Qual è il miglior modo per cucinare il seitan?

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Consigli da parte dell’unico italiano che non si considera chef e che tende a cercare sempre la massima combinazione “minima fatica, massima resa”.

Attenzione: parlo di seitan al naturale. Quello già aromatizzato in genere è spettacolare già cosi.

Dicevamo:

  1. Lo tagli a listarelle (si dice così? Intendo parallelepipedi lunghi, poco alti e stretti), lo spari nella pentola quando l’olio è caldo. Nell’olio ci infili qualche spezia goduriosa e un po’ di sale. Poi lasci il seitan che si cucini per bene, deve risultare simile alla carne visivamente, e magari anche con una crosticina che a noi zozzoni piace tanto.

  2. Lo infili in una bistecchiera/tostiera dopo aver messo un po’ di sale e origano/timo/paprika/quel che ti pare ambo i lati. Ecco. Non serve altro.

  3. Poi c’è chi lo fa tipo arrosto ma non sono capace. Cerca sul web.

  4. E chi ci fa il ragù. Cerca sul web.

  5. E chi lo fa tipo tagliata, in quel caso non cercare sul web e limitati a comprare quello di Mediterranea.

Seitan. Io ti amo. Lo so che lo senti.


Perché le castagne costano così tanto ?

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La castagna, che nel passato è sempre stato considerato un frutto povero e umile, oggi raggiunge quotazioni paragonabili a quelle di tartufi e funghi pregiati, tanto che comprare un sacchetto di caldarroste all’angolo della strada dal venditore ambulante sembra ormai diventato un lusso (il prezzo di un sacchetto di circa 10-15 castagne va dai 2,50 ai 3 euro e anche oltre).

Quali sono i motivi?

Spesso si dà la colpa a un parassita micidiale per il castagno (Cinipide galligeno), come il responsabile delle sempre più basse raccolte ogni anno.

Altre volte invece si dà la colpa ai cambiamenti climatici, alla scarsa resa dei castagneti nostrani e, non ultima, la speculazione, che specie nelle grandi città fa lievitare i prezzi in modo incomprensibile.

Malgrado l’esborso e l’elevato apporto calorico, dovuto ad un’importante presenza di amido nel frutto, che la bandisce da qualsiasi dieta, pochi sono comunque disposti, soprattutto durante i freddi mesi invernali, a rinunciare al piacere di gustare un sacchetto caldo di fragranti caldarroste.


Perché gli All you can eat sono così economici? Fanno male?

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A quanto ne capisco io, gestire un all you can eat é un po' come giocare d'azzardo. Si guadagna solo su quei clienti che mangiano poco rispetto a quanto pagano, mentre si va a perdere su quelli che mangiano molto. Mi sembra di capire, poi, che gran parte del guadagno di questa tipologia di ristoranti derivi dalle bevande, che infatti costano molto di più che in altri ristoranti normali. Inoltre, rispetto al sushi giapponese, quello che si trova negli all you can eat qui in Italia é un po' diverso. Oltre ad usare una minore quantità di pesce — che é l'ingrediente che costa di più —, ha veramente tanto riso. In altre parole, il sushi dell'all you can eat ha più riso che sushi, mentre quello giapponese autentico ha tendenzialmente molto pesce e meno riso. Il riso che usano negli all you can eat é poi molto gommoso e per questo riempie più facilmente. In questo modo, anche se ti sembra di mangiare moltissimo, la quantità di pesce che effettivamente hai mangiato é, in genere, minima. Questo però non vuol dire che il pesce sia scadente - anche perché quando il pesce è scadente te ne accorgi perfettamente.

Comunque anche in Giappone, se vai in posti molto economici, troverai sushi con poco pesce e molto riso.

Sushi autentico:




Sushi da all you can eat medio:



Com'era la pasta degli antichi romani?

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La storia della pasta ha le sue origini in età antica, ben prima degli spaghetti cinesi che Marco Polo, ritornato dall’Oriente nel 1295, aveva avuto modo di conoscere. Già etruschi e romani, a quanto risulta da rilevi archeologici, preparavano e mangiavano la lagana, l’antenata della moderna lasagna, composta da sfoglie di pasta imbottita di carne cotte nel forno. In una tomba etrusca a Cerveteri sono stati rinvenuti spianatoia, matterello, coltello, un sacchetto per spolverare la farina e persino una rotella che presumibilmente serviva a fare i bordi ondulati.



