Perché i popcorn del cinema sono molto più buoni di quelli fatti in casa?

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Ho lavorato in più cinema negli Stati Uniti, in due diverse catene, e dovevo, tra le altre cose, preparare i popcorn.

Il segreto è un prodotto chiamato Flavacol:


Si tratta sostanzialmente di un tipo di sale super-fine al gusto di burro. Contiene un colorante giallo ed è per questo che i popcorn del cinema sono gialli e presentano anche quel particolare sapore burroso.
Quando prepariamo un nuovo lotto di popcorn, ne aggiungiamo un piccolo cucchiaio prima che inizino a scoppiettare. Puoi acquistarlo online (anche in siti italiani), ma non usarlo come condimento! Aggiungilo solo quando fai scoppiare i popcorn e non usarne troppo. È roba abbastanza forte, ne basta davvero poco.
L'odore caratteristico dei popcorn combinato con Flavacol alla fine mi ha nauseato a tal punto che non li ho più comprati in un cinema per anni. Quando lavoravo in un cinema, l'odore permeava i miei vestiti e i miei capelli, e mi ha fatto stare male fisicamente dopo alcuni mesi. Non ho potuto mangiare popcorn per molto tempo dopo il mio ultimo lavoro in un cinema.
È anche il motivo per cui non userei mai più sale o altri condimenti extra sui popcorn del cinema ... sono già permeati di entrambi, è selvaggiamente malsano aggiungere altro.



Quali sono 5 fatti scioccanti sul McDonald's?

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Consumare un pasto da McDonald’s aggrada il palato di chiunque, eppure ci sono 5 fatti davvero gravi che potrebbero far cambiare idea anche ai più golosi. La prima è che il cibo spazzatura comporta gravi conseguenze per il cervello: uno studio ha affermato che ne rallenta addirittura la reattività e danneggia l’ipotalamo. Il secondo è che la concentrazione di zuccheri nei suoi alimenti è davvero esagerata. Ogni giorno uomini e donne dovrebbero consumarne rispettivamente 9 e 6 cucchiaini, ma già solo in un milkshake ce ne sono più di 20… Il terzo è l’aumento delle calorie col passare del tempo: il cheesburger ha fatto registrare un +75 per cento, le patatine un +120. La causa va ricercata nell’aumento delle porzioni ma anche nelle sostanze “segrete” che vengono inserite nei cibi. Il quarto riguarda gli amatissimi nuggets: essi sono costituiti solo per metà da pollo, mentre l’altra metà comprende ossa, nervi, sangue e chi più ne ha più ne metta. Infine, quinto fatto scioccante, la quantità di rifiuti generata ogni giorno: si parla di 36mila tonnellate di scarti. Una discarica davvero imponente, non c’è che dire!






Ti è mai stato chiesto di andare via da un ristorante "all you can eat" perchè avevi mangiato troppo?

