Gastronomia molecolare

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Questa creazione, denominata Octopop, dello chef Adam Melonas è il tipico esempio di gastronomia molecolare. È stato cucinato con un polpo cotto a bassissime temperature utilizzando la transglutaminasi.


La gastronomia molecolare è una sottodisciplina della scienza alimentare che studia le trasformazioni chimiche e fisiche che avvengono negli alimenti durante la loro preparazione, ed ha quindi fra i suoi obiettivi quello di trasformare la cucina da una disciplina empirica ad una vera e propria scienza. In particolare, se applicata nel campo dei cocktail, prende il nome di Molecular Mixology.
La cucina molecolare è uno stile moderno di cucina, che si avvale di numerose innovazioni tecniche delle discipline scientifiche; tuttavia alcuni chef associati al termine scelgono di respingere il suo utilizzo, preferendo altri termini come "cucina emozionale", "cucina modernistica", "fisica culinaria" e "cucina sperimentale".

Storia

 

Circolatore ad immersione termica, per la cottura a bagno maria con continuo ricircolo dell'acqua

Molte branche della scienza alimentare studiano diversi aspetti del cibo, come la sicurezza, la microbiologia, la conservazione, la chimica, l'ingegneria e la fisica; tuttavia fino all'avvento della gastronomia molecolare, non vi era alcuna disciplina formale dedicata allo studio dei processi chimici e fisici per la cucina casalinga e nei ristoranti, al contrario della gastronomia industriale per la preparazione del cibo per il mercato di massa.
Nicholas Kurti, fisico presso l'Università di Oxford, fu un sostenitore dell'applicazione delle conoscenze scientifiche nel mondo culinario: fu uno dei primi cuochi televisivi nel Regno Unito in un programma televisivo in bianco e nero del 1969 dal titolo "The Physicist in the Kitchen" ("Il fisico in cucina") dove presentò alcune tecniche innovative, come l'utilizzo di una siringa per iniettare il brandy nelle torte calde per non rompere la crosta; nello stesso anno, Kurti tenne una presentazione (anch'essa intitolata "il fisico in cucina") per la Royal Society di Londra, in cui riuscì a preparare una meringa tramite una camera a vuoto, a cucinare salsicce collegandole a una batteria per auto, a dimostrare la digestione delle proteine grazie al succo fresco di ananas e a preparare come dessert una Baked Alaska inversa (cioè calda all'interno e fredda all'esterno) con un forno a microonde. Lurti era inoltre un sostenitore della cottura a bassa temperatura (ripetendo gli esperimenti del XVIII secolo dallo scienziato inglese Benjamin Thompson), lasciando 2 kg di carne d'agnello in un forno alla temperatura di 80 °C: dopo 8,5 ore la temperatura sia interna sia esterna del pezzo di agnello erano giunti alla temperatura di 75 °C con la carne tenera e succosa. Insieme a sua moglie Giana, Kurti scrisse un'antologia su cibo e scienza per i membri della Royal Society.
Hervé This iniziò a raccogliere "precisioni culinarie" (vecchi racconti di cucina e trucchi di cottura) nei primi anni 1980 ed iniziò a testare queste ricette
Il nome gastronomia molecolare e fisica venne coniato nel 1988 dal fisico ungherese Nicholas Kurti e dal chimico francese Hervé Thisnacque, inizialmente come riferimento umoristico alla biologia molecolare; tale scienza si sviluppò sul finire degli anni ottanta principalmente presso l'INRA (Institut National de la Recherche Agronomique) presso il Collège de France di Parigi ad opera di Hervé This (fisico e gastronomo) e di Pierre-Gilles de Gennes (Premio Nobel per la Fisica nel 1991); studi simili sono stati intrapresi anche da Nicholas Kurti (1908-1998, ricercatore di fisica ad Oxford in Inghilterra) e da Harold McGee (chimico alimentare negli USA).
La nascita ufficiale è comunque da stabilirsi nel 1990 a seguito del primo Atelier Internazionale di Gastronomia Molecolare tenutosi ad Erice in Sicilia, da allora con cadenza annuale. Nel 1992 è diventato il titolo di una serie di workshop, originariamente intitolato "La scienza e Gastronomia", tenutosi ad Erice, che riunì scienziati e cuochi professionali per discutere sulla scienza esistente dietro ai preparativi di cottura tradizionali: alla fine, il termine abbreviato "gastronomia molecolare" è diventato anche il nome della disciplina scientifica co-creato da Kurti nata per esplorare la scienza dietro i metodi di cottura tradizionali.
In Italia lo studioso di maggior spicco è Davide Cassi, del Dipartimento di Fisica dell'Università di Parma. Nel 2005 il fisico Davide Cassi e il cuoco Ettore Bocchia hanno redatto il Manifesto della cucina molecolare italiana, contenuto nel loro libro Il gelato estemporaneo e altre invenzioni gastronomiche.
La sua teorizzazione informale è comunque molto antica, andando di pari passo con le ricerche empiriche e non sistematiche degli autori e dei cultori di ambito gastronomico (da Apicio a Brillat-Savarin).
A livello internazionale, importanti contributi alla gastronomia molecolare sono dovuti allo chef spagnolo Ferran Adrià.

