Che sapore dovrebbe avere un brie costoso?

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Non si può davvero sperimentare un buon Brie a meno che non sia fatto con latte non pastorizzato e se lo è, sarà vietato negli Stati Uniti.

Il gusto è delicato e cremoso, un po' come il camembert ma più delicato. Ci possono essere leggere sfumature di funghi.

Il Brie giovane ha un nucleo duro e a volte gessoso. Un formaggio che ha questo aspetto non è pronto per essere mangiato. Man mano che il formaggio matura, prima si ammorbidisce, poi diventa sempre più fluido e infine inizia a sviluppare un sapore e un aroma di ammoniaca. Quanto di questo si vuole è una questione di gusto personale.

Tenete sempre il vostro Brie a temperatura ambiente in modo che i sapori possano svilupparsi completamente.

Il formaggio qui sotto è quasi pronto da mangiare






Il pane va conservato in frigo?

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Il pane in frigorifero? Mai!

Purtroppo questo è un errore che viene fatto sempre più spesso nei paesi anglosassoni…



La scienza dice che se il pane viene conservato in frigorifero, questo accelera il processo di cristallizzazione dell’amido del 50%.

TRADOTTO IN TERMINI UMANI: vuol dire che se normalmente conservi il pane per 10 giorni, nel caso in cui lo mettessi in frigo lo potresti conservare solo per 5 giorni prima che il pane si indurisca (e poi diventi stantio, da buttare).

Quindi mettere il pane in frigo purtroppo non aiuta a conservarlo, piuttosto lo facciamo deperire prima.




Cotoletta alla bolognese

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La cotoletta alla bolognese è un piatto tipico di Bologna. È conosciuta anche con il nome di "Petroniana", dal nome di un vescovo del V secolo e patrono della città di Bologna, Petronio.

Consiste in una cotoletta di vitello (scannello o sottonoce) impanata con uova, farina e pangrattato. Viene prima fritta nello strutto o nel burro, poi ricoperta con una fetta di prosciutto cotto e una manciata di parmigiano, quindi bagnata brevemente con brodo di carne, per insaporirla e inumidirla. Infine cuocere in forno finché il formaggio non si sarà sciolto.

Una versione conosciuta è quella con tartufo: una volta che si esce dal forno, è coperto con il tartufo (o meglio "trifola", un piccolo e molto profumato tartufo bianco dagli Appennini vicino Bologna).

È usanza di alcuni mettere un po' di concentrato di pomodoro nella teglia per infornare.

La ricetta è stata depositata dall'Accademia Italiana della Cucina presso la Camera di Commercio di Bologna il 14 ottobre 2004.





Cucina malese

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La cucina malese (makanan di Malaysia) riflette molto bene la società multiculturale caratteristica della nazione. La popolazione è formata in prevalenza da malesi di fede musulmana, da cinesi buddisti o taoisti e da indiani di religione indu.
A queste etnie si aggiungono numerose comunità di sikh, eurasiatici, peranakan e gruppi indigeni. Ogni gruppo etnico ha così sviluppato nei secoli una propria cucina legata alle antiche tradizioni culturali e religiose, ma rimodellata nel tempo dalle numerose influenze reciproche.
Il panorama gastronomico malese è quindi molto vario, ricco di sapori, spezie e profumi; per un quadro completo non si può allora parlare della sola cucina malese tradizionale senza affiancare la cucina cinese, la cucina indiana, la cucina nonya, la cucina eurasiatica, la cucina indigena del Sabah e Sarawak.
Menzione particolare per la cosiddetta cucina hawker (ambulante) dove con pochi soldi è possibile mangiare piatti presi dalle varie tradizioni culinarie e rielaborati sia per seguire i precetti della religione islamica sia per poterli mangiare tranquillamente per strada.
La cucina malese tradizionale è decisamente piccante, avvicinandosi alla cucina indonesiana.
La principale caratteristiche di questa cucina è rappresentata dall'uso abbondante di erbe e spezie e in particolare dalla presenza quasi costante del peperoncino nei vari piatti. Comune l'utilizzo della citronella, della centinodia, delle foglie di Pandan e del lime Cafra, mentre le spezie tradizionali come il cumino e coriandolo sono oramai associate a spezie indiane e cinesi quali pepe, cardamomo, anice stellato, e fieno greco.
Una giornata tipo prevede almeno tre pasti principali: la colazione, il pranzo e la cena, più innumerevoli snack consumati per lo più in strada. L'elemento comune di tutti i pasti è la presenza del riso, a colazione accompagnato da tè o caffè zuccherati e a piacere macchiati con latte condensato, a pranzo o cena servito con 4 o 5 piatti principali fritti o in umido e da stuzzichini vari, sambal e peperoncino.
La cucina del Kelantan, a nord del paese, è più simile a quella thailandese, in particolare i sapori sono dolci legati all'ampio uso del latte di cocco e dello zucchero. La cucina del Kedah a est è invece più speziata per i contatti avuti in passato con l'India durante il periodo del commercio delle spezie.





