Asiago

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Il formaggio Asiago è un prodotto caseario di latte di vacca a pasta semi-cotta e a denominazione di origine protetta.


Storia

La storia del formaggio Asiago si perde in quella delle popolazioni dell'Altopiano di Asiago, da cui trae il nome. Convenzionalmente la sua origine si fa risalire intorno l'anno Mille, essendo rarissime le testimonianze, provenienti dall'altopiano asiaghese, relative ai secoli precedenti.
Tra il decimo ed il quindicesimo secolo nell'altopiano dei Sette Comuni, fertilissimo di buone erbe, l'allevamento ovino era l'attività predominante. Grazie ad esso si produceva un gustoso formaggio di latte di pecora e si ricavava la lana destinata alle attività tessili, artigianali prima ed industriali poi, delle valli dell'Alto Vicentino.
Con la modernizzazione delle tecniche, intorno al 1500 gli allevamenti bovini cominciarono gradualmente a sostituire quelli ovini. Tale sostituzione si completò definitivamente solo attorno al XIX secolo. In tale periodo la tecnica casearia, che ancor oggi si conserva nelle malghe altopianensi, venne notevolmente affinata e si trasferì anche nei piccoli e medi caseifici, disseminati nella zona di produzione.
La produzione dell'Asiago, prevalente fin a metà Ottocento sull'altipiano omonimo, si estese poco a poco anche nella parte pedemontana, nelle zone di pianura limitrofe e nelle vicine malghe trentine. La causa principale di tale diffusione fu l'ingente spopolamento dell'Altopiano dei Sette Comuni, dovuto all'utilizzo del territorio quale linea di fronte durante la prima guerra mondiale. In quel periodo, si produceva solo l’Asiago d'allevo (detto nel dialetto locale “pegorin”), le cui forme, fragranti a seconda della lavorazione e della maturazione, venivano tagliate solo dopo mesi di stagionatura.
Negli anni venti cominciò invece la produzione di un formaggio Asiago a più breve stagionatura, chiamato Asiago pressato, le cui forme, appena prodotte, sono sottoposte ad una pressatura sotto torchi manuali od idraulici. Si tratta di una variante tecnologica che veniva già adottata nelle malghe o negli alpeggi, soprattutto nel primo periodo di monticazione del bestiame. Questo prodotto "nuovo" ha incontrato il gusto del consumatore moderno, che privilegia i sapori dolci e morbidi.
Nel 1955 il formaggio Asiago ottenne la Denominazione Tipica e, successivamente, con il D.P.R. del 21 dicembre 1978, la Denominazione d'Origine Protetta.
Nel 1979 nacque il "Consorzio per la tutela del formaggio Asiago", creato da 56 caseifici sociali per salvaguardare le caratteristiche della produzione casearia, con lo scopo di perfezionare qualitativamente e quantitativamente il formaggio, di promuoverlo commercialmente e di vigilare sul corretto uso delle denominazioni, dei contrassegni e dei marchi consortili, gestendo le eventuali azioni giudiziarie per reprimere abusi e irregolarità.
Il secolo attuale portò fama e fortuna all'Asiago; s'incominciò a produrlo in quantità sempre maggiori, cosicché il mercato poté disporre di prodotto sufficiente a soddisfare la sempre crescente richiesta.
Oggi l'Asiago è il quarto formaggio DOP di latte bovino del nostro Paese, per quantità prodotta. Il formaggio Asiago è conosciuto da oltre il 95% degli italiani. La strada che ha portato dalle 7.100 tonnellate iniziali alle oltre 23.000 attuali ha costituito una crescita che trova pochi riscontri nel settore e che ha generato negli anni una redditività della filiera del latte, la quale ha consentito, anche attraverso il fenomeno aggregativo cooperativo (latterie sociali), la continuazione di allevamenti di piccole dimensioni (fattorie a conduzione familiare).



