Il Bagnun: Una Prelibatezza della Tradizione Ligure

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Il Bagnun, una deliziosa zuppa di pesce tipica della Liguria, rappresenta un connubio perfetto tra tradizione marittima e sapori autentici. Nato nell'ottocento nelle zone di Sestri Levante, in provincia di Genova, questo piatto si è guadagnato nel corso degli anni un posto d'onore nella gastronomia ligure.

La preparazione del Bagnun è semplice ma ricca di sapore. Si utilizzano principalmente acciughe freschissime, cipolle rosolate, pomodori pelati, olio d'oliva extravergine e gallette da marinaio o pane biscottato. Questi ingredienti, sapientemente combinati, conferiscono al piatto un gusto unico e inconfondibile, che richiama le tradizioni culinarie delle comunità marine liguri.

Originariamente, il Bagnun veniva preparato a bordo dei leudi, le imbarcazioni utilizzate dai marinai liguri per commerciare tra la Liguria e la Corsica. Con il passare del tempo, questa zuppa di pesce è diventata una presenza costante sulle tavole liguri, tanto da essere celebrata annualmente durante la Sagra del Bagnun a Riva Trigoso. Durante questo evento, che si svolge durante i giorni di venerdì, sabato e domenica della terza settimana di luglio, il Bagnun viene preparato da volontari locali e distribuito gratuitamente durante la serata del sabato. Questa festa è un'occasione unica per gustare il Bagnun nella sua forma più autentica, preparato secondo le antiche ricette tramandate di generazione in generazione.

Sebbene un tempo il Bagnun fosse un piatto estivo, grazie all'estensione della pesca delle acciughe anche nelle altre stagioni, oggi è possibile gustarlo tutto l'anno. Numerosi locali pubblici della zona offrono questa prelibatezza marina anche al di fuori della Sagra, permettendo ai visitatori di immergersi completamente nei sapori e nelle tradizioni della Liguria.

Il Bagnun rappresenta un vero e proprio gioiello della cucina ligure, un piatto che incarna la passione per il mare e la genuinità degli ingredienti locali. Con il suo gusto inconfondibile e la sua storia ricca di tradizione, il Bagnun continua a conquistare i palati di chiunque abbia il privilegio di assaggiarlo.


Il Delizioso Mondo delle Acciughe Ripiene Liguri!

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Le acciughe ripiene, un piatto tradizionale della cucina popolare ligure, incarnano la ricchezza di sapori e la tradizione della cucina povera. Questo piatto, accessibile a tutti grazie all'uso di ingredienti comuni e economici, diventa un'opera d'arte culinaria quando preparato con amore e creatività.

Le acciughe ripiene hanno radici profonde nella cultura ligure, rappresentando un esempio di cucina povera che si trasforma in un'autentica delizia. La possibilità di utilizzare ingredienti comuni come il pane raffermo e avanzi di verdure rende questo piatto non solo gustoso ma anche sostenibile.


Ingredienti Magici: Le acciughe ripiene richiedono una sinfonia di sapori:

  • Acciughe fresche e saporite

  • Verdure di stagione come bietole, spinaci o lattuga

  • Mollica di pane immersa nel latte

  • Formaggio Parmigiano o Grana grattugiato per una nota di cremosità

  • Aglio e prezzemolo per un tocco aromatico

  • Olio extravergine di oliva per il carattere mediterraneo

  • Uova per legare il tutto

  • Sale, pepe, e pangrattato per l'eventuale impanatura


La creazione delle acciughe ripiene è un processo artistico che coinvolge diversi passaggi:

  1. Pulizia e apertura delle acciughe come pagine di un libro.

  2. Lessatura e tritatura delle verdure, unite a aglio, prezzemolo, e altri ingredienti gustosi.

  3. Mescolare il trito con mollica di pane, olio, uova, e formaggio grattugiato.

  4. Distribuire il ripieno sulle acciughe e chiudere con l'altra metà, mantenendo la pelle verso l'esterno.

  5. Opzionalmente, impanare e friggere o cuocere al forno per una versione più leggera.


Dopo la cottura, le acciughe ripiene meritano di essere presentate con cura. Dopo la frittura, asciugarle brevemente su carta da cucina per rimuovere l'olio in eccesso. Possono essere servite calde su un piatto riscaldato o a temperatura ambiente, perfette anche come antipasto.