La teoria

Gli obiettivi originari della gastronomia molecolare, così come definiti da Hervé This, erano inizialmente:
  1. Indagare proverbi culinari e gastronomici, detti e racconti di vecchie massaie;
  2. Esplorare le ricette esistenti
  3. Introduzione di nuovi strumenti, ingredienti e metodi in cucina
  4. Inventare nuovi piatti
  5. Utilizzare la gastronomia molecolare per aiutare il pubblico a comprendere il contributo della scienza alla società
In seguito, This ritenne che i punti 3, 4 e 5 non fossero del tutto obiettivi scientifici (ma piuttosto un'applicazione della tecnologia a fini educativi) e da allora ha rivisto gli obiettivi primari della gastronomia molecolare in 3 nuovi principi basati su:
  1. i fenomeni sociali legati all'attività culinaria
  2. la componente artistica dell'attività culinaria
  3. la componente tecnica dell'attività culinaria
La gastronomia molecolare è la disciplina scientifica che studia le trasformazioni culinarie cercandone i meccanismi. Produce soltanto conoscenze, non ricette. Viene praticata nei laboratori, dove si procede secondo il metodo sperimentale. Non va confusa con la cucina molecolare che è una sua applicazione e cioè una tendenza culinaria, nata dagli sforzi della gastronomia molecolare e che propone un rinnovamento di materiali, metodi e ingredienti culinari, occupandosi appunto delle ricette e dei piatti.


La pratica

La gastronomia molecolare era un termine originariamente destinato a riferirsi solo alla ricerca scientifica nelle tecniche di cottura, ma poi venne anche adottato da un certo numero di chef per descrivere uno nuovo stile di cucina, che inizialmente esplorava nuove possibilità in cucina, abbracciando la scienza, la ricerca e i progressi tecnologici nelle attrezzature e negli ingredienti (tra cui l'uso di diverse gomme naturali e idrocolloidi prodotti dalla trasformazione dell'industria alimentare commerciale).
In ambito applicativo, i principi propugnati dalla gastronomia molecolare hanno portato all'invenzione e sperimentazione di nuove modalità di preparazione, cottura, abbinamento e presentazione dei cibi: il congelamento attraverso l'azoto liquido, l'uso alimentare del tabacco, la "frittura" nello zucchero, l'uso del vuoto spinto per la preparazione di mousse e meringhe.




