Cucina lettone

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La cucina lettone (Latviešu virtuve) è l'espressione dell'arte culinaria della Lettonia ed è stata profondamente influenzata dalla cucina tedesca, russa e dei restanti paesi della regione baltica.

Pasti
La popolazione lettone è solita consumare tre pasti al giorno. La colazione è leggera e consiste in sandwich o un'omelette, accompagnata con una bevanda, solitamente latte. Il pranzo è consumato da mezzogiorno alle 15.00 ed è il pasto principale della giornata, comprendendo diverse portate tra cui una zuppa come primo ed un dolce. La cena è l'ultimo pasto della giornata e comprende diverse portate. È comune la consumazione di cibi precotti o surgelati.

Alcolici
Tra gli alcolici vi è il Balsamo Nero di Riga, un liquore composto da piante, fiori, frutti per un totale di 25 ingredienti.


Un tipo di pasta poco conosciuta e che si cucinava in passato

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Le busiate trapanesi.

Le busiate sono un formato di pasta che accoglie il sugo in maniera strepitosa. Ecco perché vengono spesso arricchite con condimenti corposi come il sugo a base di pesce spada e pomodorini.



Piatti tipici svedesi

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Anche se i paesi scandinavi, in particolare la Svezia, sono noti soprattutto per i loro piatti di pesce, ci sono molte altre ricette davvero gustose.


  • Raggmunk & Lingonberries

Il Raggmunk è un tipico piatto invernale svedese. Gli svedesi preferiscono non usare le patate appena raccolte, che è uno dei motivi per cui il piatto viene tipicamente consumato durante il periodo invernale. Raggmunk è una frittella di patate svedese che viene fritta nel burro e viene solitamente servita con maiale fritto o con i famosi mirtilli rossi svedesi. Secondo la maggior parte degli svedesi, i mirtilli rossi vanno con tutto.



  • Jansson’s Temptation

Il Jansson's frestelse (tentazione di Jansson) è un classico piatto natalizio svedese che consiste in una cremosa casseruola di patate e acciughe. Il piatto può essere servito in qualsiasi periodo dell'anno, ma gli svedesi preferiscono mangiarlo durante le festività natalizie. Il piatto prende il nome da Pelle Janzon, una cantante lirica svedese nel 1900 ed era nota per essere un amante del cibo.



  • Knäckebröd

Il pane croccante, spesso noto come knäckebröd in svedese, un tempo era considerato il cibo dei poveri. Il pane è anche uno dei contorni più comuni servito insieme a un piatto principale.



  • Gubbröra

Non c'è dubbio che il pesce sia una tradizione culinaria svedese e, in questo caso, Gubbröra è un'insalata di acciughe a base di uova, servita su una sottile fetta di pane scuro e presentata principalmente durante le feste. Può anche essere servito come antipasto o spuntino di mezzanotte. Suona strano? Non per gli svedesi che amano questo piatto tradizionale.



  • Toast Skagen

E' del pane saltato insieme a gamberi, uova di coregone, senape di Digione, maionese e aneto fresco. Il nome della specialità proveniva da un porto peschereccio nella parte settentrionale della Danimarca. Dalla seconda guerra mondiale, è stata una tradizione culinaria svedese per le occasioni speciali.



  • La torta della principessa

La terza settimana di settembre è ufficialmente la settimana della torta della principessa poiché la principessa svedese, Märtha, è nata il 22 settembre. Ovviamente, la torta può essere servita in altre occasioni come feste speciali o compleanni. La storia dietro il nome della torta viene dalle figlie del principe Carl Bernadotte: le principesse Margaretha, Märtha e Astrid, che adoravano la torta che la loro insegnante Jenny Åkerström le preparava per i loro compleanni.




Qual è il miglior modo per cucinare il seitan?

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Consigli da parte dell’unico italiano che non si considera chef e che tende a cercare sempre la massima combinazione “minima fatica, massima resa”.

Attenzione: parlo di seitan al naturale. Quello già aromatizzato in genere è spettacolare già cosi.

Dicevamo:

  1. Lo tagli a listarelle (si dice così? Intendo parallelepipedi lunghi, poco alti e stretti), lo spari nella pentola quando l’olio è caldo. Nell’olio ci infili qualche spezia goduriosa e un po’ di sale. Poi lasci il seitan che si cucini per bene, deve risultare simile alla carne visivamente, e magari anche con una crosticina che a noi zozzoni piace tanto.

  2. Lo infili in una bistecchiera/tostiera dopo aver messo un po’ di sale e origano/timo/paprika/quel che ti pare ambo i lati. Ecco. Non serve altro.

  3. Poi c’è chi lo fa tipo arrosto ma non sono capace. Cerca sul web.

  4. E chi ci fa il ragù. Cerca sul web.

  5. E chi lo fa tipo tagliata, in quel caso non cercare sul web e limitati a comprare quello di Mediterranea.

Seitan. Io ti amo. Lo so che lo senti.