Per accompagnare questo piatto, consiglio vini bianchi liguri tradizionali o vini leggeri da altre regioni, come il trebbiano di Romagna, per un matrimonio perfetto di sapori.

Le acciughe ripiene liguri sono un viaggio culinario attraverso la storia e la tradizione, un piatto che racconta storie di semplicità e gusto. Provare questa ricetta è immergersi nella cucina autentica, dove ogni ingrediente porta con sé il sapore del mare e il calore del Mediterraneo. Buon appetito!


L'Affascinante Mondo dell'Ash

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Il termine "ash" nelle lingue iraniche evoca subito l'immagine di una zuppa densa e ricca di sapori. La sua radice si trova nella parola "ashpaz" che significa "cuoco", sottolineando il ruolo cruciale di chi prepara questa prelibatezza nelle cucine iraniane e afghane.

L'ash è molto più di una semplice zuppa - è un'esperienza culinaria che incarna la ricchezza della cultura gastronomica dell'Iran e dell'Afghanistan. Gli ingredienti chiave includono noodle di grano, curcuma, una varietà di verdure fresche, legumi e spesso carne, con agnello, vitello o pollo che aggiungono una nota succulenta alla miscela.

Nella versione afghana, l'ash si presenta come una deliziosa combinazione di noodle e verdure immerse in una zuppa al pomodoro, creando una sinfonia di sapori vivaci. In Iran, la creatività culinaria si esprime attraverso varianti come l'ash reshteh, ash-e anar (con stufato di melograno), ash-e-jo (a base di orzo), ash-e doogh (con yogurt), ash-e sak (con spinaci), ash-e torsh (con sottaceti) e ash-e-shalqham (con rape).

Ciò che rende l'ash così speciale è la combinazione di spezie aromatiche, erbe fresche e la varietà di ingredienti che si uniscono in un concerto di sapori unici. La possibilità di guarnire l'ash con olio di menta, aglio, scalogno o yogurt aggiunge strati di complessità e personalizzazione, permettendo a ogni piatto di diventare un'opera d'arte culinaria.

L'ash rappresenta non solo un piatto, ma un capitolo vivido nelle storie culinarie di Iran e Afghanistan. Ogni variante è un viaggio attraverso la cultura, la tradizione e l'abilità degli chef che trasformano ingredienti comuni in un'esperienza gastronomica straordinaria. Provare un piatto di ash è immergersi in un mondo di sapori che risuonano con la storia e la passione di una regione ricca di tradizioni culinarie uniche.


Le Acciughe sotto Sale: Una Delizia Conservata nel Tempo

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Le acciughe sotto sale sono una prelibatezza conservata con il sale per un periodo che può estendersi fino a due o tre anni, racchiuse in contenitori di vetro noti come arbanelle.

Di solito, si acquista una cassetta di acciughe fresche da dieci chilogrammi e circa cinque chilogrammi di sale grosso. Queste acciughe vengono sistemate in arbanelle di vetro, con una quantità di due chilogrammi di acciughe e un chilogrammo di sale grosso sufficiente per riempirne una.

È essenziale procurarsi un disco di ardesia o vetro, una pietra per mantenere il tutto pressato, e un tappo di plastica. L'uso di tappi di legno richiede attenzione, poiché alcuni legni possono essere tossici. È fondamentale che i tappi siano appositamente preparati per uso alimentare, privati del tannino, una sostanza velenosa che si scioglie nella salamoia.

La salatura inizia con uno strato di sale sul fondo dell'arbanella, seguito da strati alternati di acciughe e sale. Un disco di ardesia o vetro, pesato da pietre rotonde, viene utilizzato per mantenere tutto pressato. Il peso deve essere di 0,04 kg/cm², secondo le specifiche del disciplinare. Questo processo, se seguito scrupolosamente, garantisce una compressione ottimale e sicura.

Altri contenitori utilizzati possono essere vasi cilindrici di creta, botticelle e tinozze di legno, o barili di plastica o acciaio, a seconda della tradizione locale e delle disposizioni del disciplinare.

