I 10 PIATTI PIÙ COSTOSI AL MONDO

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  1. The douche burger


Al 666 Burger di New York gli hamburger costano 6,66 dollari ma quello più caro è a 666 dollari. Si chiama il The Douche Burger: manzo di Kobe (avvolto in foglia d'oro), foie gras, caviale, aragosta, tartufi, formaggio stagionato di gruviera e fuso con vapore di champagne, salsa barbecue di Kopi Luwak e sale himalayano.


2. Fleurburger

L'hamburger più costoso del mondo, invece, si chiama Fleurburger e si mangia solo a Las Vegas al Fleur per la modica cifra di 5.000 dollari. Creato dallo chef Hubert Keller, contiene manzo di Kobe, tartufo nero, foie gras e salsa al tartufo.


3. White Truffle & Gold Pizza

Se invece vi trovate a Malta potete provare la White Truffle & Gold Pizza. Gli ingredienti? Mozzarella biologica, foglia d'oro da 24 carati e tartufi del Piemonte. Il costo è di 2.420 dollari e occorre prenotarla con una settimana di anticipo.


4. Pizza Louis XIII

Dall'Italia arriva la Pizza Louis XIII, ideata da Renato Viola, del costo di euro 8.300, servita per due persone con piatti e posate in edizione limitata. L'impasto è lavorato con farina biologica, sale rosa australiano e un mix di lievito naturale e lievito di birra

. Gli ingredienti: Caviale Oscietra Reale Prestigio,

Caviar Kaspia Oscietra Reale Classico, Caviar Kaspia Beluga, gamberoni rossi di Acciaroli (Cilento), aragosta di Palinuro, cicala del Mediterraneo, mozzarella di bufala campana biologica DOP, Cognac Louis XIII Remy Martin, Champagne Clos Du Mesnil 1995 Krug e Cardenal Mendoza Carta Real Sanchez Romate Finos.


5. Pizza Royale 007

Ancora una pizza: è dedicata a James Bond e si chiama pizza Royale 007, ideata nel 2007 dallo chef italiano Domenico Crolla. Gli ingredienti? Salmone scozzese affumicato, medaglioni di cervo, aragosta marinata nel cognac, caviale imbevuto nello champagne e scaglie d'oro commestibili a 24 carati. Il costo? 3.000 euro.


6. Anqi Pho Soup



La zuppa più cara del mondo viene servita a Beverly Hills, nel ristorante vietnamita Pho. La Anqi Pho Soup costa circa 4.000 euro a piatto e contiene manzo di Kobe, tartufo di Alba, noodles e brodo di foie gras.


7. Zillion Dollar Lobster Frittata


Al Norma's di New York si può mangiare una frittata deluxe per 1.000 dollari. La Zillion Dollar Lobster Frittata è cucinata con sei uova, 280 grammi di caviale sevruga, aragosta ed erba cipollina. Esiste anche una versione più piccola a 100 dollari.


8. Pesce Palla Fugu


Il pesce palla (Fugu) non costa tantissimo (un piatto può costare 15-35 euro mentre un menù può arrivare a 150 euro) ma li spendereste sapendo di rischiare la morte? È infatti un noto pesce velenoso che contiene (nel fegato, nelle viscere e nelle ovaie) una neurotossina letale per cui non esiste antidoto. In Giappone è molto prelibato e ricercato ed esistono chef qualificati che devono sostenere un complicato esame per essere in grado di tagliarlo in modo corretto, evitando la parte velenosa.


9. Fortress Stilt Fisherman Indulgence


E chiudiamo con i dessert. Vi proponiamo il Fortress Stilt Fisherman Indulgence del The Fortress Resort and Spa in Sri Lanka. Costa 14.500 dollari: si tratta di una cassata italiana, crema irlandese, frutta di stagione, un composto di mango e melograno, Dom Pérignon, il tutto avvolto in una foglia d'oro. Viene servito con un cioccolatino fatto a mano a forma di pescatore e una pietra di acquamarina.


