Maccaronara

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La maccaronara è un tipo di pasta fatta a mano, simile ad uno spaghettone ma a sezione quadrangolare, preparata secondo una antica ricetta semplice, ma molto saporita.
Preparata al sugo o con i fagioli, rappresenta un piatto tipico della cucina irpina, a Montemarano, Castelvetere sul Calore, Castelfranci e in tutta l'area limitrofa è conservata l'antica tradizione della preparazione rigorosamente a mano,partendo da un impasto ottenuto con semola di grano duro,o talvolta anche farina di grano tenero e acqua,dopo di che viene stesa a circa un centimetro di altezza e tagliata con un matterello apposito,un tempo ottenuto dal legno oggi di ottone, che ha delle scannellature di forma circolare tutti intorno al matterello,in modo tale che,passando con leggera pressione questo sulla pasta si ottiene un taglio a spaghetto,che poi viene staccato uno ad uno a mano con una certa dimestichezza prima da un lato e poi dall'altro.
Ad agosto, da anni, nella piazza centrale di Castelfranci (AV) si tiene la Sagra della Maccaronara, accompagnata da balli, musica e canti popolari.

Paccheri

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I paccheri sono un tipo di pasta tradizionale napoletana aventi la forma di maccheroni giganti, generalmente realizzati con semola di grano duro.
Il termine deriva del greco antico (da πας, "tutto" e χειρ, "mano") dei primi fondatori di Parthènope e ancora usato nella lingua italiana come "pacca", ovvero uno schiaffo dato a mano aperta, senza intenzioni ostili. Da qui il nome del tipo di pasta, dalla taglia molto superiore alla norma, in genere accompagnato da sughi succulenti. I paccheri possono essere anche farciti, con ricotta o altri ingredienti, e serviti con il ragù.

Curiosità

Il termine pacchero è impiegato anche con il significato di schiaffo, in alcune espressioni popolari:
  • Stare sotto al pacchero: stare sotto i comandi di qualcuno
  • Dare un pacchero a mano smerza: dare uno schiaffo con il dorso della mano

Gnocchi alla sorrentina

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Gli gnocchi alla sorrentina sono un piatto tipico della cucina napoletana.
Sono preparati con gnocchi fatti di patate, farina ed acqua, cotti e conditi con salsa di pomodoro, fiordilatte, parmigiano e basilico. Quindi, sono infornati, in un piccolo tegame di coccio (pignatiello), nel quale vengono poi serviti, molto caldi.
In Campania gli gnocchi venivano detti strangulaprievete da cui l'impropria traduzione nell'odierno strangolapreti, tuttavia l'etimo seppur suggestivo, non è da ricondurre agli ordini religiosi, bensì a più antiche radici greche.

Spaghetti allo scoglio

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Gli spaghetti allo scoglio sono un primo piatto a base di molluschi (cozze e vongole) e crostacei (scampi o gamberi) tipico della cucina campana.
Gli spaghetti allo scoglio si possono presentare in due versioni: con o senza pomodoro (in genere pomodorini).

Mortadella di Campotosto

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La mortadella di Campotosto (popolarmente detta coglioni di mulo) è un salume tipico prodotto in limitate quantità nel territorio del comune di Campotosto in provincia dell'Aquila e zone limitrofe.

Storia

Per un periodo di tempo la città di Amatrice si era appropriata della paternità del salume, in seguito al dominio che nel periodo medioevale aveva avuto sulle zone di Campotosto e paesi vicini. La tradizione della mortadella di Campotosto è molto antica, si ritiene abbia più di 500 anni, per come la conosciamo oggi, solo pochi campotostari continuano la tradizione della mortadella, e solo pochi palati hanno oggi la possibilità di degustarla, causa la rarità del prodotto.

Descrizione

La mortadella è composta solamente da carne di suino, che i pastori e i vari fattori allevavano nel territorio dei Monti della Laga. Ha una forma ovoidale (ed un peso tradizionalmente individuato in 330 gr). Ha una grana fine e all'interno, ha infilata su tutta la sua lunghezza una barretta di lardo che caratterizza il prodotto rispetto agli altri salumi. Quando viene tagliata, la sezione presenta un colore roseo, mentre la barretta centrale di lardo ha un colore bianco. La preparazione dell'insaccato avviene nella seguente maniera:
  • macinazione molto fine delle carni;
  • condimento con sale, pepe e vino bianco;
  • maturazione dell'impasto per almeno 24 ore all'interno di un contenitore di legno (lo scifone) oppure di acciaio. L'impasto viene rimescolato più volte con infuso di chiodi di garofano e cannella.
L'insaccatura avviene manualmente, con cucitura del budello attorno all'impasto. Nella parte inferiore del salame viene apposto un tralcetto che avvolge lo spago durante l'allentamento dovuto alla stagionatura.
Il prodotto può essere consumato dopo almeno tre mesi dalla macinatura.

Salame Aquila

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Il salame aquila è un insaccato ottenuto dalla macinazione di tagli di carne magra e grassa di maiale, originario dell'Aquila, capoluogo abruzzese da cui esso prende il nome.
La carne viene tritata e amalgamata con pepe, sale e vino bianco, quindi viene insaccata in budelli naturali o artificiali, legati infine con spago alle due estremità.
In seguito viene sottoposta a pressione, per farne fuorisucire l'aria all'interno che potrebbe rovinare la carne. La forma finale ne risulta appiattita e irregolare.
Spesso, nelle preparazioni artigianali, vengono sconciati i prosciutti per utilizzarne la carne nell'impasto del salame.

Cuccìa

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La cuccìa è un piatto tipico della provincia cosentina, a base di grano bollito, carne di capra e/o di maiale e spezie. Viene preparato tradizionalmente nei comuni della fascia presilana della provincia di Cosenza. La preparazione del piatto richiede circa 3 giorni e passa attraverso diverse fasi: la pulizia del grano, la successiva macerazione, la bollitura e la cottura nel tradizionale forno a legna. Per la preparazione si usa un contenitore tradizionale in terracotta che prende il nome di Tinìellu. I primi accenni relativi a questa antica tradizione sono stati scritti da Vincenzo Padula, prete poeta di Acri. Si segnala una pietanza simile in Sicilia che però è un dolce.

Origini

Attualmente non ci sono certezze sull'origine. Per assonanza e somiglianza un'ipotesi è quella della derivazione dal cus cus, il tipico piatto arabo e saraceno. Per tale ragione il piatto risalirebbe alle origini dei casali presilani, quando i saraceni invasero Cosenza. Degno di nota è la particolarità dell'aggiunta di carne di maiale a quella della capra (della tradizione saracena) che sembra come l'appropriarsi di una pietanza per negarla a chi è di religione musulmana e ritiene il maiale un animale impuro.

 
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