Non sono un ristoratore Italiano, ma
spesso (troppo, troppo spesso!) ho dovuto lavorare per loro e ho
quindi imparato a conoscerli. Parlo chiaramente in linea di massima e
ogni caso andrebbe valutato singolarmente, ma ti garantisco
che, tendenzialmente, il settore è una vera e propria vergogna,
specialmente in considerazione dell'immensa potenzialità non
sfruttata. La logica di commercio non solo è controproducente, ma
nel settore regna la convinzione che il proprio personale sia una
sorta di "piaga", una specie di nemico di cui non si può
fare purtroppo a meno e da cui quindi bisogna cercare di tutelarsi in
ogni modo.
Non dico di essere contento nel vederli
disperati in TV a protestare contro le conseguenze dei decreti di
Conte. Chiaramente non mi fa piacere sapere che ci sono famiglie in
difficoltà. Se ripenso tuttavia alle mie esperienze personali, non
posso fare a meno di ritrovarmi a riflettere sul Karma.
Potrei scrivere un libro su tutto ciò
che non va nella ristorazione Italiana, impossibile quindi
riassumerti qui in tre righe tutti i suoi limiti, però c'è una
frase, in particolare, che molto tempo fa sentii pronunciare da
Edoardo Raspelli in TV e che mi è sempre rimasta ben impressa in
testa, forse perchè ritengo sia essere una sorta di sintesi del
problema di fondo:
"L'Italia è un Paese di
cuochi, ma non di albergatori."
In Italia vige l'errata convizione che
un'attività ristorativa verta interamente sulla figura dell'
Executive Chef.
Per carità, io stesso sono il primo a
dire che lo Chef sia il Re indiscusso dell'intero locale, l'Autorità
Suprema alla quale non deve necessariamente spettare l'ultima parola
su ogni decisione presa, ma quantomeno il diritto di veto. Quello sì.
Tuttavia è altrettanto vero che
un'attività ristorativa può tranquillamente avere grandissimo
successo anche senza un grande Chef. Puoi avere un emerito
imbecille totalmente incompetente a farti girare la cucina e riuscire
comunque ad ottenere incassi fenomenali se sai far girare tutto il
resto. Pronunciare queste parole di fronte ad un ristoratore
Italiano è come bestemmiare Dio di fronte all'altare di San Pietro
in Vaticano.
Da questa logica sbagliata su cui
l'Italiano pone cieca fiducia come se fosse quasi un dettame
religioso, derivano tutta una serie di problemi che minano il settore
alle sue fondamenta:
Chiunque non lavora in cucina non
è indispensabile. Per tale motivo, mi conviene cercare profili poco
esperti, sottopagarli, spremerli fino all'ultima goccia di sangue e
poi cambiarli, in un infinito turnover.
Questo turnover continuo mi
obbliga, a me titolare, a diventare sostanzialmente un semplicissimo
direttore delle Risorse Umane, quando avrei ben altri problemi di
cui occuparmi. Assunzioni e licenziamenti diventano la mia attività
primaria, a volte l'unica, quando dovrei invece concentrarmi su
costi, profitti e marketing.
Essendo il cuoco l'unica figura
essenziale, tutte le altre figure professionali non mi servono. Non
mi serve un profilo competente che selezioni il personale. Non mi
serve un profilo competente che segua la contabilità. Non mi serve
un profilo competente che gestisca la sala. Non mi serve un profilo
competente che selezioni i fornitori periodicamente.
Questi sono solo alcuni esempi, non
posso mettermi davvero qui ad elencarli tutti o credimi non finisco
più. Dalle norme igieniche spesso inesistenti ai certificati HACCP
che dovrebbero essere obbligatori ma di fatto sono del tutto
facoltativi alla formazione del personale che dovrebbe essere
continua ed incentivata alla fidelizzazione del cliente come
obiettivo primario mai perseguito ad un miliardo e mezzo di altre
cose. Tutto il settore è impostato senza nessuna logica.
Io ho avuto la fortuna di lavorare
quasi sempre all'estero e quindi i limiti mi sono ben evidenti,
purtroppo però non lo sono a chi gestisce il settore.
A loro discolpa posso solo dire che la
tassazione Italiana è proibitiva quando si è imprenditori, così
come proibitiva è anche la cieca tutela del lavoratore a prescindere
dal problema: un datore di lavoro dovrebbe avere la libertà di
licenziare i profili che non rispettano le sue esigenze, libertà che
in Italia non si ha.
Inoltre il settore è INFETTATO da
un'impostazione predominante a gestione familiare che impedisce di
fatto ai profili competenti di emergere.
Insomma un vero schifo, ma basta così
che mi gira già il cazzo a pensarci. Non vedo l'ora che riaprano gli
aeroporti.