10 Frrrozen Haute Chocolate Ice Cream Sundae & Golden Opulence Sundae


Al Serendipity 3 di New York avete due scelte costose in fatto di gelato: nel 2004 il locale ha creato il Golden Opulence Sundae al prezzo di 1.000 dollari (foglia d'oro commestibile, salsa di cioccolato fondente Amedei, una guarnizione di caviale dolce con frutto della passione, servito in una coppa di cristallo Baccarat con un cucchiaio d'oro da 18 carati). Ma il locale è famoso anche per il Frrrozen Haute Chocolate Ice Cream Sundae a 25.000 dollari: 28 tipi di cacao e 5 grammi di oro edibile, serviti con un cucchiaino e un bracciale in oro 18 carati.


La pasta più rara del mondo

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Si chiamano “Su filindeu” e sono dei lunghi e finissimi spaghetti tradizionali della Sardegna. Vengono cotti in brodo di pecora ma non ci sono regole scritte: solo l’esperienza permette di capire quando sono pronti!


Asado

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L'asado (arrosto) è un piatto tipico argentino, cileno e uruguayano fatto con carne cotta alla brace.
Per la preparazione può essere adoperato il taglio reale da brodo, che una volta cotto alla griglia risulta molto saporito.
Tipici dell'asado sono inoltre le interiora (entrañas o achuras), le salsicce chiamate chorizos e le salsicce di sangue dette morcillas.
Condimento dell'asado è il chimichurri (pron. it.: "cimiciurri"), salsa ottenuta da una miscela di prezzemolo, origano, aglio, pimento, olio, aceto e sale.
Per esaltarne il sapore e la consistenza, la carne deve essere cotta lentamente, anche per ore.

Poiché il pane a fette è stato inventato solo nel 1928, che aspetto avevano i panini prima di allora?

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Molto prima che le pagnotte fossero vendute già in fette, le persone potevo comprare questo tipo di cosa:



Questo viene chiamato “coltello da pane” ed è comunemente utilizzato per tagliarlo a fette.





Ed era solitamente un delizioso pane artigianale, con una crosta croccante ed una soffice mollica:



Una volte che il pane veniva affettato o tagliato in due, fu facile imbottirlo fino a creare un sandwich:




Indovina? La maggior parte del mondo compra anche pane dalle panetterie, e successivamente lo taglia per fare i proprio panini.



e questo è quello che mangiano i pigri e malaticci senza voglia di passare dal panettiere (me compreso):



che per carità, può essere qualche volta anche sano, ma nella maggior parte dei casi è un prodotto industriale e sano non è.


Il salame pezzente

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Il salame pezzente (o il pezzente), meglio conosciuto come nnoglia, o nuglia, è una preparazione di carne suina tipica della regione storica della Lucania (Basilicata e, in Campania, il Cilento, dove prende il nome di "nnoglia"), della Puglia (a Gravina, dove assume il nome di pezzendédde), di altre parti della Campania (col nome di 'nnoglia o tauciano) e di alcune zone della Calabria.
Si tratta di un prodotto un tempo destinato alle esigenze dei contadini e dei ceti meno agiati in generale, dal momento che viene preparato utilizzando tagli di carne poco pregiati.




Storia

Storicamente, ma anche fino a tempi molto recenti, il pezzente era l'ultima salsiccia preparata dalla macellazione del maiale, fatta con il grasso avanzato dalle altre. Per questa sua percentuale molto alta di grasso il pezzente non era destinato al consumo diretto ma veniva usato solo per insaporire per insaporire il ragù, zuppe, e minestre (la cosiddetta minestra maritata).


