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Il bentō rappresenta una delle espressioni più raffinate della cucina giapponese, un equilibrio tra praticità, estetica e varietà nutrizionale. Non è semplicemente un pasto da trasportare: è un’esperienza culturale che riflette storia, tradizione e attenzione al dettaglio. Ogni scatola racconta cura e armonia, attraverso la disposizione dei cibi, i colori scelti e l’equilibrio tra sapori.
Le origini del bentō risalgono al periodo Kamakura (1185-1333), quando veniva utilizzato il riso essiccato hoshi-ii, facilmente trasportabile e consumabile fuori casa. Nel periodo Azuchi-Momoyama (1568-1600) nacquero le prime scatole di legno laccato, usate durante cerimonie del tè e hanami. Con il periodo Edo (1603-1867) si diffusero stili più elaborati come il koshibentō, portato dai viaggiatori tra gli atti di spettacoli teatrali Nō e Kabuki, e il makuno-uchi bentō, pensato per essere gustato negli intervalli teatrali.
Durante il periodo Meiji (1868-1912) nacque l’ekiben, il bentō delle stazioni ferroviarie, che promuoveva le specialità regionali e permetteva di consumare un pasto completo durante i viaggi. Nel periodo Taishō (1912-1926) comparvero bentō in alluminio, più pratici e accessibili. Dopo la Seconda guerra mondiale, il bentō si diffuse nuovamente grazie alle scatole in plastica e ai convenience store, consolidando la pratica di portare pasti fatti in casa o acquistati, soprattutto per studenti e lavoratori.
Un bentō tradizionale include sempre riso accompagnato da contorni chiamati okazu, che possono comprendere pesce, carne, verdure cotte o marinate, tofu, tempura e onigiri. I divisori separano i sapori, evitando mescolanze indesiderate. Il bentō viene avvolto in tessuti o carta e spesso accompagnato da bacchette, creando un pacchetto completo e armonioso.
I materiali delle scatole possono variare: plastica usa e getta, legno laccato, metallo o artigianato finemente decorato. Alcuni bentō includono comparti termici per mantenere caldo riso o zuppa di miso. La disposizione dei cibi non è mai casuale: colori, forme e proporzioni sono studiati per stimolare l’occhio e valorizzare l’esperienza gastronomica.
Esistono numerosi stili di bentō, ciascuno con caratteristiche precise:
Makunouchi bentō: classico, con riso, salmone alla griglia, uova, umeboshi e contorni stagionali.
Noriben: semplice, riso avvolto da alghe nori, condito con salsa di soia.
Sake bentō: salmone alla griglia come piatto principale.
Shidashi bentō: preparato da ristoranti per feste o cerimonie.
Hinomaru bentō: riso bianco con umeboshi al centro, con significato storico e culturale.
Varianti più creative includono:
Kyaraben: cibo decorato come personaggi di anime, manga o videogiochi.
Oekakiben: cibo disposto per creare ritratti di persone, animali, fiori o edifici.
Queste versioni richiedono abilità e attenzione, e spesso vengono organizzate gare per eleggere la composizione più armoniosa ed esteticamente curata.
Il bentō è adatto a tutte le occasioni: scuola, lavoro, picnic o eventi speciali. La cura nella preparazione trasmette affetto e attenzione, e nei manga o anime il gesto di preparare un bentō simboleggia dedizione verso la persona che lo riceve.
In Giappone i bentō si trovano ovunque: negozi specializzati, supermercati e convenience store. Le stazioni ferroviarie offrono l’ekiben, che varia da regione a regione e promuove le specialità locali, rendendo il viaggio gastronomico parte integrante dell’esperienza del viaggio stesso. Aeroporti e centri urbani offrono versioni analoghe, i soraben, ideali per chi viaggia.
Il concetto di bentō ha ispirato analoghi in altre culture: nelle Filippine esistono i Baon, in Corea il Dosirak, a Taiwan il Biadang, e in India il Tiffin, tutti container portapasto simili, utili per pasti fuori casa equilibrati e organizzati.
Il bentō non è solo cibo, ma cultura e tradizione. In Giappone rappresenta attenzione verso chi lo riceve, riflette stagionalità e armonia dei colori, e diventa un’espressione artistica. Ogni ingrediente viene scelto per sapore, valore nutrizionale e impatto visivo, creando un equilibrio che stimola vista e gusto.
Le scatole fatte in casa possono essere avvolte in furoshiki, tessuti che fungono da borsa e sottopiatto. L’arte del bentō unisce funzionalità, estetica e significato emotivo, incarnando valori di rispetto, cura e armonia tipici della società giapponese.
Il bentō si abbina perfettamente al tè verde giapponese, come sencha o genmaicha, che valorizzano i sapori senza sovrastarli. Bevande leggermente calde permettono di apprezzare le sfumature del riso e dei contorni, mentre tè freddi non zuccherati o acqua leggermente frizzante mantengono la pulizia dei sapori.



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