Tecniche, strumenti e ingredienti

La cucina molecolare si caratterizza per l'uso alimentare nella preparazione dei cibi di tecniche, strumenti e ingredienti insoliti, come ad esempio:
  • anidride carbonica per l'aggiunta di bolle e la realizzazione di schiume tramite un sifone
  • spume, realizzate anche con il frullatore ad immersione
  • azoto liquido, per il congelamento istantaneo e l'abbattimento di temperatura
  • macchina gelatiera, spesso usata per realizzare sapori insoliti, tra cui quelli salati
  • anti-griglia, dispositivo per il raffreddamento e il congelamento di liquidi, oli e gel che congelano tra i 30 e 90 secondi: il prodotto finito ha una crosta esterna croccante mentre l'interno rimane soffice o cremoso
  • cottura "sous vide" (sottovuoto), in cui i cibi vengono introdotti in sacchetti di plastica, chiusi con un dispositivo sottovuoto e cotti a bassa temperatura (da 55° a 60°) a bagnomaria o forno a vapore per lunghissimo tempo (fino a 48 ore per alcune pietanze)
  • roner, un termostato ad immersione per la cottura a bagnomaria con agitazione costante dell'acqua
  • disidratatore alimentare, per eliminare o ridurre l'umidità dei cibi
  • centrifuga
  • maltodestrine, per trasformare un liquido ad alto contenuto di grassi in una polvere
  • edulcoranti, sostitutivi dello zucchero
  • enzimi
  • lecitina, agente emulsionante ed antiaderente
  • idrocolloidi, quali amido, gelatina, pectina e gomme naturali (esempio: agar), usati come agenti addensanti, gelificanti, emulsionanti e stabilizzanti e, a volte, necessarie per creare le schiume
  • transglutaminasi, un legante delle proteine, chiamata anche colla a base di carne
  • sferificazione, tecnica che utilizza l'alginato di sodio e il clorito di calcio (o il gluconato di calcio lattato) per creare cibi con forma simile al caviale
  • siringa medica, per iniettare ripieni insoliti
  • carta commestibile a base di soia e fecola di patate, che viene stampata da una stampante a getto d'inchiostro caricata con inchiostri commestibili
  • accompagnamento aromatico, realizzato tramite il rilascio di gas aromatici e odori da parte di particolari dispositivi, dal piatto di portata o dal cibo stesso; la sostanza aromatica può essere presentata come guarnizione o impiattamento creativo; l'odore può essere prodotto anche dalla combustione del cibo
  • stile di presentazione spesso capriccioso o d'avanguardia, che può includere un impiattamento insolito
  • insoliti accostamenti di sapori ed abbinamenti di cibo, tra cui la combinazione di cibi salati e dolci
  • ultrasuoni per ottenere tempi di cottura più precisi

 

Cucina kosovara

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La cucina kosovara è l'espressione culinaria sviluppata in Kosovo. È una cucina molto variegata, influenzata dalle diverse etnie del paese. Tra i cibi locali, si ricordano Leqeniku, Flija, Krylana, Maza bollito, formaggio, polenta, il gulasch e molti altri.

Storia

Originale è la cucina gorani. Tra i loro piatti più famosi si ricordano il burek (pasta sfoglia con formaggio, ricotta, spinaci, carne macinata, cavolo cappuccio) e i dolci tradizionali come baklava, éclair e indiana. Il Boza è una tipica bevanda gorana (nei Balcani questo popolo è conosciuto come Bozadzij, ovvero il popolo che prepara la boza) dal sapore aspro, frutto di un complicato processo che ha come ingredienti fondamentali farina e zucchero, che vengono a lungo bolliti secondo un procedimento particolare.
La cucina internazionale è ormai diffusa soprattutto nelle maggiori città.
Una delle città con più ricca tradizione gastronomica è Peć.

Fiocchetto

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Il fiocchetto, chiamato anche fiocco di culatello, è un salume che si ricava dalla carne del maiale riconosciuto come "prodotto agroalimentare tradizionale italiano" tipico dell'Emilia-Romagna.



Zona di produzione

La zona di produzione del fiocchetto si localizza nell'Emilia occidentale in particolare nella Bassa parmense, nelle zone dove viene prodotto il culatello, e in alcune zone della provincia di Piacenza.


Preparazione

Il fiocchetto si ricava a partire dal taglio di carne minore che si ottiene dalla coscia posteriore del suino, essendo infatti la posizione del femore asimmetrica nell'arto, al termine della disossatura si ottengono due tagli di carni di dimensioni differenti, quello più grande e più ricco di grasso è destinato alla produzione del culatello, quello più piccolo e più magro viene lavorato per essere trasformato in fiocchetto.
Il procedimento di lavorazione del fiocchetto è identico a quello del culatello: a seguito della disossatura, il pezzo di carne viene legato in modo molto stretto per far aderire perfettamente la carne, procedendo poi alla rifilatura del pezzo per donare al fiocchetto la forma voluta.
Terminata la prima fase di legatura, si procede alla fase di salatura: il fiocchetto viene posto in celle climatizzare e la carne viene cosparsa e massaggiata con una miscela di sale e pepe, operazione ripetuta dopo alcuni giorni (in questo caso solo con il sale). Dopo la salatura si procede a inserirela carne dentro alla vescica di suino opportunamente lavata con acqua e aceto, quindi viene legato con estrema cura e lasciato sgocciolare per alcuni giorni.
La stagionatura si divide in due fasi: una prima di asciugatura e una seconda di stagionatura vera e propria. A differenza del culatello, data la minor dimensione del pezzo di carne, il fiocchetto richiede un tempo di stagionatura inferiore che mediamente è di sette otto mesi.


