Appam

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L'Appam (അപ്പം), o hopper, è una sorta di pane, simile ad un pancake, facente parte della cucina dello stato indiano di Kerala e dello Sri Lanka, e diffusa in tutta l'Asia meridionale e nell'Oceania, soprattutto in Malesia. Viene comunemente consumato come contorno durante i pasti o per colazione.
Appum o aapum - la pronuncia varia da regione a regione - è un termine equivalente a pane. Si tratta infatti di un pane a base di pastella di riso, cotto su una piastra di pietra chiamata in alcune zone "Kallappam", dove kall ((TA) க‌ள்) intende il ponce usato per la fermentazione. Viene infatti chiamato anche appa kal, che significa muffa.

  • Plain hoppers a base di farina di riso fermentata. Devono la forma a "ciotola" alla piccola padella in cui vengono cotti, l'Appachatti. Dal sapore abbastanza blando, vengono serviti con condimenti di spezie. Sono fatti con una pastella preparata con riso, lievito, sale e un po' di zucchero. Dopo aver fatto riposare la mistura per qualche ora può essere fritta con un goccio d'olio alimentare. Nel nord del Tamil Nadu viene solitamente servito con latte di cocco e zucchero, mentre nelle zone del Kerala viene servito con il Kadala (una salsa al curry di ceci), carne di montone e verdure stufate o uova fritte.
  • Egg hoppers, come i plain hoppers ma vi viene rotto un uovo dentro che viene cotto.
  • Milk hoppers, in cui viene aggiunto un cucchiaino di latte di cocco o crema di cocco nell'impasto. A cottura ultimata il centro è solido al tatto, ma è rimasto soffice e dolce come il latte di cocco.
  • Honey hoppers, ovvero appam croccanti nel cui impasto è stata aggiunta una buona dose di melassa di palma. Viene a volte servito con un'aggiunta di jaggery, uno zucchero locale, per renderlo ancora più dolce.
  • String hopper, o idiyappam (iʈijapːam), preparato con noodles di riso arricciati tramite spirali di metallo. Viene servito solitamente per colazione assieme ad un leggero strato di curry di pesce o di pollo, contenente solo un pezzo o due di carne. Altre volte viene servito con del dhal (piatto a base di lenticchie), sambal piccante (tipica salsa chili indonesiana) o salsa chutney. L'impasto viene preparato con farina di riso al vapore, acqua e un po' di sale. Viene poi impastato come se per preparare la pasta fresca italiana, al fine di tagliare l'impasto in stringhe e dargli l'aspetto di spaghetti molto grossi. Vengono poi cotti al vapore e serviti generalmente a colazione o come contorno per cena. Il piatto si presta a molte varianti, come lo String hopper Biryani, aggiungendo uova strapazzate o verdure. Nelle zone del Tamil Nadu, è molto comune l'Idiyappam Paaya, una zuppa di stinco di capra e noci di cocco.
  • Pesaha appam (chiamato anche inri appam o indri appam in riferimento al titulus crucis), viene consumato dai Malabar Nasrani (gruppo etnico siriano di fede cristiana emigrati in Kerala) durante il Pesach, la pasqua ebraica. Questo tipo di appam viene immerso nello sciroppo prima di essere servito.
La parola Appam è spesso riferita anche ad un altro snack dolce indiano, il neyyappam, che nasce negli stati del Tamil Nadu e di Kerala. L'impasto di base è composto da farina di riso, zucchero jaggery e burro ghee. Nella variante unni appam vengono mescolate delle Musa paradisiaca, una variante di colore verde della banana, nella pastella. Sia il neyyappam che l'unni appam sono consumati durante le festività religiose, come il Gokulashtami, il compleanno della dea hindu Krishna.
La presenza della cultura Tamil in Malesia ha negli anni aumentato la popolarità dell'appam. Appam è infatti anche un termine con cui si indica genericamente una sorta di torta a forma di ciotola preparata a base di farina di riso e consumata assieme a noci di cocco triturate. Anche i string hopper sono molto popolari in Malesia, qui chiamati putumayman, e vengono venduti per strada su motociclette appositamente modificate. Vengo serviti con gula Melaka, un tipo di zucchero di palma grattugiato, e noci di cocco triturate. Gli indiani malesi tendono però a prepararseli per conto proprio, consumandoli con varie salse curry o dhal.