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Vogliamo raccontarvi un episodio vero.
Un giorno portammo alcuni colleghi blogger in un ristorante - bar di Modena in Piazza Grande (non diciamo il nome, ma lo potrete facilmente ricavare da internet perchè è l’unico in quella piazza…). Eravamo in quattro, tre uomini e un donna, tutti discretamente affamati dopo una mezza giornata di lavoro.
Il format del locale era semplice: con 17 € si mangiava a buffet quello che si voleva, quante volte si voleva , insomma, all you can eat. E il buffet vi assicuriamo che presentava ogni ben di Dio: lasagne, tortelloni, tortellini, crespelle, arrosto, bocconcini di pollo impanati, salsicce alla griglia, cotechino, salmone, riso freddo, insalata di farro, patate al forno, pizze, focacce, gnocco, tigelle, salumi, formaggi, caprese, verdure fritte, patatine fritte, tiramisù, crema catalana, torte varie, gelato, macedonia. Questo era lo standard. Poi ogni giorno piatti del giorno, insomma, un pranzo degno di un matrimonio a tutti gli effetti.
Ebbene, uno dei nostri colleghi era famoso per la smodata capienza del suo stomaco e la voracità fondamentalmente illimitata. Ma nessuno di Noi lo aveva mai visto all’opera.
Iniziammo. Tutti e quattro riempimmo i nostri piatti. Tutti e quattro ci concedemmo un bis. Lui tornò sui salumi, gnocchi e tigelle. Poi un piatto di salmone e caprese. Poi un piatto di salsicce alla griglia e patate fritte. Poi un piatto di verdure fritte.
Morale: in tre ci concedemmo due giri (ed eravamo pieni come delle uova di Pasqua), lui da solo se ne fece sei. Alla fine chiudemmo con il dolce. Noi tre una porzione di dolce, lui tre porzioni: tiramisù, torta al cioccolato e panna cotta. Nonostante il locale fosse affollato, vedevamo i camerieri in lontananza che ci guardavano e parlottavano indicandoci.
Giunti alla fine del pasto e ci complimentiamo con il nostro collega per la sua voracità, poi lo scherniamo: Peccato che ti sei perso il cotechino fritto, è la specialità!
Ora, dovete sapere che il cotechino fritto è un piatto che a Modena si cucina con l’avanzo del cotechino del giorno prima friggendolo, poi ricoprendolo di parmigiano ed infine bagnandolo con aceto balsamico.
Lui ci guarda impassibile, si alza e torna con un piatto colmo di cotechino fritto. In tre a stomaco vuoto avremmo avuto difficoltà a finire quel piatto. E lui se lo mangia in due minuti. Poi si alza di nuovo: Adesso basta, vado a prendermi una macedonia.
Quando andiamo a pagare il conto, alla cassa il titolare ci guarda e sorride ammiccando:
Non è che tornate anche domani, vero?

Stiftskeller St. Peter

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St. Peter Stiftskeller (in italiano: Cantina dell'Abbazia di San Pietro) è un ristorante situato nelle mura del Abbazia di San Pietro a Salisburgo. Si ritiene sia una delle locande più antiche dell'Europa centrale per il fatto che viene mezionanata in un documento dell'803; è ritenuto inoltre uno dei più antichi ristoranti continuativamente attivi nel mondo e il più antico in Europa.

Cappellacci di zucca

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I cappellacci di zucca, anche detti capellacci ferraresi o capellacci estensi, sono un tipo di pasta ripiena simile ai ravioli, di produzione tipica della provincia di Ferrara, hanno ottenuto il riconoscimento I.G.P. Nel 2016.

Origini

L'origine dei cappellacci di zucca si inserisce nell'antica e popolare tradizione culinaria di paste ripiene dell'Italia settentrionale.
La prima testimonianza scritta risale al 1584, nel ricettario di Giovan Battista Rossetti, scalco della corte estense durante il regno del duca Alfonso II d'Este. In tale ricettario vengono ancora chiamati "tortelli di zucca con il butirro", ma nei secoli successivi assumeranno la denominazione di "cappellacci", anche differenziandosi dai tortelli di zucca per forma ed ingredienti.
Il termine Cappellaccio o il suo equivalente dialettale ferrarese, Caplaz, si riferisce alla forma simile ad un cappello di paglia tipico dei contadini del secolo scorso. Secondo altre fonti è invece un maggiorativo-dispregiativo dei simili cappelletti, richiamandone le maggiori dimensioni, la forma più rozza e, probabilmente, le minori proprietà nutrizionali.

Ingredienti

I cappellacci di zucca consistono in involucri di sfoglia all'uovo, di forma quadrata della dimensione chiusa di circa 7 cm, farciti con un impasto di zucca cotta al forno (tradizionalmente zucca marina), formaggio grana grattugiato, noce moscata e sale. Per il condimento è corretto il burro fuso e salvia con aggiunta di formaggio grana grattugiato, ma esistono diverse varianti che prevedono sughi al pomodoro o con salsiccia di maiale.

Sagre

In alcune zone della provincia di Ferrara, da settembre in poi, è facile trovare sagre o fiere locali dedicate ai cappellacci di zucca, tra le quali l'antica sagra della zucca di Pontelangorino.

Coppa marchigiana

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La coppa marchigiana, chiamata anche coppa di testa, è un salume cotto, diffuso soprattutto nelle regioni centrali delle Marche e dell'Umbria, da non confondersi con la coppa Emiliana.

