Che metodo di cottura è la stufatura?

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Un piatto che richiede una lunga cottura


Lo stufato viene spesso confuso con lo spezzatino e il brasato. E' una cottura lenta che si protrae nel tempo in un recipiente di vario materiale con coperchio sopra. Il termine stufato deriva da stufa che nelle case di una volta serviva per riscaldare il focolare ma anche per cuocere. Si tratta di una cottura sotto i 100°C che favorisce l'intenerimento di carni non pregiatissime meno nobili ricche di fibre che in questo caso invece vengono ammorbidite immerse nel brodo. I contadini usavano il sugo di cottura come companatico. Con il metodo della stufatura si cucina il ragù bolognese, il ragù napoletano, la fricassea e anche lo spezzatino.

Nella tradizione si usava rosolare le carni o gli altri alimenti per aromatizzare la cottura e formare la reazione di Maillard. In genere si usa una base di odori e successivamente si aggiungono le verdure aggiungendo il brodo e un pò di vino eventualmente e portando il tutto all'ebollizione coprendo il recipiente. Il brasato viene preferito alla stufatura per i pezzi più grandi di carni e si può cucinare anche nel forno.

Nella ristorazione lo stufato si fa nei recipienti sui fornelli, nel forno professionale, nella brasiera e nella ristorazione collettiva si usa la pentola industriale con o senza mescolatore, ribaltabile o no. Lo spezzatino si può fare anche con la cottura a bagnomaria con un ottimo risultato.


Ottimo grazie alla cottura nel forno professionale


Spezzatino invece vuol dire carne "spezzata" tagliata a trincetti, cubetti. Lo stufato non è solo fatto con la carne ma è un tipo di cottura anche per verdure, pesce e legumi (fagioli etc). Già l'Artusi nel capitolo degli Umidi ne "La scienza in cucina e l'arte di mangiar bene (1895)/Ricette/Umidi" ne aveva parlato ampiamente.

Una cottura salutare. Se non viene fatta la rosolatura e dunque senza aggiunta di grassi la cottura è più leggera. Anche il tipo di carne è importante: meglio preferire quelle magre che però spesso sono meno tenere e meno saporite e quindi vanno condite di più in cottura e risultano alla fine più pesanti.

Alimenti Lo spezzatino si può fare con carni bianche, rosse, selvaggina, pesci come baccalà e anguilla, verdure e anche funghi.

Infine: qual è la differenza con il brasato? Il brasato deriva da "brasi" brace in piemontese. Su una casseruola messa sul fuoco si cuoce un pezzo intero di carne dopo averlo rosolato. Da qui brasare e anche il nome delle brasiere professionali, ideate per le cotture "umide".



Quali alimenti non dovrebbero essere conservati in frigorifero?

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La mozzarella.



Questo alimento non va mai messo in frigo, nemmeno d'Estate. Se si vuole raffreddarla va conservata nella sua busta di plastica insieme al suo latticello e messa in un recipiente pieno d'acqua e ghiaccio.


I pomodori.



Il freddo li conserva ma ne altera il sapore, li rende farinosi e ne impedisce la maturazione. Meglio conservarli nella cesta della frutta.


Il basilico.



Il freddo ne altera il sapore, inoltre in frigo tende a prendere l'odore di altri alimenti e appassisce. Meglio metterlo in un vaso con acqua oppure pulirlo, farlo asciugare e congelarlo.


L'aglio e le cipolle.



Il freddo fa germogliare l'aglio piú in fretta e lo fa diventare molle e gommoso per cui meglio evitare, conservarlo in un luogo asciutto. La cipolla invece col freddo marcisce rapidamente e per di piú riempie il frigo col suo tipico odore. Meglio conservarla in un luogo asciutto e buio, possibilmente avvolta nella carta.


Le patate.



Il freddo accelera la maturazione trasformando l'amido, rendendole farinose e dolciastre ed accelerando la maturazione. Vanno conservate in un luogo asciutto e buio e avvolte nella carta per non farle umidire. Se diventano verdastre significa che si é formata solanina, un alcaloide tossico, e vanno buttate.


L'avocado.



Questo frutto arriva acerbo sui banchi dei supermercati quindi non va messo in frigo proprio per farlo maturare. Il freddo inoltre lo rende molle e di colore scuro quindi meglio evitare di conservarlo lí, meglio metterlo nel cesto della frutta.


Le banane.



Non ci sarebbe nemmeno bisogno di dirlo; le banane in frigo non maturano diventando molli e nere, vanno messe nel cesto della frutta.


L'olio.



Che sia d'oliva o di semi non importa, l'olio non va mai messo in frigo. Il freddo ne altera il sapore e il colore e l'umidità favorisce l'irrancidimento. Meglio conservarlo al buio nella sua bottiglia scura.


Il pane.



lI freddo lo fa diventare secco e friabile e la troppa umidità favorisce lo sviluppo di muffe. Meglio conservarlo nella sua busta di carta o ancora meglio nella sacca di cotone apposita.


Il miele.



Questo é un errore che fanno in troppi. Il miele non va messo in frigo perché col freddo cristallizza facilmente diventando duro e con un sapore alterato. Meglio metterlo in una credenza e al buio per evitare anche qui la cristallizzazione.

Cucina lettone

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La cucina lettone (Latviešu virtuve) è l'espressione dell'arte culinaria della Lettonia ed è stata profondamente influenzata dalla cucina tedesca, russa e dei restanti paesi della regione baltica.