Speck dell'Alto Adige IGP

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Lo speck dell'Alto Adige IGP (in ladino cioce) è una specialità della salumeria sud-tirolese. Consiste in un pezzo della coscia del suino erroneamente chiamato prosciutto crudo completamente disossato, lievemente affumicato, tipico del territorio altoatesino, in Italia. È protetto dall'Unione europea con il marchio IGP. Il termine speck, in tedesco, significa letteralmente "lardo".
I primi documenti contenenti la parola speck risalgono al XVIII secolo, ma esso compare nei regolamenti dei macellai e nei registri contabili dei principi tirolesi già dal 1200, seppur con definizioni e nomi diversi.
Inizialmente lo speck veniva prodotto per la necessità di conservare la carne. Esso permetteva di conservare per tutto l'anno la carne dei maiali che venivano uccisi durante il periodo natalizio. Lo speck rappresentava soprattutto per i ceti meno abbienti l'unica opportunità di mangiare carne e far fronte al bisogno di lipidi. Col tempo è diventata una delle pietanze principali in occasione di feste e banchetti. E ancora oggi, insieme al pane e al vino, è il protagonista della tipica "merenda" sudtirolese.
Lo speck è un prodotto tipico della regione italiana del Trentino-Alto Adige ed è nato dall'unione dei due metodi di conservazione della carne: la stagionatura, come il prosciutto crudo nell'area mediterranea, e l'affumicatura, tipica del nord Europa. L'Alto Adige trovandosi in una posizione intermedia e godendo di un particolare clima ha fuso i due metodi, producendo lo speck secondo la regola "poco sale, poco fumo e molta aria fresca", che consiste in una salatura moderata e nell'alternanza di fumo e aria fresca.
Inizialmente lo speck veniva prodotto dalle singole famiglie contadine. Successivamente la produzione si è sviluppata prima a livello artigianale, con i macellai di paese, e negli anni sessanta a livello industriale.
Tra le diverse aziende presenti nel territorio locale, ma anche nazionale, l'azienda Senfter di San Candido (BZ), è una delle maggiori produttrici di speck in Italia.
In Valle d'Aosta nel 2008 un noto salumificio locale dopo due anni di sperimentazione ha iniziato la produzione di Reinhold Speck, un tipo di speck affumicato alle piante aromatiche alpine.
Altra produzione tipica è quella dello speck di Sauris, prodotto della tradizione di Sauris, un paesino situato a 1200 metri s.l.m. in provincia di Udine con origini e lingua tedesca.
Lo Speck Alto Adige IGP deve il suo carattere inconfondibile al metodo di lavorazione tradizionale. Il disciplinare di produzione prevede un'affumicatura leggera della coscia salata di maiale, una stagionatura media di 22 settimane e un contenuto di sale non superiore al 5% nel prodotto finale.
L'elemento che accomuna i piccoli e grandi produttori è il rispetto della regola "poco sale, poco fumo e molta aria fresca" e la dedizione e cura nel creare una specialità amata ben oltre i confini nazionali. La produzione prevede cinque fasi: selezione della materia prima, speziatura, affumicatura, stagionatura, controlli e marchio di qualità.
Per la produzione dello Speck Alto Adige IGP vengono utilizzate solo cosce suine magre e provenienti da allevamenti riconosciuti appartenenti ad un Paese all'interno dell'Unione Europea. Esse vengono selezionate in base ai criteri definiti nel capitolato sulla materia prima e tagliate secondo i metodi tradizionali. Le cosce selezionate vengono marchiate con la data di inizio produzione, a garanzia indelebile e come base per i successivi controlli.
