Quando un critico gastronomico viene nel tuo ristorante

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Quello che non sai delle recensioni gastronomiche è che i ristoratori non sanno che arriverà un critico quel giorno, che l'ansia e il terrore immediatamente prendono la cucina e che, in fondo, non tutti vogliono essere sulla guida Michelin.
Un ristoratore inglese ci ha raccontato, a patto di rimanere anonimo, cosa succede veramente quando un rinomato critico gastronomico entra nel tuo ristorante.
Non vogliamo che i critici vengano al nostro ristorante, perché di arrivare ai massimi livelli non ce ne frega niente. Tutto quello che cerchiamo di fare è essere un ristorante dove si mangia bene, in cui chi vive qui possa venire a prendersi un buon risotto quando esce dal lavoro. Non abbiamo mai cercato di farci un nome, non ci interessa.
I recensori dicono sempre che cerchiamo di essere "diversi", in qualche modo. Ma non è vero. Se non ti è piaciuto il nostro ristorante perché non avevamo le tovaglie giuste o il vino non ti veniva rabboccato di continuo, vaffanculo. Noi siamo così.
Ma mi interessa quello che pensano le persone intelligenti. Se qualcuno dice che ha ordinato il maiale, e il maiale era accompagnato da troppa composta di mele e troppe fette di mela, ci presterò attenzione ed è probabile che abbia ragione lui. Abbiamo sbagliato. Se chi recensisce il ristorante è una persona intelligente, la cosa terribile è che probabilmente ha ragione.
Ecco come ci prepariamo ad accogliere i critici gastronomici: non ci prepariamo. Di solito non sappiamo nemmeno quando verranno. Quello che facciamo è cercare di fare sempre del nostro meglio e, se non gli piace, mi dispiace ma almeno ci abbiamo provato. Sembra che io voglia fare lo sprezzante, ma è vero.
Non ci sono quasi mai soffiate. Quando una volta è arrivato un critico e ha chiesto da dove venisse il maiale, una cameriera part-time gli ha detto dal macellaio dietro l'angolo. Ma una volta, quando è entrato un critico famoso e qualcuno l'ha riconosciuto—facciamo finta che si chiamasse John—sono tutti andati nel panico.
Sono sempre su Twitter e cerco di tenermi aggiornato. Erano le 7.30 del mattino e stavo guardando l'account di John. Aveva twittato che era proprio lì fuori per un seminario e, per scherzo, io ho telefonato alla general manager e le ho detto di mettere tutti all'erta—John sarebbe venuto a pranzo. Se la stava facendo sotto, ma quando ho visto che smattava l'ho rassicurata, dicendole che non era vero.
Ero al mio altro ristorante e me l'ero completamente dimenticato. All'una e mezza mi arriva una telefonata dalla general manager, che aveva il giorno libero, perché qualcuno le aveva telefonato per dirle, "È appena entrato John, cazzo."
Aveva prenotato con uno pseudonimo e non me ne frega un cazzo di niente, gli avrei dato il tavolo migliore del ristorante e invece ha dovuto mettersi al piano di sopra—dove c'è solo un altro tavolo. Gli avrei riempito il tavolo di fiori e avrei fatto qualunque cosa perché vivesse l'esperienza migliore della sua vita. E invece.