Zone di produzione

La produzione di formaggio Asiago è oggetto di tutela D.O.P. (Denominazione di Origine Protetta), deve quindi avvenire all'interno di un territorio circoscritto e solo con materia lattea proveniente da allevamenti ricadenti nel suo ambito.
La zona di produzione dell'Asiago è identificata nelle province di Vicenza, Trento e in parti confinanti con esse di quelle di Padova e Treviso, corrispondenti alla loro fascia pedemontana, inclusiva dei prati irrigui circostanti le relative, copiose risorgive.
La produzione di Asiago è tipica dell'omonimo altipiano, in cui avviene in numerosi caseifici e, nella sola estate (per il tempo di vegetazione delle erbe spontanee), nelle caratteristiche malghe di proprietà privata o, più spesso, collettiva, in virtù di usi civici antecedenti la formazione del diritto statuale italiano e da esso recepiti come fonte normativa di tipo consuetudinario.
Le malghe sull'Altopiano dei Sette Comuni sono oltre 100 e costituiscono per estensione e per numero il più importante sistema d'alpeggio dell'intero arco alpino.



Dettagli Produzione

Il formaggio D.O.P. “Asiago” si produce solo con latte fornito da bovini allevati nelle zone dove risiedono i caseifici produttori situati in (vedi mappa):
  • Provincia di Vicenza: tutto il territorio.
  • Provincia di Trento: tutto il territorio.
  • Provincia di Padova: il territorio dei comuni di Carmignano di Brenta, S. Pietro in Gù, Grantorto, Gazzo, Piazzola sul Brenta, Villafranca Padovana, Campodoro, Mestrino, Veggiano, Cervarese S. Croce e Rovolon.
  • Provincia di Treviso: il territorio così delimitato: prendendo come punto di riferimento il paese di Rossano Veneto, in provincia di Vicenza, il limite segue la strada Rossano – Castelfranco Veneto fino al suo incrocio con la strada statale n. 53 “Postumia”. Esso costeggia tale strada, attraversa la tangenziale sud di Treviso, fino alla sua intersezione con l'autostrada di Alemagna. Il limite prosegue a nord lungo il tracciato di detta autostrada fino al fiume Piave. Piega quindi ad ovest lungo la riva destra di detto fiume fino al confine della provincia di Treviso con quella di Belluno. Da questo punto il limite si identifica con il confine della provincia di Treviso fino al punto di incontro di questo con il confine della provincia di Vicenza.



Il consorzio per la tutela del formaggio Asiago

Il Consorzio nasce a Vicenza il 26 giugno 1979 con lo scopo di tutelare la produzione della specialità casearia dell'Altopiano di Asiago e dei Sette Comuni dalle imitazioni estere che invadevano il mercato.
Oggi il Consorzio per la tutela del formaggio Asiago conta 5 soci stagionatori e 41 soci produttori. La filiera produttiva dell'Asiago è costituita da oltre 1630 aziende agricole, con una produzione di latte trasformata annualmente in Asiago DOP superiore a 2,1 milioni di quintali.



