Perché si chiama “pizza”?

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Dal napoletano pizza, di origine incerta.

Forse dal greco bizantino πίττα (pítta, “torta”), dal greco antico πίσσα (píssa, "pece"), attico πίττα (pítta), o da πεπτός (peptós, "cotto"). Oppure ancora dal lombardo bizza, pizza ("morso, grumo, pezzo grosso, gnocco"), o dal latino pinso (“io batto, colpisco”).

L’origine del nome pizza – a detta del mio professore di Filologia – potrebbe risiedere nelle lingue germaniche, in particolare nel longobardo. Come sappiamo, sebbene non siamo in possesso di complete attestazioni scritte di questa lingua, molti residui linguistici sono ancora visibili nell’italiano dei nostri giorni. Qualche esempio sporadico: la maggior parte delle parole che iniziano con gu- (ita: guancia, guerra), derivano da termini longobardi che iniziavano per w- (gmc[!]: *wankja, *werra); stessa cosa per il prefisso Al- nei nomi propri che è un residuo di nomi piuttosto comuni longobardi, come Alberic o Aldeprand; oppure ancora per toponimi come Fara D’Adda, Fara Novarese che derivano dal verbo fahren (lett. andare; dal gmc: *faran). Quindi non è raro che molte parole considerate italianissime, siano in realtà frutto di prestiti germanici.

Tornando alla nostra pizza, è probabile che derivi dal sostantivo bizza (lett. boccone; non a caso, come viene mangiata?), molto simile all’Alto Tedesco Antico bīzan che nel tedesco moderno è diventato beißen (lett. mordere, strappare a morsi). La radice deriva dal Protogermanico *bītaną.

[!] gmc sta per germanico.

È semplice. "Focaccia soffice di farina bianca, di forma rotonda e dimensioni variabili, tipica della cucina araba." Questa è la definizione del dizionario per la parola "pita". La "t" si pronuncia "z" e così più o meno è nato il nome.


Esiste una pizza più antica della Margherita?

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Si e si chiama Cosacca.

Una semplice pizza con pomdoro, formaggio e basilico. Personalmente l'ho assaggiata in alcune pizzerie del napoletano e credo sia ancora più buona della Margherità che nel corso del tempo ha avuto certamente un "eco mediatico" più forte.

Se pensiamo che la pizza Margherita prende questo nome nel 1889 dall'arrivo a Napoli della regina dall'omonimo nome, la Cosacca venne ufficializzata in seguito alla visità dello Zar di Russia Nicola I nel Regno delle due Sicilie a metà dell'800 anche se i garzoni delle pizzerie già la mangiavano a fine turno quando c'erano pochi ingredienti ormai disponibili.

Insomma è buona, buona, buona. Nient'altro da aggiungere



Il sale che si aggiunge all'acqua per cucinare la pasta va messo quando l'acqua bolle o prima?

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Anche se sembra una cretinata questo piccolo accorgimento può far la differenza tra pentole lisce e come nuove dopo vent’anni di uso o completamente butterate dopo neanche un anno.

Infatti se mettiamo sale grosso, come siamo soliti qui in Italia, nell’acqua della pasta a freddo questo, data la sua maggiore densità, precipiterà sul fondo della pentola. E cosa succede lì? Il calore proveniente dal fornello sottostante riscalderà la base della pentola e, anziché trovare nel suo diffondersi, solo acqua, troverà il sale. Ora, dovete sapere che la conduzione termica attraverso i solidi è molto più rapida della convezione nei liquidi quindi il calore tenderà a passare più dalla pentola al sale che dalla pentola all’acqua.

Questo, se da un lato ci aiuta, perché farà disciogliere il sale più rapidamente, dall’altro porterà ad una zona, la minuscola area in cui avremo contatto tra sale, pentola e acqua tutt’intorno, estremamente corrosiva per la pentola. Si sommano infatti qui alte temperature e alti gradienti chimici. Il risultato? Dopo pochi mesi di questa pratica la vostra bella pentola in inox sarà piena di piccoli intacchi, quasi dei buchi (non passanti), inizialmente molto piccoli e progressivamente più grandi, derivati dal fenomeno detto pitting. Man mano che si continua nella pratica errata quei piccoli fori tenderanno ad accogliere altro sale e la corrosione proseguirà insistenti maggiormente laddove ha già agito.

Di seguito alcune immagini trovate in rete del fenomeno del pitting nelle pentole di inox:




(E sono sicuro che ora che vedere le immagini ci farete caso anche voi a casa)

Come lo so? Perché ho sbagliato e l’ho fatto con una mia pentola per troppo tempo.

Se, al contrario, aggiungiamo il sale a bollore raggiunto (e occhio che quando lo farete l’ebolizzione potrebbe scatenarsi quindi aggiungerne pochi granì alla volta, mi raccomando!) la formazione continua delle bolle dalla base della pentola smuoveranno i grani grossi di sale impedendo (o riducendo fortemente) questo fenomeno e aiutando le nostre pentole a sopravvivere. Ancora meglio, chiaramente, se usiamo sale fino che essendo più piccolo, impiegherà molto meno tempo a disciogliersi in acqua.