Conservazione e preparazione al consumo

Il fiocchetto intero va conservato in un luogo fresco e asciutto. Prima del taglio sarebbe consigliabile ammorbidirlo lasciandolo immerso una notte in un recipiente colmo di acqua fredda e, una volta tagliato, deve essere conservato il frigorifero avvolto in un panno inumidito per evitare che si secchi esternamente.


Utilizzi

Il fiocchetto normalmente viene degustato come antipasto, normalmente è servito come il culatello con alcuni riccioli di burro.



Sangiovese di Romagna

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Il Sangiovese di Romagna è un vino DOC la cui produzione è consentita nelle province di Forlì-Cesena, Ravenna, Rimini e in sette comuni della Provincia di Bologna. Prodotto con le uve Sangiovese vinificate in purezza o insieme a piccole quantità (massimo 15%) di uve di altre varietà a bacca rossa della zona. Dal 2011 la denominazione è modificata in Romagna Sangiovese.


Caratteristiche organolettiche

  • colore: rosso rubino talora con orli violacei.
  • odore: vinoso con profumo delicato che ricorda la viola.
  • sapore: secco, armonico, talvolta anche un po' tannico, con retrogusto amarognolo.



Cenni storici

La Denominazione di origine controllata è stata ottenuta nel 1967.



Abbinamenti consigliati

Salumi, primi al ragù, paste ripiene e pasticciate, arrosti, bolliti, cacciagione e selvaggina.



Produzione

Una bottiglia del Sangiovese di Romagna.



Provincia, stagione, volume in ettolitri
  • Bologna (1990/91) 4263,0
  • Bologna (1991/92) 5437,14
  • Bologna (1992/93) 4830,94
  • Bologna (1993/94) 6415,73
  • Bologna (1994/95) 4805,71
  • Bologna (1995/96) 4465,55
  • Bologna (1996/97) 5348,07
  • Forlì (1990/91) 62466,12
  • Forlì (1991/92) 53936,3
  • Forlì (1992/93) 56429,12
  • Forlì (1993/94) 55068,06
  • Forlì (1994/95) 32140,0
  • Forlì (1995/96) 31141,1
  • Forlì (1996/97) 24106,76
  • Ravenna (1990/91) 12460,21
  • Ravenna (1991/92) 15858,93
  • Ravenna (1992/93) 7298,73
  • Ravenna (1993/94) 17642,63
  • Ravenna (1994/95) 11086,83
  • Ravenna (1995/96) 24825,0
  • Ravenna (1996/97) 8845,4
  • Rimini (1996/97) 22520,36



Citazioni nelle arti

A questo vino è stata dedicata una popolare canzone intitolata "Romagna e sangiovese" firmata da Raoul Casadei e Terzo Fariselli.

Tortellacci

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Ingredienti

Per il ripieno

  • 500 gr. di bruciati sbucciati
  • 150 gr. di cotognata (marmellata di cotogne)
  • 1 cucchiaino di cacao amaro
  • 1 punta di cucchiaino di "composta"(droga combinata)
  • 1 goccio di alchermes

Per la sfoglia

  • 3 uova
  • 1 uovo di acqua
  • Sale fino
  • 2 cucchiai di olio
  • ½ Farina di semola e ½ grano tenero
  • Tirare n°5 della macchina da sfoglia
  • Tagliare quadretti cm. 7x7

Preparazione

  1. Cuocere i marroni già “bruciati” e spellati nella pentola a pressione x 45’ in acqua abbondante con sale grosso. (in pentola normale 90’);
  2. Scolare immediatamente e passare al passapatate;
  3. Mescolare tutti gli ingredienti fino a ottenere un amalgama abbastanza sodo;
  4. Porre al centro dei quadrati di pasta (7x7cm.) un pizzico di ripieno e chiudere bene a tortello;
  5. Cuocere i tortelli in abbondante acqua salata. Servire conditi o con pepe e olio d’oliva oppure con la Saba (vino cotto)

Acciughe alle olive

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Ingredienti

Per 4 persone
  • 100 g di acciughe sotto sale
  • ½ spicchio d'aglio
  • 1 fettina di cipolla
  • 1 cucchiai di prezzemolo tritato
  • 5 olive piccanti al peperoncino
  • 2 fette di pane sciapo tagliato fino
  • 2 cucchiai d'aceto
  • 4 cucchiai d'olio
  • 1/4 cucchiaino di peperoncino secco tritato
  • pepe

Preparazione

Lavate le acciughe sotto l'acqua pulitele dalle lische e dalle code, dividetele in filetti.
Prendete il pane e togliete la crosta, la mollica invece mettetela a bagno in acqua e poi strizzatela.
Frullate tutti gli ingredienti insieme (tranne il pesce) fino ad ottenere una salsa corposa e ben amalgamata.
Ponete le acciughe a strati in una pirofila e su ogni strato mettete la salsa.