Alheira

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La alheira (pronunciato agliáira) un insaccato tipico della gastronomia portoghese, i cui ingredienti principali possono essere: carne di uccelli (pollo, tacchino, anatra), pane, olio di oliva, strutto, aglio e annatto.
Secondo la tradizione, questo insaccato è stato creato dai cristãos novos che, segretamente, continuavano a rispettare le regole della loro originale fede religiosa ebraica, che ufficialmente avevano abiurato, in modo da farsi passare per cristiani soddisfatti e integrati. Dato che l'ebraismo proibisce il consumo di carne dei maiale, alcuni di coloro che si erano appena convertiti avrebbero inventato una specie di salame dove la carne di maiale era sostituita da quella di uccelli. Per questo motivo, nelle prime ricette di alheira erano state usate carni alternative al maiale quali appunto il tacchino, il pollo o altre.
Nella sua regione di origine, al nord del Portogallo (Trás-os-Montes) la alheira è preparata consumata alla griglia su un fuoco basso, accompagnata da patate lesse e un filo d'olio con verdure di stagione. Più a sud, più frequente trovarla fritta, con patate fritte, uova strapazzate e insalata verde o di pomodori. A volte anche servita con cime di rapa o rapa. In genere, è una preparazione che si trova comunemente nei menù dei ristoranti di tutto il paese.
La varietà più conosciuta di alheira è quella di Mirandela, nella regione di Trás-os-Montes, frequentemente considerata quella di migliore qualità e addirittura selezionata una delle 7 meraviglie gastronomiche del Portogallo.
Questa fatto è uno dei tanti la cui origine dubbiosa, visto che solo recentemente si si sono iniziate a produrre le alheira nella zona di Mirandela, e in unità semi-industriali. La cosa è naturale, dato che l'alheira è tipica del clima freddo e della cosiddetta Terra Fria, mentre Mirandela srge in Terra Quente.
Così come il Porto è un vino della valle del Douro e Porto era semplicemente il posto dove la produzione si concentrava e veniva indirizzata verso altri mercati, anche nel caso dell'alheira, a Mirandela arrivavano i prodotti delle regioni più lontane dell'interno e da lì erano commercializzati o trasferiti in treno fino a Porto e poi verso il resto del paese. Le alheiras "genuine" sono sempre arrivate dalle zone settentrionali (Vinhais) e dalle valli mirandesi: differenziandosi per ciò che riguarda il sapore e l'intensità dell'affumicatura a cui erano sottoposte.
Per tradizione, gli affumicati della zona settentrionale sono più affumicati e contengono più vino e aglio dei prodotti della zone mirandesi, più soavi e moderati.
Attualmente, la produzione di alheiras a Mirandela si svolge su scala semi-industriale, mentre chi voglia riprovare il gusto forte delle preparazioni originali dovrà recarsi nei villaggi delle campagne settentrionali o della zona di Miranda. D'altro canto, l'alheira ora non più un prodotto esclusivo del territorio transmontano, ma si producono in molte regioni portoghesi.
Dal 1996, questo insaccato ha ottenuto il riconoscimento come Specialità Tradizionale Garantita (STG).
Il nuovo regolamento è stato appropriato dalla Commissione europea e confermato dal governo portoghese con il provvedimento del Ministero delle Foreste e dello Sviluppo rurale pubblicato il 3 luglio 2013.
A partire dal luglio 2013, la Alheira de Mirandela può essere prodotta solamente nel distretto di origine, una antica ambizione dei produttori locali, che si è concretizzata con l'attribuzione del riconoscimento come Indicazione Geografica Protetta all'insaccato tradizionale.
L'attribuzione dell'IGP stata recepita a livello dell'Unione europea nel marzo 2016.
Al di là dell'area circoscritta dove ha luogo la nascita, l'allevamento, l'ingrasso, la macellazione e la preparazione dei suini di razza Bísara e i loro incroci, usati nella produzione dell'Alheira de Mirandela, l'area geografica di trasformazione e affinamento è molto limitata e ridotta all'area del concelho di Mirandela, nel nord-ovest del Portogallo.
Dal 2007, l'Alheira de Barroso-Montalegre registrata come IGP (Indicazione Geografica Protetta) nell'Unione europea. La domanda era stata presentata nel 2002.
L'area geografica di produzione e stagionatura limitata al distretto di Montalegre, mentre la zona di origine della carne e del grasso utilizzati comprende i distretti di Boticas, Chaves e Montalegre, oltre a tutta la provincia di Vila Real.
Dal 2008, l'Alheira di Vinhais è registrata come IGP (Indicazione Geografica Protetta) nell'Unione europea. La domanda era stata presentata nel 2005.
Oltre all'area circoscritta dentro cui sono nascono i maiali Bísaros che sono allevati, ingrassati, macellati e sezionati e usati per la produzione dell'alheira di Vinhais, l'area geografica di trasformazione più limitata ancora e compresa nei distretti di Bragança, Macedo de Cavaleiros, Miranda do Douro e Vinhais, nella provincia di Bragança.