Buon appetito!


Gli involtini primavera sono il piatto più popolare in Cina?

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Assolutamente no!



Sono stato a Shanghai, e durante il mio viaggio ero molto curioso di provare i famosi involtini primavera nel loro (presunto) luogo di origine.

Sorpresa: non li ho trovati da nessuna parte.

Una mia amica cinese addirittura sosteneva che fossero una invenzione degli occidentali e che lì in Cina fossero difficili da trovare nella maggior parte dei menù.

Un po' come quando gli americani mangiano maccaroni and cheese pensando che sia un piatto tipico italiano.


Quali sono le cose più bizzarre che si trovano tranquillamente nei supermercati di un paese estero, che non troveresti mai in quelli italiani?

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Tante, come dico sempre la Russia e' un'altro mondo. In Russia abbiamo le bottiglie di Birra da 2 litri ,gli Snickers ai semi di girasole, la Sprite al cetriolo, la Coca Cola ha lanciato una Fanta in edizione limitata alla fragola (“perché la fragola è la bacca più famosa in Russia”, diceva il loro sito), una Schweppes con Mojito classico e una Fanta al mandarino (il frutto associato alle celebrazioni del Capodanno russo). Il Kefir marcato Danone, (I prodotti lattiero-caseari sono estremamente popolari in Russia, in particolare il kefir, una specie di yogurt liquido delicato e leggermente alcolico, e molto salutare), L'Hamburger "russo" da Mc Donald, la pizza russa che oltre alle tradizionali “Quattro formaggi”(Tutti con lo stesso sapore) e “Diablo”, i russi possono ordinare una speciale variante nazionale con patate a fette, manzo, pancetta e salsa di formaggio, ananas, le patatine al cetriolo.







Formaggio di yak

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Il formaggio di yak è un formaggio asiatico a base di latte di yak prodotto storicamente sugli altopiani dell'Himalaya.
Il latte di yak, chiamato "dri" (Yak femmina) in Cina (Tibet) e "nak" in Nepal, viene bevuto fresco oppure utilizzato per preparare yogurt e soprattutto burro, e formaggi dal 1950.

Storia

Il Nepal è stato il primo paese in Asia a produrre formaggi adatti per i gusti occidentali, e fino al 1980 è certamente l'unico paese asiatico a fare un formaggio di yak.

Produzione

Ora, il formaggio di yak è anche fatto in Bhutan, India, Mongolia, Pakistan, Russia (Tuva) e Cina (Tibet): loro produzione non è realmente consumata nel paese di origine, a parte una piccola quantità vendute ai turisti, ma è in prevalenza rivolta all'esportazione.
I formaggi classificati dall'Organizzazione delle Nazioni Unite per l'alimentazione e l'agricoltura (FAO) a base di latte di dri e chouri (incrocio tra uno yak e una mucca) sono: Chhurpi o chhuga (Nepal) chiamato durukhowa in Bouthan, churtsi in Bouthan, il serkam in Nepal che si chiama dartsi in Bouthan e il shosim o sogar (Nepal)

Slow food

Per migliorare la produzione tradizionale e la commercializzazione di un piccolo caseificio ubicato sull'altopiano tibetano (provincia di Qinghai) è stato creato un presidio. Sostenuto dalla Trace Foundation, la Slow food - in collaborazione con un'associazione veterinaria (Avec-pvs) e alcuni casari tibetani - ha sviluppato un programma di ricerca per un formaggio di dri a media-lunga stagionatura che non tema tempi dilatati di trasporto.
In Repubblica di Tuva, nel territorio di Mongun-Taiga, la qualità delle produzioni locali dei formaggi (chiamati byshtak, kurut e aarji) è salvaguardata da un progetto Terra Madre.

Baccalà alla Ghiotta: Un Classico della Cucina Siciliana

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Il baccalà alla ghiotta è un piatto tradizionale della cucina siciliana, che esprime la semplicità e la ricchezza dei sapori mediterranei. Con il suo sapore deciso e il mix di ingredienti freschi, questo piatto è diventato un simbolo della gastronomia dell'isola, apprezzato tanto in occasione delle festività natalizie quanto durante l'intero anno. La preparazione, che unisce il pesce alla dolcezza delle cipolle, dei pomodori e delle olive, racconta una storia di tradizione, ma anche di ingegno nella conservazione degli alimenti.

La storia del baccalà alla ghiotta affonda le radici nella cucina povera delle coste siciliane. Il baccalà, un conservato pesce sotto sale, è stato a lungo un alimento fondamentale per le famiglie di pescatori e contadini, che lo utilizzavano come fonte di proteine ​​durante i lunghi mesi invernali. La parola "ghiotta", che significa "deliziosa" o "succulenta" in siciliano, si riferisce al condimento ricco e saporito che accompagna il piatto.

Il baccalà alla ghiotta è particolarmente noto nelle zone costiere della Sicilia, dove il pesce era facilmente reperibile. Nel tempo, questo piatto è diventato un vero e proprio simbolo della cucina siciliana, specialmente durante le festività religiose come il Natale, quando il consumo di carne è vietato dalla tradizione cattolica, e il baccalà rappresenta un'alternativa gustosa e ricca.

