Cacioricotta

0 commenti

Risultati immagini per Cacioricotta


Il cacioricotta è un formaggio prodotto nel mezzogiorno d'Italia, in particolare in Basilicata, Puglia e Calabria.

Lavorazione

Come indica il nome, è prodotto con una tecnica di lavorazione ibrida, a metà tra quella del formaggio e quella della ricotta. Si realizza con latte solitamente di pecora o di capra, ma talvolta anche di mucca o di bufala.
Per la sua realizzazione si porta il latte, opportunamente filtrato, all'ebollizione o quasi; poi si procede ad abbassarne la temperatura fino ad una temperatura di 38-40°, solo a questo punto viene aggiunto il caglio. Avendo portato, a differenza del formaggio ordinario, il latte a temperature vicino ai 90°, si ottiene che venga inglobata nella cagliata non solo la caseina (come un qualsiasi formaggio) ma anche l'albumina che invece si separa con il siero (come succede per la ricotta).
Rotta la cagliata la pasta viene inserita nelle caratteristiche "fruscelle" o "fascedde"; In Basilicata con questa pasta vengo realizzati "L CASIDD": la pasta viene stretta fra le mani per favorirne la fuoriuscita del siero e a darne una forma rotonda o ovale.


Riconoscimenti

La cacioricotta è riconosciuta prodotto agroalimentare tradizionale su proposta delle seguenti regioni:
Regione Basilicata
  • cacioricotta
Regione Calabria
  • cacioricotta
Regione Campania
  • cacioricotta di capra cilentana
Regione Lazio
  • cacioricotta di bufala
regione Puglia
  • Cacioricotta salentino

Caciocavallo

0 commenti

Risultati immagini per Caciocavallo


Il caciocavallo è un formaggio stagionato a pasta filata tipico dell'Italia meridionale di forma tondeggiante, a "sacchetto", prodotto con latte particolarmente grasso di vacche podoliche, con l'aggiunta di solo caglio, fermenti lattici e sale. Per la sua conservazione è talvolta fatto uso di paraffina (sostanza derivata dal petrolio che ha lo scopo in genere di far scivolare un qualcosa su una superficie).
Queste mucche vengono allevate allo stato brado, quasi come fossero pecore, pascolando nella macchia mediterranea fino alle steppe appenniniche in luoghi ricchi di arbusti e piantine di sottobosco. La presenza di piante aromatiche nella zona dove si è nutrito l'animale caratterizza le sue note aromatiche e i suoi profumi, tanto che, a titolo esemplificativo, in primavera esso assume un caratteristico colore rosato dovuto alle fragoline di bosco ingerite dalle bestie, e dai camparini.
Tipico di tutte le regioni che formavano il Regno delle Due Sicilie, ebbe una tale fama, da ispirare anche modi di dire popolari, come ad esempio "far la fine del caciocavallo", in analogia alla sua forma strozzata da una corda nella parte alta. Le varietà più conosciute sono quelle del caciocavallo Silano, del caciocavallo siciliano, che a sua volta può essere caciocavallo di Godrano, e del caciocavallo podolico e quello del Molise con il caciocavallo di Agnone.
Caciocavallo viene menzionato per la prima volta da Ippocrate nel 500 a.C.
La prima certificazione ufficiale risale al DPR del 30 ottobre 1955.



