Ciabatta

0 commenti

Risultati immagini per Ciabatta (pane)


La ciabatta è un classico tipo di pane italiano con un alto contenuto di liquidi almeno il 70% sul peso totale della farina, generalmente senza lipidi, riconoscibile dalla grande alveolatura della mollica, dalla crosta generalmente bruna e dalla sua croccantezza.
Il procedimento di questo pane venne messo a punto ad Adria (in provincia di Rovigo) da Arnaldo Cavallari assieme al già noto panificatore Francesco Favaron. Nel 1982, Cavallari lo registrò come marchio commerciale con il nome di "Ciabatta Italia".
L'impasto è formato in gran parte da biga a cui verrà aggiunta poi nella fase di impastamento una ulteriore quantità di farina.

Preparazione

Dosi per l'impasto:
  • 14,5 kg di biga (10 kg di Farina W 320, 100 grammi di Lievito di Birra Fresco e 4,5 L di acqua impasto lasciato riposare 18—24 ore)
  • 2 kg di farina di rinfresco tipo 0 (w 260)
  • 3,9 L d'acqua (70% sul totale del peso della farina, ma si può arrivare anche all'80% dipende dalla farina utilizzata)
  • 80 g malto
  • 200 g sale
  • 40 g lievito di birra
Impastare bene aggiungendo l'acqua un po' alla volta, e una volta terminato lasciar riposare in mastella per 25 minuti, quindi schiacciare l'impasto per far fuoriuscire l'anidride carbonica e taglia l'impasto delle pezzature desiderate. Una volta terminato di tagliare tutto l'impasto, lasciar lievitare per 40—45 minuti per prodotti con pezzature fino a 200 grammi e circa 1 ora per prodotti fino a 1 kg.
Per pezzature da 70 a 200 g cuocere a 235—240° C per 25/35 minuti a seconda del peso, per prodotti da 1 kg cuocere a 210° C per 1 ora.



Cucina borghese

0 commenti

Risultati immagini per Cucina borghese francese


La cucina borghese è nata in Francia tra il 1715 e il 1750 come espressione di una cultura gastronomica legata all'emergente nuova classe borghese.
A differenza di una cucina incentrata sulla carne e votata all'occultamento dei sapori naturali (mediante l'utilizzo di frollature, cotture plurime, e forti speziature), la cucina borghese predilige gli alimenti freschi, le salse, le glasse e gli accostamenti oculati.

«Una cucina più semplice e forse anche più dotta [che persegue] un'armonia, per così dire, di tutti i gusti fusi insieme»
(Pierre Brunoy e Guillaume Hyacinthe Bougeant, nella prefazione a Les dons de Comus ou les délices de la table, François Marin)

 

Storia

Tra il 1715 e il 1750 si registra, in Francia, il tramonto di una civiltà gastronomica che resisteva da oltre tre secoli e si assiste al sorgere di un'altra di segno contrario, come documenta Vincent La Chapelle nel suo Cuisinier moderne (1733): «la tavola di un gran signore, se apparecchiata oggi come vent'anni fa, lascerebbe i commensali insoddisfatti».
Nel 1746, con la pubblicazione della Cuisinière bourgeoise di Menon, all'aggettivo "moderno" si accoppia l'aggettivo "borghese". Questo termine era già stato utilizzato in precedenza, ma, mentre prima per cucina borghese si intendeva una cucina di paese o regionale, ora questa si carica di un significato polemico nei confronti della declinante cucina della nobiltà.

