Kufta

0 commenti

Risultati immagini per Kufta




Il kufta (anche kofta o kofte, dall'arabo كفتة) è una polpetta, di solito di carne d'agnello speziata, che viene principalmente servita nei Balcani, nel Medio Oriente, nel Nordafrica e nel subcontinente indiano.
Viene normalmente fritta, ma in paesi come Palestina e Giordania, il cufta indica la carne macinata cotta al forno. Quando viene cotta sulla carbonella viene invece chiamata cabab.

Varianti
In Grecia e a Cipro vengono fritte e accompagnate con tzatziki o yogurt. In Bulgaria sono preparate con carne di bovino, di suino o di vitello oppure con un mix delle tre. Vengono accompagnate con tarator o meze.
La ricetta romena prevede invece l'utilizzo di carne maiale tritata, purea di patata e spezie e poi la friggitura.


Youtiao

0 commenti

Risultati immagini per Youtiao


Lo youtiao (in cinese 油條, pinyin yóutiáo) è un lungo pezzo di impasto fritto in olio consumato nella cucina cinese e, assumendo differenti denominazioni, in altre cucine dell'Asia orientale e del Sud-est asiatico. Tradizionalmente viene leggermente salato e assume un aspetto simile al pane. Viene consumato normalmente durante la colazione, accompagnato dal congee di riso o dal latte di soia.

Preparazione
L'impasto, costituito essenzialmente da farina multiuso, lievito chimico, acqua e sale, viene lasciato lievitare in frigorifero. Completata la lievitazione, l'impasto viene steso e tagliato in rettangoli dai quali si ricavano le strisce che vengono immerse in olio bollente. La cottura risulta ultimata quando viene raggiunta una doratura uniforme.

Varianti culinarie
Imbottendo lo shaobing, un caratteristico tipo di pane, con lo youtiao si ottiene una specie di sandwich (shaobing youtiao) che viene mangiato a colazione. Lo youtiao avvolto all'interno di involtini di noodles di riso viene invece chiamato zhaliangNello Yunnan viene comunemente avvolto in un particolare pancake di farina di riso tostata (shaoerkuai); un'altra comune associazione è quella con il riso glutinoso (cifantuan). Il tanggao (torta di zucchero) è una versione dolce e di dimensioni più ristrette.
Lo youtiao si può inoltre intingere in diversi tipi di zuppe.

La leggenda
Il nome cantonese yàuhjagwái significa letteralmente "diavolo fritto" e, secondo il folclore, è un atto di protesta contro il primo ministro della dinastia Song Qin Hui, ritenuto colpevole di avere orchestrato un complotto ai danni del generale Yue Fei, una icona di patriottismo nella cultura cinese. Si dice che questo alimento, originariamente sotto forma di due pezzi di impasto di forma umana che divennero in seguito due pezzi uniti nel centro, rappresenterebbe Qin Hui e sua moglie, entrambi collaboratori del nemico nel portare alla caduta del grande generale che in seguito alle accuse ricevute fu condannato a morte. Quindi lo youtiao fritto e successivamente mangiato simboleggerebbe la coppia di traditori. In accordo con la leggenda, gli youtiao sono spesso costituiti da due lunghi pezzi uniti al centro, con una parte che rappresenta il marito mentre l'altra rappresenta la moglie.

Diffusione
Lo youtiao e le sue varianti sono diffusi nell'Asia orientale e nel Sud-est asiatico.
In Indonesia l'impasto fritto viene chiamato cakwe e viene comunemente sminuzzato e consumato con il congee di pollo oppure come snack. In Laos il patongko (o dau chao quay) si mangia solitamente a colazione con il caffè, al posto della baguette. In Malaysia e a Singapore il nome trae origine dal termine min man iû-chiā-kóe, che in malese diventa cakoi. La versione malese trova uso in varie farciture, sia dolci sia salate; normalmente viene servita con il bak kut teh (zuppa di costole di maiale).
Anche in Birmania lo youtiao, dove è noto col nome e kya kway, viene comunemente consumato durante la colazione. Solitamente viene mangiato insieme ai fagioli gialli cotti a vapore, inoltre viene inzuppato anche nel caffè e nel tè. Nelle Filippine lo youtiao è chiamato bicho (pl. bicho-bicho), termine usato anche per indicare una specie di frittelle. Il thailandese pathongko identificava originariamente una torta di zucchero bianco, venduta dai venditori ambulanti insieme allo youtiao vero e proprio. In Thailandia il pathongko viene pure inzuppato nel latte condensato o, al sud, mangiato con la kaya (marmellata di cocco). Nella vicina Cambogia accompagna una caratteristica zuppa di noodles di riso con brodo di maiale e verdure (kuy teav). Nella cucina vietnamita vengono utilizzati nomi diversi, il più semplice dei quali è quẩy. Viene tipicamente consumato con il congee, il phở o altre zuppe di noodles.




