Com'è nato il bacon e perché si chiama così?

0 commenti

 

Le origini del bacon risalgono al 1500 a.C.

Ciò che sorprende è che abbia avuto origine nell'antica Cina. A quel tempo, i cinesi stavano stagionando la carne di maiale con il sale dando vita a quello che sarebbe diventato il bacon.

Alla fine, attraverso le loro conquiste, Romani e Greci vennero a conoscenza del processo di stagionatura e iniziarono a produrre la propria pancetta.

La prima forma di pancetta degli antichi romani era conosciuta come petaso, che era una spalla di maiale bollita con fichi secchi, rosolata e servita con il vino. Si pensa che la parola "bacon" abbia molte possibili origini: la parola francese bako, il termine germanico bakkon e l'antica parola teutonica backe. Tutti termini che fanno riferimento alla schiena del maiale.

Nel 17° secolo la a parola "pancetta" si è evoluta per indicare la pancetta di maiale salata e affumicata che conosciamo e amiamo oggi.


Culàti di Valdagno

0 commenti




I culàti di Valdagno sono fette di rape bianche essiccate, prodotti nel tardo autunno per la conservazione. Tale tradizione sta scomparendo, venendo meno la necessità di conservare le rape con questo sistema. I Culàti erano consumati dopo essere stati cotti in padella, solitamente accompagnando piatti di carne.

Brasato

0 commenti





Il brasato è una carne cotta lentamente con vino, brodo e spezie.
La cottura prolungata a temperatura media, permette al collagene di sciogliersi e rendere la carne più morbida e appetibile.
Quando il brasato viene cotto in un liquido alcolico (vino o birra), è richiesta una marinatura.
Il fondo di cottura è molto importante per la realizzazione del piatto. Prima filtrato o frullato, poi ridotto e adagiato sul brasato tagliato a fette.
Brasare deriva dal termine dialettale "brasa", ovvero brace.
La pentola, contenente il pezzo di carne e il resto degli ingredienti, veniva circondata dalle braci e lasciata cuocere da un minimo di 2 ore fino a massimo di 7/8 ore (ciò dipende dal taglio della carne).
In Italia è un tipico piatto del nord della penisola ed è spesso servito con la polenta: esempio classico è il brasato al barolo.
È importante che il vino abbia una bassa acidità, come ad esempio nebbiolo (con le cui uve vengono fatti Barolo e Barbaresco) o il suo clone valtellinese chiavennasca (con cui vengono fatti Sassella o Inferno).
Il brasato si accompagna al vino stesso che si è usato per la cottura, in generale a vini rossi, corposi, come il Barbaresco e il Barolo ma anche frizzanti come la Bonarda.

Ciavarro

0 commenti

Risultati immagini per Ciavarro minestra



Il ciavarro (in dialetto ripano, "lu ciavarre") è un piatto originario della città di Ripatransone, nel Piceno, una sorta di minestra a base di legumi.
Una volta piatto tipico del 1º maggio, di quando cioè si poteva dar fondo alle rimanenze, poiché le provviste alimentari iniziavano ad essere integrate dai nuovi prodotti, "lu ciavarre" si può oggi preparare in ogni momento dell'anno, in quanto gli ingredienti sono in vendita nei supermercati e presso i Consorzi Agrari.
A Ripatransone, d'estate, ad esso viene dedicata un'apposita sagra.
Gli ingredienti di base che lo compongono sono: grano, orzo, granoturco, fava, favino, ceci, cicerchia, piselli secchi, fagioli borlotti secchi, fagioli bianchi piccoli, lenticchie.
I legumi ed i cereali devono essere messi a bagno in acqua tiepida ed in casseruole diverse per almeno quattro ore; poi si procede alla cottura con tempi diversificati. Le dosi di ogni ingrediente sono a piacere. Per il condimento occorrono (esempio per 4 persone): 200 grammi di pancetta affumicata, cinque spicchi d'aglio, cinque foglie d'alloro, rosmarino, mezza cipolla, 200 grammi di pelati, un pizzico di peperoncino, olio e sale. Appena il sugo è pronto, mescolarlo con tutti i legumi ed i cereali, e servire su di un piatto fondo, dove precedentemente sono state messe alcune fette di pane abbrustolito.

