Sushi pizza

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La sushi pizza è un prodotto gastronomico tipico della cucina canadese. La sushi pizza è una variante del sushi giapponese servito in Canada e negli Stati Uniti d'America nord-orientali.
La base è costituita da un croccante strato di riso fritto ed è sormontato da uno strato di fette di avocado, uno strato di salmone, tonno o granchio affettati, maionese miscelata a wasabi in polvere, e nell'insieme viene servita in spicchi. Zenzero sottaceto, nori, uova di pesce o caviale sono a volte serviti come contorni.
Le origini della sushi pizza sono discutibili, ma un cuoco del ristorante di sushi giapponese dell'Atami Sushi Restaurant di Montréal, in Québec, ha sostenuto che nel 1992 ha inventato il piatto. A causa della popolarità raggiunta nella città di Toronto, la sushi pizza è rapidamente diventato uno dei piatti caratteristici città, insieme al Peameal Bacon Sandwich.

Tabasco

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Il Tabasco è una salsa piccantina ricavata dalla omonima cultivar di peperoncino della specie Capsicum frutescens. La salsa è prodotta dall'azienda statunitense McIlhenny Company, con sede ad Avery Island in Louisiana, che ne detiene il brevetto fin dal 1870 ed è proprietaria del marchio Tabasco Sauce. Il nome deriva dall'omonimo stato del Messico.
È la prima salsa piccante prodotta industrialmente negli Stati Uniti, a partire dal 1859, e tutt'oggi è una delle più note: secondo Package Facts, nel 1992 aveva una quota di mercato del 26,6%.
La salsa originaria viene commercializzata con l'etichetta Tabasco Pepper Sauce, la McIlhenny nel tempo ha ampliato la sua gamma di salse Tabasco per far fronte alla concorrenza, abbassando quasi sempre la piccantezza rispetto alla salsa originale, tranne nel caso della salsa Tabasco habanero, che arriva ad 8000 SU.
Nel 1849 il New Orleans Daily Delta, un quotidiano di New Orleans in Louisiana, riportava la lettera di un visitatore alla piantagione del colonnello Maunsell White, in cui si diceva
"I must not omit to notice the Colonel's pepper patch, which is two acres in extent, all planted with a new species of red pepper, which Colonel White has introduced into this country, called Tobasco red pepper. The Colonel attributes the admirable health of his hands to the free use of this pepper."
"Tobasco" era una erronea trascrizione dello stato messicano di Tabasco.
Il Colonnello produsse la prima salsa dai peperoncini "Tobasco" nel 1859, anno in cui ne apparvero anche delle pubblicità. All'incirca nello stesso periodo diede la ricetta e alcuni peperoncini ad un amico, Edmund McIlhenny, che iniziò anch'esso a coltivarli ad Avery Island. Durante la guerra civile americana, nel 1863, McIlhenny e famiglia fuggirono a San Antonio, in Texas. Al suo ritorno, nel 1865, trovò la piantagione distrutta, ma alcune piante si erano inselvatichite, permettendogli così di ricostruire la piantagione dai loro semi. Cinque anni dopo brevettava la sua salsa "Tabasco", e nel 1872 apriva a Londra un ufficio per la vendita in Europa.
Nel 1889 Heinz imitò la salsa, col nome di Heinz's Tabasco Pepper Sauce, senza tuttavia riuscire a competere con quella di McIlhenny. Il figlio di Edmund McIlhenny, John, ereditò nel 1890, quando una cattiva annata rovinò il raccolto. Fortunatamente vi erano abbastanza riserve di peperoncini fermentati per continuare la vendita. Dato che John non riuscì a trovare in Messico dei frutti che rispondessero alle sue esigenze, da allora la compagnia ha esteso le sue coltivazioni sotto contratto in Honduras, Colombia e altri stati dell'America centromeridionale.
Nel 1898 B. F. Trappey, un altro imprenditore della Louisiana, ex impiegato di McIlhenny, cominciò a coltivare tabasco dai semi di Avery Island. La sua B. F. Trappey and Sons produsse la sua salsa, anch'essa chiamata "Tabasco". I McIlhenny li citarono in giudizio e dopo una lunga controversia, ottennero il marchio "Tabasco" nel 1906.
Il marchio registrato non impedì alle altre compagnie di usare il nome "Tabasco" nei loro prodotti: nel 1911, la "Joseph Campbell Company", quella delle famosa zuppa immortalata da Andy Warhol, iniziò la vendita del Campbell's Tabasco Ketchup, definendolo l'"appetitosa piccantezza della Salsa Tabasco in forma più delicata."
Notando il successo commerciale del Tabasco di McIlhenny, molti altri produttori in Louisiana si lanciarono nel mercato, e solo nel 1929 la McIlhenny Company ottenne l'esclusiva sul nome Tabasco, vincendo una causa contro Trappey.
Dato che "Tabasco" è il nome di uno stato messicano, l'uso esclusivo del nome in altra area geografica è un fatto curioso, ma non unico: una situazione equivalente si ha riguardo a un prodotto IGP detto "salsa calabra" registrato in Spagna.
Innanzitutto si dovrebbero utilizzare esclusivamente le piante di Capsicum frutescens cv. "Tabasco", ben maturi e freschi. Le coltivazioni di McIlhenny hanno un bastone dipinto dello stesso rosso di cui devono apparire i frutti: né quelli più verdi, né quelli più maturi vengono usati. Ad ogni modo vanno bene anche i normali "Cayenne" o i "Thai Dragon", entrambi cultivar di Capsicum annuum, anche se cambia ovviamente il sapore. Ne esistono anche varianti con Scotch Bonnet o Habanero (cv. di C. chinense), molto più piccanti. Qui comunque diamo, per quanto nota, la ricetta originale, di cui si mantengono segrete le esatte quantità e i tempi di stagionatura della salsa finita.
  • Peperoncini Tabasco 640 g
  • Sale grosso 20 g
  • Aceto di vino bianco 20 cl