Tipologie

Il formaggio Asiago viene sostanzialmente prodotto in due tipi diversi: pressato (fresco) e d'allevo (stagionato) che a sua volta a seconda della durata della stagionatura si divide in tre categorie.
Asiago pressato: viene prodotto utilizzando latte intero. Viene lavorato a pasta semicruda e durante la prima cottura del latte a 35 °C si aggiungono fermenti specifici e caglio liquido. Ottenuta la cagliata, si procede a liberarla dal siero ed a romperla a dimensione di un guscio di noce, quindi, si cuoce nuovamente a 45 °C circa. Dopo questa operazione si esegue una prima salatura a secco e si ripone la pasta in appositi stampi a pareti forate; a questo punto la forma viene pressata con un torchio, solitamente idraulico, per circa quattro ore.
Successivamente le forme vengono avvolte lateralmente con fascere di plastica, che imprimono il marchio Asiago attorno a tutta la forma e vengono messe in un locale, chiamato "frescura", per 2-3 giorni ad asciugare. Si tolgono le fascere per eseguire l'ultima salatura mediante un bagno in salamoia per altri due giorni ed infine si mettono le forme a maturare per un periodo che va dai 20 ai 40 giorni. Il formaggio finito si presenta con forma cilindrica dal diametro di 30–40 cm e l'altezza di circa 15 cm. Il peso medio di una forma è di 11–15 kg.
La crosta è sottile ed elastica; la pasta interna è morbida, burrosa, di colore bianco o leggermente paglierino e con occhiatura irregolare. Il sapore dolce e delicato, ricorda la panna ed il latte appena munto. Ottimo come formaggio da tavola, si presta egregiamente anche a molteplici ricette.
Asiago d'Allevo: lavorato a pasta semicotta, con latte vaccino proveniente da due mungiture, mattutina e serale, di cui una scremata per affioramento naturale. Per questo tipo di Asiago, la cagliata viene rotta con un apposito strumento chiamato "spino" così da raggiungere la dimensione di un chicco di riso; successivamente la cagliata viene cotta altre due volte prima a 40 °C e poi a 47 °C. A questo punto il prodotto grezzo, dopo essere stato posto nelle fascere che imprimono il marchio Asiago, è salato in leggera salamoia e messo a stagionare.
La durata della stagionatura darà luogo alla denominazione di vendita:
  • Asiago mezzano, stagionato per 3-8 mesi. La pasta è compatta, anche se ancora abbastanza morbida, di colore paglierino abbastanza intenso, con occhiatura di piccola e media grandezza, molto gustoso ma ancora dolce. Ottimo formaggio da tavola, magari abbinato a delle buone pere mature.
  • Asiago vecchio, stagionato per 9-18 mesi. A pasta dura, compatta, di colore paglierino, con occhiatura media e sapore deciso, tendente al piccante.
  • Asiago stravecchio, stagionato per due anni o più. La pasta è molto dura, granulosa, di colore paglierino, con occhiatura abbastanza piccola. Il sapore è intenso, avvolgente, penetrante. Questo formaggio è un'autentica e rara "perla" per i buongustai, soprattutto se l'affinamento si protrae per oltre due anni donando al formaggio un sapore unico. Straordinario abbinato alla polenta, ai funghi e a vini rossi importanti.
Si usano localmente varie altre denominazioni, come mezzanello (dolce o piccante), che si riferisce al grado di stagionatura e ai caratteri organolettici, che diventano più marcati con il protrarsi della maturazione; vezzena, sostanzialmente un asiago d'allevo prodotto nel contiguo altopiano delle Vezzene, e altre ancora, in genere collegate al caseificio di produzione.
Il prodotto finito, ha forma cilindrica con 30–35 cm di diametro e circa 10 cm di altezza; il peso di ogni forma varia dagli otto ai 12 chilogrammi. La crosta è sottile ma dura, liscia e regolare, di colore ambrato nel mezzano e bruno nel vecchio e stravecchio. Anche la pasta interna ed il sapore sono molto diversi a seconda della stagionatura e meritano quindi descrizioni separate.



Identificazione

Al formaggio viene posta una marcatura all'origine costituita da una serie di scritte "ASIAGO" e dal logo della DOP impressi sul bordo (scalzo) del formaggio, che ne attestano l'origine. Presenta inoltre un numero di matricola impresso sullo scalzo di ogni forma per identificare il caseificio produttore. Tutte le forme di Asiago sono numerate: dal numero si può risalire alla data di produzione, ai dati della lavorazione, ai nominativi degli allevatori produttori di latte.


Conservazione

La fetta deve essere tagliata perfettamente, avvolta nella pellicola, a temperature di 8-9 °C. L'asiago fresco si conserva meno di quello d'allevo, per cui si consiglia di consumarlo più velocemente. Quello d'allevo se è "stravecchio" si conserva con buoni risultati avvolto in una tela, anche a temperature più elevate.