Ricezione

Dalla Francia il nuovo verbo culinario dilaga in breve tempo in tutta Europa. L'anonimo Cuoco piemontese perfezionato a Parigi è il primo manuale italiano di cucina moderna e costituisce uno spartiacque fra la trattatistica gastronomica di vecchia e nuova osservanza.
Se nel Cuoco piemontese la lezione d'Oltralpe è dichiarata nel frontespizio, debitori alla Francia sono tutti i ricettari italiani dell'ultimo Settecento e del primo Ottocento: dal Cuoco galante del napoletano Vincenzo Corrado (1773) all’Apicio moderno di Francesco Leonardi (1790); dalla Nuovissima cucina economica di Vincenzo Agnoletti (1814) al Nuovo cuoco milanese economico di Giovan Felice Luraschi (1829). In questi e negli altri ricettari sette-ottocenteschi si contano a decine i piatti denominati "alla borghese": l'espressione non designa una preparazione specifica, ma allude a un tipo di cucina insieme raffinato e sobrio.
Nel 1814, insieme con la Nuovissima cucina economica del romano Vincenzo Agnoletti, è data alle stampe La cucina borghese semplice ed economica di ignoto autore. Qui e altrove l'aggettivo economico – accoppiato di norma agli aggettivi nuovo e moderno, in aggiunta o sostituzione di borghese, di cui è a un dipresso sinonimo – rimanda a un'etica alimentare e culinaria che rifiuta «sprechi, splendori insoliti e stravaganze» (come annota Piero Camporesi a proposito del manuale di Pellegrino Artusi), in nome di una «cucina semplice ma saporita, non fine ma equilibrata, ragionevolmente sana, pratica ed oculata. Improntata a una «morale [...] chiusa in sé stessa, sorda e un poco impietosa», olimpicamente dimentica del dramma della !sottoalimentazione delle masse popolari e anzi dichiaratamente classista («s'intende bene», precisa Pellegrino Artusi, «che io in questo scritto parlo alle classi agiate»), La scienza in cucina e l'arte di mangiar bene, del 1891 – l'anno dell'enciclica Rerum Novarum e della nascita del Partito Socialista Italiano – costituisce il punto d'approdo della cucina borghese italiana, di cui, di fatto, diverrà presto e resterà a lungo la bibbia.

Caldaro dell'Argentario

0 commenti

Risultati immagini per Caldaro dell'Argentario


Il caldaro è la zuppa di pesce che i pescatori dell'Argentario preparavano e mangiavano in navigazione durante la cala delle reti a strascico. Prende il nome dalla grossa pentola, nella quale si cucinava al momento, spesso direttamente sugli scogli, il pescato fresco di giornata. Oggi è uno dei piatti tradizionali di Monte Argentario.

Biroldo

0 commenti

Risultati immagini per Biroldo


Il biroldo è un insaccato di carne di maiale realizzato con le parti considerate meno nobili: testa, polmoni, cuore, lingua e talvolta frattaglie, il tutto amalgamato con sangue di maiale. Tipico della Garfagnana, ma prodotto anche a Montignoso in provincia di Massa Carrara.
La Regione Toscana ha ottenuto l'inclusione del biroldo tra i Prodotti agroalimentari tradizionali italiani per le seguenti tipologie:
  • biroldo della Garfagnana;
  • biroldo delle Apuane;
  • biroldo di Lucca (Versilia, mallegato buristo).

Quando si ordina della pasta in ristorante, viene sempre cotta al momento?

0 commenti



Sì in genere sì.
Viene cotta nei cuocipasta dai cestelli tondi (o quadrati) mono/piu' porzione in base alla comanda della sala.
Quando la pasta e i cestelli vengono messi nell'acqua di cottura l'immissione di corpo estraneo abbasserebbe la temperatura di cottura dell'acqua.
Per ovviare a questo i moderni cuocipasta hanno il sistema rapido di rabbocco continuo di acqua calda favorendo il recupero rapidissimo della temperatura e produttività (Rapid System).
La cottura però non viene ultimata nel cuocipasta.
La pasta viene "spadellata" dallo chef prima di essere servita utilizzando l'acqua di cottura ricca di amido per evitare che si secchi.
Nei grossi centri di cottura la pasta può essere pre cotta a metà mattina in grandi cuocipasta e subito raffreddata per bloccarne la cottura.
Subirà un secondo ciclo di cottura in prossimità dei turni di distribuzione.
In questo caso non è pasta comune ma pasta di grano duro fornita dalle industrie alimentari (Non quella a grano duro ad uso non professionale).


Nelle cucine professionali anche di piccolissime utenze non si può cuocere la pasta nelle pentole come in casa: maneggiare acqua bollente è pericoloso ed è contro la legge sulla sicurezza dei luoghi di lavoro.
Il vantaggio dei cuocipasta moderni è che si possono combinare diversi tipi di cottura nello stesso momento, di diversi tipi di pasta.
Per concludere: Anche a casa in fondo si fa così: si prende un po' di acqua calda di cottura e si scola la pasta al dente e poi si finisce la cottura in padella inumidita con tale liquido raccolto prima.