Preparazione

Secondo la ricetta tradizionale il salame pezzente è preparato con frattaglie (soprattutto fegato, milza e polmoni) e qualche ritaglio di pancetta e altro. Il composto, insaporito con varie spezie (generalmente semi di finocchio e peperone secco in polvere, ma anche altro a seconda della zona: semi di coriandolo, aglio, vino rosso ecc.) veniva poi insaccato nel budello di maiale e conservato nella "sugna" fresca o nell'olio di oliva, oppure appeso in luogo fresco ed asciutto.
In tempi recenti la denominazione "salame pezzente" viene anche usata per un insaccato preparato semplicemente con i tagli grassi che residuano dalla preparazione di prosciutti, soppressate e salsicce per il quale si adotta lo stesso metodo di preparazione e conservazione.
In entrambe le versioni, è un salume molto ricercato, sia come ingrediente fondamentale per piatti di verdure (viene utilizzato per la preparazione di piatti tradizionali a base di cavolo, verza, broccolo, sivone, cardo mariano ecc.), sia come ingrediente di pregio per ragù. In particolare, è l'ingrediente di carne più importante per la preparazione dello 'Ndrupp'c (lett. "intoppo", o "inciampo"), il ragù tipico della città di Potenza.
Una variante della conservazione nella sugna fresca è la conservazione sotto sugna "rossa" (sugna mescolata a peperone secco in polvere), tipica di certi comuni del potentino.


Riconoscimenti

Basilicata e Calabria hanno inserito tale salume nell'elenco dei prodotti agroalimentari tradizionali italiani. Inoltre, il preparato gode di una tutela di Slow food, che ha inserito, tra i suoi presìdi, il Pezzente della Montagna Materana, lavorato in maniera tradizionale e prodotto con carne proveniente da maiali allevati allo stato brado, in pascoli di montagna fra i comuni di Accettura, Aliano, Calciano, Cirigliano, Garaguso, Gorgoglione, Irsina, Oliveto Lucano, Stigliano e Tricarico della provincia di Matera. Anche in Puglia, il salame è stato blindato come prodotto agroalimentare tradizionale, con il nome Pizzintella o Pzzntel di Gravina. La produzione è storica anche nella città murgiana per via della vicinanza con la Basilicata, oltre per lo storico ruolo che il territorio gravinese ha de sempre ricoperto, come cerniera tra Puglia e Lucania; tra Bradano e Gravine.

Qual è il segreto per degli ottimi spaghetti "aglio, olio e peperoncino"?

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Un segreto per una buona aglio e olio è di andarci piano con l'aglio. Scaldare un paio di chiodi di garofano in un buon olio d'oliva, toglierli non appena rilasciano il loro odore tipico.

Alcuni non sbucciano nemmeno l'aglio (in camicia)




Aggiungi la tua pasta sottocotta nella padella con una tazza d'acqua in cui è bollita. E mescola, mescola, mescola. Puoi aggiungere un filo d'olio alla fine.


Perché la maggior parte degli chef sono uomini?

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Perchè per diventare Chef non basta solo studiare alla scuola alberghiera.

E' un lavoro faticoso e che impone molta, molta gavetta e sacrificio.

  • Fare lo chef non significa sfilettare un branzino, ma passare ore in cella frigorifera a fare inventario e riordino del materiale.

  • Non significa bollire un Kg di spaghetti e farli saltare in padella, ma passare la mattinata tra fornitori e rivendite all'ingrosso per acquistare merce di qualità ad un buon prezzo.

  • Non significa preparare un'insalata mentre il petto di pollo è sulla piastra, ma coordinare la brigata di cucina e dare l'esempio attraverso dedizione, passione e forza.

  • Non significa entrare in una cucina con la qualifica in mano: se non ti sei fatto qualche anno a scrostare le padelle di alluminio non vali niente.

  • Non significa togliere una teglia dal forno e impiattare, ma si passano ore ed ore di fronte ad una piastra incandescente o ad una friggitrice o davanti al bollitore.

Ci sarebbero altre mille ragioni per cui fare lo chef richiede forza fisica, resistenza allo stress, capacità di adattamento e doti manageriali non indifferenti.

Insomma è un lavoro duro come il muratore, l'idraulico, il meccanico e tanti altri, e non è adatto a chi non è disposto a sudare 7 camicie.




 
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