Preparazione

Per il tipo di carni utilizzate nella preparazione, viene considerata un insaccato povero: la coppa si produce a partire dallo spolpo della testa del maiale, della sua lingua, delle cartilagini auricolari e di altre parti meno nobili del suino. Viene aromatizzata con l'aggiunta di pistacchi, cannella o noce moscata, arance e limoni grattugiati o a pezzi. Generalmente viene prodotta nei periodi freddi dell'anno, dopo la cottura viene raffreddata sotto pressa e non necessita di stagionatura.
Al taglio si presenta di colore rosato o grigiastro(a seconda del tempo di cottura), con nervature bianche che testimoniano la presenza delle parti cartilaginee delle orecchie. Il profumo è speziato e il sapore è fortemente aromatico.

Zuppa di pinne di squalo

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La zuppa di pinne di squalo detta zuppa di pinne di pescecane è una specialità della cucina cinese, popolare sin dai tempi della dinastia Ming. Viene in genere servita in occasioni speciali come banchetti e feste nuziali. Inteso come alimento di lusso, questo piatto è considerato simbolo di salute e prestigio nella cultura cinese.
La pratica nota come "finning" degli squali è necessaria alla preparazione della zuppa ed è stata oggetto di controversie negli ultimi anni, mentre in alcuni settori della società cinese il consumo dell'alimento continua a crescere drammaticamente. Animalisti ed ambientalisti hanno denunciato la pratica come brutale, e l'hanno dichiarata uno dei fattori principali che stanno contribuendo al declino globale di molte specie di squalo.
La costante crescita dell'economia cinese sta tuttavia producendo un considerevole aumento nella domanda di pinne di squalo, mentre l'importanza di questo predatore nell'ecosistema marino rende la continuazione di questa pratica ancora più grave.

Preparazione

Una zuppa o uno stufato di squalo possono essere ottenuti da pinne di squalo ricavate da una grande varietà di specie. Il trattamento delle pinne prevede la rimozione della pelle, il taglio in una forma più definita ed un'accurata essiccatura. L'acqua ossigenata può essere utilizzata prima dell'essiccatura per rendere il colore più invitante.
Le pinne in questione sono in particolare le cartilaginee pinne pettorali e dorsali. Vengono vendute in due forme: essiccate o surgelate. In entrambi i casi la cottura prevede una fase preliminare di ammorbidimento. Nel caso del prodotto surgelato, esso è generalmente pretrattato e richiede soltanto un'ora di ammollo.
Esistono due tipi di pinna essiccata: quella intera, che richiede lavoro supplementare, e quella affettata. Il valore nutrizionale della carne è dibattuto: alcuni dichiarano che sia ricca di calcio e ferro, e che contengano proteine di alta qualità, altri le assegnano un basso valore nutrizionale.
Le pinne di squalo, come del resto succede per altre specialità delle cucine asiatiche come la zuppa di nido d'uccello o i cetrioli di mare, non hanno un sapore particolare di per sé; la loro fama nasce piuttosto da come sono presentate e da come riescono ad assorbire il sapore degli altri ingredienti, oltre che per il fatto che sono considerate rarità e beni di lusso.

Imitazione

Esiste anche un'imitazione dell'originale che in genere è venduta in barattoli di latta e che viene etichettata come zuppa di squalo. Il prezzo di vendita è di circa 1,50 dollari al pezzo e non contiene pinne di squalo, ma vermicelli cinesi (spaghetti di grano tenero) tagliati in modo da sembrare pezzi di pinna. Questa zuppa differisce dall'originale per aspetto e colore, ed è spesso preparata in brodo di pollo ed accompagnata a funghi e carne di maiale per aumentare il gusto e migliorare l'aspetto del piatto.