Chowder

0 commenti




Col termine Chowder si intende una varietà di zuppe, inspessite con farina e frutti di mare di vario genere, o più tradizionalmente con gallette o cracker salati e latte. Per alcuni statunitensi il chowder è identificato con quello a base di vongole (o molluschi bivalvi in genere) fatto con panna o latte, o con salsa di pomodoro.
L'etimologia più accettata per la parola chowder deriva dal tipo di pentola in cui viene normalmente preparato, conosciuta in francese come chaudière, dal latino caldaria. La parola "chowder" è una parola probabilmente nata in New England dove molti pescatori bretoni, che usavano cuocere parte del loro pescato quotidiano e altro cibo in una pentola di grandi dimensioni, introdussero la parola e probabilmente anche il modo di preparare la ricetta che ne porta il nome. Un'altra origine possibile per la parola chowder può essere ricondotta all'inglese arcaico "jowter", che significa "venditore ambulante di pesce".
Il chowder di pesce, insieme al chowder di mais e a quello di vongole è tuttora molto popolare in New England e sulla costa atlantica del Canada.
Il chowder ai frutti di mare è un piatto tradizionale molto popolare in Irlanda.

Essere donna nelle cucine dei ristoranti è ancora un problema

0 commenti

Risultati immagini per Essere donna nelle cucine dei ristoranti è ancora un problema



Essere chef famosi e ubriachi non è una scusa per provarci, soprattutto con qualcuno che ti dice esplicitamente "NO!".
Bentrovati in Confessioni al Ristorante, la rubrica che dà voce a tutte quelle storie inascoltate dei lavoratori della ristorazione, dall'ultimo gradino delle cucine fino al bancone dei locali. In questa puntata ascolteremo la voce di una chef canadese e la sua doccia fredda una volta incontrato uno collega che una volta ammirava molto...
Ho lavorato sia come chef sia come capo-pasticcera, ma è soprattutto nella pasticceria che mi sono fatta una carriera a Toronto. Un paio d'anni fa ho preso qualche giorno di ferie per partecipare a un festival di cucina sull'East Coast. Era la prima volta che andavo a un evento simile, ed ero contemporaneamente emozionata e un po' preoccupata: emozionata all'idea di incontrare altri chef e fare networking, e preoccupata perché la scena della ristorazione è molto maschilista.
Una delle cose che ho notato è che non c'erano donne coinvolte al festival, né come speaker né come chef. Non che mi aspettassi un eccesso di attenzione per le donne, ma almeno che fossero incluse alla pari. E invece, c'erano tutti questi chef machi amici tra loro, sempre lo stesso gruppo che fa tutti gli eventi. È come al liceo. Ci sono sempre le stesse persone come ospiti, sempre le stesse a cucinare e fare dimostrazioni. Ed è così negli Stati Uniti, a Parigi, ovunque. Tutte le cene del festival erano realizzate da chef uomini. Che noia.
Nella "line up" c'era anche uno che di solito non è in cartellone durante questi eventi - non perché non sia macho, semplicemente perché raramente viene coinvolto negli eventi culinari canadesi. Io ero contentissima di conoscerlo e di discutere di cucina, perché è uno chef famoso ed è canadese, ma si è fatto un nome fuori dal Canada, e ha una stella Michelin. (O meglio ce l'aveva. Ora il suo ristorante è chiuso.)
Ha fatto anche pasticceria, anzi è noto forse più per quello, e avendo io fatto entrambe le cose lo stimo e ci tenevo molto a parlarci. A un certo punto, durante il festival, alcuni miei amici hanno cominciato a chiacchierarci e io ho cercato di entrare nel discorso parlando di pasticceria. Mi ha ignorato. Era ubriaco. Non l'ho visto per un po', perché il posto era pienissimo.
Quando stavamo facendo ritorno alla nostra sistemazione, lo chef ha deciso di tornare con noi e salire in camera. La nostra camera, infatti, era diventata l'afterparty - ma niente di selvaggio. Tutti bevevano e parlavano, e forse lo chef era la persona più ubriaca lì dentro. Era diventato molto esplicito e appiccicaticcio e non gli interessava affatto parlare di cibo. Anche se continuavo a dirgli no, sembrava proprio non recepire il messaggio.
Allora me ne sono andata e ho messo il pigiama. Non un pigiama sexy - pantaloni di ciniglia con delle confezioni di caramelle stampate sopra e una maglia a maniche lunghe. Il messaggio era chiaro: scordatelo. Quando sono tornata abbiamo cercato di capire dove ordinare della pizza, ma poi lo chef si è seduto accanto a me e mi ha messo una mano sulla gamba. Ha cercato di baciarmi un paio di volte, io ho detto no e l'ho spinto via.
A questo punto devo anche aggiungere che vedevo il suo telefono continuare a illuminarsi: una foto di donna continuava a comparire insieme al nome della persona che lo chiamava. Lo sapevo, era fidanzato. Chi altro l'avrebbe chiamato a notte fonda? E nondimeno lui continuava a chiedermi di andare in camera con lui, e perché non volevo baciarlo. Con il suo comportamento diceva, "Sono una rockstar della cucina, perché non vuoi scoparmi?" Non gli importava chi ero. Voleva solo qualcuno da scopare.
Alla fine, mi sono alzata e ho raggiunto il cortile, dove c'erano altre persone. Lui se n'è andato. A quel punto della mia vita, mi sembrava che avrebbe dovuto rispettarmi e considerarmi una collega, non solo una chef donna, o una conquista. Ma chiaramente mi sbagliavo, perché anche se nelle cucine ci stiamo muovendo nella direzione della parità dei sessi, non siamo ancora considerate minimamente alla pari. Siamo noi le prime a sentirci diverse, e non otteniamo altro che un trattamento iniquo.
Se fossi stata uno chef uomo, avremmo potuto bere una cosa, chiacchierare, e condividere le nostre esperienze. Probabilmente non mi avrebbe messo la mano sulla gamba. Ma non importa che io sia una collega e una sua pari. Era ubriaco e voleva fare sesso con qualcuno e quindi, così, giusto perché sono una donna, quel qualcuno sono diventata io. Se lo raccontassi ad altri chef uomini, non mi crederebbero, o forse minimizzerebbero perché era ubriaco. "Perché stai facendo tutte queste scene? Non ha fatto niente di così grave - ti ha solo toccato la gamba e ha cercato di baciarti." È quello che succede alle donne che parlano di molestie. "Sì ma lei cosa ha fatto per provocarlo? Flirtava? Se l'è cercata? Poteva dire di no."
Be', alla fine puoi dire no tutte le volte che vuoi, ma a volte il concetto proprio non passa. Ho detto no mille volte. Avevo un pigiama a maniche lunghe, cazzo. E cose simili continuano a succedere, sempre, non vedo segni di miglioramento. Questo chef probabilmente non si ricorda nemmeno di me - non ha la minima idea di chi io sia - ma io non me lo dimenticherò mai.
Prima questi chef maschilisti capiranno quanto ostracizzante e svilente è trattare così le colleghe donne, meglio staremo tutti.