Etimologia

Il nome di "caciocavallo" sembra derivare dall'uso di appendere le forme fresche, legate a coppie, a cavallo di una trave per farle essiccare. Potrebbe anche derivare dall'uso di lavorare la pasta "a cavalluccio" o dal marchio di un cavallo che veniva impresso sulle forme di caciocavallo durante il Regno di Napoli. Un'altra ipotesi sull'origine della denominazione "caciocavallo" la fa derivare al periodo in cui veniva effettuata la transumanza (migrazione stagionale delle greggi, delle mandrie e dei pastori) e dalla consuetudine dei pastori nomadi di cagliare direttamente nei campi il latte munto e di appendere le forme di formaggio, in coppie, a dorso di cavalli per venderli o barattarli nei paesi attraversati. In uno scritto napoletano dell'Ottocento è riportato che nei mercati cavalli e asini erano ornati di forme di caciocavallo accoppiate, anche se esistono diverse interpretazioni possibili sui motivi di quest'usanza e sulla sua rilevanza etimologica. In realtà, molti studi condotti partendo dalla constatazione dell'esistenza nei Balcani, fino dal XV secolo, di un diffusissimo formaggio di vacca chiamato Kashcaval, induce a pensare che il nome italiano e la tipologia del formaggio derivino in qualche modo dall'antenato Balcano/Ottomano. In tutta l'area ottomana e oggi soprattutto nella zona che va dalla Turchia alla Bulgaria, in Kashcaval è il formaggio più prodotto e consumato e di qui esportato verso paesi ex ottomani. Sembrerebbe che il nome abbia relazione con il termine ebraico Kasher, cioè puro/permesso dalla legge giudaica, ed infatti in varie zone del mondo ex ottomano si parla di questo formaggio come del formaggio degli ebrei, che lo avrebbero portato in Turchia a cavallo del 1500, dopo l'espulsione dal regno di Spagna e provenendo dalla Mancha, regione che oggi produce il celebre queso Manchego, peraltro a base di latte di pecora.
L'ingenua ipotesi che il nome italiano di caciocavallo derivi dal fatto che fosse in qualche modo collegato agli equini, appare in effetti estremamente debole, tuttavia ha curiosamente trovato accoglienza ampia, anche in pubblicazioni dotte e in manuali ed enciclopedie.

Pellaro (vino)

0 commenti

Risultati immagini per Pellaro (vino)

Il Pellaro è un vino ad Indicazione Geografica Tipica (IGT) la cui produzione è consentita nella provincia di Reggio Calabria e, in particolare, nei comuni di Motta San Giovanni e Reggio Calabria.


Denominazione

Il suo nome deriva da un quartiere a sud di Reggio Calabria, cioè Pellaro. È uno dei più rinomati vini rossi calabresi. Viene prodotto su colline a terrazzo, dal terreno sabbioso e asciutto, ad una altitudine di 100 m s.l.m.


Lavorazione

Si vendemmia verso metà settembre. Dopo essere state pigiate, le uve fermentano per 48/60 ore, poi vengono pressate ed il mosto viene messo in serbatoi d'acciaio a temperatura controllata, dove rimane fino al primo travaso nel mese di novembre. Dopo altri travasi a febbraio e maggio, il vino viene messo in botti di legno castagno per circa due mesi e poi messo in bottiglia a 18 mesi dalla vendemmia, dove affina per almeno altri due mesi. La gradazione alcoolica è di 14°.



Caratteristiche organolettiche

  • colore: rosso rubino con leggere sfumature porpora.
  • odore: intenso, è delicatamente fruttato con note di lampone e mela.
  • sapore: fine, morbido, di vellutata eleganza.



Abbinamenti consigliati

Il Pellaro si abbina perfettamente a carni rosse, cacciagione, insaccati e formaggi stagionati. Da servire a 18°-20°.



Produzione

Provincia, stagione, volume in ettolitri
  • Reggio Calabria (1990/91)
  • Reggio Calabria (1991/92)
  • Reggio Calabria (1992/93)
  • Reggio Calabria (1993/94)
  • Reggio Calabria (1994/95)
  • Reggio Calabria (1995/96)
  • Reggio Calabria (1996/97)





Alimenti che fanno bene al cuore: cosa mangiare?

0 commenti

La prima regola per avere un cuore sano è limitare i fattori di rischio cardiovascolare. Per questo è fondamentale seguire una alimentazione ricca di cibi che fanno bene al cuore, abbinata ad uno stile di vita adeguato, per preservare la salute cardiologica.

  • Frutta fresca, verdure e ortaggi: aumentare il consumo giornaliero di vegetali senza particolari limitazioni di quantità. L'ideale sarebbe una porzione di verdura (meglio frasca) sia pranzo che a cena. Vanno bene spinaci, radicchio rosso, funghi, zucchine, rucola, finocchi mentre preferire la frutta fuori dai pasti come ad esempio kiwi, mandarini, albicocche, ciliegie, mele, ananas con l'eccezione dei frutti troppo zuccherini (uva, fichi) per chi è in sovrappeso o diabetico;