Taco indiano

0 commenti

Risultati immagini per Taco indiano




Il taco indiano (o taco navajo, Indian taco in inglese) è un piatto molto comune nelle comunità nativo-americane degli Stati Uniti. Esso condivide col taco messicano l'idea di una base farinacea su cui si dispone il companatico, ma è completamente diverso in sapore e apparenza. Il taco indiano infatti è simile alla pizza fritta laziale o campana, probabilmente a causa dell'influenza spagnola su ambedue le culture.
Il taco indiano consiste di un disco di pasta da pane fritto in olio bollente (comunemente chiamato fry-bread) e coperto con chili, lattuga, pomodori a pezzetti, formaggio grattugiato e salsa piccante.
Il fry-bread può anche essere servito da solo o condito con miele e zucchero a velo (anche qui, simile alle pizzette fritte dolci servite in luoghi dell'Italia meridionale).
Bancarelle che vendono fry-bread e indian tacos sono una presenza inevitabile nelle feste e raduni dei nativi americani (powwow).


Tex-Mex

0 commenti

Risultati immagini per Tex-Mex



Tex-Mex (fusione delle parole Texan e Mexican) è un termine che descrive un tipo di cucina fusione di cucina statunitense e cucina messicana, derivante dalle creazioni culinarie dei Tejanos, abitanti del Texas di antica discendenza spagnola o messicana. È diffusa soprattutto negli Stati a Sud degli Stati Uniti come il Texas, il New Mexico, lo Utah e il Colorado che confinano con il Messico.
Tex-Mex descrive una cucina regionale che unisce i prodotti alimentari disponibili negli Stati Uniti e le creazioni culinarie della tradizione culinaria messicana. I singoli alimenti tex mex possono essere o non essere simili alla cucina messicana tradizionale, ma è comune a tutti questi cibi essere indicati come "cibo messicano" negli Stati Uniti. In molte parti degli USA al di fuori del Texas questo termine è sinonimo di cucina degli stati sud-occidentali.

Origini
Originariamente, il termine Tex-Mex indicava una linea ferroviaria e non un tipo di cucina. Nel 1875, infatti, fu inauguarata la prima linea ferroviaria che univa il Texas al Messico, la Texas-Mexican Railway, che fu chiamata con l'abbreviazione Tex-Mex. Dal 1920 in poi questo termine iniziò ad indicare non solo la linea ferroviaria ma anche tutti i cittadini texani che avevano origini messicane e nei decenni successivi l'acronimo si espanse fino ad indicare quel tipo di cucina che ormai è conosciuta e diffusa in tutto il mondo. Proprio la linea ferroviaria, velocizzando molto i trasporti, rese disponibili sul mercato americano tanti prodotti messicani.
La prima volta che è stato usato il termine Tex-Mex per riferirsi ad un tipo di cucina fu nel 1963, quando l'Oxford English Dictionary lo inserì nel proprio vocabolario. Il primo ristorante tipico di cucina Tex-Mex ha aperto a Parigi nel 1983.
I ristoranti Tex-Mex sono diffusi in tutto il mondo, anche in Italia, solo che il più delle volte sono locali folcloristici, più simili a pub che a ristoranti veri e propri, dove la scelta dei piatti è limitata,

