema principale è dovuto alle ventose che continuano ad appiccicarsi mentre i tentacoli si contorcono. Ingerirlo è un'impresa, e mentre alcuni intenditori si eccitano ad avere la sensazione del cibo che gli striscia nella gola, altre persone muoiono perché i tentacoli gli ostruiscono le vie respiratorie. Si stima che almeno 6 persone muoiano ogni anno per provare a mangiare questa pietanza.

#3 Anacardi


Penso che tutti almeno una volta nella vita abbiano mangiato gli anacardi, ma questo non vuol dire che non possano essere dannosi. Quando li compriamo "crudi" al supermercato in realtà sono già stati cucinati. Questo perché contengono una molecola chiamata urusciolo che si trova anche in alcune piante velenose.
Un singolo anacardo non vi ucciderà, ma se ne mangiate abbastanza potrebbero farvi molto male, ed anche uccidervi. Anche se per morire dovreste mangiarne veramente tanti, e sicuramente vi fermereste prima a causa delle irritazioni che sentireste mentre le mangiate, Fortunatamente, basta cuocere gli anacardi al vapore per rimuoverne la tossicità, così da poterli mangiare in modo sicuro.
#4 Hákarl


Credo che nessuno pensi che l'idea di mangiare delle strisce di carne di squalo fermentata sia invitante, ma non si può dire lo stesso per gli Islandesi. il Kæster Hákarl è un piatto tradizione a base di carne e pelle di squalo della Groenlandia. Il problema nell'ingerirlo nasce dal fatto che questo animale non ha ne i reni, ne un tratto urinario. Gli scarti devono comunque andar via, dunque vengono filtrati dalla pelle, che contiene alti livelli di acido urico e ossido di Trietilammina.
Per renderla sicura da ingerire, la carne viene fermentata ed appesa a seccare per sei mesi. Un po di tempo in meno e potresti correre i rischi del mangiare gli scarti di un animale. La morte può avvenire solamente se mangiato non fermentato.

#5 Ackee


Il frutto nazionale della Giamaica non si trova facilmente nei supermercati, dato che contiene una sostanza tossica chiamata Ipoglicina. Ingerendo questo frutto si rischia seriamente la morte o nella migliore dell'ipotesi potresti finire in ospedale. La pericolosità del frutto dovuta ai livelli di Ipoglicina causa vomito, da cui prende il nome la malattia del vomito Giamaicano. Il vomito potrebbe continuare fino a portare alla morte.
Fortunatamente, il frutto può essere ingerito prendendo alcuni accorgimenti. I semi sono sempre tossici e non vanno mai mangiati, ma la polpa può essere gustata in sicurezza. Quando il frutto viene appena raccolto e sbucciato la polpa potrebbe essere contaminata dal seme e causare il vomito giamaicano. Raramente le condizioni diventato gravi, ma le persone possono anche avere le convulsioni, epatite tossica e persino il coma. Ogni anno ci sono un numero di morti consistenti a causa di questo frutto, 29 casi nel 1988 e più di 50 nel 2001.


Biltong

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Il biltong è un alimento tipico della cultura afrikaner sudafricana e diffuso soprattutto in Sudafrica, Zimbabwe e Namibia. È costituito da carne essiccata, marinata, speziata e tagliata a strisce o a pezzetti sottili. Può essere fatto con la carne di manzo o di struzzo, o anche con diversi tipi di selvaggina (per esempio impala, orice, eland o springbok); si può anche usare il pesce, nel qual caso prende il nome di bokkoms. Viene venduto in bustine di plastica ed è considerato più uno snack che un piatto da servire a tavola. La parola "biltong" deriva dall'olandese bil (scamone) e tong (striscia).

Origini

Il biltong nacque nel XVII secolo nella Colonia del Capo (attuale Sudafrica), come evoluzione di una ricetta olandese per la carne tagliata a strisce e marinata con aceto, spezie e sale. La necessità di conservare la carne in un ambiente caldo, e proteggerla dagli insetti, portò a modificare questa ricetta aggiungendo il procedimento dell'essiccazione. Questa idea si diffuse e si sviluppò ulteriormente nel periodo del Grande Trek, in cui i boeri voortrekker che partivano dal Capo di Buona Speranza verso l'interno dovevano portare con sé scorte di cibo per molti giorni di viaggio.