Anelletti al forno

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Gli anelletti al forno sono un tipo di pasta al forno chiamata appunto pasta al forno in Sicilia tipica di Palermo e della sua provincia ma diffusi anche nel resto della Sicilia.
Gli anelletti si possono trovare sia negli esercizi commerciali, dai ristoranti alle tavole calde, dalle friggitorie ai bar con gastronomie, ma vengono consumati molto in ambito familiare soprattutto nelle giornate di festa per via della lunga preparazione richiesta.
La pasta che si usa per preparare le teglie di pasta al forno sono appunto degli anelletti (pasta a forma di anello) di circa un centimetro e con uno spessore simile a quello del bucatino. Alla base di tale piatto é un particolare ragù simile a quello bolognese, che nel palermitano anche nella versione classica del ragù alla bolognese viene quasi sempre fatta con l'aggiunta di piselli. Tra le numerose varianti di questo modo di preparazione, alcune prevedono l'uso di prosciutto, dell'uovo sodo nella farcitura interna, altre della mozzarella, altre ancora del pecorino. In alcune gastronomie si può trovare anche in monoporzioni, dette localmente "timbaletti", che vengono preparate in recipienti d'alluminio a forma di tronco di cono.

Un film che mi fa venire voglia di mangiare il pasto che l'attore stava mangiando

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Febbre del sabato sera:

Due fette di pizza newyorkese e mangiarle insieme (letteralmente)





Aburaage

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L'aburaage (油揚げ abura-age o aburage), è un prodotto alimentare a base di soia tipico della cucina giapponese.

Produzione

Viene prodotto tagliando a fette sottili il tofu e poi lasciando friggere, dapprima a 110-120 °C e successivamente aumentando la temperatura, arrivando sino a 180-200 °C. L'Abura-age viene anche utilizzato per avvolgere gli inarizushi (稲荷寿司) o aggiunto alla zuppa di miso. Viene inoltre aggiunto ai piatti di udon, che vengono chiamati Kitsune-udon, poiché secondo alcune credenze popolari giapponesi le volpi (kitsune) sono golosissime di tofu fritto in olio.
Prima della seconda frittura può anche essere farcito, per esempio con del nattō. C'è anche una variante meglio nota come atsu-age (厚揚げ) o nama-age (生揚げ).

Storia

I giapponesi furono i primi a elaborare sacchetti di tofu; comunque si conosce poco della loro storia. Il Tofu Hyakuchin del 1782 dava una ricetta di tofu fritto in olio, ma non è chiaro se si gonfiasse come una sacca di tofu. Si sa che sacche di tofu esistono fin dal 1853, quando furono creati gli inarizushi (piccoli involucri di tofu fritto pieni di riso). Questi sacchetti di tofu si prestavano alla grande produzione in fabbrica e alla distribuzione estesa, per la loro conservazione a lunga durata, la leggerezza, e la complessità della produzione.
Nel 1974 le grandi fabbriche usavano 2 tonnellate di soia al giorno per fare 116.600 sacchetti di tofu. Dal 1980 le fabbriche moderne producevano dai 300.000 ai 450.000 sacchetti al giorno, utilizzando friggitrici automatiche. Attualmente in Giappone circa un terzo della soia consumata per il tofu è per il tofu fritto, e si stima che l'85% di questa sia per sacchetti di tofu.
Nella mitologia giapponese l'abura-age è il cibo preferito di Inari e Kitsune.