Caratteristiche
La famosa cuoca e critica gastronomica americana Diana Kennedy nel suo libro "La cucina messicana" spiega che c'è un'enorme differenza tra la cucina messicana vera e propria e la cucina messicana americanizzata (la Tex-Mex) poiché quest'ultima trascende le differenze di classe e tratta il cibo dei poveri con lo stesso rispetto di quello dei ricchi.
La cucina Tex-Mex, infatti, si basa su alcuni ingredienti di base imprescindibili e di fatto poveri, primo tra tutti la farina di mais, tipica del Sud America, con cui preparare tacos, nachos, burritos e  tortillas e poi le verdure: peperoni, peperoncini, pomodori, patate, insalata, cipolle e fagioli, qui chiamati chiles.
È però una cucina prevalentemente di carne, non va dimenticato che ci troviamo in una zona dove gli allevamenti di bestiame sono fiorenti, quindi il manzo è onnipresente nelle ricette Tex-Mex. Una ricetta tipica è, ad esempio, la carne di manzo essiccata, un'altra la testa di manzo alla brace, o il famosissimo chili con carne, ovvero spezzatino di carne con fagioli.
Oltre al manzo si trova spesso anche la carne di pollo, per lo più marinato e fritto, ma usato anche come ripieno di enchiladas e tortillas. E poi il formaggio, in particolare quello statunitense, simile al cheddar, a pasta gialla e poco stagionato, che viene impiegato per lo più come copertura dei piatti e poi fatto fondere durante la cottura.
Sono tante anche le salse Tex-Mex, più o meno piccanti, tra le più diffuse sicuramente abbiamo il tabasco e il guacamole. Il succo di lime viene spesso usato come condimento. Frutti esotici come l'avocado, l'ananas e la papaya trovano impiego sia in ricette dolci che salate, spesso usati proprio per preparare salse o insalate per accompagnare la carne.
Tra le bevande sicuramente la più consumata è la birra, ma anche la tequila (la bevanda nazionale messicana ottenuta dalla distillazione della pianta di agave), il mezcal (un altro distillato dell'agave) e il pulque (sempre ottenuta dall'agave ma non distillata come la tequila bensì fatta fermentare come la birra e quindi di gradiazione inferiore).


Uova strapazzate

0 commenti

Risultati immagini per Uova strapazzate




Le uova strapazzate sono un piatto molto diffuso a base di uova, tipicamente di gallina. Il piatto consiste nel miscelare tra loro l'albume e il tuorlo dell'uovo per poi friggerlo in olio caldo rompendo (strapazzare, sbattere) la coagulazione biochimica del preparato.

Preparazione
La preparazione delle uova strapazzate permette numerose varianti grazie all'aggiunta di ulteriori ingredienti. La ricetta classica prevede che le uova vengano sbattute crude, miscelando omogeneamente albume e tuorlo. Alla miscela vengono poi aggiunti vari ingredienti secondari, come brodo, panna, latte, burro, semplice acqua o olio in modo da ottenere una mistura più soffice. In genere si aggiungono circa 2 cucchiai (30 mL) di liquido per uovo. Sale, pepe o altri aromi possono essere aggiunti per aggiustarne il sapore.
Il preparato viene poi posto in una padella preriscaldata su un forno a gas, permettendone una veloce coagulazione. La cottura prosegue a fiamma bassa rompendo, e quindi "strapazzando", la coagulazione della miscela tramite un cucchiaio di legno. Questo procedimento di "strapazzatura" delle uova, se effettuato in modo continuo ed omogeneo, permette la formazione del caglio soffice e cremoso alla base della ricetta. Una volta che il grosso della parte liquida si è solidificato si usa aggiungere ingredienti come prosciutto, erbe o formaggio per incorporarli nella mistura di uova.
Un altro modo per cuocere le uova, a temperatura inferiore, è la cottura a bagnomaria descritta dal noto cuoco francese Auguste Escoffier. Questo metodo non necessita dei continui aggiustamenti a cui viene invece sottoposta la cottura tradizionale, prevenendo inoltre l'imbrunimento delle uova dato dall'eccessivo calore della fiamma diretta. Questo metodo veniva spesso utilizzato nelle cucine agli inizi del Novecento, ma venne presto abbandonato a causa dell'eccessivo tempo di cottura che richiedeva. Varie ricette dietetiche prevedono invece la preparazione del piatto tramite il solo utilizzo dell'albume dell'uovo, notoriamente molto più magro del tuorlo che invece contiene la maggior parte dei grassi e del colesterolo.
È possibile inoltre cuocere il preparato tramite un forno a microonde, scaldando la mistura in modo discontinuo per permettere la strapazzatura manuale. Questo metodo è il più veloce rispetto agli altri, ma determina una minor consistenza e cremosità del piatto ultimato.
Un'altra tecnica è invece la cottura a vapore della miscela di uova e burro tramite il beccuccio di una classica macchina per espresso