Le acciughe vanno salate durante i mesi primaverili e estivi, preferibilmente da maggio a luglio. La scelta del momento giusto è fondamentale, evitando i periodi in cui sono presenti novellame piccolo. La provenienza delle acciughe, dal Mar Mediterraneo o bacini circostanti, influenza la qualità del prodotto.

La freschezza del pesce è cruciale, e le acciughe devono essere avviate alla lavorazione entro dodici ore dalla cattura. La classificazione del pesce fresco, freschissimo o marcio è basata su criteri quali l'aspetto della pelle, la consistenza delle carni, l'occhio limpido e altri indicatori.

La pulizia inizia rimuovendo le squame con delicatezza, seguita dalla rimozione della testa e delle interiora. Esistono tre metodi per questa operazione, ciascuno con le sue particolarità.

La dissalatura avviene facendo attenzione a non far entrare in contatto le acciughe con l'acqua dolce. La salamoia, una soluzione saturata di cloruro di sodio, è utilizzata per il processo di dissalatura. Il disciplinare prevede anche l'abbattimento delle acciughe a -20 °C per 24 ore per uccidere eventuali uova di anisakis.

L'arbarella rimane aperta all'aria, pressata e coperta di sale, per circa due mesi. La carne delle acciughe asciutte, se lasciata seccare, acquisisce un sapore immangiabile. Dopo due mesi, l'arbarella può essere chiusa con il suo coperchio, ma il pesce deve rimanere pressato e ricoperto di sale e salamoia.

La dissalatura avviene sotto l'acqua corrente per almeno un'ora. Le acciughe, una volta dissalate, possono essere immerse nell'olio con aromi come aglio, prezzemolo, origano o peperoncino.

Esistono molte varianti del processo, come l'aggiunta di pepe e peperoncino rosso, l'utilizzo di sardine o aringhe, o la conservazione della salamoia rossa come condimento. Gli scarti possono essere utilizzati per fare il garum, una salsa antica greco-romana.

Le acciughe dissalate sono versatili in cucina, adatte per insalate, pizza, pasta d'acciughe, e sono l'ingrediente principale della bagna càuda. La creatività in cucina non ha limiti, e le acciughe sotto sale offrono un mondo di sapori da esplorare e apprezzare.


Il "5 e 5": Un Delizioso Panino Livornese da Gustare e Celebrare

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Il "5 e 5" è un'icona gastronomica livornese, un panino che incanta i palati locali con la sua semplicità e bontà. Composto da una baguette, chiamata localmente "francesino" o "pan francese", questo prelibato panino è farcito con la celebre farinata di ceci, nota a Livorno semplicemente come "torta".

Il nome "5 e 5" si radica negli anni trenta del Novecento, quando sia il pane che la torta di ceci costavano 5 centesimi di lira ciascuno. La frase tipica del cliente che desiderava entrambi era: "vorrei 5 di torta e 5 di pane". Da qui, la torta di ceci divenne nota come "torta" e fu scelta come farcitura principale per il panino, che assunse il nome caratteristico di "5 e 5".

Con il passare del tempo, la ricetta si è arricchita: il pepe è stato introdotto, seguito dalle melanzane sotto il pesto, deliziosamente marinate.

Oggi, il "5 e 5" è una pietra miliare tra i prodotti tipici livornesi. È disponibile presso i rinomati "tortai" e in alcune pizzerie a taglio, spesso accompagnato da un bicchiere di spuma bionda. Dal 2021, il comune di Livorno organizza il "5e5 day", un evento annuale che celebra questo tradizionale street food labronico. Una giornata dedicata al gusto autentico e alle radici culinarie che rendono il "5 e 5" un patrimonio culinario da amare e preservare.



Abgoosht: Il Gustoso Calore della Cucina Iraniana

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L'Abgoosht, conosciuto anche come Dizi, è un capolavoro culinario che affonda le sue radici nella ricca tradizione gastronomica iraniana. Questo piatto, servito nei caratteristici contenitori chiamati dizi, incarna il calore e i sapori avvolgenti della cucina persiana.

Con un significato letterale di "succhi di carne" in persiano, l'Abgoosht è una zuppa sostanziosa a base di carne e una varietà di verdure o erbe aromatiche. La ricetta può variare a seconda della regione e dei gusti personali, ma mantiene la sua essenza nutriente e appagante.