  • Pesce: almeno due volte a settimana consumare pesce preferibilmente azzurro (salmone, alici, sarde, sgombro) ricco di acidi grassi polinsaturi Omega-3 protettivi per il cuore. Per tutti i tipi di pesce la quantità di grassi saturi è vicina allo zero e la quantità di colesterolo è molto bassa, al contrario invece dei frutti di mare (tipo scampi, gamberi e aragosta) che vanno mangiati occasionalmente perché ne sono ricchi;

  • Legumi: avena, fagioli, ceci, piselli, lenticchie devono essere presenti nel menù settimanale regolarmente, anche 2-3 volte la settimana. I legumi infatti contribuiscono a ridurre il colesterolo e tengono sotto controllo pressione sanguigna e trigliceridi nel sangue;

  • Carni: andranno scelte carni magre, come pollo e tacchino, vitello, coniglio ed agnello, limitando il consumo di carni grasse. I moderni sistemi di allevamento permettono di trovare sul mercato anche carne di maiale magra;

  • Cereali integrali: pane, pasta, riso ma anche patate e polenta sono alimenti ricchi di amido e vanno combinati nei diversi pasti. Meglio preferire prodotti integrali ricchi di fibre che riducono l’assorbimento di grassi e aumentano il senso di sazietà, aiutando a mantenere il peso forma. Se si è in sovrappeso diminuire le porzioni poiché questi farinacei hanno un elevato indice glicemico.


Bisogna invece fare attenzione al consumo di:

  • Salumi e insaccati: sono ricchi di grassi saturi e colesterolo e contengono anche molto sale. Limitare quindi l'assunzione di salsicce, wurstel, mortadella e preferire di tanto in tanto salumi magri come prosciutto crudo e bresaola;

  • Latte e derivati: preferire il consumo di latte parzialmente scremato o scremato per una dieta povera di colesterolo. Anche i formaggi sono alimenti ricchi di grassi saturi e sale e pertanto limitare l’utilizzo a non più di un paio di volte a settimana in rapporto al peso;

  • Uova: benché siano uno degli alimenti più completi da un punto di vista nutrizionale, è bene mangiare non più di 2 uova la settimana perché ricche di colesterolo;

  • Oli e grassi: utilizzare per il condimento dei cibi oli vegetali, in particolare l'olio di oliva che contiene l'acido oleico, un grasso monoinsaturo che ha effetti protettivi sulle malattie cardiovascolari. Limitare invece grassi animali come il burro e strutto, oli vegetali tipo l’olio di palma, salse e condimenti ad alto contenuto di grassi;

  • Sale: evitare di aggiungere sale da cucina alle pietanze perché tutti gli alimenti (ad eccezione del riso e della frutta) sono già salati. Occhio anche agli additivi come glutammato di sodio e citrato di sodio nascosti negli alimenti. Bisogna considerare che il fabbisogno giornaliero di sale è intorno a 4 grammi, mentre la popolazione occidentale ne consuma il doppio;

  • Dolci: Pasticcini, torte e cioccolata sono alimenti ricchi di zuccheri semplici e di grassi ad elevato apporto calorico; inoltre sono alimenti a scarso contenuto di nutrienti. La loro assunzione va limitata ad un consumo occasionale ed a piccole porzioni;

  • Bevande: limitare il consumo di bevande gassate e zuccherate, ma anche alcolici e superalcolici.

    Il vino in quantità moderate (1-2 bicchieri al giorno) è invece protettivo per il cuore e grazie alle sue qualità antiossidanti può contrastare il colesterolo cattivo


Quali sono le buone abitudini per la salute del cuore

  • Seguire una dieta povera di grassi animali, sale, zuccheri semplici e cibi calorici in modo da controllare il peso corporeo;

  • Preferire modalità di cotture salutari come al vapore, lessa, alla griglia, al microonde, con condimenti semplici. No alle fritture che apportano inutili grassi nella dieta;

  • Fare attività fisica regolare commisurata alle proprie condizioni. Basta una camminata veloce, una pedalata in bicicletta o un po’ di nuoto, tre volte alla settimana, per 30 minuti. Questa attività se eseguita con costanza permette di aumentare i livelli di colesterolo "buono" e ridurre il colesterolo "cattivo";

  • Vietato saltare i pasti e attenersi alla regola delle 3-5 razioni quotidiane. Digiunare, infatti, favorisce un aumento del senso di fame che quindi porta a mangiare quantità di cibo più grandi al pasto successivo. Il rischio è di non smaltire il numero di calorie e favorire l'aumento di peso ponderale nel tempo;

