Matoke

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Matoke o matooke è il nome utilizzato in Uganda per riferirsi ai frutti del platano, simili a grandi banane verdi, che costituiscono il principale alimento del paese; lo stesso nome può anche indicare la ricetta più tradizionale secondo cui tali frutti vengono preparati. La preparazione tradizionale del matoke prevede che i frutti vengano sbucciati, avvolti nelle foglie dell'albero e messi a bollire per un paio d'ore in una pentola chiamata sufuria. Con la bollitura, la polpa del frutto cambia colore e consistenza, da bianca e dura a giallognola e morbida. Il frutto bollito viene quindi schiacciato fino a formare una purea che viene solitamente servita avvolta in una foglia. Si condisce con una salsa preparata con verdure, arachidi o carne (solitamente di gallina).


Andutgel

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Andutgel (dal romancio) è un tipico insaccato affumicato grigionese prodotto prevalentemente nella regione di Disentis. Il prodotto, aromatizzato, è generalmente composto da carne di maiale e carne di manzo ma si può trovare facilmente trovare anche di selvaggina o con aggiunta di patate ed aglio.
Si tratta di un prodotto tradizionale a carattere locale e perlopiù sconosciuto al di fuori delle valli grigionesi.


Tamales

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I tamales sono un piatto tipico di alcune culture dell'America Latina; sono degli involtini preparati tradizionalmente con un impasto a base di mais ripieno di carne, verdure, frutta o altri ingredienti; possono quindi essere salati o dolci a seconda degli ingredienti che li compongono. Il nome tamal (al singolare) deriva dalla lingua náhuatl: tamalli significa avvolto.
L'impasto viene avvolto in foglie di pannocchia e/o di mais, banane, avocado o maguey (agave americana). La cottura può avvenire al vapore o possono essere lessati in abbondante acqua.
I tamales solitamente accompagnati da bevande dolci tradizionali come atole, champurrado, café de olla o cioccolata calda.
L'origine del piatto risale probabilmente ad un periodo compreso tra l'8000 e il 5000 a.C. Aztechi, Maya, Olmechi e Toltechi lo utilizzavano come razione di cibo facilmente trasportabile per eserciti, cacciatori e viaggiatori. Ci sono testimonianze dell'utilizzo dei tamal anche tra gli Inca, molto tempo prima dell'arrivo dei conquistadores spagnoli.

Varianti
Perù
Nella gastronomia del Perù esistono diversi tipi di tamales a seconda della regione: ad esempio sulla costa, con carne di manzo, maiale, o pollo, nel Nord del Perù si prepara il tamal norteño, con coriandolo, che lo fa diventare di colore verde, sulla Cordigliera delle Ande si prepara in modo simile alla pachamanca. Le varianti si distinguono anche per forma e dimensione: per esempio, nella zona sud del paese (Mala, Chincha, Pisco e Ica) fanno tamales che arrivano a pesare anche più di due chili.
Un'altra nota distintiva consiste nel modo di cottura: possono essere cotti al vapore, o con il procedimento della pachamanca (cottura sotto terra, al riverbero di pietre), o alla brace (Qanq'as).

Messico
In Messico esistono una quantità considerevole di tipi di tamales; tra l'altro il nome e le farciture cambiano da regione a regione. Nella regione azteca i tamales vengono consumati quotidianamente a colazione o come merenda ma sono anche una portata durante banchetti allestiti per battesimi, matrimoni o durante le feste natalizie. Questo piatto viene anche preparato come offerta nella celebrazione del giorno dei morti o nei festeggiamenti del giorno della Candelora.


Beshbarmak

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Il beshbarmak o beşbarmaq (in kirghiso: бешбармак, in kazako: нарын, in lingua bashkir, бишбармаҡ, bişbarmaq, in lingua tatara, бишбармак) è un piatto tradizionale preparato dai nomadi turchi dell'Asia centrale ovvero il Kazakhistan (dove è considerato piatto nazionale), il Kirghizistan, l'Uzbekistan e lo Xinjiang (Cina).
Il termine beshbarmak significa "cinque dita" ("bes" - cinque, "barmak" - dita), in quanto viene mangiato con le mani. È composto da un letto di pasta tagliata a straccetti difformi, ricoperto da carne di cavallo, montone o bovino e salsa di cipolle. Può anche essere accompagnato da patate bollite e in alcune regioni del Kazakistan, come variante meno tradizionale ed in base alla disponibilità, viene preparato col pesce.