Per il macerato, tritare i peperoncini, inclusi i semi, in maniera abbastanza fine. Aggiungere il sale e lasciare in un contenitore sterile chiuso con un tovagliolo pulito.
Lasciar fermentare almeno un mese, meglio se più a lungo: l'originale fermenta per tre anni. Quando la fermentazione si ferma mettere il macerato in un nuovo contenitore, aggiungere l'aceto e lasciar riposare almeno una settimana. Dopo di che mettere il composto in un colino, e spremerne il liquido. Imbottigliare e conservare in frigo, aggiungendo eventualmente del sale.
Il Tabasco viene attualmente prodotto in sette varietà:
  • Original Red Sauce, prodotta con il peperoncino Tabasco.
  • Green Jalapeño Pepper Sauce, prodotta con peperoncino Jalapeño.
  • Chipotle Pepper Sauce, prodotta con peperoncino Chipotle.
  • Buffalo Style Sauce, prodotta appositamente per le ali di pollo alla Buffalo.
  • Habanero Sauce, prodotta con peperoncino Habanero.
  • Garlic Pepper Sauce, prodotta come l'originale con l'aggiunta di aglio.
  • SWEET & Spicy Sauce, salsa dolciastra prodotta con il Tabasco e ingredienti dell'Estremo Oriente.

Taco indiano

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Il taco indiano (o taco navajo, Indian taco in inglese) è un piatto molto comune nelle comunità nativo-americane degli Stati Uniti. Esso condivide col taco messicano l'idea di una base farinacea su cui si dispone il companatico, ma è completamente diverso in sapore e apparenza. Il taco indiano infatti è simile alla pizza fritta laziale o campana, probabilmente a causa dell'influenza spagnola su ambedue le culture.
Il taco indiano consiste di un disco di pasta da pane fritto in olio bollente (comunemente chiamato fry-bread) e coperto con chili, lattuga, pomodori a pezzetti, formaggio grattugiato e salsa piccante.
Il fry-bread può anche essere servito da solo o condito con miele e zucchero a velo (anche qui, simile alle pizzette fritte dolci servite in luoghi dell'Italia meridionale).
Bancarelle che vendono fry-bread e indian tacos sono una presenza inevitabile nelle feste e raduni dei nativi americani (powwow).

Hesburger

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Hesburger è una catena di fast food con sede a Turku, in Finlandia.
Fondata nel 1966 nei 10 anni seguenti alla sua fondazione, l'azienda si espanse in più di 60 città, aprendo sia in Finlandia che in altri paesi europei, tra cui Paesi baltici e Germania, più di 200 ristoranti. Venne tentata anche l'apertura di un fast food Hesburger in Siria ma fu presto chiuso per assenza di profitti. A Turku è presente anche un albergo di proprietà Hesburger, con annesso fastfood. Molti ristoranti di Hesburger offrono la copertura di WiFi.
Oggi è la più grande catena di ristoranti fast food finlandesi, con una presenza più forte nel mercato finlandese di quanto la McDonald's abbia negli Stati Uniti.
La catena di fast food di questa azienda vende principalmente hamburger, cheeseburger, insalate, patatine fritte, bevande non alcoliche, frappé e dolci.