  • Attenzione agli snack: cracker, toast, snack confezionati vengono si prodotti senza sale o con scarso contenuto di sodio, ma alcuni sono ricchi di grassi saturi e grassi idrogenati. Occorre fare molta attenzione e leggere attentamente le etichette o la lista degli ingredienti;

  • Quando ci si concede “uno sgarro alla dieta” con alcuni alimenti ricchi di grassi saturi o ipercalorici bisogna sempre controbilanciare i pasti seguenti con l’assunzione di cibi "favorevoli" e più salutari per il cuore;

  • Smettere di fumare.



Palizzi (vino)

0 commenti

Risultati immagini per Palizzi (vino)


Il Palizzi è un vino ad Indicazione Geografica Tipica (IGT) la cui produzione è consentita nella provincia di Reggio Calabria.


Caratteristiche organolettiche

  • colore: rosso intenso tendente al granato.
  • odore: il bouquet è vinoso, dalla struttura importante e avvolgente.
  • sapore: asciutto ed austero.



Cenni storici

L'aristocratico Palizzi nasce dalla costa del basso jonio nell'Area Grecanica in provincia di Reggio Calabria, ad una altitudine di circa 250 m s.l.m., e da una struttura di terreno argillosa. È uno del più rinomati vini rossi della viticoltura calabrese. Si vendemmia nella seconda decade di settembre; dopo pigiate, le uve fermentano in vasche di acciaio per 48/60 ore, poi vanno pressate e il mosto messo in serbatoi di acciaio a temperatura controllata, dove resterà fino al primo travaso di novembre. Seguono altri due travasi e dopo una permanenza di circa due mesi in botti di legno castagno, va messo in bottiglia a circa 18 mesi dalla vendemmia per affinare ancora tre mesi prima della vendita. La gradazione alcolica è di 14°.



Abbinamenti consigliati

Ideale per accompagnare piatti a base di carni rosse e cacciagione, particolarmente il cinghiale, ma può anche annaffiare il tonno alla griglia.



Produzione

Provincia, stagione, volume in ettolitri
  • Reggio Calabria (1990/91)
  • Reggio Calabria (1991/92)
  • Reggio Calabria (1992/93)
  • Reggio Calabria (1993/94)
  • Reggio Calabria (1994/95)
  • Reggio Calabria (1995/96)
  • Reggio Calabria (1996/97)




Zabajone

0 commenti

Una coppa di zabajone


Lo zabajone – noto anche come zabaione o zabaglione – è una crema dolce e spumosa a base di uova (tuorlo), zucchero e vino o vino liquoroso. Diede origine, in Italia, a noti liquori come il Vov e lo Zabov: entrambi marchi registrati, il primo è del 1845 mentre il secondo risale all'ultimo dopoguerra.

Tra mito e storia

Lo zabajone è una preparazione che vanta parecchi secoli di storia. Tuttavia, come accade per molte ricette, il cui ricordo si perde nei secoli, sulla sua origine sono sorte molte leggende.
Una di esse narra che l'invenzione dello zabaglione risalirebbe al 1471 e sarebbe opera del capitano di ventura Giovan Paolo Baglioni. Tuttavia, la più antica attestazione di una preparazione dello Zabaglione arriverebbe da Napoli: Per fare quatro taze de Zabaglone, piglia .xii. rossi de ova frasca, tre onze de zucaro he meza onza de canella bona he uno bucale de vino bono dolce, he fallo cocere tanto che sia preso como uno brodeto. Et poi levalo fora he ponello in uno grando piatello davante alli Compagnone. Et se vorai, gli potrai ponelre uno pezo de butiro fresco; questa ricetta compare in un manoscritto risalente alla metà del XV secolo (dunque qualche decennio prima che l'intrepido capitano si avventurasse sotto le mura della città emiliana) ed è oggi conservata nel Ms. Bühler, 19, ff 1-76, presso la Pierpont Morgan Library di NY. (1450 ca.). Un'altra tradizione però, almeno altrettanto affermata, sostiene invece che questo preparato sia stato inventato nel XVI secolo a Torino, chiamato dapprima crema di San Baylon e quindi semplicemente Sambayon (tuttora in piemontese lo zabaione si chiama sanbajon) per ricordare il francescano san Pasquale Baylón, santo protettore di cuochi e pasticcieri.
Tra il XIX ed il XX secolo, nel forlivese, secondo un'antica ricetta rinvenuta nel 2016, si usavano anche altri ingredienti: cinque uova, mezzo chilo di zucchero, 200 ml di acqua, 200 di marsala, altrettanti di alcool puro, un bicchierino di rum, un grammo di vanillina.