Quanto cibo puoi scroccare a Milano secondo dei professionisti dello scrocco

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Ho passato una giornata a scroccare cibo con i ragazzi di Milano da Scrocco, e ho chiesto loro tutto quello che c'è da sapere per essere sbafatori professionisti ed educati.
Il punto di partenza è che anche noi siamo tre studenti fuorisede che vivono a Milano lontano dalle famiglie. Da qui è partito l’istinto di sopravvivenza: avevamo pochi soldi e tanta fame
Da quando mi sono trasferito a Milano, ogni volta che parlo con degli amici salta sempre fuori la frase "In questa città potresti vivere di solo scrocco". Dopo aver visto diversi Fuori Salone — l'evento dello scrocco milanese per antonomasia — so che mangiare e bere gratis è realmente possibile in questa città. La difficoltà è solo una: come trovare tutti gli eventi che danno cibo e gadget senza troppi sbattimenti? Ed è proprio a questa domanda che risponde Milano da Scrocco, nato nell'estate del 2018 dalle menti di tre studenti dell'Accademia di Belle Arti di Brera, come progetto universitario.
Chiedo cosa consigliano a una persona che vuole iniziare a scroccare a Milano: "Prima di tutto è importante non essere timidi."
Ho incontrato Yunes Calore, Alessio Ferrantino e Giada Lanzotti - i tre fondatori di Milano da Scrocco - che, prima su Facebook, poi su Instagram e ora nel loro nuovo sito, aiutano a trovare i migliori eventi dove scroccare in giro per Milano.
Gli ho chiesto tutto quello che c'è da sapere sullo scroccare cibo, e su come comportarsi da scroccone educato, e ho passato un pomeriggio con loro a zonzo per la città, per toccare con mano i loro preziosi consigli.