Non siamo un ristorante stellato, siamo un bistro. Ho mollato tutto quello che stavo facendo, sono salito in macchina e ho fatto un percorso che normalmente prenderebbe 25 minuti—non scherzo—in 12 minuti. In 12 cazzo di minuti. Guidavo come un pazzo e non me ne fregava niente se il semaforo era rosso—passavo lo stesso.
Mi avevano detto dove era seduto ma non volevo che mi vedesse entrare. La cosa peggiore del mondo sarebbe stata che mi vedesse entrare: il proprietario che si palesa solo perché c'è lui.
Perciò mi sono fermato a due minuti dal ristorante, ho messo il cappuccio, la sciarpa e un cappello di lana nonostante fuori facesse un caldo tremendo. Sono entrato dal retro, in tempo per la sua portata principale.
Aveva già scelto, ed io ero massimamente scontento di quello che gli abbiamo servito. Quel giorno la salsa era una merda. Era una glassa di vino rosso ed era venuta sbagliata. Sapeva di caramella gommosa, era tremenda. Ci vogliono due giorni per fare quella salsa. Non potevo farci niente.
Arrivava il momento del dessert e ho chiesto al pasticcere di prepararmi un assaggio di ogni cosa sul menù perché volevo testarli prima che John ordinasse.
Avevamo lemon curd con gelatina di ribes nero. I ristoranti fighetti lo chiamano "pâte de fruits." L'ho sputato. Non so cos'avessero fatto, ma sembrava cacca di coniglio. Era duro come un sasso e sapeva di detersivo. Su cinque opzioni nel menù, è comunque sempre la scelta peggiore. Chi cazzo vuole il lemon curd?
L'ha ordinato.
Ero immobilizzato. Ci abbiamo solo messo qualche decorazione e abbiamo tolto la gelatina. L'ha mangiato.
Siamo tutti molto uniti al ristorante, anche con i clienti, e una donna che era al piano di sopra quando c'era John è venuta da me dopo che lui se ne è andato. Mi ha detto, "Mentre era lì, ho fatto una cosa."
Avevo già la testa tra le mani. Ho pensato, Che cazzo è successo?
Mi ha detto che qualcuno aveva fatto un gran casino nel bagno delle donne. Ha continuato, "John era con una donna e se lei fosse andata al bagno l'avrebbe visto e sarebbe uscita dicendogli che questo posto è sporco e terribile."
Mi ha detto di aver pulito la tazza e l'intero bagno. Le ho chiesto perché diamine l'avesse fatto, e mi ha detto che non voleva che il ristorante avesse recensioni negative.
Per le due settimane successive, la vita al ristorante è stata terribile. Tutti erano nervosi e si preparavano al peggio. Poi è uscita la recensione. A John eravamo piaciuti molto.
I critici sono spesso stati buoni con noi, ma non è sempre così (non fatemi parlare di TripAdvisor). Quello che succede con un critico è che poi tu che leggi hai solo il suo punto di vista, ma non sai cosa succede dietro le quinte al ristorante.
Non mi interessa quando la gente critica l'arredamento. Chissenefrega dei mobili in legno di pino—li ho ereditati quando ho comprato il posto e fanno schifo. Non avevo soldi e i pochi che avevo li ho spesi per un forno di seconda mano, perciò andavano benissimo. Ho appena speso migliaia di euro per un nuovo forno da pasticcere—così possiamo fare noi le brioches. Avrei potuto spenderli per i tavoli e le sedie, ma per me le brioches sono più importanti.
La cosa più importante di un ristorante è il cibo. Questa è la mia priorità.