Etimo

Secondo alcune teorie, il nome zabaglione potrebbe derivare da zabaja, bevanda dolce consumata in passato a Venezia e proveniente dalla costa illirica.
È tuttavia probabile che queste tradizioni siano almeno in parte romanzate e che, considerando la diffusione degli ingredienti e la loro semplice reperibilità, una crema simile allo zabajone fosse nota e diffusa in tempi ben più remoti: per esempio nel 1533 un dolce simile allo zabajone era servito, in forma ghiacciata, alla corte di Caterina de' Medici ed è probabile un'ascendenza ancora più antica.
La ricetta è diffusa in molti luoghi, legandosi ai diversi vini liquorosi tradizionali (Porto, Marsala, Xeres, Rivesaltes), grazie alla maliziosa tradizione che lo pubblicizzò come rinvigorente nei giochi d'amore.


Preparazione e accompagnamento

Lo zabajone viene preparato a caldo, a bagnomaria, e montato sino ad essere ben soffice con una frusta da cucina. Accompagna tagli di gelato alla crema, alcuni biscotti come le paste di meliga e le lingue di gatto, oltre ad alcune torte di noci; è la base principale del ripieno della torta Ostiglia. È una preparazione diffusa in molti paesi d'Europa, comune tanto nella cucina casalinga quanto nelle cucine dei migliori chef.

Frascati (vino)

0 commenti

Risultati immagini per Frascati (vino)


Il Frascati è un vino DOC la cui produzione è consentita nella provincia di Roma.

Vitigni con cui è consentito produrlo

  • Malvasia Bianca di Candia e/o Malvasia del Lazio (Malvasia puntinata) minimo 70%;
  • Bellone, Bombino bianco, Greco bianco, Trebbiano toscano, Trebbiano giallo da soli o congiuntamente fino ad un massimo del 30%.
  • Altre varietà di vitigni a bacca bianca idonei alla coltivazione nella Regione Lazio fino ad un massimo del 15% di questo 30%.

Zona di produzione

Frascati DOC

Tecniche di produzione

Densità minima 3 000 ceppi/ha)
È vietata ogni pratica di forzatura, ma consentita l'irrigazione di soccorso
Non sono ammessi impianti a tendone.
Tutte le operazioni di vinificazione debbono essere effettuate nella zona prevista per la DOC, ma sono ammesse eccezioni.

Caratteristiche organolettiche

  • colore: paglierino più o meno intenso;
  • odore: vinoso, con profumo caratteristico delicato;
  • sapore: sapido, morbido, secco, amabile o abboccato;
  • acidità totale minima: 4,5 g/l.

