Blåbärssoppa

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La blåbärssoppa, zuppa di mirtillo, è una bevanda svedese ottenuta dal mirtillo nero, che può essere servita fredda o calda. La bevanda è dolce e contiene amido il quale dà una consistenza leggermente densa.

Usi
La blåbärssoppa è tradizionalmente servita ai partecipanti della maratona sciistica Vasaloppet, essendo ricca di energia. I mirtilli sono stati tradizionalmente usati per combattere i disagi gastrointestinali e, in Svezia, la blåbärssoppa è spesso considerata un alimento adatto alle persone con problemi di stomaco, anche perché ricco di energia. Viene meglio servita in un bicchierino con 50% di vodka e 50% di blåbärssoppa con al di sopra crema montata; viene chiamata blåbärshot.
Negli USA la blåbärssoppa è importata e venduta sotto il nome commerciale Blåbär, per quanto non sia ottenuta dalla sezione Cyanococcus del genere vaccinium nordamericano bensì dal mirtillo nero, vaccinium myrtillus, che cresce allo stato naturale presso la Scandinavia e altre parti dell'Europa.
La parola svedese per il mirtillo negro, blåbär, significa letteralmente "mirtillo".
La blåbärssoppa può essere realizzata in casa da mirtilli, zucchero, acqua e fecola di patate o essere comprata già fatta o in forma liofilizzata, da mischiare con acqua. Proprio per tali ragioni, questo alimento viene correlata al kissel, una bevanda dolce diffusa in vari paesi del nord Europa.


Gnocchi di zucca

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Gli gnocchi di zucca sono un prodotto tipico della tradizione culinaria mantovana.

Preparazione
Viene lessata la zucca mantovana in acqua salata e dopo averla scolata viene passata setaccio. Si aggiunge farina, uova e sale mescolando e amalgamando gli ingredienti. Si formano gli gnocchi che vengono cotti in acqua salata. Vengono conditi con burro e salvia oppure con sugo di pomodoro.


Spaghetti alla siracusana

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Gli spaghetti alla siracusana, noti anche come pasta fritta alla siracusana e più raramente come spaghetti alla siciliana, sono un primo piatto di pasta tipico della cucina siracusana.

La ricetta
La ricetta di questo primo piatto prevede l'utilizzo del pesce azzurro denominato acciuga (anciova in dialetto siciliano): essa va soffritta con dell'aglio e dell'olio extravergine d'oliva, mentre a parte si cuociono gli spaghetti in abbondante acqua salata. Ancora singolarmente si fa abbrustolire la mollica di pane secco (o del pangrattato già pronto) in una padella. Alla fine si manteca la pasta con le acciughe e si cosparge di mollica abbrustolita.

Le varianti
Questo piatto si presta a molte varianti e alle volte lo si confonde con il sugo alla siracusana (a causa della presenza delle acciughe), la cui originaria ricetta però si serve spesso e volentieri della pasta corta e non contempla l'utilizzo della mollica, ma piuttosto una dose generosa di ortaggi, capperi e olive; si tratta di alimenti che nella ricetta tradizionale di questo piatto non sono presenti, eccezion fatta, di rado, per le olive, che sono nere.
Da non confondere inoltre con il primo piatto, soprattutto palermitano, denominato pasta con le sarde: esso, se pur la tradizione lo dice nato nella zona di Siracusa (ma da cuochi dell'esercito arabo, lì accampati per conquistare la città), è parecchio distante dalle usanze culinarie dell'area aretusea, contemplando ingredienti come l'uvetta passa e i pinoli (un classico abbinamento della cucina palermitana), oltre allo zafferano, e il pesce che domina il piatto è la sardina, non l'acciuga. La mollica abbrustolita nella pasta con le sarde originaria non è presente.
Una delle varianti più conosciute del piatto siracusano prevede la frittura degli spaghetti: o li si fanno cuocere freschi a parte e poi si friggono in padella - prima di mantecarli con le acciughe - oppure si prende dal frigo della pasta avanzata e le si dà in questo modo nuova consistenza.
Gli spaghetti alla siracusana in alcune ricette sono presentati anche con del pomodoro, sia nella loro versione fritta e sia in quella normale. Non è raro incontrarvi pure del peperoncino (in base alla variante scelta), ma sempre accompagnato dagli ingredienti base del piatto che rimangono acciughe e mollica abbrustolita.