Preparazione

Gli ingredienti tradizionali del biltong sono l'aceto di mele, il sale, il coriandolo, il pepe e lo zucchero. A questi possono essere aggiunti altri sapori, come nitrato di potassio, aceto balsamico, aglio, salsa Worcestershire e cipolla. La carne viene tagliata lungo le venature naturali, in strisce o piccoli pezzi, e marinata per diverse ore prima di essere cosparsa di spezie. Il preparato viene quindi lasciato riposare per qualche ora, e poi messo ad essiccare (tradizionalmente all'aperto, oppure in scatole di cartone o di legno). L'essiccazione deve durare circa 4 giorni. Al termine del procedimento, il biltong assume un colore molto scuro (talvolta quasi nero) e una consistenza molto solida. Per questo motivo, le strisce o i pezzetti devono essere di piccole dimensioni e sottili, in modo che sia possibile masticarli senza fatica.

Distribuzione

Il biltong si trova praticamente in tutti i supermercati e negozi di alimentari del Sudafrica e della Namibia, normalmente con una certa scelta di sapori e di carni. Poiché viene considerato uno snack, non è infrequente trovarlo anche presso i distributori di benzina, nei bar e in luoghi analoghi. Ci sono anche negozi (o chioschi) specializzati nella vendita di biltong.

Diffusione nel mondo

Oltre che in Namibia e in Sudafrica, il biltong è apprezzato nel Regno Unito, nell'Australia e negli Stati Uniti.

El Pollo Loco

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El Pollo Loco è una catena di ristoranti Fast Food in franchise specializzata nel servire piatti a base di pollo grigliato. Ha il suo quartier generale a Costa Mesa, California.
Il termine El pollo Loco in spagnolo significa "Il pollo pazzo".
Il fondatore Juan Francisco Ochoa iniziò aprendo un ristorante a Guasave in Messico nell'anno 1975. Nel 1980 venne aperto il primo ristorante a Los Angeles in California. Nel 1983 i ristoranti americani della catena vennero acquistati da Denny's in accordo con la famiglia Ochoa.
Negli stati uniti la catena di El pollo Loco opera primariamente nel sud ovest ed in California, con tre sedi nell'area di Chicago, quattro nella zona di Atlanta ed una nel Connecticut.
Il 5 maggio 2008 El Pollo Loco ha aperto il suo primo ristorante a Vancouver nello stato di Washington. Il 2 febbraio 2009 El Pollo Loco ha annunciato l'apertura del suo primo ristorante nel New Jersey. Infine altri 15 ristoranti sono pianificati nel nord e centro del new Jersey ed a Long Island, New York.
Il piatto principale è il pollo asado, il pollo marinato e poi grigliato. Sono poi presenti altre specialità messicane come burrito ed insalate.

Ciabatta

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La ciabatta è un classico tipo di pane italiano con un alto contenuto di liquidi almeno il 70% sul peso totale della farina, generalmente senza lipidi, riconoscibile dalla grande alveolatura della mollica, dalla crosta generalmente bruna e dalla sua croccantezza.
Il procedimento di questo pane venne messo a punto ad Adria (in provincia di Rovigo) da Arnaldo Cavallari assieme al già noto panificatore Francesco Favaron. Nel 1982, Cavallari lo registrò come marchio commerciale con il nome di "Ciabatta Italia".
L'impasto è formato in gran parte da biga a cui verrà aggiunta poi nella fase di impastamento una ulteriore quantità di farina.

Preparazione

Dosi per l'impasto:
  • 14,5 kg di biga (10 kg di Farina W 320, 100 grammi di Lievito di Birra Fresco e 4,5 L di acqua impasto lasciato riposare 18—24 ore)
  • 2 kg di farina di rinfresco tipo 0 (w 260)
  • 3,9 L d'acqua (70% sul totale del peso della farina, ma si può arrivare anche all'80% dipende dalla farina utilizzata)
  • 80 g malto
  • 200 g sale
  • 40 g lievito di birra
Impastare bene aggiungendo l'acqua un po' alla volta, e una volta terminato lasciar riposare in mastella per 25 minuti, quindi schiacciare l'impasto per far fuoriuscire l'anidride carbonica e taglia l'impasto delle pezzature desiderate. Una volta terminato di tagliare tutto l'impasto, lasciar lievitare per 40—45 minuti per prodotti con pezzature fino a 200 grammi e circa 1 ora per prodotti fino a 1 kg.
Per pezzature da 70 a 200 g cuocere a 235—240° C per 25/35 minuti a seconda del peso, per prodotti da 1 kg cuocere a 210° C per 1 ora.



 
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