California Roll

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Il California Roll è una forma atipica di sushi, preparato negli USA con ingredienti quali cetriolo, surimi e avocado. In alcuni paesi in sostituzione dell'avocado viene utilizzato il mango.

Cenni storici

A partire dal 1960 a Los Angeles arrivarono molti cuochi giapponesi che, cercando fortuna negli Stati Uniti d'America, pensarono di importare l'idea del sushi. Gli statunitensi però non avevano affatto la passione del pesce crudo; per far meglio accettare tale particolare gusto furono necessari alcuni esperimenti culinari. Molto noto all'epoca era il ristorante Tokyo Kaikan e un suo cuoco, Ichiro Mashita, ebbe l'idea di sostituire il tonno (per altro difficile da trovare) con l'avocado e così, dopo altri accorgimenti frutto di sperimentazione, nacque il California Roll. In seguito, dal 1980 in poi, tale pietanza si diffuse in tutti gli Stati Uniti.


Burro di arachidi

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Il burro di arachidi è un alimento ricavato dalla macinatura di semi di arachidi. Fonti non accreditate ne attribuiscono la paternità ad un farmacista di Saint Louis, George A. Bayle jr., il quale alla fine del XIX secolo inventò questo alimento come sostituto proteico della carne, allora alimento molto costoso e non accessibile a molte famiglie delle classi meno abbienti. Noto è infatti il notevole apporto di proteine vegetali che tale prodotto garantisce, oltre ad un considerevole contenuto di grassi (per lo più monoinsaturi) ed una buona percentuale di fibre ed acido linoleico.
Probabilmente il più famoso produttore di burro di arachidi è l'ex-presidente degli Stati Uniti d'America Jimmy Carter, che ha una piantagione a Plains in Georgia.
La pasta è ricca di acido palmitico, sale e zucchero. Oltre ai grassi, contiene proteine, fibra alimentare, vitamine, calcio, fosforo e potassio.
Il prodotto è analogo al mediorientale tahina, un alimento tradizionale da secoli, diffuso in Grecia, Nord Africa e paesi medio orientali a base di semi di sesamo.
Il burro d'arachidi è un alimento che non può mancare nella dispensa di ogni casa statunitense e viene servito solitamente in sandwich formati da due fette di pane, dove su una viene spalmato il burro d'arachidi (smooth, "cremoso" o crunchy, "croccante" a seconda delle preferenze) e sull'altra viene spalmata la marmellata, solitamente di fragole o mirtilli. Viene anche impiegato nella produzione di prodotti dolciari da forno, come i famosi Scorched peanut cookies, biscotti al burro di arachidi.

Chimichanga

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Il chimichanga, conosciuto anche come chivichanga o chimmy chonga, è un piatto tipico della cucina del sud degli Stati Uniti d'America e di alcuni stati del Messico.
Si tratta di una tortilla riempita con numerosi ingredienti, in particolare riso, formaggio e machaca.

Storia

Le origini del Chimichanga sono controverse.
Le parole chimi e changa provengono da due termini spagnolo messicano: chamuscado, il cui significato è bruciato, e changa, relativo a chinga, parola che riassume una serie di volgarità. Nella cucina messicana, vi è un alimento chiamato Chamuco, una banana bruciata in olio.
Nel 1922, secondo una fonte, la proprietaria del ristorante El Charro di Tucson in Arizona, Monica Flin, fece accidentalmente cadere dell'impasto nell'olio bollente. Immediatamente iniziò a pronunciare una parolaccia in spagnolo che inizia con "chi..." ma si bloccò subito, e al posto di dire chingada le uscì la parola, chimichanga, un equivalente spagnolo della parola "thingamajig"
Una chimichanga con fagioli fritti e riso fu servito in un ristorante dell'Illinois.
Woody Johnson, fondatore del Macayo Mexican Kitchen, sostenne di aver inventato la chimichanga nel 1946, quando mise, per esperimento, alcuni burritos in una friggitrice. Questi "burritos fritti" diventarono così popolari che dal 1952, quando il Woody El Nido, il ristorarante di Woody Johnson, divenne Macayo's, la chimichanga fu una delle principali portate del menù. Johnson aprì il Macayo's nel 1952.
Nonostante non vi siano registrazioni ufficiali che indichino quando il piatto sia apparso per la prima volta, il folklorista pensionato Jim Griffith, affermò di aver visto dei chimichangas al ristorante Yaqui Old Pascua Village di Tucson, verso la metà degli anni 1950.
Un'altra variante della chimichanga fu attribuita ai messicani immigrati in America.
A seguito della variante della chimichanga, diffusa in Messico, un'altra origine potrebbe essere quella che gli immigrati negli Stati Uniti introdussero soprattutto attraverso Nogales in Arizona. Una terza e più probabile possibilità, è che la chimicanga, o chivichanga, sia stata a lungo parte della cucina della Pimería Alta in Arizona e Sonora, estendendo la sua presenza verso sud, fino nello stato messicano di Sinaloa, dove comunque hanno dimensioni più piccole.
La conoscenza e l'apprezzamento del piatto si diffusero lentamente fuori Tucson, aumentando sempre più nei decenni successivi. Anche se ora la chimichanga è diffussissima nei menù, sia Texani che Messicani, un'ulteriore ipotesi indica che la sua presenza all'interno degli Stati Uniti sembra aver avuto origine nella località di Pima Country, Arizona.
Secondo i dati presentati dal Dipartimento dell'Agricoltura degli Stati Uniti, una classica chimichanga da peso medio di 183 grammi, contiene 443 kilocalorie, 20 grammi di proteine, 39 grammi di carboidrati, 23 grammi di grassi totali, 11 grammi di grassi saturi, 51 milligrammi di colesterolo e 957 milligrammi di sodio.

