Balanzoni: la tradizione golosa della pasta ripiena di Bologna

Nel cuore di Bologna, la città che ha fatto della pasta fresca un’arte riconosciuta in tutto il mondo, non esistono soltanto le più celebri lasagne, i tortellini e le tagliatelle. C’è un tesoro meno noto, custodito gelosamente nelle cucine delle nonne e tramandato di generazione in generazione: i Balanzoni, una pasta ripiena che racchiude l’essenza stessa della cucina emiliana.

Il nome “Balanzoni” deriva da Balanzone, la tradizionale maschera bolognese della commedia dell’arte, simbolo di ironia, sapienza popolare e arguzia. Questo legame con la cultura cittadina rende la pasta non soltanto un piatto, ma un vero e proprio emblema del carattere bolognese: vivace, generoso e un po’ burlone.

La forma stessa dei Balanzoni richiama quella dei tortelli, ma con una particolarità: il colore verde della sfoglia. È il risultato dell’aggiunta di spinaci o erbette all’impasto, un tocco che li distingue immediatamente a colpo d’occhio.

Come molte delle ricette più autentiche, i Balanzoni nascono dall’arte del riutilizzo. Nelle cucine di Bologna nulla andava sprecato: il ripieno tradizionale era spesso una combinazione di avanzi di tortellini, formaggi stagionati e mortadella. Con il tempo, questa pratica si è consolidata in una ricetta precisa, che oggi prevede ingredienti ben definiti, ma conserva quello spirito originario di economia domestica e creatività.

Il ripieno tipico comprende ricotta fresca, mortadella, Parmigiano Reggiano e spinaci, arricchiti da un pizzico di noce moscata che esalta i profumi. Il risultato è un equilibrio perfetto tra dolcezza e sapidità, morbidezza e carattere, che racconta Bologna meglio di mille parole.

Preparare i Balanzoni richiede tempo, pazienza e amore per i dettagli. Ecco la versione classica, così come viene tramandata nelle famiglie bolognesi.

Ingredienti per 4 persone

Per la sfoglia verde:

  • 300 g di farina 00

  • 2 uova intere

  • 100 g di spinaci lessati e strizzati

Per il ripieno:

  • 150 g di ricotta fresca ben scolata

  • 100 g di mortadella di Bologna IGP

  • 50 g di Parmigiano Reggiano grattugiato

  • 50 g di spinaci lessati e tritati

  • 1 uovo intero

  • Noce moscata q.b.

  • Sale e pepe q.b.

Procedimento

  1. Preparazione della sfoglia: frullare gli spinaci fino a ottenere una crema omogenea. Disporre la farina a fontana, aggiungere le uova e gli spinaci, impastare fino a ottenere una pasta liscia ed elastica. Coprire con pellicola e lasciar riposare per almeno 30 minuti.

  2. Il ripieno: tritare finemente la mortadella e mescolarla con ricotta, Parmigiano, spinaci tritati, uovo, sale, pepe e un pizzico di noce moscata. L’impasto deve risultare compatto ma morbido.

  3. Formatura: stendere la sfoglia verde in sfoglie sottili e ricavare dei quadrati di circa 6 cm per lato. Al centro di ciascun quadrato disporre un cucchiaino di ripieno. Chiudere piegando a triangolo e poi avvolgendo i lembi, in modo simile ai tortelli.

  4. Cottura: lessare in abbondante acqua salata per pochi minuti, finché non vengono a galla.

Il condimento tradizionale dei Balanzoni è burro fuso e salvia, una scelta che esalta la delicatezza del ripieno senza coprirlo. In alternativa, vengono spesso serviti con panna e prosciutto, o con sughi più ricchi come il ragù bolognese.

Ogni famiglia custodisce una variante: c’è chi sostituisce parte della mortadella con prosciutto cotto, chi arricchisce con un tocco di mascarpone, chi aggiunge un po’ di scorza di limone per dare freschezza. La regola non scritta è che i Balanzoni devono restare bilanciati, senza mai eccedere.

Spesso i Balanzoni vengono paragonati ai tortelloni, con cui condividono l’uso della sfoglia verde e della ricotta. La differenza principale sta nel ripieno: i Balanzoni includono la mortadella, che conferisce una nota decisa e profondamente bolognese.

Se i tortellini rappresentano l’eleganza e la perfezione formale, i Balanzoni incarnano lo spirito casalingo, generoso, quasi rustico della cucina felsinea. Sono meno noti al di fuori dei confini regionali, ma proprio per questo mantengono un fascino autentico e intatto.

I Balanzoni erano un piatto delle grandi occasioni: venivano preparati in famiglia per la domenica o per le feste comandate. La loro lavorazione lunga e accurata li rendeva un rituale conviviale, un momento in cui ci si riuniva attorno al tavolo per tirare la sfoglia, riempire i quadrati di pasta, chiuderli uno a uno.

Oggi, molti ristoranti bolognesi li propongono come alternativa ai tortellini, e sempre più viaggiatori gourmet li cercano come esperienza autentica da vivere in città.

Per accompagnare i Balanzoni, la tradizione suggerisce vini del territorio. Un Pignoletto frizzante è perfetto per alleggerire la ricchezza del ripieno, mentre un Lambrusco secco ne esalta la sapidità. Chi preferisce i bianchi può scegliere un Trebbiano romagnolo, fresco e diretto.

Nell’era della globalizzazione gastronomica, i Balanzoni restano una chicca da intenditori. Meno famosi dei tortellini, meno “turistici” delle tagliatelle al ragù, sono un piatto che i bolognesi difendono con orgoglio. Molte sfogline – le maestre della pasta fresca – continuano a insegnarne la preparazione nei corsi dedicati a chi desidera scoprire i segreti della tradizione.

C’è anche chi li ha reinterpretati in chiave moderna: Balanzoni vegetariani, con ripieni di zucca o funghi, o versioni gourmet arricchite da tartufo o formaggi erborinati. Eppure, l’essenza resta la stessa: una pasta ripiena che sa di casa, di famiglia, di Bologna.

I Balanzoni non sono solo un piatto, ma una storia fatta di sapori, cultura e memoria. Rappresentano l’ingegno domestico bolognese, la capacità di trasformare ingredienti semplici in un capolavoro di equilibrio. Sono la pasta che più di altre racconta la città nella sua interezza: colta e popolare, raffinata e ironica, tradizionale e capace di rinnovarsi.

Se i tortellini sono la gloria ufficiale di Bologna, i Balanzoni ne sono l’anima segreta: un piatto che aspetta di essere scoperto da chi vuole andare oltre le strade battute e lasciarsi sorprendere dal gusto autentico della tradizione emiliana.


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