Perché le castagne costano così tanto ?

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La castagna, che nel passato è sempre stato considerato un frutto povero e umile, oggi raggiunge quotazioni paragonabili a quelle di tartufi e funghi pregiati, tanto che comprare un sacchetto di caldarroste all’angolo della strada dal venditore ambulante sembra ormai diventato un lusso (il prezzo di un sacchetto di circa 10-15 castagne va dai 2,50 ai 3 euro e anche oltre).

Quali sono i motivi?

Spesso si dà la colpa a un parassita micidiale per il castagno (Cinipide galligeno), come il responsabile delle sempre più basse raccolte ogni anno.

Altre volte invece si dà la colpa ai cambiamenti climatici, alla scarsa resa dei castagneti nostrani e, non ultima, la speculazione, che specie nelle grandi città fa lievitare i prezzi in modo incomprensibile.

Malgrado l’esborso e l’elevato apporto calorico, dovuto ad un’importante presenza di amido nel frutto, che la bandisce da qualsiasi dieta, pochi sono comunque disposti, soprattutto durante i freddi mesi invernali, a rinunciare al piacere di gustare un sacchetto caldo di fragranti caldarroste.


Perché gli All you can eat sono così economici? Fanno male?

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A quanto ne capisco io, gestire un all you can eat é un po' come giocare d'azzardo. Si guadagna solo su quei clienti che mangiano poco rispetto a quanto pagano, mentre si va a perdere su quelli che mangiano molto. Mi sembra di capire, poi, che gran parte del guadagno di questa tipologia di ristoranti derivi dalle bevande, che infatti costano molto di più che in altri ristoranti normali. Inoltre, rispetto al sushi giapponese, quello che si trova negli all you can eat qui in Italia é un po' diverso. Oltre ad usare una minore quantità di pesce — che é l'ingrediente che costa di più —, ha veramente tanto riso. In altre parole, il sushi dell'all you can eat ha più riso che sushi, mentre quello giapponese autentico ha tendenzialmente molto pesce e meno riso. Il riso che usano negli all you can eat é poi molto gommoso e per questo riempie più facilmente. In questo modo, anche se ti sembra di mangiare moltissimo, la quantità di pesce che effettivamente hai mangiato é, in genere, minima. Questo però non vuol dire che il pesce sia scadente - anche perché quando il pesce è scadente te ne accorgi perfettamente.

Comunque anche in Giappone, se vai in posti molto economici, troverai sushi con poco pesce e molto riso.

Sushi autentico:




Sushi da all you can eat medio:



Com'era la pasta degli antichi romani?

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La storia della pasta ha le sue origini in età antica, ben prima degli spaghetti cinesi che Marco Polo, ritornato dall’Oriente nel 1295, aveva avuto modo di conoscere. Già etruschi e romani, a quanto risulta da rilevi archeologici, preparavano e mangiavano la lagana, l’antenata della moderna lasagna, composta da sfoglie di pasta imbottita di carne cotte nel forno. In una tomba etrusca a Cerveteri sono stati rinvenuti spianatoia, matterello, coltello, un sacchetto per spolverare la farina e persino una rotella che presumibilmente serviva a fare i bordi ondulati.



Ma la storia della pasta secca come la conosciamo oggi è legata alla dominazione araba della Sicilia secondo diversi storici. Era il 1154, quando il geografo arabo Edrisi menzionava “un cibo di farina in forma di fili”, la “triyah” preparata a Trabia (l’attuale Palermo). Dalla Sicilia la pasta cosi preparata veniva poi esportata nel continente. Sempre secondo il geografo arabo già a metà del 1100 in Sicilia e in particolare nella zona di Trabia si produceva così “tanta pasta” che se ne esportava “in tutte le parti, in Calabria e in altri Paesi musulmani e cristiani e se ne spediscono moltissimi carichi di navi”.

Nei ricettari arabi del 9° secolo si parla già di pasta, con manifatture proprie della cultura mora per la sua produzione: la pasta secca era adatta a conservarsi a lungo anche attraversando i lunghi viaggi nel deserto. Andando avanti con gli anni la pasta secca diventerà “prerogativa” produttiva delle regioni dell’Italia del Sud e della Liguria: il clima secco e ventilato di queste terre era l’ideale per l’essiccazione all’aria aperta.


Quando il consumo di pasta diventa di massa

La pasta diventerà cibo di massa solo nel XVII secolo e per necessità: la gravissima carestia scoppiata nel Regno di Napoli, mal amministrato dagli spagnoli, unita al sovraffollamento demografico portarono i partenopei alla fame: non si poteva comprare più la carne ma nemmeno il pane. Così la popolazione comincio a sfamarsi con la pasta che intanto era diventata più economica grazie all’invenzione di nuovi strumenti che ne resero più facile e veloce le produzione, cioè la gramola e il torchio.


 
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