Caldarroste

0 commenti





Le caldarroste sono le castagne arrostite sul fuoco. Le caldarroste, e la loro vendita ambulante, sono diffuse in tutto l'areale mediterraneo della pianta di castagno, dal Portogallo alla Turchia.
Dopo la raccolta, le castagne vanno fatte asciugare per qualche giorno. Poi vanno "castrate", ovvero va fatta una piccola incisione longitudinale sul lato convesso di ogni castagna. Questi due procedimenti, hanno lo scopo di impedire a quest'ultima che esploda una volta sottoposte al calore. Preparato un bel fuoco vivo, si adagiano le castagne castrate su una padella, detta padella da castagne. Questa è bucata sul fondo e dotata di un lungo manico. Sono peraltro disponibili sul mercato apparecchi, idonei all'uso domestico, dotati di un cestello girevole, azionato da un motorino elettrico, che garantiscono una cottura ottimale delle castagne, senza rischi di bruciature.
A questo punto inizia la cottura, sostenendo la padella sopra il fuoco e girando le castagne regolarmente per impedire che brucino. Si possono irrorare di vino rosso a 2/3 di cottura per insaporirle ulteriormente. Generalmente dopo 20-30 minuti, a seconda del fuoco (ma anche fino a 10 minuti se la cottura è fatta su fuoco vivo) e della dimensione delle castagne, le caldarroste sono pronte e non resta che sbucciarle e mangiarle. Talvolta, onde evitare una carbonizzazione eccessiva sia del tegumento sia del seme edibile vero e proprio durante la cottura, e lo sviluppo di un certo aroma acre/pungente, è preferibile toglierle dalla apposita padella lievemente "al dente" e porle a riposo per almeno 5 minuti in un recipiente isolante (coccio, plastica), ben avvolte e coperte da stracci o strofinacci, in modo che si completi la cottura grazie al calore residuo immagazzinato. È comunque consigliabile effettuare la cottura più intensa e breve possibile (meglio la stufa o un bruciatore del gas di cucina), in primis perché carbonizzandosi i vari strati tegumentali esterni se ne favorisce la rimozione (che può essere molto ostica in caso contrario), secondariamente perché una cottura accelerata non permette una eccessiva disidratazione della parte interna del seme, sicché la caldarrosta si mantiene tonica e croccante. Viceversa una cottura dolce e prolungata tende a favorire la perdita di vapore, ottenendo però castagne molli, vizze o addirittura rinsecchite.
Nelle zone di montagna, quali, in Italia, l'Appennino e le Alpi, ove cresce il castagno, la castagna è stata un alimento primario. La castagna e la caldarrosta sono presenti in numerose sagre in tutta Italia, organizzate tra la fine di ottobre e l'inizio di novembre.
Per mantenerle calde, di solito, le castagne vengono servite nel classico "cartoccio", un involucro di carta.