Questa prelibatezza è accessibile a tutte le classi sociali e si rivela particolarmente popolare durante i mesi invernali. La sua preparazione coinvolge la cottura lenta di carne e fagioli, trasformandoli in una consistente purea. Il risultato può essere gustato in abbinamento a pane, cipolle o sottaceti, offrendo un'esperienza culinaria ricca e appagante.

Chiamato talvolta Dizi, questo termine non si riferisce solo al piatto stesso ma anche ai caratteristici recipienti utilizzati per cucinarlo e venderlo. La carne viene cotta a fuoco lento in una pentola chiusa con coperchio, preservando così i sapori e i succhi che rendono l'Abgoosht unico.

A Teheran, una delle varianti più amate è l'Abgoosht Bozbash. Questa versione del piatto, arricchita con agnello, pomodori, fagioli, coriandolo e succo di lime, cattura l'essenza dei sapori locali. Una sinfonia di ingredienti che si fondono in un'armonia gustativa indimenticabile.

L'Abgoosht è più di un semplice piatto; è un inno ai sapori sinceri e alle tradizioni che si tramandano attraverso le generazioni in Iran. Con il suo profondo legame con la cultura e il suo invito a condividere il cibo tra le persone di ogni classe sociale, l'Abgoosht continua a riunire gli amanti della cucina persiana in un abbraccio caloroso di tradizione e bontà.



Alla Scoperta degli Andarinos: Un'Eccellenza della Tradizione Sarda

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Gli Andarinos, gioiello culinario della Sardegna, sono molto più di semplici pezzetti di pasta; sono la testimonianza autentica di una tradizione contadina che risale ai tempi più antichi dell'isola. In questa breve odissea attraverso le loro origini e preparazione, scopriremo il fascino intramontabile di questa specialità.

L'origine esatta degli Andarinos può sfuggire alle cronache del tempo, ma è certo che si tratta di una tradizione che ha preso vita in Sardegna. L'isola, celebre per la sua produzione di pasta, ha segnato la storia con influenze genovesi, pisane e spagnole. Questa prelibatezza sarda aveva un destino speciale: essere esportata verso i porti catalani, Genova e Pisa. Ancora oggi, tracce di questa delizia sopravvivono nelle tradizioni pasquali di Ovada, dove gli "andarini" vengono serviti in brodo.

La prima menzione scritta degli Andarinos risale al XVII secolo, quando il "visitatore reale" Martin Carrillo, inviato dal re Filippo III di Spagna, deliziò il palato con questi piccoli capolavori durante un pranzo a Barcellona nel 1612. Un segno tangibile della presenza di questa prelibatezza nei banchetti sardi.

Attraverso il tempo, il frate domenicano Jean-Baptiste Labat e lo studioso Giovanni Spano contribuirono a tramandare l'esistenza degli Andarinos. Descritti come "specie di minestra" e indicati come parte integrante delle produzioni femminili sarde, questi piccoli gioielli di pasta erano un riflesso del lavoro delle donne legato alla panificazione.

Se per un periodo gli Andarinos rischiarono di scomparire, la Pro Loco di Usini nel 2000 ne riscoprì il valore. L'organizzazione ha dato vita alla manifestazione "Andarinos de Usini," una celebrazione che ha riportato in auge questa pasta unica nel suo genere. Il successo della sagra ha reso questo piatto parte integrante delle tradizioni locali, coinvolgendo anche le generazioni più giovani.

Ancora oggi, gli Andarinos sono preparati a mano, con una tecnica che risale a secoli fa. L'impasto di semola di grano duro e acqua, arricchito dal sale, viene lavorato con maestria per ottenere listelli che, grazie a movimenti rapidi, prendono forma elicoidale. La particolare decorazione a rilievo viene creata con l'aiuto di un vetro rigato o di un "chiliru" di giunco o asfodelo. Dopo la lavorazione, la pasta viene essiccata al sole sui "canistreddos" e, una volta pronta, si condisce con un "ghisadu" di carni miste e pecorino sardo.

Gli Andarinos sono un viaggio nel tempo, un assaggio di autenticità che persiste nonostante le sfide del progresso. Questa delizia sarda continua a incantare i palati con la sua forma unica e i sapori che parlano di storie tramandate attraverso le generazioni. Un elogio alla cucina sarda e al suo patrimonio unico!


 
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