Agnello d'Alpago

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La pecora alpagota o agnello d'Alpago è una razza ovina di taglia medio-piccola, autoctona della regione dell'Alpago, che interessa i comuni di Chies d'Alpago, Pieve d'Alpago, Tambre, Farra d'Alpago e Puos d'Alpago. La regione Veneto ha ottenuto dal Ministero il riconoscimento sotto la denominazione di Pecora alpagota. L'agnello è invece protagonista di un presidio di Slow Food.
La pecora alpagota è una razza autoctona di taglia medio-piccola, priva di corna e con orecchie minute. Ha un profilo montonino, una curiosa maculatura scura sulla testa e sulla parte inferiore degli arti ed è ricoperta interamente da un mantello folto, fine e ondulato; è una razza rustica, adatta all'ambiente alpino, ma altrettanto idonea all'allevamento in stalla. Considerata ovino a triplice attitudine, cioè valida sia per la carne che per la produzione di latte e di lana, oggi l'alpagota è allevata quasi esclusivamente per l'ottima carne.

Uso in cucina

L'agnello d'Alpago, macellato quando arriva a 5-6 mesi di vita, ha una carne tenerissima, con un giusto equilibrio fra grasso e magro e sensazioni di erbe aromatiche. Gli agnelli migliori sono quelli macellati a 55, 65 giorni dalla nascita e con un peso da vivi di 15, 25 chilogrammi.

Bar mleczny

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Un bar mleczny - letteralmente "latte bar" in polacco (anche se da non confondere con il milk bar australiano ) - è una caffetteria polacca che durante l'era comunista forniva cucina tradizionale polacca sovvenzionata dal governo a basso costo. Il nome deriva dalle cotolette di formaggio , che venivano spesso vendute quando la carne era rara.

Il primo milk bar, chiamato "Mleczarnia Nadświdrzańska", fu fondato nel 1896 a Varsavia da Stanisław Dłużewski, un membro della nobiltà terriera polacca. Sebbene il tipico bar mleczny avesse un menu a base di latticini, questi stabilimenti generalmente servivano anche altri piatti tradizionali polacchi non caseari .

Il successo commerciale delle prime latterie incoraggiò altri imprenditori a copiare questo tipo di ristorante. Quando la Polonia riconquistò la sua indipendenza dopo la prima guerra mondiale, le barrette di latte apparvero in gran parte del paese. Offrivano cibo relativamente economico ma nutriente, e così ottennero ancora più importanza durante la depressione economica degli anni '30 e la seconda guerra mondiale.

Dopo la caduta del regime nazista, la Polonia divenne uno stato comunista nel blocco orientale. Contrariamente alla propaganda ufficiale, la maggioranza della popolazione era povera e anche i ristoranti a prezzi moderati venivano derisi come "capitalisti". Durante gli anni del dopoguerra, la maggior parte dei ristoranti fu nazionalizzata e poi chiusa dalle autorità comuniste. A metà degli anni '60, le barrette di latte erano comuni come mezzo per offrire pasti economici alle persone che lavoravano in aziende che non avevano una mensa ufficiale. Servivano ancora principalmente pasti vegetariani e latticini, specialmente durante il periodo della legge marziale nei primi anni '80, quando la carne veniva razionata.

L'idea prevalente a quel tempo era quella di fornire a tutte le persone pasti economici nel luogo di lavoro. A volte, il prezzo dei pasti serviti nelle mense aziendali era compreso nel salario di un lavoratore. Tuttavia, c'era anche un gran numero di persone che lavoravano in aziende più piccole che non avevano una mensa a loro disposizione. Per questo motivo, durante il mandato di Władysław Gomułka, le autorità hanno creato una rete di piccoli ristoranti self-service. I pasti, sovvenzionati dallo stato, erano economici e facilmente disponibili per chiunque.

Oltre ai latticini crudi o trasformati, le barrette di latte servivano anche uova (omelette o cotolette), pasti a base di cereali o farina come i pierogi. Dopo la caduta del sistema comunista e la fine dell'economia pianificata , la maggior parte dei bar del latte fallì, poiché furono sostituiti dai normali ristoranti. Tuttavia, alcuni di loro sono stati conservati come reliquie dello stato sociale dell'era comunista per sostenere i membri più poveri della società polacca.

All'inizio degli anni 2010, le barrette al latte hanno iniziato a fare un ritorno. Sono diventati piccoli ristoranti economici che hanno approfittato della nostalgia PRL, fornendo cibo di buona qualità e servizio clienti. A causa della loro buona posizione, i bar del latte sono spesso vittime della gentrificazione e sono difesi da gruppi di attivisti. [5] Oggi i bar del latte sono di proprietà privata, ma in parte sovvenzionati dallo Stato, che gli consente di offrire prezzi bassi.





 
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