Abbinamenti enogastronomici

L'Asiago fresco, per la sua delicatezza, richiede vini altrettanto delicati, bianchi freschi e leggeri o rosati morbidi e leggeri. Se servito come aperitivo può essere accompagnato anche spumanti secchi. Alcuni esempi: Valpolicella classico, Vernaccia di San Gimigniano, Biferno rosato, Franciacorta spumante brut. Per l'Asiago d'allevo la scelta del vino è in funzione della sua stagionatura, quindi più è stagionato più serve un vino strutturato. Alcuni esempi: Cabernet Colli Berici, Colli del Trasimeno rosso, Solopaca.
L'Asiago stagionato esalta le sue migliori caratteristiche con vini rossi fermi e di medio corpo, in particolare di vini DOC prodotti in Veneto. Alcuni esempi sono il Bardolino Superiore, il Merlara Rosso ed il Pinot Nero di Vicenza, dagli odori delicati e sapori asciutti e sapidi.



Valori nutritivi

Il contenuto proteico nell'Asiago è superiore a quello che si trova in un'eguale quantità di carne e varia da una media del 24% per l'Asiago fresco e del 28% per l'Asiago allevo. Per quanto riguarda i grassi, anche qui il contenuto si differenzia a seconda del tipo. L'Asiago fresco ha una percentuale di grassi sulla sostanza secca del 46-48%; l'Asiago stagionato del 42-44% (fonte: Istituto Lattiero Caseario e di Biotecnologie Agroalimentari di Thiene). Inoltre, il contenuto in colesterolo è modesto in rapporto alla percentuale di grassi. I sali minerali compresenti nella composizione del latte (calcio e fosforo) si conservano largamente nel formaggio, dove si aggiunge - nella lavorazione - il cloruro di sodio (sale) in quantità variabile a seconda che si tratti di una pasta più o meno "dolce", da 1,5gr/100gr. dell'Asiago fresco a 2,5gr/100gr. dell'Asiago stagionato. Il ph assume valori attorno al 5,50-5,60, confermando che l'Asiago è formaggio "dolce" poco fermentato, con abbondante presenza di fermenti lattici vivi, nel caso del tipo fresco, stante la breve stagionatura. Contiene vitamine in significative quantità del tipo A, B, B2, e PP. Contenuto calorico: 382 calorie per l'Asiago stagionato e 368 per l'Asiago fresco su 100gr di prodotto.
Asiago 1 porzione pari a 28 g fornisce:
  • Energia: 110 calorie (460 kJ)
  • Proteine: 7,5 g
  • Carboidrati: 0,67 g
  • Grassi totali: 8,7 g
  • Fibre: 0,0 g
  • Eccellente fonte di: Calcio (226 mg)
  • Buona fonte di: Fosforo (145 mg)





Ci sono vantaggi nel mangiare con le bacchette rispetto alle posate?

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I vantaggi sono:

  • Non fori il cibo che in molti casi è utile;

  • Ti servono il cibo in bocconi già delle giuste dimensioni;

  • Non metti in bocca oggetti metallici;

  • Non sono necessari i coltelli a tavola;

  • Nei ristoranti le bacchette sono nuove ogni volta;

Usare le bacchette è molto semplice, quando te lo insegna un Cinese.



La pizza di Chicago è davvero una "pizza a piatto profondo"?

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Ci sono TRE stili di "pizza in stile Chicago".

Gli abitanti di Chicago di solito mangiano la "tavern-style pizza", con una crosta molto sottile (molto più sottile di una tipica fetta di pizza di New York). Queste pizze sono tradizionalmente tagliate quadrate (ma la pizzeria la taglierà come preferisci) e la pizzeria in genere saprà cosa intendi se chiedi che la pizza sia ben cotta (formaggio rosolato). Il mio preferito è Aurelio's, e hanno diversi ristoranti fuori dall'area di Chicago. Il loro slogan è "Tell 'Em Joe Sent Ya", ma sia Joe Aurelio che Mama Aurelio sono purtroppo ormai chiusi. Da quello che posso dire, il ristorante originale almeno rimane fedele a quello che ho mangiato molti anni fa.