Spaghetti all'amatriciana

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Bucatini amatriciana.JPG

 

Ingredienti

Per 4 persone
  • 500 g di spaghetti (no bucatini)
  • 100 g di guanciale di maiale
  • 100 g di pecorino
  • 500 g di pomodori pelati o polpa
  • 1 cucchiaio di olio extra vergine d'oliva
  • 1/2 bicchiere di vino bianco secco
  • sale
  • poco peperoncino



Variante 1

Per 4 persone che mangiano abbastanza
  • 600 g di tonnarelli
  • 200 g di guanciale di maiale
  • 200 g di pecorino
  • 700 g di pomodori pelati o polpa
  • 4 cucchiai di olio extra vergine d'oliva
  • sale
  • poco peperoncino

Preparazione

  1. Tagliuzzare il guanciale a dadi in maniera grossolana. I dadi non devono essere troppo sottili altrimenti tendono ad imbiondire troppo rapidamente e alla fine potrebbero risultare troppo duri.
  2. Metterli a cuocere in una padella di ferro con l'olio ed il peperoncino. Aggiungere poi il vino e appena evaporato se il guanciale risulta sufficientemente imbiondito all'esterno ma ancora tenero all'interno, vanno tolti dalla padella e conservati al caldo in un fazzoletto di carta.
  3. A questo punto aggiungere all'olio i pomodori (se pelati vanno spezzettati con le mani)e un poco di sale e farlo cuocere a sufficienza. Dopodiché inserire il guanciale che si era messo da parte, ravvivare il fuoco per qualche minuto ed il sugo è pronto.
  4. Quindi scolate gli spaghetti al dente in una casseruola, unite la salsa appena preparata ed unite una bella spolverata di pecorino appena grattato.
  5. È costume degli amatriciani aggiungere altro pecorino durante la consumazione, se gradito.

Storia

Ad Amatrice, provincia di Rieti, si dice dell'amatriciana: "La pecora mite ed il bravo maiale diedero insieme formaggio e guanciale". Questo ad indicare le origini povere della famosa ricetta.
Avrete certamente notato l'assenza di cipolla od aglio che spesso sono la base di altri condimenti mediterranei e questo appunto perché si tratta di una ricetta nata da povera gente.
Il detto sottintende anche l'uso delle poche cose di cui si dispone, in effetti l'antica popolazione locale era tipicamente rurale e più dedita all'allevamento che all'agricoltura. La ragione di ciò risiede nel fatto che il paese ed il suo territorio si estendono in una conca circondata di montagne, parliamo di quasi mille metri di altitudine e più. Nelle descritte condizioni, terreni scomodi e clima non del tutto favorevole, i prodotti della terra erano limitati, tanto più quando si parla di pomodoro che desidera sole e clima temperato per ben maturare.
Tutto questo porta a pensare che l'originaria ricetta fosse "in bianco" come quella che a Roma è chiamata gricia.
La ricetta è diventata famosa con l'uscita della stessa dal ristretto ambito della conca amatriciana.
Le genti del comune di Amatrice hanno sempre avuto due canali preferenziali per l'emigrazione: Roma e gli Stati Uniti d'America. Gli uomini ed in seguito anche le donne, si recavano nella Capitale in via stagionale o permanente a prestare la loro mano d'opera per quel che sapevano fare. Tra i vari umili lavori che facevano, alcuni hanno iniziato a lavorare nei grandi alberghi come garzoni di cucina.
Proprio questi , nel tempo, acquisendo esperienza, divenivano cuochi (allora non c'era la scuola alberghiera) e chiamavano altri ragazzi dai loro paesi a lavorare nelle cucine creando un flusso costante che sino agli anni '60 ha creato la fama di cuochi degli amatriciani ed ancor prima la fama della ricetta che, forse proprio in tali insalubri luoghi di lavoro, ha visto la riuscita commistione con il pomodoro.
La sagra degli spaghetti all'amatriciana si tiene in Amatrice, generalmente durante l'ultimo fine settimana di agosto; esiste anche una più recente sagra degli spaghetti alla gricia che si tiene in Grisciano, paese sulla via Salaria non lontano da Amatrice, sempre in agosto.

 
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