Cenni storici

Un anonimo cronista al seguito di quello splendido mecenate e raffinato buongustaio che fu il cardinale Scipione Borghese- l'artefice delle più belle e fastose ville tuscolane - così descrive le bellezze dei luoghi, che già in quel tempo, prima della metà del Seicento, era giustamente rinomato: "della bontà del sito non mi è necessario dirlo, perché la virtù et la varietà et la opportunità del terreno si mostra pur anco hoggidì, quando le sue vigne producono frutti et liquori di tale squisitezza, che io non intendo in quale parte si trovino migliori". Tra i più antichi ed illustri intenditori del "Frascati" - anche perché ne fu il primo e più autorevole estensore delle norme di coltivazione e vinificazione nel suo celebre trattato De Agricultura - spicca certamente Marco Porcio Catone detto Il Censore. Originario di una famiglia di viticultori tuscolani, uomo sapiente, abile politico e oratore, capitano valoroso, governatore di province, gradiva egli stesso porsi al lavoro delle sue terre assieme ai propri dipendenti, dividendone poi il cibo semplice ed il vino genuino.
Varrone ricorda le feste tuscolane "Vinalia" per il vino nuovo del Tuscolo ed alcuni provvedimenti relativi alla sua esportazione in Roma. Con questo buon vino, al dire di Macrobio, Ortensio innaffiava i celebri platani che aveva piantato sulle liete pendici tuscolane perché crescessero più rigogliosi. In questa carrellata dei più antichi cultori e frequentatori del Tuscolo, come non ricordare il grande Marco Tullio Cicerone, che vi possedeva la prediletta tra le sue ville dove amava rifugiarsi di preferenza e da dove trasse il titolo la sua più celebrata opera filosofica, le "Tusculanae disputationes"?
Anche Lucullo, il celebre generale romano, passato alla storia più per la predilezione della buona tavola che per quella di armi e di studi, possedeva una splendida villa alle falde del Tuscolo dove si dilettava ad invitare amici, quali Cicerone e Catone l'Uticense - pronipote del grande Marco Porzio - ospiti non solo della sua fornitissima biblioteca ma altresì dei suoi famosissimi banchetti, dove certamente il vino tuscolano scorreva abbondante.
Nell'età di mezzo, quando l'antichissimo Municipium Tusculanum si era trasformato in Rocca feudale dei Conti, i potenti alleati degli Imperatori di Germania, tra i più grandi cultori del vero "Frascati", vi fu Cristiano di Magonza, generale di Federico Barbarossa, frequentatore abituale delle "grotte" tuscolane dove il vino veniva invecchiato e conservato più fresco.
Si deve giungere a Paolo III Farnese (1533-49) - Papa italianissimo, che prima di salire al soglio di Pietro era stato vescovo suburbicario di Tuscolo ad aveva appreso ad amare Frascati e le sue bellezze naturali, per vedere ristabilire la supremazia del Frascati sul vino d'Oltralpe. Dopo aver dichiarato che " i vini francesi danno alla testa" Paolo III li bandì senz'altro dalla sua mensa.
Dopo la seconda metà del secolo XVI fu assai sentita la necessità di tutelare il costo della vendita dei vino, destinati al popolo. Coincide con questo movimento di vera e propria tutela del consumatore l'apparizione della "fojetta" (1589) imposta da Sisto V. Precursore di questo regime di tutela fu Marcantonio Colonna, Signore e Vicario di Giulio II della Rovere, che negli statuti concessi alla città di Frascati stabiliva in alcuni importantissimi articoli regole che ancor oggi vengono ribadite in decreti. Precisamente detta l'art. 96: "che il vino delli forestieri si venda a ellezione dei soprastanti" (quindi un Consorzio di Difesa e Tutela ante litteram). "Statuimo et ordiniamo che qualunque del detto castello, ovvero altri che venda vino, che lo portassi fori d'esso castello, a vendere in esso, che sia vino latino, non sia lecito a nessuno venderlo più di quello che gli sarà imposto dagli soprastanti, et chi contraffarà paghi pena di soldi vinti per qualunque volta et per qualunque misura".
Il Dalmasso, nella sua "Storia della vite e del vino in Italia", ricorda come il medico di Sisto V, Andrea Bacci, autore di uno dei primi trattati sui vini d'Italia, avesse definito Frascati "luogo di delizie, generoso di uve e di vari frutti", mettendo in evidenza che quegli industriosi coltivatori avevano propagato nelle loro vigne le viti più elette d'Italia" dalle quali si ottenevano vini che venivano forniti "ai conviti principeschi, nonché alle mense borghesi di Roma".