Pasti
La popolazione lettone è solita consumare tre pasti al giorno. La colazione è leggera e consiste in sandwich o un'omelette, accompagnata con una bevanda, solitamente latte. Il pranzo è consumato da mezzogiorno alle 15.00 ed è il pasto principale della giornata, comprendendo diverse portate tra cui una zuppa come primo ed un dolce. La cena è l'ultimo pasto della giornata e comprende diverse portate. È comune la consumazione di cibi precotti o surgelati.

Alcolici
Tra gli alcolici vi è il Balsamo Nero di Riga, un liquore composto da piante, fiori, frutti per un totale di 25 ingredienti.


Un tipo di pasta poco conosciuta e che si cucinava in passato

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Le busiate trapanesi.

Le busiate sono un formato di pasta che accoglie il sugo in maniera strepitosa. Ecco perché vengono spesso arricchite con condimenti corposi come il sugo a base di pesce spada e pomodorini.



Piatti tipici svedesi

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Anche se i paesi scandinavi, in particolare la Svezia, sono noti soprattutto per i loro piatti di pesce, ci sono molte altre ricette davvero gustose.


  • Raggmunk & Lingonberries

Il Raggmunk è un tipico piatto invernale svedese. Gli svedesi preferiscono non usare le patate appena raccolte, che è uno dei motivi per cui il piatto viene tipicamente consumato durante il periodo invernale. Raggmunk è una frittella di patate svedese che viene fritta nel burro e viene solitamente servita con maiale fritto o con i famosi mirtilli rossi svedesi. Secondo la maggior parte degli svedesi, i mirtilli rossi vanno con tutto.



  • Jansson’s Temptation

Il Jansson's frestelse (tentazione di Jansson) è un classico piatto natalizio svedese che consiste in una cremosa casseruola di patate e acciughe. Il piatto può essere servito in qualsiasi periodo dell'anno, ma gli svedesi preferiscono mangiarlo durante le festività natalizie. Il piatto prende il nome da Pelle Janzon, una cantante lirica svedese nel 1900 ed era nota per essere un amante del cibo.



  • Knäckebröd

Il pane croccante, spesso noto come knäckebröd in svedese, un tempo era considerato il cibo dei poveri. Il pane è anche uno dei contorni più comuni servito insieme a un piatto principale.



  • Gubbröra

Non c'è dubbio che il pesce sia una tradizione culinaria svedese e, in questo caso, Gubbröra è un'insalata di acciughe a base di uova, servita su una sottile fetta di pane scuro e presentata principalmente durante le feste. Può anche essere servito come antipasto o spuntino di mezzanotte. Suona strano? Non per gli svedesi che amano questo piatto tradizionale.



  • Toast Skagen

E' del pane saltato insieme a gamberi, uova di coregone, senape di Digione, maionese e aneto fresco. Il nome della specialità proveniva da un porto peschereccio nella parte settentrionale della Danimarca. Dalla seconda guerra mondiale, è stata una tradizione culinaria svedese per le occasioni speciali.



  • La torta della principessa

La terza settimana di settembre è ufficialmente la settimana della torta della principessa poiché la principessa svedese, Märtha, è nata il 22 settembre. Ovviamente, la torta può essere servita in altre occasioni come feste speciali o compleanni. La storia dietro il nome della torta viene dalle figlie del principe Carl Bernadotte: le principesse Margaretha, Märtha e Astrid, che adoravano la torta che la loro insegnante Jenny Åkerström le preparava per i loro compleanni.




Qual è il miglior modo per cucinare il seitan?

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Consigli da parte dell’unico italiano che non si considera chef e che tende a cercare sempre la massima combinazione “minima fatica, massima resa”.

Attenzione: parlo di seitan al naturale. Quello già aromatizzato in genere è spettacolare già cosi.

Dicevamo:

  1. Lo tagli a listarelle (si dice così? Intendo parallelepipedi lunghi, poco alti e stretti), lo spari nella pentola quando l’olio è caldo. Nell’olio ci infili qualche spezia goduriosa e un po’ di sale. Poi lasci il seitan che si cucini per bene, deve risultare simile alla carne visivamente, e magari anche con una crosticina che a noi zozzoni piace tanto.

  2. Lo infili in una bistecchiera/tostiera dopo aver messo un po’ di sale e origano/timo/paprika/quel che ti pare ambo i lati. Ecco. Non serve altro.

  3. Poi c’è chi lo fa tipo arrosto ma non sono capace. Cerca sul web.

  4. E chi ci fa il ragù. Cerca sul web.

  5. E chi lo fa tipo tagliata, in quel caso non cercare sul web e limitati a comprare quello di Mediterranea.

Seitan. Io ti amo. Lo so che lo senti.


Perché le castagne costano così tanto ?

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La castagna, che nel passato è sempre stato considerato un frutto povero e umile, oggi raggiunge quotazioni paragonabili a quelle di tartufi e funghi pregiati, tanto che comprare un sacchetto di caldarroste all’angolo della strada dal venditore ambulante sembra ormai diventato un lusso (il prezzo di un sacchetto di circa 10-15 castagne va dai 2,50 ai 3 euro e anche oltre).

Quali sono i motivi?

Spesso si dà la colpa a un parassita micidiale per il castagno (Cinipide galligeno), come il responsabile delle sempre più basse raccolte ogni anno.

Altre volte invece si dà la colpa ai cambiamenti climatici, alla scarsa resa dei castagneti nostrani e, non ultima, la speculazione, che specie nelle grandi città fa lievitare i prezzi in modo incomprensibile.

Malgrado l’esborso e l’elevato apporto calorico, dovuto ad un’importante presenza di amido nel frutto, che la bandisce da qualsiasi dieta, pochi sono comunque disposti, soprattutto durante i freddi mesi invernali, a rinunciare al piacere di gustare un sacchetto caldo di fragranti caldarroste.


 
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