ORE 16.00, PIAZZA GAE AULENTI | IN CODA PER I NUTELLA BISCUITS
Ci ritroviamo in zona Garibaldi. I ragazzi mi raccontano che, essendo questo uno snodo importante, c'è un via vai costante fatto di pendolari e studenti, per questo spesso è la location ideale per distributori di tester gratuiti. Oggi però non ne troviamo nessuno e i riflettori sono tutti puntati su Nutella, che ha allestito un tendone temporaneo per il lancio dei nuovi Nutella Biscuits in piazza Gae Aulenti. La coda per accaparrarsi qualche biscotto e gadget è lunghissima, sono un po' demoralizzato.
Il progetto ha iniziato a prendere vita da solo. Tra settembre e ottobre tutti tornavano dall’università o dalle vacanze iniziavano a seguirci, e in ogni posto in cui andavano ci taggavano. In questo modo sempre più persone ci conoscevano attraverso tag e passaparola. Abbiamo iniziato a crescere in maniera esponenziale.
Ci mettiamo in fila e mi raccontano la loro storia, che conoscevo già un po' grazie a questo dettagliatissimo video su YouTube. Mi raccontano: "Ci siamo conosciuti frequentando un corso che prevedeva la costruzione di un progetto di mapping della città di Milano, con qualunque criterio. Noi abbiamo scelto di concentrarci sui locali che offrivano cibo gratuito. Così abbiamo creato una mappa e abbiamo scelto come nome ufficiale del progetto Milano da Scrocco il 28 maggio 2018." Una volta concluso il corso, i ragazzi si sono però resi conto di aver creato qualcosa di più grande: "Il progetto ha iniziato a prendere vita da solo. Tra settembre e ottobre tutti tornavano dall’università o dalle vacanze iniziavano a seguirci e in ogni posto in cui andavano ci taggavano. In questo modo sempre più persone ci conoscevano attraverso tag e passaparola. Abbiamo iniziato a crescere in maniera esponenziale." Ora, su Instagram sono seguiti da oltre 40 mila follower, mentre su Facebook da oltre 10.000 fan.
Poco dopo che siamo in fila, ecco arrivare due hostess con i biscotti da assaggiare, ci spiegano che all'interno del tendone possiamo provare l'experience Nutella — la solita trovata per farti condividere la foto sui social e controllarne il contenuto. Li assaggiamo, buoni, ma nulla di che. Assomigliano a altri biscotti ripieni di crema al cioccolato, però li abbiamo assaggiati gratis e, se dovessimo sceglierli al supermercato almeno ora sapremmo che gusto hanno.
Usciamo rapidamente dalla fila e continuano spiegandomi che il loro successo è dovuto sicuramente alla richiesta altissima da parte di studenti universitari, che hanno sempre ricercato qualcosa di simile. In una città come Milano, che ogni giorno ospita inaugurazioni e free buffet, Milano da Scrocco è un aggregatore di eventi a portata di smartphone: "Il punto di partenza è che anche noi siamo tre studenti fuorisede che vivono a Milano lontano dalle famiglie. Da qui è partito l’istinto di sopravvivenza: avevamo pochi soldi e tanta fame." Scattiamo qualche foto di rito e siamo pronti per andarcene a scroccare altrove.
Mentre aspettiamo la metro, due scroccosauri — così vengono affettuosamente chiamati i fan di Milano da Scrocco — si avvicinano a noi, salutano e ringraziano perché grazie a loro avevano appena trovato gli omaggi dei nuovi Fuze Tea.
Ogni domenica nei social e sul sito di Milano da Scrocco potete trovare la rassegna degli eventi della settimana, uno strumento utilissimo totalmente gratuito: "Segnaliamo eventi che si tengono di sera, inaugurazioni e compleanni dei locali, show cooking, eventi e tanto altro." Gli chiedo quante ore dedicano a questo progetto: "Tutti i giorni presenziamo a diversi eventi, poi però dobbiamo decidere la strategia editoriale, creare le grafiche, video, media vari, scrivere e pubblicare post, rispondere ai messaggi… In media ci dedichiamo almeno cinque ore al giorno. Ognuno di noi tre ha un ruolo diverso, siamo come una piccola redazione. Ci richiede molto tempo, però lo facciamo con piacere. È soddisfacente."
Con le stories è tutto molto più immediato e veloce a livello comunicativo. I fan ci taggano in qualche evento che ci è sfuggito o ci segnalano gli spostamenti di un distributore di prodotti gratuiti e noi re-postandoli aiutiamo gli altri a localizzarli in tempo reale.
Mi raccontano poi di un aspetto interessante, che crea una sorta di aiuto reciproco nella community: "Inizialmente il progetto era solo su Facebook, ma quando siamo sbarcati su Instagram ha preso una piega più interessante, è diventato più forte; con le stories è tutto molto più immediato e veloce a livello comunicativo. I fan ci taggano in qualche evento che ci è sfuggito o ci segnalano gli spostamenti di un distributore di prodotti gratuiti e noi re-postandoli aiutiamo gli altri a localizzarli in tempo reale."

ORE 16.50, PIAZZA SANT'EUSTORGIO | LA NUOVA GIRELLA DI MOTTA
Raggiungiamo la parte opposta della città: qui Motta distribuisce le nuove girelle ai frutti rossi e cioccolato. Giada l'ha già assaggiata e dice che il sapore è 'chimico', mentre gli altri che non l'hanno mai provata sono entusiasti. Quando arriviamo nella location in piazza Sant'Eustorgio, stanno inscenando un finto matrimonio tra due attori per il lancio della merendina: una donna impersona i frutti rossi e un uomo il cioccolato. Il tutto è terribilmente trash; attorno a noi ci sono tantissimi anziani che sembrano contenti di aver trovato qualcosa con cui intrattenersi durante un pomeriggio qualsiasi. Delle hostess ci offrono le merendine e un sacchettino brandizzato. L'assaggio è deludente, il sapore è decisamente artificiale ma, nonostante il fail, ci godiamo la chiesa romanica davanti a noi.
Se non fosse stato per Milano da Scrocco non avremmo mai scoperto certi ristoranti, non saremmo mai entrati in luoghi come la Fondazione Feltrinelli o passeggiato tra le vie di Giambellino.
Come mi raccontano i ragazzi, scroccare non vuol dire solo mettersi in coda per del cibo gratis: "Inizialmente, non conoscendo benissimo Milano, con il nostro scroccare abbiamo conosciuto persone e posti che erano inimmaginabili per noi. Se non fosse stato per Milano da Scrocco non avremmo mai scoperto certi ristoranti, non saremmo mai entrati in luoghi come la Fondazione Feltrinelli o passeggiato tra le vie di Giambellino. Se vediamo che un ristorante inaugura in quella via noi ci andiamo, è il nostro modo di esplorare la città e speriamo lo sia anche per i nostri follower"