Poi ci sono il piatto fondo e il ripieno, che sono diversi. Il piatto fondo ha una crosta spessa; è così denso che il formaggio è sotto i condimenti e la salsa per non bruciare, ma il tutto è cotto insieme. Questo è quello che ottieni all'originale Pizzeria Uno e Pizzeria Due, ma non quello che ottieni alla catena Pizzeria Uno. Mi piace il piatto profondo, ma l'ho mangiato solo una mezza dozzina di volte; Uno e Due sono sempre affollati, ed è una pizza molto volutamente pesante. Ecco come appare:



Quando dici "pizza in stile Chicago", ciò a cui pensa la maggior parte delle persone al di fuori di Chicagoland è la pizza farcita. Potrebbero esserci altri posti dove averla, ma per me è associato a Giordano's, una catena di Chicago. La crosta è strutturata come una vera e propria crosta di torta e deve essere per lo più cotta prima di essere farcita. L'ho mangiata forse un paio di volte. So che alcune persone lo adorano, ma è solo una massa appiccicosa di mozzarella insapore secondo me. Giordano's fa altri tipi di pizze, quindi preferisco quelle. Ecco una pizza farcita:




Come vengono coltivate le angurie quadrate?

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Le angurie quadrate sono un bel trucco di marketing (in passato costavano quasi $ 50) e la loro forma consentiva un trasporto più facile.



Le angurie quadrate sono trasformati meccanicamente , inserite in scatole che danno al frutto che sta crescendo la forma di un cubo perfetto. Quindi non si tratta OGM e di altre modificazioni genetiche. Le deformazioni che ne derivano non influenzano i valori nutrizionali, il colore, l'odore o il sapore finali del frutto.

Se vuoi, c'è anche quella a forma di cuore.




Quali sono gli effetti negativi del consumo di bistecche poco cotte?

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Dipende da COME è cruda e se la carne è stata avariata.



Vedi, anche se la bistecca fosse servita BLU, essenzialmente una bistecca che è stata appena scottata all'esterno lasciando la carne all'interno praticamente cruda, sarebbe al sicuro.

I batteri non riescono a penetrare la superficie di una bistecca di manzo (è leggermente diverso con alcune altre carni). In quanto tale, fintanto che la rosolatura fosse abbastanza a lungo a una temperatura abbastanza calda, andrebbe bene.

Per quanto tempo? Bene, la rosolatura viene solitamente eseguita a 400 ° F / 204,4 ° C e oltre. La maggior parte dei ristoranti scotta a una temperatura di 500+ ° F.


Come puoi vedere dal grafico qui, bastano pochi secondi per uccidere i batteri a 167 ° F / 75 ° C. In quanto tale, è praticamente un'uccisione istantanea a 400+ ° F.

Quindi non me ne preoccuperei. Un piatto giapponese, Beef Tataki è proprio questo, carne di manzo scottata cruda. È fantastico perché lascia che sia la carne a parlare da sola.




Birra Rosian

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La Birra Rosian è stata la birra prodotta dalla Fabbrica di Birra Rosian, fondata nel 1852 da Luigi Rosian, nel comune di Faido, nel Canton Ticino. Fu la prima fabbrica della bevanda tra Airolo e il Nord Italia. Divenne molto conosciuta per la qualità della birra prodotta, la quale vinse molti premi. La birreria si occupava pure della produzione del ghiaccio e dello spirito di birra. A causa della forte concorrenza l'azienda venne venduta alla Birra Bellinzona nel 1972.