Origini del piatto
Questo tipico piatto siracusano ha radici molto antiche; arcaiche. La ricetta che ormai è divenuta parte della tradizione culinaria del territorio geografico, al principio si presentava in maniera molto differente: il nome di «pasta alla siracusana» (che precedette quello degli odierni spaghetti) si usava per indicare un tipo di lavorazione di grano duro decisamente più sottile, noto come capelli d'angelo (detti anche capellini o più recentemente vermicelli); caratterizzati per l'appunto da uno spessore finissimo.
Si sostiene che i capelli d'angelo a Siracusa venissero preparati già all'epoca del tiranno Dionisio I (in quella che fu la colonia greca di Ankón si continuano a preparare tutt'oggi e i suoi abitanti definiscono questo tipo di piatto un lascito degli antichi Siracusani). Solo in seguito i conquistatori Arabi ne avrebbero preso spunto per dare vita al primo commercio europeo della pasta, che storicamente partì proprio dalla Sicilia.
I capelli d'angelo sono effettivamente un tipico piatto della Grecia (detta pasta kataifi) e dell'Oriente. Nel siracusano essi, specialmente in passato, venivano raggomitolati e fritti nella sugna e infine annaffiati con «miele nero e caldo dei monti Iblei».
Si racconta che quando il nobile siciliano Don Francesco Bonanno, nonché consigliere di guerra del re Vittorio Amedeo II di Savoia e dell'imperatore Carlo VI d'Asburgo, doveva prendere una decisione difficile, si siedeva ad un tavolo e ordinava sempre al suo monsù un piatto di «pasta fritta alla siracusana», perché egli la considerava stimolante per il cervello e fautrice quindi di ottimi consigli politici.
Ad un certo punto l'antica ricetta si è mescolata a quella del piatto che odiernamente è noto come spaghetti alla siracusana, per cui il tipo di pasta finissimo è stato sostituito dagli spaghetti più spessi; è quasi del tutto sparito l'uso del miele e ci si aggiunge invece del pesce e la mollica secca del pane. Ma al principio furono i soli capelli d'angelo semplicemente mielati a sfamare i siracusani dando loro una pietanza vitaminica.


Pasta cacio e pepe

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Il Cacio e pepe è un piatto caratteristico del Lazio.
Come suggerisce il nome, gli ingredienti del piatto sono molto semplici e includono solo pepe nero, formaggio pecorino romano e pasta.
I tipi di pasta tradizionalmente più usati sono gli spaghetti o i rigatoni.


Zuccata

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La zuccata è un tipico prodotto della pasticceria siciliana a base di zucca candita. Usata prevalentemente per decorare la cassata.

Ackee and saltfish

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L'Ackee and saltfish (in patois giamaicano Aki ah saalfish) è un piatto tipico della cucina giamaicana. È considerato il piatto nazionale giamaicano.
È un piatto molto comune, ma tipicamente viene servito per colazione.

Preparazione
Si saltano in padella cipolla o cipollotto, aglio, spezie (pepe, peperoncino Scotch Bonnet, timo), pomodori e - talora - peperoni. Vengono poi aggiunti il baccalà ammollato, pulito e tagliato in piccoli pezzi e gli arilli del frutto di Blighia sapida (chiamati ackee in lingua inglese).
Il piatto viene accompagnato da platano fritto o bollito o dai frutti dell'albero del pane, ma anche dai festival o dal bammy.


Chivito

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Il chivito è un panino imbottito tipico dell'Uruguay. Nel paese è molto popolare al punto da esserne considerato il piatto nazionale.

Storia
Fu inventato per caso nel 1944 da Antonio Carbonaro, proprietario del ristorante "El Mejillón" a Punta del Este.
Una sera una turista argentina entrò nel ristorante e chiese del chivo ovvero carne di capretto. Il ristorante non ne era provvisto, ma Carbonaro, per non perdere la cliente, improvvisò e decise di preparargli un panino con pane tostato nel burro, prosciutto e un pezzo di churrasco (bistecca di manzo).
Disse alla cliente che quel piatto si chiamava chivito: alla donna piacque il panino.
L'idea divenne un successo e il ristorante arrivò a vendere mille chivitos al giorno.

Ingredienti
Il primo chivito era fatto semplicemente con pane, prosciutto e lombata di manzo. In seguito la ricetta si è arricchita. Oggi il classico chivito uruguaiano viene imbottito con lombo di manzo, prosciutto cotto, pancetta, mozzarella, lattuga, pomodori a fette, olive, uova sode e salsa maionese. Possono essere aggiunti altri ingredienti, come barbabietole rosse, piselli, peperoni rossi grigliati o saltati in padella e cetrioli.
È stato inventato anche il chivito al plato, ovvero gli stessi ingredienti del ripieno del chivito serviti su un piatto da portata (senza pane) di solito con insalata russa o patatine fritte.
Tra le numerose varianti, una delle più famose è il chivito canadiense, con il bacon canadese.
La ricetta del chivito si è diffusa anche in Argentina e Paraguay, dove prende il nome di lomito.


 
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