Consumo
L'"Alta cucina" francese serve le uova strapazzate solitamente su un profondo piatto in argento, ma possono anche essere servite su una "croustade", termine in lingua francese per indicare una sorta di piatto da portata edibile ottenuto con la pasta sfoglia, ricavate da brioche scavate. Le uova strapazzate, soprattutto nei paesi anglosassoni, vengono consumate per colazione, accompagnate da toast, hash browns, pancake, bacon, prosciutto o salsicce. I condimenti più popolari con cui vengono servite le uova strapazzate sono in genere il ketchup, salsa chili o salsa Worcester.

Varianti
  • uova strapazzate à l'arlésienne - con polpa di zucchine e una fonduta di concentrato di pomodoro aromatizzato all'aglio, servite nel corpo scavato delle zucchine e cosparse di formaggio Parmigiano-Reggiano.
  • uova strapazzate à l'américaine - in padella con pancetta affumicata, guarnite con fette di bacon arrostito e pomodori alla griglia.
  • uova strapazzate alla soia - mescolate alla salsa di soia, consumate solitamente assieme al congee.
  • uova strapazzate con sujuk o pastırma (rispettivamente Sucuklu yumurta e Pastırmalı yumurta) - vengono mescolate al sujuk, una salsiccia di manzo turca, o alla pastırma, un tipo di bresaola turca. La cottura avviene in un "sahan"" con burro o olio d'oliva e, talvolta, pomodori. In Turchia e in Egitto si consuma solitamente come prima colazione.
  • uova strapazzate con digüeñe - vengono fritte assieme alla Cyttaria espinosae, tipico fungo cileno.
  • uova strapazzate migas - tipiche della cucina Tex-Mex, in cui vengono servite su una tortilla assieme a verdure o carne.




Uovo centenario

0 commenti

Risultati immagini per Uovo centenario


L'uovo dei cent'anni (in cinese 皮蛋, in pinyin pídàn) è un tradizionale metodo di conservazione delle uova ed è una specialità della cucina cinese.

Storia
Secondo alcune fonti, difficilmente verificabili, la produzione delle uova centenarie avrebbe più di cinque secoli di storia. La sua scoperta sarebbe avvenuta circa 600 anni fa a Hunan, durante il periodo Ming, quando un abitante del posto scoprì un uovo di anatra che si trovava in una piccola pozza piena di calce spenta che era rimasta nel suo terreno dopo la costruzione della propria casa, completata un paio di mesi prima. Avendo assaggiato e apprezzato il sapore dell'uovo così conservato iniziò a produrne altri, aggiungendo però del sale alla calce spenta in modo da migliorare il sapore del prodotto finito.

Preparazione
Le uova dei cent'anni devono il loro sapore a un particolare processo di fermentazione. La tradizione prevede che uova di anatra (raramente uova di gallina o di quaglia) siano lasciate per un lasso di tempo di circa cento giorni in un composto di acqua, sale, carbone, e ossido di calcio. Durante questo periodo il guscio viene dissolto dalla soluzione salina, l'albume si trasforma in una massa gelatinosa color ambra, mentre il tuorlo assume una colorazione verde scuro.

Utilizzo
Le uova dei cent'anni dopo essere state pelate si possono mangiare senza ulteriori manipolazioni, come piatto a sè stante o come accompagnamento di altri cibi. Se utilizzate come antipasto possono essere guarnite con radici di zenzero marinate. A Taiwan un modo comune di presentarle è assieme a fette di tofu freddo, condendo il tutto con salsa di soia, katsuobushi e olio di sesamo. Un'altra ricetta che le utilizza è quella nella quale le uova dei cent'anni sminuzzate guarniscono una omelette preparata con uova fresche. In alune famiglie cinesi le uova dei cent'anni vengono anche consumate a pezzettini assieme al congee ((ZH) 皮蛋瘦肉粥).



Soppressata

0 commenti

Risultati immagini per Soppressata

La soppressata è un particolare tipo di salume, riconosciuto come prodotto agroalimentare tradizionale italiano e diffuso in Basilicata, Puglia, Calabria, Abruzzo, Molise e Campania.