Yakitori

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Lo yakitori (焼き鳥, scritto anche やきとり e ヤキトリlett. uccello alla griglia) è un piatto tipico della cucina giapponese, e consiste in degli spiedini di pollo.

Preparazione
Gli yakitori sono composti da pezzetti di pollo o da frattaglie dello stesso infilzati su spiedini di bambù e grigliati, di solito su carbonella Binchōtan. In Giappone, nei ristoranti di yakitori (yakitori-ya), si ritrova ogni possibile parte di pollo. È quindi possibile ordinare spiedini composti unicamente da parti di coscia, petto, cartilagine, pelle e altre parti, e il costo della pietanza cambia a seconda della parte ordinata. Di solito è possibile scegliere se farselo preparare salato, oppure con la salsa tare, fatta di mirin, sakè, salsa di soia e zucchero.

Varianti
  • momo (もも coscia di pollo)
  • negima (ねぎ間 cipolla e pollo)
  • tebasaki (手羽先 ala di pollo)
  • yotsumi (四つ身 pollo)
  • nankotsu (軟骨 cartilagine di pollo)
  • rebā (レバー fegato di pollo)
  • tsukune (つくね polpetta di pollo)
  • torikawa (とりかわ pelle di pollo)
  • atsuage tōfu (厚揚げとうふ tofu fritto)
  • enoki maki (エノキ巻き funghi avvolti in carne di maiale)
  • pīman (ピーマン pepe verde)
  • asupara bēkon (アスパラベーコン asparagi avvolti nella pancetta)
  • butabara (豚ばら pancia del pollo)


Gara di cibo

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Per gara di cibo si intende una gara in cui i partecipanti competono tra loro per consumare la più grande quantità di cibo entro il tempo a disposizione. Il concorrente che consuma il maggior numero di pietanze viene dichiarato vincitore. Tale disciplina, nata negli Stati Uniti, ha avuto diffusione mondiale e viene talvolta praticata da professionisti.

Caratteristiche
Le gare di cibo vengono tenute fra un numero molto variabile di concorrenti che hanno lo scopo di consumare la più grande quantità di alimenti nel breve arco di tempo a disposizione. Solitamente esse durano dieci minuti, ma non mancano alcune competizioni che durano dodici o trenta minuti. Il concorrente che ingerisce il maggior numero di pietanze viene dichiarato vincitore. I piatti serviti ai concorrenti sono molto variabili e includono hot-dog, pizze, hamburger, cupcake, gelati, bistecche, le cosiddette Buffalo wings, pieroghi e molto altro. Solitamente durante i concorsi vengono offerti premi che possono essere in denaro.

Storia
Le prime gare di cibo risalgono al ventesimo secolo negli Stati Uniti e vedevano i concorrenti sfidarsi nel mangiare il maggior numero di torte alle fiere provinciali. Durante i primi anni del Novecento, questi eventi vennero usati dall'esercito statunitense per incoraggiare il patriottismo durante la prima guerra mondiale. Il 4 luglio del 1916 venne tenuta la prima gara di hot-dog presso il ristorante Nathan's Famous di Coney Island (New York): evento che dagli anni settanta viene tenuto a cadenza annuale e al quale assistono oggi migliaia di spettatori. Le gare di cibo oggi includono diverse federazioni e vantano diversi "campioni" fra cui Joey Chestnut, che nel 2018 ha detenuto un record mondiale consumando 74 hot dog in dieci minuti, Takeru Kobayashi, che contribuì a rendere più nota questa attività vincendo tutte le gare di hot dog del Nathan's Famous dal 2001 al 2006, Sonia Thomas e Eric Booker. Oggi le gare di cibo sono diffuse in tutto il mondo e vengono praticate soprattutto, oltre che negli USA, in Canada, nel Regno Unito e in Asia.


Cane girarrosto

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Il cane girarrosto è stata una razza canina da lavoro, oggi estinta, caratterizzata da gambe corte e corpo allungato, appositamente selezionata geneticamente ed allevata per correre all'interno di una ruota collegata ad un girarrosto per cuocere la carne.
La razza è menzionata nel catalogo dei cani inglesi del 1576 con il nome di Turnespete (in lingua inglese il girarrosto è detto appunto turnspit).
William Bingley, nelle Memoirs of British Quadrupeds (1809), parla anche di un cane impiegato per aiutare chef e cuochi.
Era noto anche come cane da cucina, cane cuciniere, sottocane o "vernepator cur". Nella classificazione dei cani di Linneo (XVIII secolo) è registrato come Canis vertigus.
La razza è andata perduta, poiché considerata così umile e comune che non è mai stata effettivamente registrata. Alcune fonti considerano il cane girarrosto come una sorta di Glen of Imaal Terrier, altri lo ritengono imparentato con il Corgi gallese.