Cosa bisogna fare se l'olio nella padella comincia a bruciare?

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Se , mentre si cucina, la padella con l'olio prende fuoco la cosa da NON fare assolutamente è gettare sopra dell'acqua. Se butti l'acqua sull'olio incandescente, la padella si trasformerà in una piccola bomba: Il fenomeno si definisce scientificamente boilover e si verifica quando si tenta di estinguere un principio di incendio, di olio o combustibile petrolchimico contenuto in contenitore aperto, usando dell’acqua.

Il punto di ebollizione dell’olio e dell’acqua, infatti, differisce di circa 200°C. Se l’acqua bolle a 100°C, l’olio ha bisogno di ben 300°C per raggiungere il punto di ebollizione.

All’atto di versare l’acqua sul fuoco causato dalla combustione dell’olio, l’acqua, avendo una densità ed un peso specifico maggiori, si deposita sul fondo del contenitore vanificando l’azione di estinzione del fuoco ed evaporando istantaneamente, moltiplicando così il suo volume iniziale fino a 1700 volte!

A contatto con l’olio bollente, dunque, l’acqua passa direttamente dallo stato liquido allo stato gassoso



Ogni anno sono tantissimi gli incidenti domestici che avvengono, in alcuni casi sono anche molto gravi. E’ proprio in cucina che il rischio di andare incontro ad un incidente domestico è molto alto.

Il consiglio è quello di coprire la padella con il suo coperchio in modo tale da togliere l’ossigeno e di conseguenza la fiamma si spegnerà, poichè la combustione , avviene appunto proprio tramite l'ossigeno.

Oltre al consiglio di non versare l’acqua sull’olio in fiamme è importante anche non versare l’olio nello scarico del lavabo o altrove perchè potrebbe andare a rovinare le superfici a contatto, andando ad incendiare anche altri oggetti presenti nella stanza.


Zwiebelkuchen

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Zwiebelkuchen (in tedesco "torta di cipolle") è una gustosa torta di cipolle tedesca a base di cipolle al vapore, pancetta a dadini, panna e semi di cumino su un impasto lievitato o lievitato.



Cosa pensano i camerieri dei ristoranti raffinati delle persone che vogliono portare a casa gli avanzi?

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Sei mai stato in un ristorante raffinato? Forse pensi che una porzione in un ristorante raffinato sia qualcosa del genere:



Un'enorme fetta di carne, una tonnellata di patate, una serie di salse e cosi via. Ebbene, non è cosi. I ristoranti raffinati si assicurano di servire porzioni accuratamente misurate che ogni commensale può mangiare. Di seguito puoi vedere i piatti di diversi ristoranti raffinati.


Sadler, pancotto (pane, olio extravergine di oliva Laudemio, tuorlo d'uovo cotto nel ghiaccio, cereali, tartufo nero, rosmarino)


Duomo, cannolo salato con ricotta, caviale e gambero rosso di Mazara del Vallo



Joia, Porto del Sole (tatin salato di cipollotti con crema di quark e balsamico alla fragola)


Enoteca Pinchiorri, panzenella (gelatina e striscioline di cetriolo, spuma di pomodoro e petali confit, profumo di cipolla rossa, pan di spagna al basilico)



Locanda Perbellini, crostata di frutta fresca e crema pasticcera


La maggior parte di questi ristoranti offre sia un menù à la carte che uno o più set di degustazione con un numero di portate compreso tra 5 e una dozzina che presentano il meglio dei piatti offerti dal ristorante.



Joia, un raffinato ristorante vegetariano di Milano, a pranzo offre solo il piatto quadro, un set di cinque piccole porzioni di cibo. Questo è accuratamente calcolato per essere un pasto completo che puoi mangiare completamente e che soddisfa la tua fame senza essere eccessivo.

Non conosco un vero ristorante di cucina raffinata che ti darà più cibo che potresti mangiare in un pasto. Quindi, portare a casa gli avanzi non è una possibilità. Non avrai avanzi. E non dovresti lasciare cibo nei piatti, perché è un segno che non ti è piaciuto il cibo, quindi è profondamente scortese nei confronti dello chef. (A meno che non ti piacesse il cibo!)


 
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