Come può tutelarsi un ristoratore se un cliente effettua una prenotazione e poi non si presenta?

0 commenti

Prenota un tavolo - Ristorante Colors


Come ristoratore, si dovrebbe utilizzare un ChatBot creato appositamente per le prenotazioni.
Raccogliendo i dati del cliente, verrà profilato, nel giorno della prenotazione, verrà avvisato automaticamente della conferma, nel giorno in cui ha prenotato, gli verra mandato un reminder avvisandolo che il tavolo verrà tenuto massimo per 15 minuti dopo l’orario previsto con tutti i numeri per contattarci, diversamente si passerà al primo prenotato senza conferma di tavolo (se esauriti) oppure lo si rimette a disposizione.
Non ha senso “tutelarsi” non vi sarebbero prove (con il Bot si, ma si rischiano cattive recensioni sui social) ma ha senso indottrinare il cliente!
Colui che non si presenta non rientrerà nei nostri Target e andrà profilato come “non attivo”!

Perché Gordon Ramsay ha avuto così tanti ristoranti finiti male se è uno degli chef migliori del mondo?

0 commenti

Gordon Ramsay: biografia del top chef che viaggia in Ferrari



Portare avanti un ristorante è dura.
L'errore più grande che fanno tutti è confondere l'essere un bravo cuoco - o un grande chef - con l'essere un ristoratore di successo.
Si sente spesso che il 90–95% dei ristoranti di nuova apertura chiudono entro il primo anno. Uno studio ha dimostrato che è sbagliato, e che la percentuale di chiusure è "solo" del 60%. Forbes sostiene che la percentuale delle chiusure sia del 17% nel primo anno, così come per tutte le altre nuove attività. É comunque una probabilità su cinque di fallire entro un anno.
Ma, a quanto pare, Gordon conosce il mestiere. L'abbiamo visto in tv portare in salvo decine di ristoranti!
Un paio di problemi. Tanto per cominciare più l'impero di Ramsay si allarga e più tempo passa a salvare i ristoranti degli altri, meno tempo si dedica ai suoi. Un cuoco con lo stipendio base non ha le capacità di Gordon, le sue aspettative, o un brand col suo nome che è determinato a voler proteggere. La qualità sfugge.
Seconda cosa, i gusti cambiano. Un format che funziona alla grande in fase di boom economico, dove tutti vogliono dei piatti d'alta cucina fatti con ingredienti freschissimi, non è sostenibile quando i soldi sono pochi e la gente vuole risparmiare. (Che in pratica è quello che è successo a Jamie Oliver, un altro famoso British Chef.)
Terzo, la concorrenza cambia. E altrettanto fanno le persone della zona. Ciò che era unico ed esaltante ieri, potrebbe essere datato e troppo dispendioso domani.
Dopodiché ci sono i fattori non-culinari. Gli affitti salgono e non sei più in grado di servire lo stesso cibo allo stesso prezzo. O alzi i prezzi e perdi clienti o fai dei tagli da qualche parte… e perdi clienti.
In ultimo, conosco gente che ha lavorato con Gordon prima che diventasse famoso e tutti ne tessono le lodi. "Gestisce la cucina meglio di chiunque altro con cui io abbia mai lavorato", mi ha detto un cuoco da 3 stelle Michelin. Però possiede anche dei ristoranti in aeroporti e gastropub che reperiscono i cibi da un'unica cucina centrale, cibi che vengono sì e no riscaldati poi serviti. Non importa quanto Gordon sia bravo come chef; quelli non sono sicuramente degli ottimi piatti.
Penso che una delle ragioni per cui Tokyo sia probabilmente la capitale del mondo dei ristoranti, è che pochi chef si tramutano in brand. Il nome che sta sulla porta d'ingresso è quello della persona che sta dietro al bancone, che ti prepara il cibo, te lo serve e osserva la tua reazione. Questo è garanzia che rimangano coerenti con ciò che per la prima volta li ha portati al top.
Ci sono pochi chef - brand che possono dire la stessa cosa.


 
  • 1437 International food © 2012 | Designed by Rumah Dijual, in collaboration with Web Hosting , Blogger Templates and WP Themes