Storia

La fabbrica venne fondata da Luigi Rosian, un uomo di origine bavarese giunto a Faido alcuni anni prima. La birra a quei tempi era ancora pressoché sconosciuta. Inizialmente la produzione era molto limitata, quanto bastava per dissetare gli abitanti della zona e per far conoscere la nuova bevanda. Il successo arrivò presto e la fabbrica si ingrandì. Si cominciò a vendere la Birra Rosian in tutto il Ticino.
Dopo la morte del fondatore prese in mano l'azienda il figlio Emilio Rosian, già birraio esperto grazie alle scuole specializzate frequentate nella Baviera. Molte furono le innovazioni portate dal nuovo dirigente: la costruzione di acquedotti per la fabbrica, la creazione di una centrale idroelettrica privata, l'impianto per la produzione e la conservazione del ghiaccio, e altro ancora. In quel periodo la birreria raggiunse i massimi storici, grazie anche ai lavori per la costruzione della Galleria ferroviaria del San Gottardo. Elevata fu la quantità di birra richiesta dai numerosi lavoratori.
Nel 1918 ci fu una crisi per la fabbrica, dovuta alla Prima guerra mondiale. L'impossibilità di procurarsi le materie prime necessarie hanno portato l'azienda sull'orlo del fallimento, ma grazie alle fatiche del successore Luigi Rosian Jr. la fabbrica rimase in vita.
Negli anni seguenti furono rinnovati molti impianti di produzione, si festeggiò il centesimo anniversario e la produzione continuò senza troppi problemi.
Negli ultimi dieci anni di vita la birreria di Faido produsse birra in quantità sempre minori di anno in anno, a causa della forte concorrenza creatasi dopo la liberalizzazione del mercato della birra.
Nel 1972 la birreria Rosian cessò la propria attività e venne acquistata dalla Birra Bellinzona, a sua volta assorbita dall'attuale Eichhof.


Curiosità

  • Buona parte del luppolo presente in Leventina è cresciuto a causa della coltivazione della birreria Rosian, attiva nei primi anni di fondazione dell'azienda.
  • Nella fabbrica era presente un piccolo bar con giardino, dal quale si poteva gustare la birra appena prodotta. Un'usanza degli abitanti di Faido era trovarsi la domenica pomeriggio nel giardino del bar.



Marche prodotte

  • Lagerbier
  • Spezial Hell
  • Starkbier
  • Bockbier

Birra Livorno

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La Birra Livorno è stata una fabbrica di birra italiana attiva fra il 1893 ed il 1939 fino alla definitiva chiusura nel 1979 dopo l'acquisizione della Birra Peroni.


Storia

Nel 1893 la famiglia De Giacomi, industriali birrai di Chiavenna, rilevò al tribunale fallimentare la piccola fabbrica di birra creata a metà dell'Ottocento da Ottavio Guglielmo Kieffer. Nel 1887 la birreria fondata da Ottavio Guglielmo era passata al figlio Emilio che insieme all'imprenditore Gino Del Moro avevano fondato la Società Kieffer-Del Moro.
Dopo l'acquisto, il direttore della fabbrica Giuseppe De Giacomi fece ampliare e modernizzare la birreria lanciando sul mercato nazionale il marchio Birra Livorno.
Negli anni trenta del Novecento raggiunse la produzione di 25.000 ettolitri e crebbe la presenza sul mercato dell'Africa Orientale Italiana.
Nel 1937 la Società Birra Peroni iniziò ad interessarsi alla Birra Livorno, le cui quote di mercato erano in aumento soprattutto in Toscana. Nel 1939 acquisì definitivamente l'impianto.
Fino al 1942 la produzione birraia non risentì degli eventi bellici. Il 10 aprile 1943 con decreto ministeriale fu cessata la vendita ai civili e la produzione fu dirottata verso le armate tedesche.
Fra maggio e giugno 1944 l'industria fu bombardata dagli Alleati e subì ingenti danni bloccando la produzione. Nell'aprile 1946 ripartì la produzione.
Nel 1979 cessò la produzione della birra e rimase solo l'impianto di confezione. Nel 1984 chiuse anche come deposito.
Negli anni successivi la storica fabbrica della birreria, ubicata nel cuore della Livorno ottocentesca, fu rasa al suolo per far posto ad un vasto complesso edilizio.
Nel 2010, dopo più di cento anni dalla nascita della Birra Livorno, il proprietario della Birreria Artigianale Brunz di Empoli, dopo aver registrato il marchio, ripropone e promuove questa birra, commercializzata in bottiglia nella città e provincia di Livorno.

 
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