Le baffe di speck vengono cosparse di sale e di una miscela di aromi (sale, pepe, ginepro, rosmarino, alloro). Esse vengono salmistrate a secco in ambiente controllato per tre settimane e girate più volte per agevolare la penetrazione uniforme della salamoia. Il contenuto di sale nel prodotto finale non deve superare il 5%.
Successivamente, le baffe vengono sottoposte alternativamente alle fasi di affumicatura e asciugatura. L'affumicatura con legna poco resinosa è leggera e la temperatura del fumo dev'essere inferiore ai 20 gradi centigradi.
La fase finale è quella della stagionatura, in cui le baffe restano appese in locali pervasi da aria fresca. La durata della stagionatura è definita tenendo conto del peso finale della baffa ed è di circa 22 settimane. Durante questa fase si forma uno strato naturale di muffa aromatica, rimossa alla fine del processo, che arrotonda il gusto dello speck ed evita che si secchi troppo.
Infine, lo speck che risponde ai criteri imposti dal disciplinare di produzione e che ha superato i controlli viene marchiato a fuoco sulla cotenna in 4 differenti punti con l'apposito sigillo.
Lo Speck Alto Adige IGP è un prodotto protetto dall'Unione europea attraverso il marchio IGP, che sta per "indicazione geografica protetta". Tale riconoscimento è attribuito ai prodotti selezionati che seguono il metodo produttivo tradizionale in una particolare area geografica. Tuttavia il Disciplinare di produzione non richiede che la carne di suino sia di origine locale e neppure di origine italiana, e nessuno dei produttori aderenti al consorzio dichiara di usare carne italiana.
A garanzia della qualità e dell'autenticità dello Speck Alto Adige IGP il Consorzio Tutela Speck Alto Adige, in collaborazione con l'istituto di controllo indipendente INEQ (Istituto Nord Est Qualità) ha sviluppato un sistema di controllo inerente tutte le fasi di produzione: dalla selezione della carne fino al prodotto finito. I controlli vengono effettuati sulla stagionatura, il rapporto tra parti magre e grasse, il contenuto salino, la consistenza, l'aroma e naturalmente il sapore.
Lo speck approvato dal consorzio è commercializzato sotto un apposito marchio di qualità.
Nella tradizione altoatesina, lo speck era il cibo consumato dai contadini e costituiva una fonte di energia durante i lavori nei campi. Col tempo è diventato anche il protagonista di banchetti in occasione di festeggiamenti e cerimonie di benvenuto. Quest'ultima funzione è stata tramandata fino ai giorni nostri: lo speck, insieme al pane nero e al vino o birra, costituisce l'elemento chiave della tipica "merenda" altoatesina, consumata e offerta come simbolo di ospitalità.
Brettljause è il nome della tipica merenda tirolese (in dialetto sudtirolese viene chiamata Marende), un'usanza che trae appunto origine dalla tradizione contadina e che vive tuttora nei masi e nelle baite. Essa consiste in un tagliere con speck, salsicce, formaggi tipici e cetrioli, accompagnato da pane casereccio e vino. Nella Marende lo speck dev'essere ben stagionato ed è servito in un pezzo intero largo circa 3 cm, successivamente tagliato a pezzetti.
La manifestazione più rilevante legata allo Speck Alto Adige IGP è lo "Speckfest Alto Adige", ovvero la tradizionale festa dello speck, che ha luogo ogni anno in autunno a Santa Maddalena in val di Funes, ai piedi delle Odle.
Lo Speckfest Alto Adige, giunto nel 2010 alla sua ottava edizione, è un evento organizzato in collaborazione tra l'associazione turistica Val di Funes, il Consorzio Tutela Speck Alto Adige e l'Organizzazione Export della Camera di Commercio di Bolzano. Ogni anno in occasione della festa vengono presentate delle creazioni a sorpresa, ideate da Hans Mantinger "Gletscherhons", maestro nell'arte del taglio dello speck.