ORE 17.30 VIA TORINO | ODSTORE, DOVE C'È SEMPRE DA SCROCCARE
Per riprenderci dal sapore deludente delle girelle, risaliamo corso di Porta Ticinese e ci dirigiamo in via Torino, dove i ragazzi mi portano da ODStore. Questi negozi, meglio conosciuti come paesi dei balocchi per trovare dolcetti e junk food di ogni tipo, sono sparsi in giro per la città. Qui, mi raccontano i Milano da Scrocco, c'è sempre da scroccare, ogni giorno c'è la possibilità di assaggiare i nuovi prodotti in vendita e quelli che stanno per scadere: "ODStore è il posto perfetto dove rifugiarsi quando tutti gli altri tentativi di scrocco non sono andati a buon fine, qui c'è sempre da scroccare qualcosa. Siamo legati a questo posto, perché è il primo in cui abbiamo sperimentato questa pratica."
Realizzo che alla fine Milano da Scrocco è anche un modo per capire come si sta evolvendo il mondo della pubblicità e le operazioni da parte dei brand più o meno grandi.
Per finire, gli chiedo cosa consigliano a una persona che vuole iniziare a scroccare a Milano: "Prima di tutto è importante non essere timidi." Alessio, proprio il più riservato dei tre dice: "All'inizio avevo paura di chiedere, prendere...di fare qualsiasi cosa. Poi però con il tempo sono riuscito a superare la mia timidezza. L'importante è buttarsi, tanto in fin dei conti Milano è una città grande, probabilmente la persona a cui chiederai informazioni ti vedrà una volta sola e poi non ti rivedrà più. Questo vale per lo scrocco, ma in realtà è un consiglio utile per qualsiasi altra cosa."
Ci sono poi dei rischi del mestiere da non sottovalutare, aggiunge Yunes: "Ci si può trovare in situazioni che non sono quelle promesse nella descrizione dell’evento. Qualcosa che è presentato come uno 'scrocco' e poi, in realtà non lo è. Ad esempio, in alcuni eventi sono segnalati free buffet, ma poi scopriamo che il buffet è gratis solo se acquisti il drink. Ci è capitato diverse volte, ma non è una cosa che ci disturba, semplicemente avvisiamo la community che ci segue se l’evento è effettivamente come viene pubblicizzato — spesso non abbiamo contatti con gli organizzatori seguiamo solo l’evento online."
Concludono dicendomi: "Una delle cose più importanti è ringraziare sempre quando si riceve qualcosa in omaggio. Organizzare un’attività richiede sempre molto impegno e tempo, e ringraziare è il minimo che si possa fare."

Terminiamo la nostra operazione scrocco costretti a tornare a casa a causa dello sciopero dei mezzi. Saluto i ragazzi e corro velocemente ad acchiappare la metro. Ripenso al pomeriggio passato a scroccare: abbiamo mangiato solo cibo spazzatura per tutto il giorno, non il massimo per la salute. Certamente si può vivere di solo scrocco, ma poi la salute ne risente, provare per credere.

Crêpe Suzette

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Le crêpe Suzette sono un dolce francese.
Il piatto è composto da crespelle imbevute nella beurre Suzette: una caratteristica salsa a base di zucchero caramellato, succo di mandarino o d'arancia, scorza d'arancia e Grand Marnier, triple sec o Curaçao all'arancia. Il piatto viene sottoposto a cottura flambé.