Þorramatur

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Il Þorramatur è una selezione di cibo tradizionale islandese, composta principalmente di carne e prodotti ittici curati in maniera tipica, tagliati a fette o pezzi e serviti con rúgbrauð (pane di segale denso e scuro), burro e un cicchetto di Brennivín (tipica acquavite islandese).
Questo piatto viene consumato durante l'antico mese nordico in gennaio e febbraio, e in particolare durante le celebrazioni della festa di Þorrablót.

Ingredienti

I tradizionali ingredienti sono:
  • Kæstur hákarl, carne di squalo putrefatto
  • Súrsaðir hrútspungar, testicoli di pecora bolliti in latte acido
  • Svid, testa di pecora arrosto e bollita
  • Sviðasulta, insaccato di svið
  • Lifrarpylsa, salsiccia di fegato impastata con farina di segale
  • Blóðmör, sanguinaccio di sangue di agnello e sugna impastati con farina di segale e avena
  • Harðfiskur, merluzzo o eglefino essiccato servito con burro
  • Hangikjöt, carne di agnello affumicato
  • Lundabaggi, lombi di pecora stagionati
  • Hvalspik, grasso di balena fresco
  • Selshreifar, pinne di foca

Cascà

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Il cascà o cash-cà è un cibo di derivazione araba, peculiare della popolazione di Carloforte (isola di San Pietro) e di Calasetta (Isola di Sant'Antioco), nella regione del Sulcis, in Sardegna meridionale, derivato dal cuscus tunisino.
La popolazione di Carloforte, di origine ligure, dal 1540 al 1738 colonizzò un piccolo territorio in Tunisia, presso l'isola di Tabarka, nei pressi di Tunisi, assumendo nell'uso alcuni cibi tunisini come il cuscus, ma modificandoli: infatti il cascà non prevede l'abbinamento con la carne.
La ricetta di Carloforte, detta anche "tabarchina", prevede di mescolare alla semola diverse verdure (ceci, piselli, verza, carota, finocchio, melanzana, zucchina, cipolla) ed è aromatizzata con erbe (finocchio selvatico) e spezie: (coriandolo, cannella, chiodi di garofano, anice stellato).
In passato il cascà era un piatto semplice e povero: gli elementi base della sua preparazione erano, oltre alla semola opportunamente lavorata, il cavolo cappuccio o il cavolfiore ed i ceci. Col tempo il piatto si è evoluto, ed alla ricetta base si sono aggiunte le varie verdure di stagione e la carne suina. Il piatto così trasformato è divenuto cibo della festa in epoca recente, preparato soprattutto in occasione della festa patronale di San Carlo. Da parecchi anni nel mese di aprile a Carloforte si tiene una sagra con lo scopo di valorizzare questo tipico piatto della tradizione culinaria tabarkina.
Il cashcà è anche pronunciato (italianizzato) con "cascà", per quanto nella pronuncia corretta, in lingua tabarchina la "h" indichi una pronuncia a "denti serrati".
Ogni anno a Carloforte si tiene la sagra del Cuscus Tabarchino (Il Cascà di Carloforte).

Bartolaccio

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Il bartolaccio, o bartlàz in dialetto forlivese, è un prodotto alimentare tipico dell'Appennino forlivese. Noto ad esempio è quello di Tredozio.
Si compone di una sfoglia sottile, i cui ingredienti sono soltanto acqua e farina, farcita di un particolare ripieno: purea di patate, pancetta, formaggio grana stagionato, sale e pepe. La sfoglia, poi, è richiusa su se stessa in modo da formare una mezzaluna (a somiglianza di un crescione).
Il tutto è quindi cotto sulla piastra.
Si tratta di un prodotto della tradizione contadina povera.

Sagre

A Tredozio si tiene anche, dal 1987, una ormai tradizionale "Sagra del Bartolaccio", solitamente nelle prime due domeniche di novembre.






Pesce spada alla ghiotta

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U piscispata a gghiotta (il pesce spada alla ghiotta), è un piatto tipico della cucina calabrese e di quella siciliana, in particolare delle province di Reggio Calabria e Messina.
In Calabria, soprattutto, il pesce spada viene definito come "il pinocchio della Costa Viola", essendo il pesce più richiesto e indiscusso protagonista della gastronomia calabrese, non solo per la prelibatezza delle sue carni, ma anche per il rituale folkloristico che ne caratterizza la pesca.
Uno degli spettacoli più interessanti e cruenti, sono le battute di pesca, le cosiddette spatare, realizzate con le caratteristiche e rapide imbarcazioni specializzate nella pesca del pesce spada nello stretto di Messina.
La regione Calabria ha ottenuto dal ministero per le politiche agricole e forestali l'inserimento del pesce spada alla ghiotta nell'elenco dei prodotti agroalimentari tradizionali italiani. Una sagra del pescespada si tiene la seconda domenica di luglio a Bagnara Calabra, mentre ad agosto a Scilla.

 
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