Precedentemente all'attuale disciplinare questa DOC era stata:
Approvata con DPR 03.03.1966 G.U. 119 - 16.05.1966
Modificata con DPR 01.08.1983 G.U. 320 - 22.11.1983
Modificata con DPR 18.11.1987 G.U. 75 - 30.03.1988
Modificata con DPR 05.12.1990 G.U. 59 - 11.03.1991
Modificata con DM 28.10.1996 G.U. 266 - 13.11.1996
Modificata con DM 26.11.1996 G.U. 293 - 14.12.1996
Modificata con DM 12.03.1997 G.U. 66 - 20.03.1997
Modificata con DM 13.11.1997 G.U. 277 - 27.11.1997
Modificata con comunicato G.U. 291 - 15.12.1997
Modificata con DM 01.04.1999 G.U. 81 - 08.04.1999
Modificata con DM 15.06.2000 G.U. 148 - 27.06.2000
Modificata con DM 28.07.2000 G.U. 184 - 08.08.2000
Modificata con DM 25.09.2000 G.U. 231 - 03.10.2000
Modificata con DM 10.10.2000 G.U. 249 - 24.10.2000
Modificata con DM 30.05.2001 G.U. 136 - 14.06.2001
Modificata con DM 21.02.2002 G.U. 65 - 18.03.2002
Modificata con DM 26.04.2005 G.U. 114 - 18.05.2005
Modificata con DM 04.08.2009 G.U. 191 19.08.2009
Modificata con DM 20.09.2011 G.U. 241 - 15.10.2011
Il precedente disciplinare prevedeva: Produzione uva per ettaro: t 14,0 Resa massima dell'uva in vino: 70 % Vitigni con cui è prodotto:
  • Malvasia Bianca di Candia: 50.0 %
  • Trebbiano Toscano: 10.0% - 20.0 %
  • Malvasia del Lazio (Puntinata): 10.0% - 40.0 %
  • Greco, Trebbiano giallo, Bellone e Bombino Bianco fino a un massimo del 30 %;
in tale ambito le altre varietà di vitigni a bacca bianca, idonei alla coltivazione nella Regione Lazio, presenti nei vigneti, possono concorrere sino ad un massimo del 15 %



Caratteristiche organolettiche:
  • colore: paglierino più o meno intenso;
  • odore: vinoso, con profumo caratteristico delicato;
  • sapore: sapido, morbido, fine, vellutato, secco, amabile o abboccato;
  • titolo alcolometrico volumico totale minimo: 11.00 % vol;
  • acidità totale minima: 4,5 g/l;
La denominazione prevedeva anche il "Frascati Superiore" ed il "Frascati Cannellino" che nel 2011 sono stati inseriti in due nuove DOCG: la Frascati Superiore DOCG e la Cannellino di Frascati. Inoltre prevedeva il Frascati novello che non ha più diritto ad alcuna denominazione.

Abbinamenti consigliati

Il Frascati si accompagna perfettamente ad antipasti, minestre, primi piatti secondi piatti di pesce e carni bianche, formaggi di media stagionatura, oltre ad essere utilizzato come ottimo aperitivo. Senza alcuna pretesa esaustiva, possiamo raccomandare gli abbinamenti seguenti con tipici di piatti della cucina Romana e Laziale:
  • Minestre:
· Minestra di Farro · Fregnacce alla Reatina · Stracciatella alla Romana · Pasta e Fagioli · Pasta e ceci · Minestra di lenticchie · Quadrucci e piselli · Pasta e broccoli in brodo d'arzilla · Acquacotta
  • Paste Asciutte:
· Bucatini all'amatriciana · Spaghetti alla carbonara · Tagliatelle alla carrettiera · Fettuccine alla ciociara · Fettuccine alla papalina · Penne all'arrabbiata · Spaghetti a cacio e pepe · Spaghetti al tonno · Spaghetti alle vongole
  • Contorni e Varie:
· Carciofi alla Romana · Carciofi alla Giudia · Funghi arrosto · Piselli al guanciale · Pomodori col riso · Fiori di zucca fritti · Peperoni ripieni · Cicoria Strascinata · Zucchine ripiene · Frittata con le zucchine o coi carciofi · Filetti di baccalà · Crostini alla provatura · Pizza in tutte le sue varietà.
  • Secondi Piatti:
· Fritto alla romana · Saltimbocca alla romana · Scaloppine · Pollo spezzato · Coniglio alla cacciatora · Abbacchio brodettato · Seppie un umido · Calamari ripieni · Pollo con peperoni · Arrosti di pesce · Fritto di pesce · Fritto di cervelli, animelle e carciofi
  • Dolci (da abbinare con il Frascati Cannellino):
· Amaretti di Guarcino · Gelato di ricotta · Pupazza di Frascati · Ciambelle al vino · Frittelle inzuccherate · Tozzetti · Bignè di San Giuseppe · Castagnole

 
  • 1437 International food © 2012 | Designed by Rumah Dijual, in collaboration with Web Hosting , Blogger Templates and WP Themes