Storia
L'origine delle crêpe Suzette e del loro nome è controversa. Secondo alcune testimonianze, essere vennero ideate per errore da un cameriere quattordicenne di nome Henri Charpentier nel 1895. Secondo quanto riporta l'autobiografia Life à la Henri dello stesso Charpentier, egli stava lavorando al Café de Paris di Montecarlo dove venne incaricato di cucinare delle crêpe per il principe del Galles (il futuro re Edoardo VII). In preda alle emozioni, aggiunse troppo liquore nelle crêpe facendo prendere fuoco al tegame. Nonostante ciò, le crêpe furono servite e il sovrano apprezzò la ricetta. Egli chiese al giovane come si chiamassero e questi gli rispose dicendo che erano le crêpe princesse. Il futuro sovrano, indicando un'avvenente ospite al tavolo, dichiarò "no, le chiameremo crêpe Suzette".
Tuttavia altre fonti, fra cui il Larousse gastronomique, affermano che non fu Charpentier a servire il principe in quanto il cameriere era ancora troppo giovane. Un'altra versione emerge dall'intervista che Elsie Lee fece a Charpentier durante gli anni cinquanta. Secondo quanto riferì Charpentier in quella situazione, la sua "versione complicata della ricetta nacque come il piatto di frittelle con salsa di frutta che la sua madre adottiva preparava in occasioni molto speciali" L'aggiunta di liquore era un au courant tra gli chef parigini dell'epoca.
Stando ad altre fonti ancora, il piatto fu nominato in onore dell'attrice francese Suzanne Reichenberg (1853-1924), che lavorò professionalmente sotto il nome di Suzette. Nel 1897, Reichenberg recitava alla Comédie-Française nel ruolo di una cameriera che serviva le ​​crêpe. Il vicino ristorante Marivaux offriva agli attori le crespelle che venivano infiammate sul palco per attirare l'attenzione degli spettatori.
Nel 1896, Oscar Tschirky pubblicò una ricetta molto simile intitolata Pancakes Casino Style che però non prevedeva la cottura flambé. Nel 1907, Escoffier descrisse le crêpes Suzette nella versione inglese della sua Guida alla grande cucina. Anche questa ricetta, come quella di Tschirky, non prevede alcuna cottura alla fiamma.
Nel 1898, il piatto divenne una specialità del ristorante francese Marie's.


Queso flameado

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Il queso flameado (formaggio infiammato, in lingua spagnola) anche conosciuto come queso fundido (formaggio fuso) o choriqueso, è un antipasto messicano cucinato flambé e a base di formaggio fuso e chorizo fresco ​​piccante.

Cenni storici
Questo piatto diffuso perlopiù nel nord del Paese fu inventato a El Paso, nel confine fra Messico e Stati Uniti, ove veniva consumato durante i campeggi. Oggi, invece, viene spesso servito durante le feste. Il queso fundido viene spesso correlato alla fonduta europea. Il termine queso fundido si riferisce anche al formaggio a pasta fusa ed considerato tale nella versione spagnola del Codex Alimentarius.

Caratteristiche e preparazione
I principali ingredienti tipici del queso flameado sono il formaggio oaxaca o chihuahua fuso e una caratteristica salsa a base di chorizo ​​fresco, pomodoro, cipolla, peperoncino e spezie. Il piatto viene servito in una piccola casserole poco profonda o in un'altra pirofila in ceramica o metallo resistente al calore. Il formaggio e la salsa vengono preparati separatamente e combinati poco prima di essere serviti. In seguito viene versato del liquore (rum, brandy o tequila) sul formaggio fuso per procedere con la cottura flambé. In alternativa alla cottura alla fiamma, il piatto viene immediatamente arrostito. Il queso flameado viene consumato caldo e versato su delle tortilla morbide che possono essere a base di mais o grano.

Varianti
Nella preparazione del queso flameado possono essere usati altri formaggi come la mozzarella. Sebbene alcuni considerino il formaggio filante una parte essenziale di questo piatto, il queso flameado può essere cucinato con formaggi che non divengono filamentosi a contatto con il calore fra cui il queso blanco o il formaggio di capra. Il chorizo fresco può essere sostituito da pezzi di chorizo ​​secco o altri tipi di salsiccia. Spesso il queso fondido viene guarnito da peperoncini arrostiti e funghi saltati. Sebbene venga preparato quasi unicamente in Messico, specialmente nel nord del Paese, questa salsa è stata oggetto di varie rivisitazioni nella cucina degli Stati Uniti. Nei ristoranti Tex-Mex, questo piatto viene a volte confuso con il chile con queso, una salsa al formaggio da consumare con le tortilla.


 
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