Utilizzo
Il cane girarrosto è stato allevato per correre su una ruota al fine di girare la carne in modo che potesse cuocersi in modo uniforme. A causa della natura faticosa dell'attività, spesso si alternavano al lavoro un paio di cani.
Secondo John George Wood in The Illustrated Natural History (Mammalia) del 1853:
«Proprio come l'invenzione della giannetta ha abolito l'uso della conocchia e della ruota per filare, che prima erano presenti in ogni ben ordinata casetta inglese, così l'invenzione dei girarrosti automatici ha eliminato l'occupazione del cane girarrosto, e a poco a poco ha quasi annientato la sua stessa esistenza. Qua e là si può vedere un solitario girarrosto, proprio come una ruota per filare o una conocchia può essere vista in alcune case isolate; ma sia il cane che l'attrezzo sono eccezioni alla regola generale, e sono solo degni di nota come curiose reliquie di un tempo passato.»
Shakespeare cita il cane girarrosto nella Commedia degli errori, descrivendo qualcuno ridotto come un cane adatto solo per correre in una ruota.
Questi cani venivano utilizzati anche come scaldapiedi. Un aneddoto racconta che durante la messa in una chiesa di Bath, il vescovo di Gloucester fece un'omelia dicendo "Fu allora che Ezechiele vide la ruota...". Alla menzione della parola "ruota" diversi cani da girarrosto, che erano stati portati in chiesa come scaldapiedi, scapparono via verso la porta.
La regina Vittoria allevò ex cani da girarrosto come animali da compagnia.


Thermopolium

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Il thermopolium era un luogo di ristoro, in uso nell'antica Roma, dove era possibile acquistare cibi pronti per il consumo.
Era costituito da un locale di piccole dimensioni con un bancone nel quale erano incassate grosse anfore di terracotta, atte a contenere le vivande. Aveva probabilmente una funzione simile ai moderni fast food.
Ne sono conservati resti negli scavi archeologici di Pompei ed Ercolano o a Ostia antica.



Empanada

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Le empanadas sono dei fagottini di pasta ripieni di verdure e/o carne, tipici dell'Argentina e del Cile, delle Filippine e dell'America Latina. Tradizionalmente vengono servite alle jaranas criollas, ovvero alle feste creole. Si tratta non solo di feste ma anche di incontri musicali in accompagnamento alla tradizionale grigliata di carne, l'asado.

Cenni storici
Si ritiene che la ricetta provenga dagli spagnoli che, a loro volta, l'appresero dai popoli arabi del bacino del Mediterraneo, dove l'abitudine di presentare carne finemente tagliata dentro un fagotto di pane è diffusissima e dà luogo a ricette quali il kebab o il gyros pita.
In Argentina, anticamente, le empanadas si servivano per festeggiare il ritorno dei gauchos dopo i lunghi periodi trascorsi nelle pampas a sorvegliare le mandrie.

Caratteristiche
Le empanadas hanno la forma di una mezzaluna e una lunghezza di circa 12-15 cm. Possono essere fritte o cotte nel forno. In quest'ultimo caso si spennellano con uovo sbattuto per lucidarle prima della cottura. In ogni caso si tende a prepararle in anticipo per poi cuocerle e consumarle al momento.
Si preparano con la farina di mais. Il ripieno è, solitamente, di carne di manzo tritata, cipolla e altri ingredienti tipici come olive e uova sode, variamente ingentilite da spezie.
Tuttavia sia la pasta sia soprattutto il ripieno variano a seconda delle regioni, delle disponibilità e dei gusti. Nelle regioni del nordest dell'Argentina le empanadas presentano farina di manioca nell'impasto e patate nel ripieno e talvolta piselli o uvette, specie nelle zone di produzione dell'uva. Nelle zone mitigate dai fiumi, invece è frequente che vengano aggiunte olive.
Sebbene le empanadas nella loro versione più nota siano di carne di manzo, in molte varianti sono di carne di gallina o di pollo oppure di maiale, lepre o gamberi, come in Patagonia.

Varianti
Le varianti dell'empanada si cucinano in molte nazioni di tutti i continenti e ciò ha fatto supporre che si tratti di una tradizione importata sicuramente anche dall'Italia (dove, ad esempio, si conoscono varianti come il calzone che presentano indubbiamente alcune analogie con l'empanada). L'ipotesi di una ricetta importata dall'Italia contrasta con la circostanza che anche i paesi latinoamericani con un'immigrazione italiana scarsa o assente hanno l'empanada come piatto nazionale. Paesi come il Venezuela, l'Ecuador, il Perù e la Colombia hanno infatti questa tradizione gastronomica.


 
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