Preparazione del Baccalà alla Ghiotta

Ingredienti:

  • 800 g di baccalà dissalato

  • 2 bianche

  • 4 pomodori maturi

  • 100 g di olive nere

  • 1 bicchiere di vino bianco secco

  • 2 cucchiai di capperi sotto sale

  • 1 rametto di rosmarino

  • 2 spicchi d'aglio

  • Olio extravergine d'oliva qb

  • Sale e pepe nero qb

Procedimento:

  1. Preparare il baccalà: Se non è già dissalato, mettere il baccalà in ammollo in acqua fredda per 24-48 ore, cambiando l'acqua frequentemente. Dopo averlo sciacquato, tagliarlo a pezzi di circa 200 g ciascuno.

  2. Preparare il soffritto: In una padella capiente, scaldare l'olio extravergine d'oliva e aggiungere le cipolle affettate sottili. Farle appassire a fuoco lento fino a quando non diventano morbide e trasparenti. Aggiungere gli spicchi d'aglio schiacciati e continuare a soffriggere per un altro minuto.

  3. Cuocere il baccalà: Aggiungere il baccalà nella padella e farlo rosolare per pochi minuti su entrambi i lati. Sfumare con il vino bianco e lasciare evaporare l'alcol.

  4. Aggiungere il resto degli ingredienti: Aggiungere i pomodori tagliati a pezzi, le olive nere, i capperi dissalati e il rosmarino. Mescolare bene e coprire con un coperchio. Cuocere a fuoco lento per circa 30 minuti, fino a quando il pesce è tenero e il sugo si è addensato.

  5. Finitura: aggiungere sale e pepe, e servire il baccalà alla ghiotta ben caldo, con una spolverata di prezzemolo fresco.

Curiosità sul Baccalà alla Ghiotta

  1. Piatto simbolo delle festività: Il baccalà alla ghiotta è particolarmente apprezzato durante il periodo natalizio in Sicilia. La tradizione vuole che venga servito come piatto principale nelle cene della vigilia di Natale, proprio perché il pesce sostituisce la carne in molti menu religiosi.

  2. Un piatto che rappresenta l'ingegno della cucina povera: La conservazione del baccalà sotto sale, che si può mantenere per lungo tempo, è una delle soluzioni più ingegnose della cucina povera mediterranea. Permetteva alle famiglie di avere a disposizione un alimento ricco di proteine ​​durante i periodi più difficili dell'anno.

  3. Le varianti regionali: Sebbene la versione più conosciuta sia quella siciliana, il baccalà alla ghiotta ha diverse varianti nelle altre regioni italiane. In alcune zone della Calabria e della Campania, ad esempio, il piatto viene arricchito con peperoncino e altri ingredienti tipici della tradizione locale.

  4. Benefici del baccalà: Il baccalà è un pesce magro e ricco di proteine. Inoltre, essendo conservato sotto sale, ha un'alta concentrazione di minerali, come il calcio e il fosforo, che sono benefici per la salute delle ossa e dei denti. Nonostante il processo di salatura, il baccalà è un alimento che può essere facilmente integrato in una dieta sana, purché dissalato correttamente.

  5. Tradizione che affascina i turisti: Negli ultimi anni, il baccalà alla ghiotta ha attratto anche i turisti che visitano la Sicilia. Questo piatto tradizionale è diventato una delle specialità più ricercate nei ristoranti dell'isola, dove viene preparato seguendo la ricetta autentica, con un tocco di modernità.

Il baccalà alla ghiotta è un piatto che racchiude in sé l'anima della cucina siciliana: una cucina che affonda le radici nella semplicità degli ingredienti, ma che sa come trasformare ogni piatto in una vera e propria esperienza gustativa. La sua storia, fatta di tradizioni e innovazioni culinarie, continua a vivere sulle tavole siciliane, celebrando il legame indissolubile tra il mare, la terra e la cultura gastronomica dell'isola. La sua preparazione, che mescola sapori dolci e salati, semplici e intensi, è una testimonianza di come la cucina siciliana riesca a trasformare ingredienti umili in piatti ricchi di tradizione e gusto.

Oltre alla sua versatilità, il baccalà alla ghiotta è anche un piatto che si presta a numerose varianti regionali, tutte accompagnate dall'amore per gli ingredienti freschi e autentici. Ogni famiglia siciliana ha la sua versione, e spesso si tramandano ricette che modificano leggermente l'equilibrio tra gli ingredienti, ma senza mai perdere l'essenza di questo piatto tipico.

Con il suo mix di sapori mediterranei, dal profumo di mare delle olive e dei capperi, alla dolcezza della cipolla e dei pomodori, il baccalà alla ghiotta è più di un semplice piatto: è un vero e proprio viaggio attraverso la cultura culinaria siciliana, un 'esperienza che, quando si è fortunati, riesce a trasmettere un po' dell'anima dell'isola. Non c'è da stupirsi che questo piatto continua ad essere un preferito nelle tavole siciliane ea guadagnarsi un posto nei menù dei ristoranti che celebrano la cucina tradizionale dell'isola.


 
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