Nomi dialettali della caldarrosta

  • Pistiddre - Rotonda (PZ)
  • Varola - Montella (AV), Irpinia (AV), Melfi (PZ)
  • Callaròsta - Canepina (VT)
  • Callarosta - Vallerano (VT)
  • Vojola - Soriano nel Cimino(VT)
  • Frugiata - Montagna Pistoiese, Valdilima, Valdinievole, Valle del Vincio di Montagnana (Montagnana Pistoiese), Pistoia
  • Mondina - Garfagnana, Lucchesia, Versilia, Lunigiana
  • Bruciata - Provincia di Firenze e Siena
  • Biröll o Biroeull - Provincia di Como e Provincia di Milano
  • Boröla- Provincia di Bergamo
  • Brusè - Provincia di Parma
  • Mundìne - Val Camonica
  • Rustìa - alcune zone della Provincia di Genova
  • Braschèe o Mundee - a nord del Lago di Como
  • Riggiola - nel nord della Provincia di Cosenza
  • Nserta - nel nord della Provincia di Cosenza
  • Ruselle - nel sud della Provincia di Cosenza
  • Ruseddre o *Rusedde Calabria centro-occidentale
  • Pastiji - alcune zone Provincia di Reggio Calabria
  • Mundaj, mundà- Piemonte
  • Maroni, Marroni - Modena, Bolognese
  • Basturnòn - Appennino piacentino
  • Pistiddèr - Areale del Pollino - zona sud della Basilicata
  • Mondìgoli o Mandìgoli - Alto Vicentino
  • Brüsatè in Piemonte
  • Brostoi in alcuni paesi a sud di Brescia
Le castagne generalmente hanno proprietà toniche, antianemiche, energetiche, ed antisettiche e sono indicate per stitichezza, emorroidi, astenie ed anemia. Inoltre sono ricche di fibra, di potassio (K+) e di vitamine del gruppo B (soprattutto B1 e B6).
Le castagne, essendo semi come i cereali e diversamente da gran parte degli altri frutti, sono ricche di carboidrati complessi. La cottura trasforma parte dell'amido in zuccheri semplici. Da qui deriva il loro sapore tipicamente dolce e la controindicazione d'uso ai diabetici e dei soggetti in sovrappeso. Le caldarroste sono meno digeribili delle castagne bollite o crude, a causa del tipo di cottura, che produce alterazioni dei glucidi e delle proteine (come la reazione di Maillard), alterazioni responsabili tra l'altro del loro aroma tipico.
Quelli che seguono sono i valori nutrizionali mediamente presenti ogni 100 g di castagne arrostite:
  • Parte edibile 82%
  • Acqua 42,4 g
  • Carboidrati 41,8 g
  • Grassi 2,4 g
  • Proteine 3,7 g
  • Fibre 8,3 g
  • Energia 193 kcal (808 kJ)

 
  • 1437 International food © 2012 | Designed by Rumah Dijual, in collaboration with Web Hosting , Blogger Templates and WP Themes