Cucina taiwanese

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La cucina taiwanese (cinese tradizionale: 台灣菜; cinese semplificato: 台湾菜; pinyin: Táiwāncài Pe̍h-ōe-jī; Pe̍h-ōe-jī: Tâi-oân liāu-lí (臺灣料理)) è composta da diverse cucine. In aggiunta ai piatti rappresentativi del popolo Hoklo (Hō-ló), dei taiwanesi, ci sono anche la cucina aborigena, la cucina hakka e derivati locali delle cucine cinesi. In un sondaggio realizzato dalla CNN, Taiwan è risultato il Paese dove si mangia meglio nel mondo.
La cucina taiwanese è spesso associata con le influenze delle province meridionali e centrali della Cina continentale, in particolare della provincia di Fujian (Hokkien), ma si possono trovare facilmente influenze da tutta la Cina. Inoltre vi è una influenza giapponese a causa del periodo di governo giapponese che ebbe l'isola.
Tra i piatti cinesi si possono trovare piatti del Guangdong, Jiangxi, Chaoshan, Shanghai, Hunan, Sichuan e Pechino.
Maiale, pesce, pollo, riso e soia sono gli ingredienti più comuni. La carne bovina non è molto diffusa e alcuni taiwanesi (in particolare la generazione più anziana) ancora si trattiene dal mangiarla. Questo è dovuto in parte alle considerazioni dei buddisti taiwanesi, che hanno una riluttanza a macellare bovini utili in campo agricolo e un attaccamento emotivo e un senso di gratitudine agli animali tradizionalmente utilizzati per il lavoro duro.
  • Chiayi: Scodella di riso turco (火雞肉飯 hǔojī ròu fàn)
  • Hsinchu: palla di maiale, 貢丸 (gòngwán,
  • Dasi, Taoyuan tofu essiccato (大溪豆乾 dàxī dòugān)
  • Taichung: Suncake è il dolce più famoso di Taichung.
  • Tainan Dan zai noodles (台南擔仔麵 Tâi-lâm tàⁿ-á-mī, Táinán dànzǎimiàn),
  • Changhua: Ba-wan, letteralmente 'sfere di carne'.
  • Nantou: Yimian (yīmiàn),
  • Tamsui: A-gei (阿給, āgěi)
  • seppie geng
  • omelet e ostriche
  • vermicelli e ostriche
  • obiko
  • riso con maiale macinato
  • sanbeiji
  • chaibo neng
  • Gauah bah
  • a-gei
  • uova di ferro

Salsa blue cheese

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La salsa blue cheese (traducibile dalla lingua inglese in "salsa ai formaggi blu") è una salsa a base di formaggio erborinato, utilizzata solitamente come accompagnamento di carne alla griglia.
Alla base della salsa blue cheese, oltre al formaggio erborinato, vi sono maionese, panna acida, latte, aceto e cipolle o aglio in polvere.
In Francia è diffusa una variante della salsa blue cheese, chiamata blue cheese vinaigrette per la somiglianza con la salsa francese vinaigrette, preparata con olio d'oliva, formaggio erborinato, aceto e talvolta spezie.

 
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