Ma la storia della pasta secca come la conosciamo oggi è legata alla dominazione araba della Sicilia secondo diversi storici. Era il 1154, quando il geografo arabo Edrisi menzionava “un cibo di farina in forma di fili”, la “triyah” preparata a Trabia (l’attuale Palermo). Dalla Sicilia la pasta cosi preparata veniva poi esportata nel continente. Sempre secondo il geografo arabo già a metà del 1100 in Sicilia e in particolare nella zona di Trabia si produceva così “tanta pasta” che se ne esportava “in tutte le parti, in Calabria e in altri Paesi musulmani e cristiani e se ne spediscono moltissimi carichi di navi”.

Nei ricettari arabi del 9° secolo si parla già di pasta, con manifatture proprie della cultura mora per la sua produzione: la pasta secca era adatta a conservarsi a lungo anche attraversando i lunghi viaggi nel deserto. Andando avanti con gli anni la pasta secca diventerà “prerogativa” produttiva delle regioni dell’Italia del Sud e della Liguria: il clima secco e ventilato di queste terre era l’ideale per l’essiccazione all’aria aperta.


Quando il consumo di pasta diventa di massa

La pasta diventerà cibo di massa solo nel XVII secolo e per necessità: la gravissima carestia scoppiata nel Regno di Napoli, mal amministrato dagli spagnoli, unita al sovraffollamento demografico portarono i partenopei alla fame: non si poteva comprare più la carne ma nemmeno il pane. Così la popolazione comincio a sfamarsi con la pasta che intanto era diventata più economica grazie all’invenzione di nuovi strumenti che ne resero più facile e veloce le produzione, cioè la gramola e il torchio.


Perchè noi italiani non siamo abituati a mangiare uova e pancetta per colazione?

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A parte la rigidità nel preservare l’arte della cucina Italiana c’è un’ altra variabile.

Il clima.

Questa era la mia collazione quando ero a Edimburgo. Confermo però che diventa insostenibile in Italia con il caldo che fa.


Scottish Breakfast


A questo punto ho dovuto cambiare. Ora è diventata così.


Italian Breakfast


Ovviamente nei paesi freddi al mattino anche dopo aver mangiato 2–3 brioche senti ancora il bisogno di mangiare. Quindi effettivamente cambi strategia.

Cambiano anche gli orari per i pasti serali. In Italia ho osservato che si cena dopo le 20 mentre in molti altri paesi già alle 18.

Un mio conoscente di uk si è stupito di trovare la pizzeria ancora chiusa alle 18:30. Gli hanno detto di passare dopo le 19:30 il che per lui era incomprensibile il perché.

Comunque ritornando alla colazione, il clima ha un ruolo importante.

Brioche e caffè all’estero diventa insostenibile nei paesi freddi mentre in Italia può andare bene.

Una ricetta italiana peggio imitata all'estero

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Sarei banale se parlassi di pizza (ahimè quella con l'ananas o il mattonazzo di Domino's Sono tristemente famose) o di pasta (gli spaghetti Bolognese, la pasta Alfredo o il Mac and cheese si qualificano da soli) Ma vogliamo parlare della parmigiana fatta con il pollo e spesso adagiata su un letto dei suddetti spaghetti? Agghiacciante.



Risotto ai funghi

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È un piatto delizioso che ha anche il vantaggio di poter essere preparato in 12 minuti (grazie alla pentola a pressione).

Ingredienti

Dosi per 4 persone:
  • 2 tazze di riso (per questa preparazione il baldo è la varietà migliore)
  • 40 g di funghi secchi
  • 1 dado per brodo
  • ½ cipolla
  • pochissimo olio di oliva o burro

Preparazione

  1. In un pentolino versate 4 tazze di acqua (la stessa tazza servirà per misurare il riso);
  2. Aggiungete il dado per brodo e i funghi secchi; mettete a fuoco vivo.
  3. Nella pentola a pressione ponete la mezza cipolla affettata, le due tazze di riso e poco olio (o poco burro); fate soffriggere il tutto, mescolando.
  4. Appena la cipolla tende a imbiondire, versate nella pentola a pressione il contenuto del pentolino (acqua+dado brodo+funghi secchi).
  5. Chiudete la pentola a pressione e fate cuocere a fuoco vivo fino a quando il classico fischio vi avverte che la pressione nella pentola è stata raggiunta.
  6. A questo punto spostate la pentola a pressione sul fuoco più piccolo, "posto al minimo".
  7. Cuocete per 8 minuti.
  8. Spegnete il gas, aprite la pentola a pressione (o togliendo la pressione o, meglio, facendo scorrere dal rubinetto dell'acqua sulla pentola a pressione chiusa).
Servite e buon appetito.

 
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