Mercato

Il piatto è molto famoso in Cina ed è venduto nei ristoranti cinesi di tutto il mondo. Una ricerca condotta in Cina nel 2006 da WildAid e dall'Associazione cinese per la conservazione della natura ha evidenziato che il 35% degli intervistati dichiara di aver consumato zuppa di pinne di squalo nell'ultimo anno. Inoltre l'83% dei partecipanti ad un'indagine online condotta dal WWF ha dichiarato di averne mangiata una porzione nell'arco della sua vita.
Nei ristoranti di Hong Kong, dove la domanda è sempre stata alta, negli ultimi anni sono calati i consumi da parte degli abitanti autoctoni, ma sono aumentati in modo complementare quelli da parte di Cinesi dell'entroterra, a mano a mano che la crescita economica pone questa costosa raffinatezza alla portata della sempre più grande classe media cinese.
In base a statistiche calcolate sul commercio di pinne ad Hong Kong, il mercato sta crescendo del 5% all'anno. L'alto prezzo della pietanza fa sì che essa sia spesso usata per impressionare gli ospiti o per celebrare occasioni speciali. Il 58% degli intervistati dal WWf ha infatti dichiarato di aver assaggiato la zuppa durante una festa o un ricevimento.
Anche se le specie macellate per le pinne sono molte, attraverso i secoli le pinne di alcune sono state identificate come particolarmente saporite e succulente. Le razze più simili agli squali, come i pesci chitarra ed i pesci sega, sono state indicate come fornitrici di migliore qualità e le loro pinne sono a volte chiamate il caviale tra le pinne di squalo. In particolare sono molto apprezzate le pinne del Rhinobatos albomaculatus. Le specie di squalo più interessate dalla macellazione sono invece lo squalo tigre (Galeocerdo cuvier), lo squalo mako (Isurus oxyrinchus), lo squalo grigio (Carcharhinus plumbeus), lo squalo dello Zambesi (Carcharhinus leucas), gli squali toro (Carcharias taurus), lo squalo orlato (Carcharhinus limbatus), lo smeriglio (Lamna nasus), la verdesca (Prionace glauca) e gli alopidi.
Le pinne dei pesci sega, che sono in grave pericolo di estinzione, sono
(EN)
« are highly favored in Asian markets and are some of the most valuable shark fins. »
(IT)
« molto apprezzate nei mercati asiatici e forniscono le pinne più pregiate in assoluto. »

La famiglia fortunatamente è stata inserita tra quelle protette con più impegno dalla Convenzione internazionale sul commercio di specie a rischio (Convention on International Trade in Endangered Species, CITES) nell'Appendice I, ma a causa delle dimensioni attuali del commercio di pinne di squalo e del fatto che esse sono difficili da identificare tra le altre merci, è poco probabile che il CITES riuscirà ad impedire che questo ingrediente così pregiato venga ancora venduto.
Addirittura un terzo delle pinne importate ad Hong Kong arrivano dall'Europa. La Spagna è di gran lunga il fornitore più importante, e vende tra le 2000 e le 5000 tonnellate di questa merce ogni anno. Anche la Norvegia ne fornisce 39 tonnellate, e Regno Unito, Francia, Portogallo ed Italia ne producono una quantità non trascurabile ogni anno. Hong Kong controlla almeno il 50%, e forse fino all'80% del commercio mondiale di pinne di squalo, mentre i maggiori consumatori sono Europa, Taiwan, Indonesia, Singapore, Emirati Arabi Uniti, Stati Uniti d'America, Yemen, India, Giappone e Messico.

Controversie

In base a quanto dichiarano le associazioni animaliste, la maggior parte del mercato deriva da pinne mozzate a squali ancora vivi, nel processo chiamato finning. Visto che il resto del corpo dello squalo è valutato molto meno, l'animale mutilato e spesso ancora vivo è gettato in mare per fare posto a bordo alle ben più pregiate pinne. Una volta nell'oceano, lo squalo immobilizzato è lasciato in balia di altri squali o muore per soffocamento.
L'acclamato documentario del 2007 Sharkwater mette a nudo gli abusi della pesca di squalo ed i danni che essa causa agli ecosistemi degli oceani. Ha inoltre scoperto corruzione all'interno di alcuni governi che sostengono le industrie legate alla macellazione degli squali.

Controindicazioni

Un consumo eccessivo della zuppa può causare sterilità negli uomini per via del contenuto di mercurio della carne di squalo.

 
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