Storia

Si ritiene che la soppressata (dial. lucano: subbursata o soperzata a seconda delle zone) abbia avuto origini in Basilicata e viene prodotta nella regione da almeno tre secoli, secondo la testimonianza scritta più antica datata 1719. Il nome deriva dall'azione di pressione compiuta mentre il prodotto è in fase di essiccazione, dandogli una forma appiattita.
Il prodotto divenne anche molto conosciuto nel resto d'Europa e nelle Americhe, soprattutto negli Stati Uniti, grazie agli immigrati italiani che fecero conoscere le proprie tradizioni all'estero. A seconda delle regioni italiane, il salume viene chiamato in vari modi come Soprassata e Soppresata. In Pennsylvania (U.S.A.), ove il prodotto è molto apprezzato, la soppressata viene chiamata Supersata, anche se, in gergo, viene usato più il suo diminutivo Supie.

Preparazione

La carne utilizzata è di puro suino macellata fresca, mediante la tecnica definita "punta di coltello", un taglio grossolano che consente alla carne di rimanere molto compatta e mantenere così una peculiare integrità organolettica. La soppressata è preparata con una selezione di tagli nobili di prosciutti, spalle e rifili di pancetta e lardo tenero (questi ultimi, in particolare, vengono utilizzati allo scopo di "ammorbidire" la carne utilizzata, normalmente troppo magra per poter essere utilizzata da sola), anche se esistono delle varianti fatte con carne bovina.
La carne così tagliata viene poi condita semplicemente con sale, grani di pepe interi (eventualmente "ravvivati", poco prima, mediante una leggera pestatura in mortaio), e peperone essiccato in polvere. Successivamente, viene infilata in un budello che, se naturale, va pulito scrupolosamente con sale e limone, e viene legata con spago per compattarne il contenuto. La soppressata viene poi lasciata ad essiccare, al buio, dalle 3 alle 12 settimane, a seconda del diametro, perdendo il 30% del suo peso originario.
L'essiccazione ottimale va fatta ad umidità e temperatura controllata (un innalzamento repentino della temperatura può provocare il "buco" all'interno del salume, e rovinarne alcune peculiari caratteristiche), per questo motivo nelle zone di produzione della soppressata si è soliti prepararla d'inverno: una stanza fredda infatti, debitamente munita di camino, può essere all'occorrenza deumidificata e riscaldata nelle giornate troppo fredde e umide, e lasciata raffreddare rapidamente nel naturale rigore invernale, dopo una delle rare giornate di sole. Dopo l'essiccazione, la soppressata viene generalmente conservata in barattoli con olio d'oliva. Varianti della preparazione descritta sono una leggera affumicatura, e la conservazione (raro per questo prodotto, più consueto per il salame pezzente) nella "sugna" fresca di maiale.

Varianti

Sono diffusi vari tipi di soppressata, soprattutto nell'Italia meridionale:
  • Soppressata di Ricigliano (SA)
  • Soppressata di Basilicata: è riconosciuta prodotto agroalimentare tradizionale. I comuni di Castelluccio, Rivello, Lauria, Viggianello, Rotonda, Latronico, Lagonegro, Vietri di Potenza, Cancellara e Vaglio ne sono tra i maggiori produttori.
  • Soppressata di Puglia: di cui è molto nota quella della Murgia e nello specifico delle città di Gravina e di Martina Franca.
  • Soppressata di Napoli: spesso prodotta in ambito casalingo e senza obiettivi commerciali.
  • Soppressata di Calabria a marchio DOP.
  • Soppressata del Molise: prodotta prevalentemente per consumo casalingo, caratteristiche le produzioni di Rionero Sannitico, Macchiagòdena, Montenero di Bisaccia e Castel del Giudice.
  • La soprassata toscana (detta anche capofreddo o capaccia), che è composta da parti di suino "di scarto"; come i tendini, le cotenne, la testa (esclusi occhi e cervello) e parti del collo. La soprassata viene insaporita con varie spezie, prezzemolo e buccia di limone.
  • Un'altra variante (del Cilento) è la soppressata di Gioi, caratterizzata dalla carne magrissima, attraversata in tutta la lunghezza da un unico cilindro di grasso.
  • La soppressata bresciana è riconosciuta come Prodotto agroalimentare di tradizione.

 
  • 1437 International food © 2012 | Designed by Rumah Dijual, in collaboration with Web Hosting , Blogger Templates and WP Themes